Tante cose di cui fare tesoro, tanti piccoli-grandi segreti, nelle accorate parole di Claudia. [Leggi di più…]
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Claudia: un’energia di vita cui attingere a piene mani
Claudia: un’energia di vita cui attingere a piene mani
Tante cose di cui fare tesoro, tanti piccoli-grandi segreti, nelle accorate parole di Claudia.
Un vademecum per i nostri periodi bui, per le fasi depressive, quando non si vede una via d’uscita e la speranza è una parola vuota, fastidiosa, fasulla.
Chiedere aiuto, spezzare la catena che ci lega ad una visione parziale della realtà e ci fa ripiegare sul nostro dolore: questo atteggiamento di apertura è una prima valvola di sicurezza, che favorisce, a livelli neppure immaginabili, una serie di effetti “serendipitari”, per cui ci viene incontro proprio ciò di cui abbiamo bisogno, e per cui siamo pronti solo ora.
Occorrerà forse uno sforzo di comprensione per decifrare i sottili messaggi che arrivano, ma qualcosa di nuovo accade.
A questo punto, ed è il secondo segreto, è opportuno mettersi a scuola. Altre persone in ricerca possono accompagnarci per un tratto di cammino, svelandoci sentieri inediti e nuove fioriture.
Claudia ha cercato aiuto nella medicina, nella psichiatria, nella direzione spirituale, nella comunità di appartenenza, riscoprendo al contempo il potere della parola rivelata della tradizione, una fonte sorgiva di sapienza e di luce.
Ma soprattutto è stata fedele al suo dolore, non lo ha mascherato, non lo ha contraffatto. “Stai agli inferi e non disperare”, ci ricorda Silvano del Monte Athos, perché è solo da lì, dall’attraversamento del baratro d’angoscia, dove si rinnova la profonda ferita originaria, che potrà sbocciare un virgulto, piccolo, verdino, di vera speranza.
Nella trama dei giorni Claudia ha potuto sperimentare l’unione sempre più forte con l’unico maestro per noi cristiani, venuto a liberarci da ogni idolatria, a richiamarci alla più profonda verità del cuore.
E’ quindi arrivato il momento di donare ciò che ha ricevuto: dall’anima sempre più unificata sgorga infatti un’azione integra che trasforma in buoni conduttori, canali senza ostruzioni della potente azione creatrice dello Spirito della vita.
Lampi – La verità è in croce in questo mondo?
Carissime amiche e carissimi amici,
in questo Venerdì di Passione ripensavo all’interpretazione che Martin Heidegger ci ha offerto del famoso frammento di Eraclito “ethos anthropo daimon”, e cioè: ciò che è più proprio alla natura dell’uomo, la sua dimora abituale, è la dimensione più abissale, quella abitata dal Dio. [Leggi di più…]
Lampi – La verità è in croce in questo mondo?
Carissime amiche e carissimi amici,
in questo Venerdì di Passione ripensavo all’interpretazione che Martin Heidegger ci ha offerto del famoso frammento di Eraclito “ethos anthropo daimon”, e cioè: ciò che è più proprio alla natura dell’uomo, la sua dimora abituale, è la dimensione più abissale, quella abitata dal Dio.
Perciò l’uomo è lacerato.
L’anima umana è come bucata, sfondata sull’abisso, e quindi costantemente inquieta e malata e bisognosa di cura.
Abissale, demonica, divina da una parte, e pronta a rinnegare e a mistificare la propria infinità, dall’altra.
Questa condizione inquietante e ambigua del nostro destino terreno si manifesta in modo direi eclatante nella sorte che tocca il più delle volte a chi tenti di rimanere fedele a questa lacerazione radicale, provando anzi a dimorarvi, senza mascherarne l’abissalità, ma al contrario sondandone le potenzialità creative e rivelative.
Queste persone che restano fedeli alla loro più profonda umanità, e quindi alla verità del loro destino, sono quasi sempre e in vari modi escluse, emarginate, perseguitate, e spesso fisicamente fatte fuori dalle società alle quali appartengono, anche se poi vengono magari onorate e studiate e venerate, ma sia ben chiaro solo dopo la loro morte.
Non si rallegrino troppo però i persecutori dei giusti e degli innovatori, subito pronti a celebrare e ad incensare quelli già da tempo morti e sepolti. La loro condanna infatti è comunque segnata: “Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che innalzate i sepolcri ai profeti e adornate le tombe dei giusti, e dite: Se fossimo vissuti al tempo dei nostri padri, non ci saremmo associati a loro per versare il sangue dei profeti; e così testimoniate, contro voi stessi, di essere figli degli uccisori dei profeti. Ebbene, colmate la misura dei vostri padri!” (Matteo 23,29-31)
Il consesso umano, in altri termini, odia (da vivo) e ama (da morto) il profeta, il saggio, o il giusto che con la sua essenzialità povera, libera, e felice, ridicolizza tutte le mascherate e le carnevalate del potere.
In ogni tempo e in ogni luogo di fronte alle persone più fedeli al mistero abissale della propria umanità, tutti gli altri, e specialmente i più vili, i più alienati, e i più ipocriti, hanno pensato più o meno in questi termini:
“E’ diventato per noi una condanna dei nostri sentimenti,
ci è insopportabile solo al vederlo,
perché la sua vita è diversa da quella degli altri,
e del tutto diverse sono le sue strade.
Moneta falsa siamo considerati da lui,
schiva le nostre abitudini come immondezze.” (Sapienza 2,14-16)
E’ questo che dimenticano gli illuministi e gli ottimisti di tutti i tempi: l’essere umano è lacerato da un demone, da un abisso che se non genera amore produce odio furibondo.
Non basta cioè una buona istruzione e un lavoro sicuro per renderci propensi alla ricerca della verità o del bene comune.
Ben più radicata e profonda è in noi la radice del male.
Ben più folle è il nostro rifiuto della verità, e ben più avanzato è l’ottenebramento cosmico della luce.
Chi non voglia soggiacere al crudelissimo teatro delle menzogne, che di epoca in epoca gli umani mettono in scena, da Caino in poi, è chiamato perciò ad una sorta di insurrezione permanente, e sarà ogni giorno corteggiato dalla seduzione o tormentato dalla persecuzione dei proconsoli e dei funzionari dei poteri tenebrosi di questo mondo.
O lo si vorrà assuefare in ogni modo all’aria mefitica della chiacchiera mondana, e renderlo così inoffensivo, oppure si tenterà direttamente di cancellarlo, di eliminarlo, di metterlo ai margini, affinché la sua semplicità non smascheri l’ipocrisia degli empi.
E allora è molto opportuno, per dribblare indenni tra seduzioni e persecuzioni, apprendere l’altissima arte dell’innocenza delle colombe, ma anche quella non meno sublime dell’astuzia dei serpenti.
Il principe Ki, ci racconta l’I Ching, dovette fingersi pazzo per non lasciarsi corrompere dalle trame della corte del tiranno Ciou Sinn.
E questo può essere un buon metodo per resistere, a volte.
Anche alcuni maestri sufi suggeriscono di fingersi un po’ scemi, e di simulare di dormire mentre si medita o si prega in presenza dei profani, per evitare che possano ridere di noi, insultarci, o peggio.
Geremia poi ci racconta di una continua persecuzione nei suoi confronti, scatenata specialmente da parte dei suoi “amici”: “Tutti i miei amici/ spiavano la mia caduta” (Ger 20,10).
Sono infatti le persone più vicine, quelle che conoscono meglio e in fondo ammirano le qualità dell’”amico”, che finiscono per non sopportare la sua presenza, e per condannarlo all’infamia o alla morte: “Se odo la calunnia di molti, il terrore mi circonda,/quando insieme contro di me congiurano/ tramano di togliermi la vita” (Sl 30,14).
Così è accaduto anche a Socrate, tolto di mezzo dai soliti custodi dell’ordine di questo mondo, proprio perché cercava senza paraocchi la verità e si proclamava ignorante e devoto e povero, in mezzo alle risse dei politicanti e all’alterigia dei “sapienti”.
Ma tutta questa tragedia del rapporto conflittuale tra la verità abissale dell’uomo e l’umanità tendenzialmente ostile alla luce dell’abisso, culmina nella spaventosa vicenda di Gesù.
Sono duemila anni che ci ripetiamo la narrazione di un evento che deve restare comunque sconcertante: un popolo intero, tutti i poteri costituiti: il Re (Erode), il Sacerdote (Caifa), il Governatore dell’Impero (Pilato), accusano un solo uomo, e decidono di farlo fuori, senza alcun motivo, che non fosse la grandezza sempre più evidente e incontestabile del carpentiere di Nazareth.
Ci viene raccontato minuziosamente che questo uomo, innocente e sapiente e buono come pochi, fu schernito e percosso da scherani e soldataglia, insultato e ridicolizzato, schiaffeggiato e fustigato e incoronato di spine, abbandonato e tradito e rinnegato da quasi tutti i suoi amici, dalle persone che aveva guarito e beneficato in ogni modo, e infine inchiodato a una croce tra due briganti, e assassinato.
Ma perché la verità ha una sorte tanto dura in questo mondo?
E perché questa storia terrificante è al centro di tutta la nostra civiltà?
Che cosa ci rivela insomma di essenziale l’abominio della croce?
Se lo chiedano coloro che negano con troppa facilità il mistero della caduta originaria e quindi sorvolano sulla spaventosa atrocità del passaggio del Cristo/Verità, e quindi in definitiva dell’intera storia terrestre, da questo mondo di menzogne alla gloria ridente, allo splendore del Regno del Padre.
E alla fine dovremmo anche chiederci: chi può resistere, chi può restare fedele alla verità vivente, specialmente quando si fa più folle e brutale e fonda l’ora delle tenebre?
Se lo chiedeva il teologo luterano Dietrich Bonhoeffer alla fine del 1942.
E la sua risposta era molto semplice.
“Chi resta saldo? Solo colui che non ha come criterio ultimo la propria ragione, il proprio principio, la propria coscienza, la propria libertà, la propria virtù, ma che è pronto a sacrificare tutto questo quando sia chiamato all’azione ubbidiente e responsabile, nella fede e nel vincolo esclusivo a Dio: l’uomo responsabile, la cui vita non vuole essere altro che una risposta alla domanda e alla chiamata di Dio. Dove sono questi uomini responsabili?”
Oggi più che mai resta e resterà saldo solo chi fonderà la propria saldezza in un punto fuori dal mondo, come cantava René Char: “Noi non apparteniamo a nessuno se non al punto d’oro di questo lampo sconosciuto a noi, e per noi inaccessibile, che tiene desto il coraggio e il silenzio”.
Il tempo della ragionevolezza “etica” è compiuto.
Viene il tempo, e
d è già ora, del totale affidamento a potenze ulteriori, interiori, altre e più nostre rispetto al nostro io che presume di sapere chi è.
Da qui, e solo da qui, da questo punto di vera libertà, oltre la sfera mortale, possiamo ripartire, ora che le catastrofiche illusioni di rinnovare l’uomo restando dentro il mondo e negando Dio, si sono infrante nelle carneficine del XX secolo.
No, il Regno autentico della verità entra nella storia goccia a goccia, e solo per la piccolissima porta del cuore di ogni uomo, che giorno dopo giorno si purifichi dall’odio, per scoprire nella propria abissalità la sorgente stessa dell’essere, al di là dei confini visibili e concepibili del mondo.
E viene e cresce il Regno anche ora, anzi ora più che mai, nonostante tutte le persecuzioni e le esclusioni che le ultime schiere dei servi dell’Usurpatore tentano di mettere in campo.
E se il nostro fosse proprio il tempo giusto per comprendere ad un nuovo livello queste verità? E per prepararci ad una inedita età della storia del pianeta terra, e dell’avvento del Regno che la rinnova?
Domenica 4 aprile, alle ore 8.30, andrà in onda su Radio Uno RAI una puntata della trasmissione Il Viaggiatore, dedicata a Etty Hillesum, e al suo significato rispetto alla Pasqua.
Parteciperanno Marco Guzzi e Fabrizio Falconi.
Il voto – frustrazione, invidia, rassegnazione.
Ancora una volta gli italiani sono stati chiamati a votare. Ma a votare per cosa ? In rappresentanza di cosa e di chi ? Per realizzare quali intenti e quali aspirazioni ? Per eleggere chi ?
Credo che davvero il sistema di rappresentanza politica, in tutto l’Occidente, sia entrato da tempo in una crisi che forse sta raggiungendo il suo punto più basso. [Leggi di più…]
Il voto – frustrazione, invidia, rassegnazione.
Ancora una volta gli italiani sono stati chiamati a votare. Ma a votare per cosa ? In rappresentanza di cosa e di chi ? Per realizzare quali intenti e quali aspirazioni ? Per eleggere chi ?
Credo che davvero il sistema di rappresentanza politica, in tutto l’Occidente, sia entrato da tempo in una crisi che forse sta raggiungendo il suo punto più basso.
Ed è una crisi che a quanto pare coinvolge anche la stessa concezione di rappresentatività democratica, nella accezione che oggi diamo a questa parola.
Davvero con l’attuale sistema di rappresentanza politica democratica, il cittadino vede riconosciuto il proprio diritto a contare e a decidere ?
Decidere cosa ? I nuovi sistemi elettorali sembrano ormai sempre più confezionati come strumenti dove tutto o quasi è già deciso, a partire dalle persone che possono/debbono essere eletti.
I cittadini non possono scegliersi liberamente i propri rappresentati. Esprimono un voto di gradimento a quello che – nella assenza di specifici programmi elettorali – è spesso semplicemente un ‘marchio’. Dicono sì o no a un prodotto che qualcun altro ha scelto per loro. Sono chiamati a svolgere la funzione di consumatori di una offerta ‘politica’ – più che di elettori (coloro che dovrebbero scegliere ‘secondo la propria volontà’ chi è più adatto a rappresentarli, nella ‘società civile’).
La classe politica attuale è ormai una ‘casta’ – termine molto inflazionato ma efficace – che vive e consuma i suoi privilegi, totalmente scollata dal resto della società. Che prende decisioni dall’alto (le leggi di iniziativa popolare sono ormai praticamente scomparse dal panorama politico) e che chiede semplicemente al Parlamento di ratificarle con un voto formale.
E’ conseguente che allora, in questo sistema, prevalga sempre e comunque chi è più bravo ad orientare i gusti del pubblico (è meglio chiamarlo così, piuttosto che dell’elettorato) e a vendere le facce giuste e i pochi slogan che contano e che possono arrivare direttamente agli orecchi di chi è chiamato a votare.
Non sorprende perciò che anche questa volta la percentuale di astenuti al voto sia cresciuta in modo esponenziale. Un +7,8% che sul dato nazionale vuol dire quasi 15 milioni di persone che non è andata a votare.
Ma anche questo segnale serve a qualcosa ? Ne dubito fortemente. Degli astenuti si parlerà per un paio di giorni, poi tutto ricomincerà come prima: governanti e classe politica chiusi nei loro dorati privèe (dove accadono anche cose molto poco edificanti, come ci viene raccontato ogni giorno) e massa dei cittadini divisa tra frustrazione, invidia (i furbi hanno sempre ragione), e rassegnazione.
Fabrizio Falconi
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