Verso una vita illimitata

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  1. Sono approdata ad Eupilio nel dicembre 2007 per partecipare al seminario dal titolo “Siate felici! Alla ricerca del continente della gioia”. Mi incuriosiva sperimentare il lavoro delineato nel libro Darsi pace.

    Rimasi colpita dal sentire che un buon numero dei partecipanti ripeteva negli anni l’ esperienza vivendola ogni volta come nuova. Alla fine del corso riuscii a capire perché.

    La riflessione, la meditazione e il lavoro di gruppo mi hanno aiutato ad approfondire l’ascolto di me stessa e a dialogare con l’altro in modo nuovo.
    L’invito di Marco all’ascolto empatico, durante il lavoro di gruppo, mi ha insegnato ad ascoltare la risonanza in me delle parole dell’altro, quasi a creare una distanza che non è lontananza ma, al contrario, un modo per sentirsi vicini.

    In tutti i seminari a cui ho partecipato in seguito ho vissuto l’incontro con l’altro dentro uno spazio di ascolto nel quale la parola detta diventa “parola tra” e arriva in profondità, ho respirato la stessa atmosfera che M: Balmary ha creato nel libro “Il monaco e la psicanalista” utilizzando la forma del dialogo tra i suoi personaggi e ho verificato che la porta che riusciamo ad aprire senza vederla attraverso la riflessione solitaria possiamo attraversarla solo con l’altro.

    Per questo ringrazio Marco per il suo lavoro e tutte le persone che attraverso la condivisione della loro ricerca mi sono di grande aiuto in questo cammino.
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  2. Carissima Giuliana, grazie di queste tue parole sull’ascolto dell’altro come rispecchiamento e comprensione più profonda dei nostri moti interiori.

    Nel nostro lavoro tentiamo di imparare una cosa davvero difficile: rapportarci agli altri senza cadere subito nell’automatismo di attacco-difesa e di giudizio, cui siamo educati. Cadendoci pure, magari, ma per poi rendercene consapevoli, e comprendere che cosa quella nostra specifica reazione emotiva vuole indicarci dentro di noi.
    L’altro come maestro, anche il nemico come maestro.
    Arduo, davvero arduo compito.
    Senza colpevolizzarci e senza compiacere noi stessi.
    Nella misericordia della vita e di Dio.

    Con affetto. Marco

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  3. Sono sul fondo. Finita! nel mio pozzo.
    Travolta lì, "Tra il dire e il fare".
    La vita e l’uomo, così com’è, rosso
    di carne e bianco d’ossa. Naturalmente,
    amare ancora; e senza condizioni! Temo
    e me ne dolgo. Strattono àncora, la catena
    lì appesa alla Sua corda. Dischiude
    un guado nel marasma; d’una breccia
    "il dono". Gratuito. Proprio così! perchè temo?
    ancora nella gioia, nella pace d’un incontro?
    nella dolcezza? Io non lo sò! Temo ciò
    che ignoro. Ecco sì!. Temo "l’ignoro dell’ignoro."
    Temo il possibile e l’impossibile! Rendere
    ragione, non delle parole ma del "cuore". Di quei
    vuoti di senso; così precisi nel Suo "ricolmo".
    Come se fossi secchio, trabocco nel risalgo,
    "vengo alla luce". In un batter d’ali disseto
    il brucio. Ristoro.Conosco . altro/Altro da me.
    Altro/altro da te. "Ho paura della vita!" ma la vo
    alfin cercando… gia che ci sono… e perchè no?
    " io mi fido di te". Altro non sò! Altro non
    conosco ! Solo la gioia d’esistere in un Tu.
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  4. letta

  5. Ciao Antonella,
    sono appena rientrata da Eupilio, ho ancora le valigie fatte, e che ti trovo:tu.
    Ho conosciuto tua zia ed un poco è come se avessi incontrato anche te.
    Sono contenta che "i miei vagiti" servano a qualcuno.
    Stavo proprio in crisi lì!
    Parevo un’altalena d’ansia, dentro e fuori dal pozzo.
    Ora sto bene, decisamente.
    Alla prossima, un abbraccio.
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