La torre

Commenti

  1. caro Alessandro,
    ho letto ieri "per caso" tutto questo e l’ho veramente gustato… .
    Sai cercando di giocare un po’ con te, mi vien da proporti "la mia visione" del LA COSA.
    Una faccenda un tantinello presuntuosa, me lo concedo poichè anch’io sono da "tutto o niente", e ci sto lavorando sulla sua possibile evoluzione, sul mio di cambiamento.

    Guardando la tua torre, senza averne letta la storia, subito mi si è aperto il cuore al sorriso.
    Vedevo quanto fosse MERAVIGLIOSAMENTE ADATTA quella "calzatura".

    Sì, perchè a me pareva essere "una scarpa" da calzare al piede di un eroe d’altri tempi, prima che s’accingesse alla battaglia, prima della mischia: di un Achille appunto.

    Una calzatura in cui il plantare voluttuoso si adattasse perfettamente comodo alla sua pianta, per donargli stabilità nella presa a terra, per radicarlo e, nel contempo, solidamente protettiva del suo punto debole, quello ormai noto e risaputo, il suo tallone appunto… .

    Per me, se questo anno e più lo hai trascorso, lietamente giocherellando con la fede del tuo dito, lì tra i merli della torre potresti aver ormai asportato più o meno, tutto il superfluo ed essere a buon punto: pronto ad attraversare il guado.
    Tifo per te.

    Mi piacciono gli eroi, quando restan vivi e fan ritorno.

    Spero tu stia sorridendo in compagnia.
    Buona domenica
    letta

  2. Che sorpresa, Rosella, leggere un commento a uno scritto di più di un anno fa.
    In effetti mi hai fatto sorridere (l’immagine della scarpa è molto carina), ma anche riflettere, era tempo, infatti, che non leggevo il mio scritto e vi ho ritrovato nuovi spunti di studio.

    Quante immagini mi susciti con il tuo commento

    Il tallone da proteggere sta dietro, io invece, tendo a credere di essere più vulnerabile davanti. Ecco quindi il bisogno di corazzare la parte che, per prima, viene in contatto col mondo.

    Poi c’è l’immagine dell’eroe, mito con il quale mi sono confrontato per tutta la mia vita, avendo avuto, appunto, un padre “eroe” di guerra.

    Quella del marito che, descritto così (“…lietamente giocherellando con la fede del tuo dito”), appare un po’ farfallone.

    Grazie per gli stimoli.

    Comunque, nello scritto non viene spiegato sufficientemente bene il contesto. Erano gli inizi del sito Darsi Pace e ci era stato chiesto di contribuire con qualsiasi cosa potesse avere un’attinenza con un percorso di crescita personale.
    Così ho utilizzato questo testo che era il frutto di una riflessione su un lavoro in argilla che ho realizzato durante un corso intensivo di arte figurativa.
    Sono ben 12 anni che, ogni 15 giorni, frequento un corso, principalmente, di acquerello. Ma non è il solito corso di pittura.
    È un luogo dove, seguendo le sollecitazioni della nostra conduttrice, psicologa junghiana, che affronta, da diverse angolature, il tema della individuazione psicologica, attraverso, i vari miti, classici e moderni, dobbiamo esprimere con i colori e, a volte, con la creta ciò che viene suscitato in noi da quelle immagini.
    Abbiamo così affrontato l’Odissea, la Divina Commedia, le saghe nordiche e tanto altro, ma anche, ed è questo il caso, i Tarocchi con il loro significato simbolico profondo.

    Grazie ancora per il tifo
    Un abbraccio
    Alessandro
    letta

  3. Alessandro,
    penso che tu sia molto … non trovo il termine adatto "fortunato" (ma non è corretto, è una fortuna che ti sei dato. Che hai deciso tu) nell’aver intrapreso un simile percorso.
    Bene, io ho fatto solo tre giorni di qualcosa di analogo e mi sono serviti per individuare ed iniziare a separarmi ( musicalmente e con i colori) dal mio nucleo depressivo, non male.
    Una sola precisazione, nel mio "giocare lieto con la fede", vi era lietitudine e non farfalloneria, proprio per la delicatezza con cui tu hai "smerlato la torre".
    Questo ci tenevo proprio a dirtelo.
    Ciao, buona serata
    ed al prossimo post.
    letta

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