Osservazioni sul dibattito tra Marco Guzzi e Umberto Galimberti, ovvero come liberarsi dell’Ego e non finire in manicomio

Commenti

  1. Carissimo Antonio, che testo! ci vuoi proprio mettere alla prova!
    Grazie.

    Invito tutti noi a fare un piccolo sforzo e a leggere con la dovuta attenzione queste parole, in quanto mi pare che tocchino i punti cruciali di questa fase storica ed esistenziale che viviamo.

    Hai intanto centrato perfettamente le 2 visioni alternative del nichilismo che abbiamo tentato di rappresentare.

    Ma il punto su cui vorrei soffermarmi è il passaggio dall’io in conversione all’io in relazione, un passaggio che stiamo approfondendo proprio in questi mesi in tutti i Gruppi.

    Nel silenzio dello stato di presenza, nel vuoto di ogni rappresentazione, è un atto libero dello spirito, è l’adesione di fede alla Rivelazione di Dio in Gesù, che ci trans-loca nell’io in relazione.
    E’ molto importante sottolineare questa mediazione indispensabile della Rivelazione e del nostro affidamento di ascolto alle parole di Cristo, per non cadere, come dici, in una nuova e più sottile forma di egocentrismo spirituale.

    In tal senso la nostra esperienza nei Gruppi è radicalmente cristo-centrica, e differisce perciò dalle altre esperienze spirituali non cristiane, proprio in quanto lo stato fondamentale dell’io in relazione (da cui poi fiorisce la nostra Nuova Umanità cristiforme) non è altro che la coscienza umana illuminata dalla fede, trasformata dall’azione dello Spirito di Gesù.

    Un grande abbraccio, e ancora grazie.
    Marco

  2. E’ necessario ACCOGLIERE riconoscenti e GRATI il presente.

    Riconoscere con il cuore è gioia che UNIFICA LA MENTE nelle sue buone ragioni agite nell’innalzare UN OSANNA al Figlio: nella vita che vive.

    Indifferenziato è il figlio d’uomo che nasce… concepito da altri….
    Indifferenziato è colui che s’innamora degli occhi belli di una Zingara…
    indifferenziato è colui che libera il proprio eros nell’arte….

    bene e poi? come accade che la follia di Dio entra in noi facendoci dono di superare la pura umana della follia?

    Accade come sta scritto: noi siamo al punto in cui: tutto è vano, nulla ha senso… la Maddalena cerca un corpo da imbalsamare ed i discepoli di Emmaus trascinano i loro piedi nella polvere su vie sensa senso; però hanno una caratteristica particolare: HANNO IL CORAGGIO DI PERMANERE NELLA LANDA DESERTA, il luogo della desolazione e del nulla.
    Non hanno risposte, non hanno speranza, non cercano neppure più “un senso” forse Maria di Magdala è un passo avanti (… forse è per questo che fu la prima?) cerca UN CORPO non uno spirito, cerca un corpo ma DA ONORARE così come si onorano i morti.

    Ebbene sia dalla Maddalena che dai discepoli di Emmaus, Gesù Risorto non è riconosciuto, se non al momento in cui lui spezza il pane (il corpo?) o chiama per nome “Maria” E POI SCOMPARE.

    Scompare, se ne va da un’altra parte, lasciando però nel cuore dell’altro, un dono particolare e preziosissimo: UNA GIOIA che pare inestinguibile, analoga nel PROPRIO ALTRO DA SE’ , come l’INDIFFERENZIATO nel concepimento nell’innamoramento nell’arte…), un’ energia, un fuoco (un roveto ardente) UNO SPIRITO che va riconosciuto : LA FEDE altro non è che l’esperienza indifferenziata DELL’AMORE sperimentato, e va riconosciuta, ed agita, soprattutto AGITA.
    La fede altro non è che UN DONO che necessita di essere gustato,CONOSCIUTO, riconosciuto ed agito NELLA FIDUCIA nella vita presente.

    Che resta ora da fare se non: ricominciare?
    Sia la Maddalena che i discepoli si ritrovano con un SENSO NUOVO DELLA VITA che è GIOIA PIENA CHE LIBERA un desiderio estremo di felicità .
    UNA FOLLIA DI DIO appunto: un concepimento altro da sè ( altro dal padre e dalla madre, altro dall’innamoramento) e resta loro ancora una volta da agire un viaggio di ritorno, non già dalla morte alla vita, ma dalla vita al PARADISO TERRESTRE.

    Ora tutto questo è sempre capitato, in qualsiasi era, esattamente a coloro che si son trovati a DECIDERE DI PERMANERE in una landa deserta, sgomenti lì NEL loro PRESENTE senca cercare surrogati, di alcun genere.

    Secondo me il pregio di Guzzi sta nel fatto di proporre una sperimentazione, un’esperienza possibile accompagnandoci ORA nell’attraversamento dei deserti della nostra vita. Una sperimentazione di un progetto globale, proponibile a tutti, che forse andrà certamente rivisitato per metterlo a punto: ma è proprio una gran cosa.

    In fondo tutto questo sproloquio si può condensare in un rigo:
    IO MI FIDO DI TE perchè IO SONO TU CHE MI FAI (e si protebbe anche esemplificare graficamente in un punto UNA PERFETTA PURA COINCIDENZA )

    Desidero dire ad Antonio che mi sono meditata il suo scritto con infinito piacere, applicandomi con tutta la mia BUONA VOLONTA’, poichè è veramente difficile per me comprendere; ma mi sono sentita così attratta e grandemente motivata da aver perseverato: GRAZIE VERAMENTE; e anche se io parlo come posso, dal punto che mi è accessibile, credimi SONO PROPRIO CONTENTA: grazie ancora!
    Ciao a tutti
    Rosella

  3. Andrea Vitolo dice

    Grazie Antonio per questo bellissima e interessantissima riflessione. Mi riprometto di rileggerlo, come merita, con più calma.

  4. Ho ascoltato con grande coinvolgimento il dibattito Galimberti-Guzzi sul nichilismo e ho letto con grande interesse questo post e i commenti. Aggiungo questa considerazione.
    In questo momento di lutto, molte delle persone, anche praticanti, che mi esprimono condoglianze, concludono dicendomi: ti riprenderai, tu hai la fede. Si esprimono come se la fede fosse qualcosa di stabile, che si possiede come si ha una casa, unP.C., un abito. Per me non è così e talvolta cerco anche di chiarirlo a me stessa e di comunicarlo. Lo stato dell’io in relazione, secondo il linguaggio guzziano, è una condizione da riconquistare ogni giorno con impegno, fatica e gioia insieme. Occorre passare attraverso la carne e il sangue della nostra vita quotidiana, sempre vigili in ogni rapporto, in ogni scelta, accettando di attraversare anche momenti di pianto e disperazione, ansia e tormento, con il sentore sempre in qualche modo presente, che non prevarranno, che il nichilismo è una via sbarrata, perché senza senso.
    Troppo spesso, nella catechesi e nella pastorale ordinaria, si presenta il credere come qualcosa di facile, che risolve molti problemi vitali. E’ più facile e forse talora più gratificante non approfondire, restare nel solco della tradizione, se non dell’abitudine. Per me non è così, preferisco essere inquietata ogni giorno prima di tutto dalla parola del Vangelo, spada a doppio taglio e poi da quelle delle persone che incontro sul mio cammino di vita. Mariapia

  5. grazie MariaPia
    un abbraccio
    Rosella

  6. Antonio F.A. dice

    @Marco: son contento che questa mia riflessione si intoni al lavoro che state portando avanti nei gruppi. Si vede che, in questa fase in cui sono impossibilitato a parteciparvi, mantengo con voi tutti una sintonia sotterranea 😛
    @Mariapia: è proprio come dici, la terribile serietà del credere spesso sfuma nella maschera superficiale di una fede psichica, che non impegna l’esistenza. Sono stato per anni catechista, e devo dirti che il problema più grande è passare da un livello dottrinario/ideologico (non importa se di stampo conservatore o progressista) a uno mistagogico/iniziatico.
    @Rosella: è vero, bisogna saper sostare nella mondo, a volte saper cercare un corpo morto, per fare l’esperienza, come la Maddalena, del sorpassamento di ogni nostro desiderio. Però non credo che questa realtà creata sia solo desolazione, distorsione e morte: il mondo dell’esperienza è soprattutto ambiguo; ora vediamo come in uno specchio e in maniera confusa…
    @Andrea: me so’ ‘mparato a postare, hai notato? :mrgreen: e mo’ chi me ferma?
    Un caro abbraccio a tutti!

  7. Enrico Macioci dice

    Bellissimo pezzo, Antonio.
    Ho visto il video, densissimo. La tua riflessione lo è altrettanto.
    Trovo particolarmente stimolante la questione dei simboli, di questi tramiti fra l’io e l’alterità dell’io stesso, in fondo. La loro ambiguità, che tu ben metti in luce, è insidiosa oltre che “necessaria” (in questa dimensione terrena); e se noi li intepretiamo egoicamente potrebbero condurci in effetti persino alla follia.
    Il discernimento che i gruppi insegnano e imparano risulta essenziale, e quindi tutto torna in quest’attività molteplice di darsi pace: il piano intellettivo, quello emotivo e quello mistico, per dir così.
    Un abbraccio, e grazie per questa lezione di teoria e di pratica.
    Enrico

  8. Antonio F.A. dice

    Caro Enrico, rileggendo il mio articolo mi sono reso conto che riecheggiava vecchie lezioni e pensieri pensanti, già abbondantemente pensati dall’occidente. Un po’ tutta l’intelligenza medievale di matrice platonica, da Agostino a Bonaventura, passando da Alano di Lilla, aveva costruito una comprensione simbolica della realtà: “omnis mundi creatura quasi liber et pictura nobis est et speculum” (Alano di Lilla)
    In generale avverto la questione della simbolica come una questione cerniera fondamentale, capace di salvaguardare i buoni diritti della realtà e insieme di non cedere di un solo passo a ogni genere di immanentismo, di natura fondamentalistica o materialistica che sia.
    un autore che trovo molto stimolante in proposito, e a cui devo tanto, è Paul Ricoeur.
    Ciao!

  9. Caro Antonio,
    sai, sono proprio stupita!
    Ieri sera rispondendo a Domenico che mi percepiva un po’ giù di tono nel post di Gabriella, portavo a testimonianza del mio stato di pacificazione e di benessere, ciò che avevo scritto nel tuo… .
    E che sarà mai?
    Tranquilli! sto bene, sono lieta e questo è un buon momento per me.
    Un abbraccio di cuore a tutti
    Rosella

  10. Grazie Antonio, è un testo ricchissimo che merita attenzione e mi sembra il giusto compendio dell’interessantissimo confronto in video tra Marco e Galimberti. Lo leggerò con piacere.

    F.

  11. Grazie Maria Pia, per quanto fastidioso,per me, il tuo messaggio lo trovo utile e infine confortante

  12. Ho stampato e letto con calma questo bellissimo post. grazie, Antonio. Massimo c

  13. Walter Mutton dice

    Anch’io ho visto il video della conferenza di Misano e ho pure più volte riascoltato con l’mp3 (ormai diversi giorni fa)questo bellissimo dialogo. Grazie e complimenti anche ad Antonio per la sua riflessione e a tutti gli interventi seguenti.
    Una piccola precisazione-domanda: Galimberti parla di menzogna bimillenaria, ma se non ho capito male Marco intendeva qualcosa di più, cioè sosteneneva che il nichilismo porta a rivelazione, smascherandola, l’illusorietà e l’ipocrisia di una civiltà occidentale ormai planetaria fondata principalmente sul pensiero razionale rappresentativo e oggettivante che germoglia nella storia ancor prima della nascita di Gesù; e che che quindi ad essere posti in giudizio non sono sono solo i due millemmi dell’era cristiana e della sua cultura. Sono incompetente e chiedo se possibile un lume.

    Grazie a tutti, intervengo poco, ma appena possibile vi leggo molto e con grande piacere

  14. Carissimo Walter, hai perfettamente ragione.
    Heidegger indica nell’alba del pensiero greco l’inizio di quella dimenticanza dell’essere che noi potremmo chiamare pensiero egoico-logico.
    Ma in realtà questo oscuramento è ancora più antico, forse è addirittura originario, forse cioè coincide con quella Caduta che ci ha collocati in questo mondo intrinsecamente pregno di morte e di menzogna.
    In tal senso l’evento dell’Incarnazione è la vera svolta, che però è stata in gran parte interpretata ancora in senso egoico, è stato cioè, almeno in gran parte, ancora l’uomo vecchio che si è impossessato di contenuti cristiani.
    Questa ambiguità OGGI viene in luce, e si apre perciò una nuova stagione della storia della salvezza.
    Un abbraccio. Marco

  15. Ciao Antonio.Ho ascoltato con grande interesse il dibattito Guzzi-Galimberti e sono rimasto affascinato dal racconto del nichilismo e dalla prospettiva di rinascita del primo.Ma mi chiedo:è possibile praticare questa via senza essere o non sentirsi cristiani?Vorrei approcciarmici ma mi mancano le categorie per comprenderlo.
    Grazie.Spero che qualcuno avrà la pazienza di spiegarmi.

  16. Caro Alberto, il cammino dei Gruppi Darsi pace è aperto a tutti, credenti o non credenti o altrimenti credenti, noi tentiamo di realizzare la verità concreta di alcuni misteri, partendo dalla condizione agnostica o a-tea dell’uomo contemporaneo. Ciao. Marco

Inserisci un commento

*