La fine di un anno, e l’inizio di un anno nuovo, inevitabilmente ci mettono in un rapporto un po’ più diretto e personale con la Storia. Tanto quella personale quanto quella collettiva del tempo in cui viviamo. Ci interrogano sul senso di questo scorrere del tempo, insieme ciclicamente e linearmente, di anno in anno. A me personalmente Capodanno ha sempre richiamato le parole di Isaia 21,11: «Sentinella, quanto resta della notte?».
Ogni 31 dicembre mi trovo infatti a chiedermi che cosa posso davvero sperare per l’anno futuro. Un lavoro migliore? Un reddito più alto? Meno preoccupazioni familiari? Certo, tutto questo. Ma non solo…
Ecco perché ho scelto di condividere con voi questi due brevi e bellissimi testi di Walter Benjamin, tratti dalle sue tesi Sul Concetto di Storia, che mi danno ancora molto da pensare. Un caro augurio a tutti!
«Il passato reca con sé un indice segreto che lo rinvia alla redenzione. Non sfiora forse anche noi un soffio dell’aria che spirava attorno a quelli prima di noi? Non c’è, nelle voci cui prestiamo ascolto, un’eco di voci ora mute? … Se è così, allora esiste un appuntamento misterioso tra le generazioni che sono state e la nostra. Allora noi siamo stati attesi sulla terra. Allora a noi, come ad ogni generazione che fu prima di noi, è stata consegnata una ‘debole’ forza messianica, a cui il passato ha diritto.»
Dalle tesi Sul concetto di Storia, Einaudi, 1997, p. 23
«C’è un quadro di Klee che si intitola Angelus Novus. Vi si trova un angelo che sembra in atto di allontanarsi da qualcosa su cui fissa lo sguardo. Ha gli occhi spalancati, la bocca aperta, le ali distese. L’angelo della storia deve avere questo aspetto. Ha il viso rivolto al passato. Dove ci appare una catena di eventi, egli vede una sola catastrofe, che accumula senza tregua rovine su rovine e le rovescia ai suoi piedi, egli vorrebbe trattenersi, destare i morti e ricomporre l’infranto. Ma una tempesta spira dal paradiso, che si è impigliata nelle sue ali, ed è così forte ch’egli non può più chiuderle. Questa tempesta lo sospinge irresistibilmente nel futuro, a cui egli volge le spalle, mentre il cumulo delle rovine sale davanti a lui nel cielo. Ciò che chiamiamo il progresso è questa tempesta.»
dalle tesi Sul concetto di Storia, Einaudi, 1997, pp. 35-7
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