Lampi – La verità è in croce in questo mondo?

Commenti

  1. Carissimo Marco, grazie per questa tua lettera che sembra proprio una risposta al dolore che provo in questo momento per la perdita di un amico che ho avuto il dono di accompagnare negli ultimi mesi della sua malattia e che, abbandonato da vivo, si appresta a ricevere onori e riconoscimenti solo ora che è morto.

    “Queste persone che restano fedeli alla loro più profonda umanità, e quindi alla verità del loro destino, sono quasi sempre e in vari modi escluse, emarginate, perseguitate, e spesso fisicamente fatte fuori dalle società alle quali appartengono, anche se poi vengono magari onorate e studiate e venerate, ma sia ben chiaro solo dopo la loro morte”.

    Questa è la sorte dei profeti!

    Auguro a tutti un’autentica esperienza di Resurrezione!

    con tanto affetto. giovanna
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  2. Ivan Malara dice

    Campanella, uno dei tanti che si finse pazzo, scrisse prima di morire:
    "Il secolo futuro giudicherà di noi, perché il presente sempre crucifige i suoi benefattori; ma poi risuscitano al terzo giorno o al terzo secolo."

    Che "strana" sorte quella dei profeti e dei poeti, profeti e precursori del tempo, che non dileguano nell’avvenire proprio perché in qualche modo provengono da esso.

    L’abisso, la cura, la svolta… mi viene in mente il saggio di Heidegger intitolato "Perché i poeti?" dove viene descritta la situazione dell’uomo che non si rende conto neanche della povertà del tempo in cui vive, dove la notte del mondo viene mistificata in giorno dalla tecnica. Tutto viene ricondotto a un fondo che separa e confina. Ma qualcuno può ancora compiere la svolta, capovolgere l’abisso, capovolgere qualcosa che è senza fondo, e far sì che la chiusura diventi soglia, Aperto.

    Nella chiusura la morte diviene qualcosa di negativo sbattuto in faccia alla vita… eppure penso che non sia così. La morte fa parte della vita e se attraversata, se abitata, aiuta il ricordo di noi stessi che ci completa e ci permette di risorgere non più come ego-centrati, ma come uomini che hanno saputo ascoltare ed ub-audire alla Chiamata, l’Evento, dell’essere.

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  3. marcoguzzi dice

    Carissimi, noi lavoriamo perché le cose cambino.
    Non c’è cioè rassegnazione, ma anzi chiamata all’insurrezione.
    Noi non cerchiamo la marginalità, anche se a volte la subiamo.

    Lo stesso Gesù si meraviglia del rifiuto del suo popolo, si indigna per la sordità di Gerusalemme, si infuria dinanzi alla cecità dei suoi contemporanei, che non riescono a vedere la grandezza divina del suo operare.

    Voglio dire che noi siamo chiamati sempre a gridare dai tetti e a cercare ogni forma di comunicazione, a sperare che la rete si rompa e filtri un raggio di luce e di verità, pronti anche ad accettare l’incomprensione e i margini.

    A me pare comunque che i tempi stiano maturando perlomeno per un rinnovamento culturale, per un rilancio delle grandi tematiche spirituali dell’Occidente e del Cristianesimo, per una fuoriuscita da questa pausa pranzo che dura da 20/30 anni, in cui sono emersi sulla scena quasi soltanto i mediocri e i collaborazionisti…

    Lavoriamo per questo.
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  4. … forse la Verità abita un SEPOLCRO VUOTO ora come allora. Il vuoto ri vela L’ASSENZA e lascia emergere una MISTERIOSA PAROLA

    " Entrando nella tomba vuota, il discepolo di Gesù vide e credette. Gv 20,1-9"

    Ti ringrazio Signore per il dono dell’Angelo che, rotolata la pietra, ci invita a NON TEMERE ed anche a non cercare tra i morti … (Colui che E’ VIVO).
    Signore io credo!
    AUMENTA LA MIA FEDE/fiducia/fedele NELL’ UMANITA’ che Tu ci doni RISORTA, poichè non ho altro mezzo per fidarmi DEI TUOI PROFETI

    buona giornata

    Rosella

    per Gabriella S. che l’Angelo mostri ciò che vela nel mistero, e la Sua Presenza colmi risanando sia nel corpo che nello spirito. Un abbraccio

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  5. Quale sorgente può zampillare mai nel cuore di tutti noi per puruficarci? se non l’amore? senza SE e senza MA…

    Lo so che la faccio semplice, ma non vorrei che scambiassimo il profeta per l’eccezione.
    Aderendo alla nostra integrità siamo chiamati ad esserlo tutti, nessuno escluso.

    Quel che mi colpisce della frase citata da Matteo è che Gesù, dica "guai a Voi" non a coloro che hanno uscciso i profeti, ma a coloro che, avendo riconosciuto l’omicidio, se ne discostano prendendone le distanze.
    Un "Guai a voi" che sta non nella richiesta di perdono per l’omicidio commesso dai padri, ma nella pretesa estraneità ai fatti, come se non si fosse "la Stirpe di…".

    Mi colpisce molto questo e mi richiama pensieri inerenti ad altri post.
    Come quello in cui Giovanni Paolo II chiede "perdono" per il male compiuto dalla Chiesa nel passato, e nel quale Marco Guzzi mi/ci chiarisce le idee.

    Bene …faccio spazio…
    buona giornata.
    Rosella

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