Ti stacchiamo la spina?

Commenti

  1. A me pare che la frustrazione che ci prende su questi argomenti si sviluppi su un divario temporale tra prospettiva a lungo/lunghissimo termine e l’esigenza di trovare qui e ora soluzioni praticabili per chi vive queste esperienze.
    Certamente la tecnologia è ancora assai rozza e così crea queste nuove situazioni sospese, intermedie tra la vita e la morte, che richiedono una nuova definizione e un nuovo modo di relazionarsi alla vita. Questo si innesta poi nel cambiamento antropologico che viviamo e che è richiesto qui intanto nella forma appunto di ridefinizione di cosa sia la vita.
    Nell’attesa però che l’umanità evolva verso nuove modalità di comunicazione e di relazione più profonde, la questione rimane dolorosamente aperta per tutte le persone che continuano ad avere incidenti o che una malattia costringe a camminare sul crinale tra la sopravvivenza e la morte, tra la vita terrestre e la vita celeste.
    Personalmente ritengo che la liberta di ciascuno dovrebbe poter essere preservata e dovrebbe essere tutelata la possibilità di esprimere la propria volontà, mediante gli strumenti che attualmente sono disponibili. Certo l’attuazione pratica della cosa si espone al rischio della fagocitazione nelle logiche economiche che governano il mondo, rischiando di trasformare ad esempio un testamento biologico nell’autorizzazione ad indirizzare la ricerca scientifica verso l’individuazione di soluzioni sbrigative di eliminazione veloce dell’incomodo, invece che nella direzione di supporto alla comunicazione in condizioni estreme per permettere alla libertà di esprimersi ancora.
    In questo momento della mia vita, per l’esperienza (di dolore) accumulata finora, la mia prospettiva sarebbe di poter esprimere la mia volontà sapendo che sarebbe legalmente tutelata e non superata dalla volontà di altri che con la mia vita non hanno mai avuto a che fare.
    Mi ha commosso leggere la storia di Richard Rudd e ho pensato a Piergiorgio Welby. La libertà personale credo dovrebbe essere inviolabile. Ciò che accende la responsabilità di chiunque si trovi accanto a chi vive una tale esperienza mi pare sia quella di offrire tutto il proprio calore affettivo affinché la scelta, qualunque essa sia, sia la più consapevole possibile. Devo poter volere che mi stacchino la spina non perché sono insopportabili la solitudine e l’angoscia della condizione, ma perché, nonostante tutta la vicinanza possibile di persone care, io percepisco quella condizione come non corrispondente alla vita. In fondo, a quel punto, sono già morta.
    iside

  2. Grazie Iside ; condivido ciò che dici e come lo dici anche più . un saluto 🙂

  3. Grazie, Ale,un tema davvero estremo, su cui, credo, sia davvero difficile legiferare in modo troppo rigido e schematizzante. Molto lascerei alle scelte personali e alla riflessione dei familiari, illuminata, per quanto possibile, dalle opinioni dei medici curanti.
    Un abbraccio a te, a Iside, e a Luca.
    Marco

  4. Ringrazio anch’io Iside per il suo articolato pensiero che condivido pienamente e ringrazio Marco per le giuste parole di sintesi su un tema così profondo. Speriamo e preghiamo che i nostri angeli custodi ci assistano sempre nelle decisioni cruciali illuminando i percorsi e le direzioni del nostro viaggio terreno.
    Un affettuoso saluto a tutti

  5. Grazie per l’apprezzamento e soprattutto per la condivisione su un tema tanto delicato.
    iside
    PS: a Luca grazie anche per lo smile che io invece non riesco mai ad inserire – sob!

  6. ❗ ciao Iside , clicca sullo smile e ti appare il corrispettivo della tastiera. poi quando invii il testo appare lo smile 🙄 🙄
    Almeno credo..

  7. Grazie Luca per il suggerimento informatico ma temo ci sia qualche “folletto” nel mio pc perché pur cliccando sullo smile in realtà il corrispettivo della tastiera non era tradotto nella faccina. Adesso ci riprovo 🙁
    iside
    ps: chiedo scusa per queste prove tecniche dentro un post così importante 😳

  8. Ho letto e riletto il post e gli interventi ed ho avuto una grande difficoltà a lasciare emergere la radice di un pensiero sensato in me.
    Mi sento coinvolta per diversi motivi, ma, fortunatamente non sono COINVOLTA PERSONALMENTE.
    La mia decisione su me stessa è analoga a quella presa da Richard prima dell’incidente.
    Sino a tre anni fa, essa derivava dal percepire disumana, e quindi a buon diritto personalmente RIFIUTABILE questa condizione di NON VITA ed avrei sottoscritto senza esitazione tutte le parole di Iside. Oggi metto in discussione le conclusive “…nonostante tutta la vicinanza possibile di persone care, io percepisco quella condizione come non corrispondente alla vita. In fondo, a quel punto, sono già morta”.

    Pur consapevole di: sapere di non sapere ma di CREDERE DI SAPERE ho cercato di andare al fondo di questa decisione, che in me permane identica: credo di ritenere opportuno, allo stato attuale della nostra società, per il peso che grava sulla famiglia “che mi stacchino la spina”. Desidererei solo che tutti i miei familiari avessero il tempo di rileaborare il loro distacco, LA LORO SEPARAZIONE DA ME, la decisione di lasciarmi andare IN/nella PACE.

    Cerco di spiegarmi: io ora amo finalmente la mia vita e così mi pare di essere pronta a lasciarla PER DONO.
    A 65 anni mi pare di aver assolto al mio compito e mi sento, sostanzialmente felice e quindi posso anche passare oltre. E’ come se mi fosse stato necessario giungere a percepire questa RADICE iniziatica CONCLUSIVA del senso della mia vita per potermi sentire libera di lasciarmi all’eterno.

    Che dirti Ale, come si risolvono i problemi ( anche economici) in famiglia: quali priorità? Condividendo e donando quello che si ha, liberamente, da sè stessi; se necessario anche la vita.

    A Guzzi ed a tutti voi chiedo sia nel particolare ma anche più in generale:
    – quale il principio di una possibile convivenza civile che possa andare OLTRE L’IMPOSIZIONE della norma (della legge) DEL LIMITE? se non quello che sta nascendo a fatica in ciascuno di noi, come nuova umanità?

    – come renderlo socialmente applicabile? come si possono promulgare “leggi giuste” che inducano la LIBERTA’DI AMARE? Che rendano un gesto: “lo stesso eppur diverso” ?

    Ho come la confusa percezione che sia proprio in questo “lo stesso eppur diverso” il nocciolo della questione.

    ciao a tutti
    Rosella

    grazie anche da parte mia Luca 😛 😛 😛

  9. Vorrei inoltre segnalare un film, mi sembra pertinente al post, molto bello sul rapporto tra l’uomo e la morte del 2004 che tratta il tema dell’eutanasia e mi aveva particolarmente colpito. Si tratta di “mare dentro” di Alejandro Amenábarche che ancora oggi mi fa tanto pensare
    È tratto da una storia realmente accaduta molto commovente e coinvolge sia per l’intensità dei dialoghi sia per la toccante poeticità di sfondo.
    Un saluto fabio

  10. Alessandro C. dice

    Sono rientrato solo ora ed ho potuto leggere i commenti per i quali vi ringrazio tutti.

    In realtà anche per me è sicuramente fondamentale rispettare la volontà del soggetto interessato ma come abbiamo potuto vedere questa non sempre resta la stessa.

    Chissà quante volte è accaduto che in quei momenti ci si attacchi alla vita più di prima e magari la volontà espessa in precedenza non è quella desiderata.

    Auspico un maggior impegno nello sperimentare nuove forme di comunicazione che ad esempio possano registrare anche dei minimi cambiamenti, rilevabili con l’ausilio di strumenti adatti,in risposta a sollecitazioni o domande precise .

    Certo sarà costoso ma in me è sempre più forte la convinzione che un modo per comunicare con chi è ancora in vita c’è…..sta a noi trovarlo.

    Ale C.

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