La risposta

Commenti

  1. Tommaso disse a Gesù Risorto: «Mio Signore e mio Dio». Gesù gli rispose: Poiché mi hai veduto, hai creduto. Beati quelli che pur non avendo visto crederanno. Gv 20,24-29

    io non so
    Signore
    come "sì "
    faccia memoria
    son dimenticanza
    anche
    dopo aver visto
    " come "
    restare presente
    la Tua venuta
    si fa tormento
    angoscia L’assenza
    impotenza E’ così
    umana
    lancinante
    crampo che strazia
    dentro
    non ha pace Come ?
    come "sì "
    fa

    Signore
    Amante

    della vita
    accolta
    nella morte patita
    redenta Risorta
    così
    concepita in noi
    mortali
    Così com’è
    in Te

    "Signore mio Dio"

    Filomena, grazie di cuore !!! (sto sempre immersa, discretamente a bagno, in un pozzo primaverile)
    ciao
    Rosella
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  2. FabrizioFalconi dice

    Cara Filomena,
    la tua testimonianza è bellissima e preziosa.
    Nella vita capita di ricevere questi segni. E io sono convinto che sempre, a tutti, prima o poi, arrivano. Il problema è che se non si fa silenzio, se non si è attenti, se non si è completamente disponibili all’ascolto, non si percepiscono. Si perdono nel marasma quotidiano.

    E’ difficile decifrare un sussurro dentro un caos di suoni.

    E questi segni, per un mistero che a noi è incomprensibile, arrivano spesso sotto forma di sussurro, di suggestione, di accenno. Siamo sempre noi a dover dare forma e interpretazione a questi segni. Se lo facciamo, i segni sono chiarissimi, evidenti. E ci lasciano davvero sbalorditi. Come è avvenuto a te.

    E anche a me. E’ una bella fortuna. Si capisce che la vita può cambiare, davvero e profondamente, in ogni momento, se solo lo vogliamo.

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  3. Grazie di cuore per la condivisione in rete dell’esercizio svolto nei gruppi .

    Anche a me è capitato, proprio in questo tempo pasquale, di collegare naturalmente le parole della bibbia ad alcuni miei sogni e di penetrare sempre più nel loro significato, rivisitando alcuni momenti della mia vita.

    Sono sempre più convinta dell’efficacia del lavoro che Marco ci invita a compiere e del legame tra autoconoscimento, meditazione e preghiera per raggiungere quel silenzio capace di creare nuove forme di espressione, proprio come Etty Hillesum aveva saputo scoprire:

    “In me c’è un silenzio sempre più profondo. Lo lambiscono tante parole, che stancano perché non riescono ad esprimere nulla.
    Bisogna sempre più risparmiare le parole inutili per poter trovare quelle poche che ci sono necessarie. E questa nuova forma d’espressione deve maturare nel silenzio.”

    Grazie, Filomena, anche per le tue poesie.
    Giuliana
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  4. Carissima Filomena, il tuo racconto non può che riempirci di gioia.
    Il lavoro interiore dà i suoi frutti, specialmente se sappiamo attenderli senza fretta, senza pretenderli.

    Il nostro esercizio in 9 punti serve a passare da un qualsiasi fatto della nostra vita quotidiana, un’arrabbiatura, una paura, un evento imprevisto, e così via, alle strutture psichiche che determinano in noi la nostra reazione a quel determinato evento.

    E’ importante sintonizzarci con le emozioni che stanno sotto le nostre interpretazioni "egoiche" del fatto, dare voce alle emozioni primarie, che via via si sganciano da ciò che crediamo essere la causa della loro insorgenza.
    Mentre quelle emozioni (paura, rabbia e disperazione) stanno sempre lì pronte a scatenarsi….

    La rievocazione di situazioni infantili in cui ci siamo sentiti in questo modo può essere a volte necessaria, e a volte opportuna.
    A volte può saltarsi, se non emergono materiali mnemonici troppo forti, che esigono elaborazione.

    Nel punto di scissione, o di puro dolore, entriamo in relazione, chiediamo aiuto.
    Questo è il secondo punto di svolta, il primo è già l’ascolto delle emozioni, e il lasciare andare il rumore delle razionalizzazioni dell’ego: chi ha ragione, torto, cosa devo fare etc…

    Qui il lavoro psicologico-analitico diventa spontaneamente preghiera, in quanto l’anima raggiunge la propria insufficienza e non può, senza gravissimi danni, non aprirsi ad Altro.

    Questa nuova apertura, che il nostro bambino non poté fare, ci apre a nuove canalizzazioni di parola-energia-vita, che possiamo a volte tradurre in veri e propri pensieri, che ci vengono da un intimissimo fuori.

    Vorrei ricordare a tutti noi che questo lavoro è di per sé una terapia, una pratica. Non basta farlo una volta per risolvere un certo problema, lo possiamo ripetere magari cento o mille volte, finché quel problema non sarà stato dissolto dal Solvente dell’amore.

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  5. Carissimi amici
    vi ringrazio per le vostre parole di vicinanza!
    Il cammino è lungo, non sempre facile, ma insieme si viaggia meglio 🙂

    Vi propongo, per salutarvi, questi versi di Alda Merini che mi toccano soprattutto per la mancanza di confini tra corporeità e spiritualità che si presentano qui come un continuum meraviglioso tra l’anima e il suo Signore

    Corpo d’amore, un incontro con Gesù

    Io lo conosco:
    ha riempito le mie notti con frastuoni orrendi
    ha accarezzato le mie viscere,
    imbiancato i miei capelli per lo stupore.
    Mi ha resa giovane e vecchia
    a seconda delle stagioni,
    mi ha fatto fiorire morire
    un’infinità di volte.
    Ma io so che mi ama
    e ti dirò, anche se tu non credi,
    che si preannuncia sempre
    con una grande frescura in tutte le membra
    come se tu ricominciassi a vivere
    e vedessi il mondo per la prima volta.
    E questa è la fede, e questo è lui,
    che ti cerca per ogni dove
    anche quando tu ti nascondi
    per non farti vedere.

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  6. Leggendo lo scritto di Filomena – e sostando sui sui evocativi versi – il pensiero è corso a passi biblici che illustrano il tema pasquale dell’acqua che rigenera.

    La fatica della ricerca non si confonde con la pretesa di soddisfazione, ma si declina con la gratitudine davanti alla gratuità della Vita. Lo ricorda così Apocalisse 21,6:

    "A chi ha sete
    io darò gratuitamente da bere
    alla fonte dell’acqua della vita".

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  7. Cara Filomena e cari tutti,
    le vostre riflessioni sono così profonde e delicate che temo quasi possano essere incomprensibili per me. Confrontandomi con i vostri scritti, mi sento molto superficiale e povera spiritualmente.
    letta

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