Yoga e preghiera cristiana

Commenti

  1. radio europa dice

    Vi segnaliamo l’intervista a Marco Guzzi apparsa sul programma Radio Europa.

    http://www.radio.rai.it/radio1/radioeuropa/view.cfm?Q_EV_ID=284832
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  2. Durante il primo corso di meditazione a cui ho partecipato, mi ha sorpreso scoprire il legame tra respiro, meditazione e preghiera.
    In passato, avevo frequentato corsi di yoga, ma non ero riuscita a sentirlo.
    Credo che questo libro mi aiuterà ad approfondire la scoperta e sono sicura che non deluderà le mie aspettative.

    Trovo i libri della stessa collana molto interessanti , soprattutto per la chiarezza con cui affrontano le tematiche prese in considerazione.
    Ho da poco finito di leggere “Il monaco e la psicanalista”, e confesso che durante la lettura mi sentivo su quella terrazza che guardava le montagne a “esagerare” insieme a Ruth e Simon su argomenti complessi ma anche molto affascinanti.

    Grazie, Marco, per il tuo lavoro e per la tua testimonianza.
    Giuliana

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  3. radio europa dice

    Fare taglia e incolla sulla barra degli indirizzi:

    [url]www.radio.rai.it/radio1/radioeuropa/view.cfm?Q_EV_ID=284832[/url]

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  4. Concordo con Giuliana, i testi delle Edizioni Paoline sono molto interessanti e spesso illuminanti.
    A tale proposito consiglio "La scelta che non esclude – buddismo e cristianesimo" di Dennis Gira (testo consigliatomi sempre da Marco G. e che ho molto apprezzato).
    E, rifacendomi al titolo, penso che ogni scelta non dovrebbe comunque escludere ciò che di buono e di utile è presente in altri contesti.
    Come giustamente dice Marco poter integrare pratiche differenti, anche provenienti da tradizioni a noi lontane, forse ci porterebbe più rapidamente al raggiungimento del nostro obiettivo che sia la pace interiore o la salute fisica.
    Non sono mai riuscita a comprendere perchè quasi tutta la medicina ufficiale (cosiddetta allopatica) rifiuta l’omeopatia o altri rimedi naturali.
    Comunque grazie Marco per questa tua ultima fatica che, pur non essendo praticante yoga, sicuramente leggerò. Un abbraccio Gabriella
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  5. Caro Marco grazie per questo libro e per la chiarezza con cui affronti tematiche importanti (l’indispensabile dialogo tra le var ie tradizioni per es.) e per molti "eretiche".
    A tal proposito propio ieri sfogliavo il libro di Valerio Albisetti "guarire con la meditazione cristiana" edito dalla tua stessa casa editrice Paoline.
    A pag. 57 si dice:..la mia avversione per qualsiasi tecnica o meditazione di tipo orientale è decisa e definitiva.Non mi si venga a dire,per esempio,che si potrebbe fare yoga senza accogliere,seppure parzialmente,sfumature di altre religioni o di altre visioni del mondo rispetto a quella cristiana,
    Chi conosce bene lo yoga sa che esso è inconcepibile come tecnica se non si crede,in qualche modo, alla reincarnazione."
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  6. Per dono, in dono a tutti i Valerio Albisetti della terra, come segno di speranza.
    Ho prenotato Yoga e preghiera Cristiana.
    Ed eccomi qui. Mi sento così poco adatta allo Yoga, con i miei "acciacchi"; ed al silenzio, con le mie troppe chiacchiere che: "m’ aspetto un cambiamento fantastico".

    "…lo specifico dialogico della preghiera cristiana."unitamente a quella frase proveniente dal deserto "… io e Dio siamo soli al mondo".

    Di primo acchito questa frase m’infastidisce, mi vien voglia di "scartarla".

    Quale la solitudine dell’eremita? la solitudine umana anche fisica, quindi il suo perdersi in un silenzio in cui cessa di porre domande nell’incontro con una Presenza "NON LOCALIZZATA" in cui ha pace. ( in estrema sintesi, detto da Merton – post. canto di Giona )

    Il luogo della Trinità?
    Il luogo in cui Lo Spirito d’amore procede dal Padre e ri-crea incessantemente il figlio?
    Questa la solitudine dell’eremita?
    Questo il suo silenzio?
    Questa la solitudine di Dio?
    UNA COMUNIONE NELL’AMORE ?

    E che ci fa l’eremita lì?
    Che ci porterà mai se non l’ umano che contempla/ama l’umanità di Cristo nel Padre? Quel luogo in cui grida…Padre perchè mi hai abbandonato?
    L’eremita sta lì in quel grido, in un luogo non localizzato dentro o/e fuori. Semplicemente "LI’ " Come simbolo a noi e contemporaneamte in Dio oserei dire "a Dio" per ricordargli che, nel grido del Figlio Suo Risorto "C’E’ UN POSTO ANCHE PER NOI".

    L’eremita è lì nella solitudine di Dio come un "seme di memoria"

    E’ questo il luogo della meditazione, in cui poter essere rigenerati?
    L’ "ora d’aria" per noi poveri mortali un po’ ristretti?
    Ci conto!
    Chiedere per chiedere, a Colui che c’invita a chiedere, io chiedo tutto. ed "ancora un po’! Abba"
    Sarà che sono femmina… .

    7 Maggio 2009
    lettura – Benedite, umili e pii di cuore, il Signore, lodatelo ed esaltatelo nei secoli. Il Suo amore è eterno.
    meditazione – attenti alla costruzione della famiglia umana, non possiamo ignorare quanto alcuni popoli si identificano oggi con la figura misteriosa del "servo sofferente"; umiliati, maltrattati, senza avere nulla che attiri l’attenzione, sono carichi delle nostre malattie.

    Ciao Marco
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  7. Carissimo Davide, verrebbe da chiedersi: ma quanti anni avrà passato Albisetti a praticare yoga per avere idee tanto nette e categoriche?

    Ogni dialogo richiede innanzitutto amore per l’interlocutore, sana disponibilità ad imparare da lui, ad ascoltarlo, e a fare esperienza di ciò che viene a dirci.

    Altrimenti non c’è dialogo, ma semplicemente GUERRA: negazione della possibilità dell’incontro, e in realtà negazione dell’altro.

    Perché non dovremmo accogliere nessuna sfumatura da altre tradizioni? quando, per esempio, gran parte del lessico teologico cristiano è derivato da pensatori pagani, come Platone e Aristotele?

    Il mio libro è un piccolo contributo alla conoscenza reciproca di due grandi tradizioni.
    Il mio è il punto di vista cristiano, che però, per sua natura, non esclude, ma include, in quanto il Cristo è la luce che illumina ed ha sempre illuminato tutti gli uomini, perciò parliamo di "semina Verbi" presenti in tutte le tradizioni spirituali.

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  8. … continua la sfida dal mio profondo.
    Data la somma ignoranza che possiedo, di questa esperienza; tento quasi invano d’ iniziare faticosamente a praticare la meditazione proposta da Marco Guzzi.
    Ed il mio motivo è questo.
    Per troppo tempo, la contemplazione è stata appannaggio di coloro che vivevano una vocazione particolare; così dal diventare praticamente sconosciuta al popolo cristiano.
    Ininfluente nel "fare quotidiano" che costruisce prevalentemente, la vita sociale.
    Secondo me questo è un "momento che domanda" di renderla fruibile a tutti e mi pare che un luogo che doni "il deserto", per poter incontrare la realtà, come un eremita : la mia solitudine e quella di Dio; sia adatto.
    Un’ora forse anche meno? di riposo/preghiera al giorno mi è necessaria; ed intuisco che questo tipo di meditazione profonda la può favorire, rendendomela accessibile
    Un luogo in cui attingere Vita. In cui imbibire quelle radici che vanno così spesso all’aria, forse per arieggiarsi meglio (Renato sei un grande) Un luogo così mi è necessario ed attraente .

    Sottolineo "attraente". Attrae me ed attrae due culture, le fa incontrare nella loro peculiarità che è CONTEMPORANEAMENTE valore nella differenza e quindi possibile evoluzione.
    Mi piacerebbe proprio,arrivare a vivere questo luogo rigenerativo, ogni giorno un poco, per potermi sentire nutrita con bacche e miele selvatico. Per recuperare l’energia necessaria ad uscire dal "mio deserto" e vederlo crescere questo corpo/comunità. Partecipare!
    Non desidero morire prima di aver potuto essere/farne esperienza…. "fare", si!
    Fare qualcosa perchè si concretizzi, questa Visione di una voce che " grida nel deserto".
    Fare la mia parte, "GIA CHE CI SONO".
    Desidero sentire/vivere una comunione nella vita e non posso proprio fare nulla senza attingere alla fonte della Vita.
    Non alla depressione della solutidine umana.
    Sono stufa!!!
    Così come del dovere umano ed ancor di più del Volere umano. Del progetto umano.
    Si di tutto questo sono proprio stufa!
    In quanto alla reincarnazione a me basta e avanza la consapevolezza di tutta la storia umana che mi ha condotto essere ciò che sono,per sentirmi incarnata.
    Di tutti i geni che nell’amore alla Vita hanno concesso di selezionare "proprio me".
    Di tutta l’evoluzione storica del dolore umano sulla linea del tempo.
    Della faticosa liberazione tentata dall’uomo per migliorare sè stesso e la propria vita, con questo "dubbio" risultato… che però non si arrende. Persiste e continua nel suo desiderare.
    Questa la forza e la bellezza dell’uomo.
    Questo desiderio che non s’arrende è forse la radice "del cor-rispondere" al desiderio della Vita.

    Forse è il momento di un incontro personale con il DESIDERIO CHE VIVE in noi.
    Essere ascolto NELL’AMORE/COMUNIONE che ci costituisce e costruisce.
    Essere noi la domanda incarnata circa il modo di cor-rispondere nella vita di ogni giorno a questo stesso desiderio.
    FINALMENTE! e sentirlo incontrandolo in noi. attraverso quell’apertura, che è una porta, pausa che intercorre tra un respiro e l’altro … l’inizio e la fine… in un Novello (come vino nuovo) inizio.
    Ora mi taccio.
    Ciao,
    Buona Domenica a tutti
    Rosella
    … a proposito: Domenico Parlavecchio che fine hai fatto?
    Chi può salvarmi, quando cado dalla tavola? Spero tutto a posto.
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  10. Domenico Parlavecchio dice

    Ogni volta che prendo l’autobus intorno a me vedo solo extra-europei (non uso la parola "extra-comunitari" perchè incomincia ad assumere un tono negativo …troppo ). Altri colori e odori. Gente che si guadagna il pane quotidiano con fatica e con quello che può, nel bene e nel male. Chi si sposta non lo fa perchè va in vacanza, anzi la maggior parte perchè è obbligata (per lavoro, disperazione, ..).

    Conoscere le persone e cosa fanno è faticosissimo. Penso sempre all’autoconoscimento che ci sforziamo di fare quanto è faticoso e doloroso… ma l[b]’esperienza dell’incontro[/b] è quella che di più vitale c’è per un uomo e una donna.
    Oggi l’abbiamo abbandonata.

    Adesso leggiamo e guardiamo le figure. Dopo "pensiamo" di conoscere luoghi e persone.
    Non è così.

    Il mondo preme alle nostre porte per entrare e lo farà. Se la porta è aperta allora ci sarà incontro altrimenti scontro. Come umani oscilliamo tra questi due stati.

    Come Rossella lavoro al gruppo della "[b]porta aperta[/b]" pronto per inventare un "[b]nuovo galateo[/b]" al "[b]banchetto delle differenze[/b]" sperando che da tavola non cada più nessuno ma che ci sia spazio.. il giusto spazio.

    Il [b]banchetto delle differenze[/b] per chi vuole aggiungersi alla conversazione è stato lanciato in questo post
    [url]http://www.darsipace.it/index.php?option=com_myblog&show=Internet-Siamo-Noi.html&Itemid=1[/url]

    Grazie Rossella per l’affetto che ricambio di cuore 🙂

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  12. Carissimo Marco,
    sto leggendo in questi giorni il tuo ultimo libro "Yoga e preghiera cristiana". Leggerlo è poco più che averlo comprato, nel senso che è un libro da "vivere/praticare/metabolizzare" e non semplicemente da leggere. Mi appare sempre tutto così chiaro quando leggo ciò che ci proponi ed è senza dubbio merito del linguaggio che utilizzi, semplice e diretto, ma al tempo stesso profondo. Ogni frase è come (direbbe Sini) un "foglio-mondo" o un "foglio-anima", una sorta di link capace di connettere e sintetizzare i molteplici aspetti dell’esperienza umana nel mondo e attraverso i millenni. Come se fosse una sorta di specchio capace di filtrare e riflettere i molteplici piani del nostro abitare il mondo: il piano esistenziale, quello psicologico, quello emotivo, quello personale e relazionale, fino a quello filosofico, religioso e sapienziale. E’ forse questo l’autentico [i]Interpretante cosmo-storico[/i]? Le tue riflessioni sono un concentrato, una "sintesi vivente", di ciò di cui l’uomo in cerca della verità ha saputo far tesoro, dal Nietzsche della "Seconda Inattuale", con la sua cura per la Storia e per la Vita (e la necessità di creare orizzonti significativi e vitali nel passato) a Heidegger, a Rilke. Davvero grandiosa e faticosa costruzione il tuo [i]met-odo[/i] (cammino comune, pratica di condivisione) di analisi, soprattuto se poi riesce ad esprimersi con tanta semplicità. Grazie davvero!

    In dono, un po’ a tutti, riporto qualche verso che mi pare "in linea" con le nostre ricerche, di Osip Mandel’Stam:

    "Celebriamo, fratelli, la libertà al crepuscolo,
    questo grandioso anno crepuscolare!

    (…)

    Proviamo allora: un’immensa virata
    maldestra, scricchiolante.
    La terra naviga. Uomini, coraggio!
    Fenderemo l’oceano con vomere di aratro
    per ricordare anche sul Lete gelido
    che dieci cieli a noi costò la terra."

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  13. marcoguzzi dice

    Carissimo Renato, desidero davvero ringraziarti di queste parole.
    Che mi commuovono e mi confortano profondamente.

    Ringraziarti per il tipo di ascolto che offri ai miei libri, e che è poi quello che i miei libri attendono.

    Talvolta qualche lettore si lamenta della complessità e difficoltà della mia scrittura.
    E anch’io mi rendo conto di questa densità, nonostante i miei sforzi di raggiungere una semplicità "di secondo grado".
    Il problema è proprio questo secondo grado: si tratta cioè di portare a sintesi componenti davvero complesse, linee di conoscenza molteplici e diversificate.
    Questa semplicità richiede perciò un ascolto, una lettura particolari: si tratta di lavorarci sulle parole, frase per frase, come dici tu, di lasciare che operino in noi, che rivelino piano piano il contenuto, il sapore, direi, la sostanza che portano dentro.

    Grazie perciò ancora e anche per i versi di Mandel’Stam. Con affetto.
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  14. Caro Marco Guzzi,
    io sono una di quelle persone che faticano a comprendere quello che scrivi.
    Fatico molto e forse non comprendo.
    Ma "non faccio alcuna fatica a leggerti".
    Leggo d’ un fiato.
    Consapevole che la mia non preparazione culturale, mi consente di capire si e no un terzo di quello che comunichi.
    Eppure sono felice; perchè quello che leggo risponde "intuitivamente" ad una sete che io ho.
    Ora, io son troppo pigra dal pensare (ma neanche per un attimo!!! gia sono affaticata!) di prendermi una laurea in filosofia per seguirti… .
    Eppure ci sto facendo l’orecchio.
    Un po’ in darsipace, un po’ questo di "Yoga e…" è il secondo libro scritto da te, che leggo; e mi torna gia più semplice.
    Io ti ammiro per la fatica che fai a cercare una semplicità che coniughi ascolto e parola, per ampliare la comunicazione il più possibile. D’altro canto ANCHE A TE TOCCA LA FATICA DI ACCOGLIERE UN CERTO LIMITE… quello di non poter parlare che "la lingua che parli".
    CI SARA’ UN PERCHE’ (questa frase l’ho appresa da mia suocera, 96 anni! e l’ho fatta mia)

    Sarà che ti tocca, in primo luogo, forse (l’ingrato) compito di "parlare ai tuoi simili" che non sono esattamente tutti capaci di "ripiantare i pomodori ch’erano serviti da insalata primaticcia per …" o mungere capre e …
    Buona fortuna e grazie di tutto.
    Con affetto
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  15. Ciao Rosella,
    a dir la verità io mi dico (e lo dico anche ai miei ragazzi) sempre che non si può comprendere tutto. Anche gran parte della nostra comprensione è "gettata", cioè alimentata nei confini della nostra esperienza, della nostra personalissima storia, e da ciò che siamo disposti ad incontrare nel presente. Ogni libro, come ogni incontro, è quasi una OCCASIONE di risposte. Forse la questione importante non è solo "capire" per filo e per segno ciò che vuole scrivere Marco, ma quali domande ho da porre io oggi a ciò che incontro. La domanda (quella autentica) è il nostro Aperto, cioè la figura di mondo che son disposto ad accogliere nel mio mondo attuale. Poi, è ovvio, se uno ha studiato filosofia e legge un libro di filosofia, magari (ma non è affatto scontato) ne apprezza le sfumature o i rimandi silenziosi, e così per tutti i settori della conoscenza umana. Ma la vera comprensione è l’apertura della nostra intima domanda (ecco perché, forse, sei felici quando leggi i libri di Marco).

    Un saluto

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  16. ciao Renato,
    per dirla tutta, prima sono entrata in darsipace per scrivere una cosa a te ed una a Matteo che erano affini o contigue, mah! (A Matteo posterò a parte.) Poi ho letto quanto sopra e di getto ho interagito.
    Io condivido quello che mi rimandi; ma sono anche consapevole di avere 64 anni e non sono una dei "tuoi ragazzi". Mi torna più facile essere quel che sono, dopo tante battaglie. E l’ultima è stata veramente una sorpresa inaspettata, che sta come fornendo un sacco di risposte alle domande di tutta una vita.
    Lasciamola lì!
    Quel che desideravo dire a te era questo (forse dovrei inserirlo altrove, ma sono una sfaticata cronica). Quando affermo. trovare "il valore in sè" intendo qualcosa di: unico, unificante, vero, incontestabile, continua pure con tutto ciò che conosci ed è ESSENZA .
    Ad esempio: la vita è un valore in sè: In me in te e negli altri esseri viventi.
    Renato, dopo uno dei tuoi scritti, sono andata a cercare cosa cavolo fosse la "quarta dimensione", ed ho,semplicemente esultato. E’ proprio il mio "contemporaneamente".
    Ora non che io viva nella quarta dimensione ma mi ci trovo con il senso di quella faccenda lì.
    Penso che sia stato un passato di profonda solitudine, anche se in mezzo a tanta gente, che mi fa comprendere come sia faticoso accettare l’impotenza di comunicare.
    E’ dal constatare questo fatto che sono arrivata a quella proposta di una sorta di gioco evolutivo in darsipace (io lo sto giocando… ritengo che nessuno ne dubiti ormai più… con tutte le giravolte che compio). … se non sono in grado di comprendere ciò che l’altro mi dice in modo esauriente posso però cor-rispondere con gioia a quel che capisco ed andare oltre.
    Non oltre lui/l’altro ma oltre io/me. Posso evolvermi.
    Così le faccende si semplificano tutte. Nessuno si fa male e siam tutti contenti.
    O no?
    Perchè focalizzare l’attenzione totalmente su ciò che l’altro ha voluto dire, e non illuminare in modo più consapevole il tuo personale cambiamento nell’incontro?
    Penso che questa intuizione mi derivi proprio da un limite che ho, quello di non saper astrarre concetti culturali dall’esperienza. Io sò solo testimoniare un esperienza personale. Altro non sò.
    ciao Rosella.
    letta

  17. marcoguzzi dice

    Carissima Rosella, credo anch’io che ogni tipo di comunicazione abbia i suoi limiti.

    Se scrivo una poesia io sono consapevole di rivolgermi a pochi lettori potenziali.
    Se scrivo un libro teorico forse i lettori potenziali sono più numerosi.
    Ma per me la comunicazione è sempre aperta a raggiungere un numero quanto più possibile alto di persone.
    Questo per altro è il senso di questo sito.

    Voglio dire che nella mia vita mi è capitato di parlare ogni giorno e per anni a circa 800mila persone, davvero di ogni formazione e livello culturale.
    E mai nessuno si è lamentato di non comprendere ciò che dicevamo.
    Ultimamente ho parlato ad alcuni reclusi per gravissimi reati, nel carcere di Rebibbia, e anche lì la comunicazione è stata forte e diretta.

    Insomma ci sono livelli diversi di comunicazione e tutti possono essere utilizzati, tentando di comunicare sempre la stessa cosa.
    D’altronde oggi non è Pentecoste, e cioè la festa del Grande Comunicatore, lo Spirito di Amore e di Verità?

    letta

  18. Grazie Marco Guzzi
    condivido.
    Quel che mi domando è " Ma, dopo Eupilio, dopo l’ascolto della parola detta, direttamente dalla persona, come cambierò? Che ne sarà di tutta la mia spontaneità? Dopo l’incontro con gli altri, come sarà, e prima ancora del dopo?"
    Bella la vita!
    Quel che è certo è che non sarò più la stessa.
    Comunque sia a me che intrigano sono le poesie.
    Questo è il motivo per cui aspetto a comperare un tuo libro di poesie "a dopo".
    Ciao e buon lavoro.
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  19. Numeri Relativi

    Certo non crediamo al tempo, al prima e al poi, successione, vanto dell’io.
    Però: dal Tre all’Uno, passando dal Due.
    Il Tre è l’Amore che sostiene l’Aperto, il Cerchio perfetto;
    il Due (per il Tre) si guarda, si specchia nell’Altro ed è Uno, Uno-per-l’Altro.
    Ma, nell’Uno e nell’Altro, il Tre è Uno…

    Avrò compreso qualcosa???

    letta

  20. Sto sorridendo a tutto tondo. E tu non fare il finto tonto. Poeta.
    Grazie e ciao
    Rosella
    letta

  21. letta

  22. Sai Prof. una questione non mi torna ed è "l’immagine" che rimanda ad Altro.
    (creati a Sua immagine)

    Il Presente (Il Creato – L’uomo e l’Universo)
    è (3 Spirito Creatore)
    l’immagine (2 Figlio)
    che rimanda (3 Spirito d’Amore)
    ad altro(1 Padre)

    DIO – (L’UNIFICAZIONE/contemporaneamente/PRESENTE nel Bing Bang?)

    La questione vera è: come essere/vivere "il Presente"
    Io ho un’empirica esperienza di questo

    Lasciare
    il DESIDERIO
    nel tempo
    dell’ATTESA

    ciò ti consente di DECIDERE di:
    "scegliere di non scegliere"
    e quindi di aderire/seguendo un GIA DATO.
    (questa, secondo me,l’unica scelta LIBERA umana, possibile)
    E’ il tentativo d’esser SI’.
    Non quello del "si dice"
    ma quello storicamente del
    Sì/FATTO

    Renato, magari ne parliamo da qualche altra parte; Eupilio?
    Qui mi pare d’ esser "fuori tema" (Nel post sul matrimonio ero "immersa" in questo tema).
    ciao
    Rosella
    letta

  23. Cara Rosella, mi poni delle questioni che vanno ben oltre la mia capacità di comprendere e parlare. Non sono un teologo e forse neppure un "prof". Quello che dici lo condivido, e mi pare che sia una buona strada da percorrere insieme (met-odo). Quello che "tentavo" era di comprendere la frase di [i][b]Marco a pag. 116: "nell’Assoluto c’è unità non-duale e al contempo relazione di persone."[/b][/i] E’ questo che mi ha colpito e che devo comprendere con ciò che vivo e so. Allora mi è venuto in mente tutto un discorso (per me) confuso sul TRE che avevo studiato nella filosofia di Carlo Sini (che riprende un logico americano di nome Peirce): in sostanza si dice che tutto è Relazione, e che la Relazione pone ogni cosa al suo interno. Dunque non ci sono "esseri" duali, distinti, auto-centrati, ma ogni essere è tale per l’Altro e, in ultimi analisi, per la Relazione. E allora mi è venuto di immaginare la Vita come Tre, pensando anche al fatto "strano" di un Dio Trino (ma Uno). Insomma: non-dualità, ma Relazione, dove il Tre-Amore "crea" l’Immagine della Vita (che apparentemente ci incontra come Due, mentre più in profondità sa rivelarsi come Tre-nell’Uno)… (confuso eh? Anche perchè, poi, non possiamo "bloccare" semplicemente l’Uno in se stesso, il Due in se stesso e il Tre in se stesso, poichè anche l’Uno è Tre, e anche il Due è Uno e così via)

    Purtroppo anche quest’anno non riuscirò a venire ad Eupilio, ma è uno di quei desideri che alimentano la Vita.
    Un sincero grazie, anche per la pazienza dell’ascolto (tieni conto che ho due punti di sutura in testa!!!).
    letta

  24. … prendere delle cantonate è la mia specialità!
    Com’è che i punti di sutura sono toccati alla tua di testa?
    Non sarà che stiamo viaggiamo nel contemporaneamente, in quel "tutto è relazione" a prescindere dalle lezioni filosofiche di Sini oppure dall’esperienza?
    Auguri di pronta guarigione.
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  25. Sai Renato, dialogar con te è un gran piacere.
    Io astraggo immagini dai tuoi concetti. Così come prendo nota, solo ora, della pagina di riferimento, la 116.
    L’ho letto anch’io Yoga e…, tutto d’un fiato e senza numeri alle pagine.
    Lascio che accada. Ed accade , forse solo a livello inconscio, che molto di ciò che leggo mi lavora dentro e percorro la stessa strada di altri che lo hanno letto come me, magari su mezzi di trasporto differenti.

    Si può bloccar, semplicemente l’uno in sè stesso, in modo "creativo".

    Prendi una cellula uovo femminile, coniugala con amore al maschile e concepisci il figlio.
    Eccoti l’UNO per così dire "bloccato in sè stesso. Dio è vita, Dio è Amore, Dio è creatività.
    Forse Dio è madre,/ Padre Figlio e Spirito d’amore.
    Io non ho studiato teologia e non pretendo di saperne, però se siamo fatti a Sua immagine, Maschio e femmina, non mi pare tanto male l’ipotesi. O no?
    Non sei tenuto alla risposta.
    Ciao, ciao.
    letta

  26. mariapia porta dice

    Per la questione dell’incontro, oggi indispensabile ,tra le religioni ,ho trovato particolarmente illuminante il testo di Aldo Natale Terrin, Esperienza religiosa e dialogo tra le religioni, che si trova nel volume, LO SPARTIACQUE, sempre nella collana Crocevia, a cura di Marco Guzzi. Tutti i credenti in una religione hanno ragione, se la loro fede è autenticamente vissuta. Questo sostiene, con valide e facili argomentazioni Natale Terrin.
    letta

  27. Carissima Maria Pia, intanto un abbraccio e un augurio di ogni bene.

    Volevo solo dire che Terrin sostiene che una religione, se vissuta nella onestà e nella verità, è vera per chi la crede, è la sua verità, la sua via di salvezza.
    Questo non credo che debba significare che tutte le religioni sono uguali.

    Facciamo un esempio paradossale: un giovane Mundurucù viene educato dalla sua tribù di tagliatori di teste che il bene consiste nel tagliare più teste possibili di nemici. Questa è la sua religione, e per questo giovane seguirla è certamente il suo bene, la sua verità.
    Ciò non toglie che l’esperienza umana su questa terra si protenda verso una pienezza che finirà per consumare la religione dei Mundurucù…..

    Ogni augurio e ogni bene, e che questa pienezza di umanità divina cresca in ognuno di noi.
    letta

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