Galimberti e Guzzi in dialogo: Sul nichilismo

Commenti

  1. La speranza non attiene al futuro ma all’invisivile

    Prima la circolarità del tempo greco
    Poi la linearità del tempo storico giudaico cristiano
    ORA perchè non ascoltare l’evidente pregnanza DEL NOSTRO TEMPO INTERIORE , che comunque sia agisce nei suoi automatismi inconsci “prendendoci la mano”, come fossimo burattini?

    A me pare che esso ci disveli rivelandocelo un CONTEMPORANEAMENTE inscritto psichicamente nella nostra carne tramite le emozioni che si fanno parola.

    Così da poter addivenire a riconoscere la vita come essa è, coniugando il dentro ed il fuori, il tutto nel frammento ed il frammento nel tutto in un tempo nel quale “la speranza non attenga al futuro ma all’invisibile”, come indica Panikkar.

    Un presente sempre Presente e contemporaneamente evolutivo? che ha quindi nell’eternità stessa del proprio seme il principio (e la fine? – ma se eterno ed evolutivo?)IL SENSO,LO SCOPO e IL FINE.
    ciao
    Rosella

  2. Carissima, questo mistero di un Presente che è al contempo Principio e Fine, non è lo stesso mistero di Cristo?

    La nascita della Nuova Umanità non è proprio l’Eterno che si fa Tempo in un momento preciso del tempo, duemila anni fa, affinché ogni ORA possa essere invasa dall’Eterno, lungo una traiettoria che porta tutto al compimento, già adesso (nel frammento) in qualche modo attinto?

    Questa esperienza mistica del tempo e del suo Senso, credo anch’io che segni una nuova epoca della storia, un’epoca messianica, più consapevolmente messianica, e cioè più trasformativa, perché più impregnata dallo Spirito di Dio.

    Lavoriamo per questo. Marco

  3. Grazie Marco.
    Senti, se non è troppo fuori tema, puoi darmi una definizione semplice di chi è: PERSONA?
    Non comprendo una cosa, pur avendo vissuto tutti gli anni della mia vita, con un interesse primario, quello di osservare LA RELAZIONE tra le persone, non comprendo come mai lo Spirito Santo sia definito persona.
    ciao

  4. Carissima, ma che belle domande a prima mattina….
    Mi limiterei a dire che per noi è persona un soggetto cosciente di sé, capace di volontà libera, di intelletto, di sentimenti, e quindi in grado di entrare in relazione con un’altra persona.
    Ciao. Marco

  5. Antonio F.A. dice

    In effetti Rosella la domanda che poni, su perché lo Spirito Santo sia definito Persona, merita una risposta lunga e articolata. Certo non da commento a un post. Ti offro però una sintesi sinteticissima che io stesso ho provato: lo Spirito Santo testimonia il costante sbilanciamento fuori di sè, verso l’Altro, del Padre e del Figlio. Come dire che la relazione unitaria tra il Padre e il Figlio non si chiude in sè stessa, ma “procede” dal Padre e dal Figlio verso un Terzo. Questo è per esempio il punto di vista di Pietro Abelardo, che nello Spirito Santo coglieva il principio dell’autocomunicazione ad altro, ad extra.
    Ciao!

  6. grazie Marco,
    penso che mi basti per andare oltre.
    Adesso “ci dormo su” mentre sfaccendo per casa…
    Sarà mica che faccio bucato e penso ad altro per non vivere IL MIO PRESENTE? (così SI DIFENDE la casalinga. Meditate gente, meditate…)
    Ciao e buona giornata a tutti
    Siate lieti
    Rosella

  7. Grazie Antonio,
    non avevo letto il tuo contributo, lo lascio calare in me e poi, ti saprò dire che ne ricavo.
    Io amo molto ricercare in me stessa e da me stessa le mie risposte, e poi, se possibile, condividerle per un confronto.
    Ti abbaraccio
    Rosella

  8. Condivido quello che credo di aver compreso circa ciò che possa significare per noi “essere spiriti” e per lo Spirito “essere persona”.

    Lo Spirito è persona in quanto s’incarna CONTEMPORANEAMENTE procreando CONCEPENDO il Figlio; e nel Figlio L’UOMO E LA STORIA
    La storia si compie nel “contemporaneamente” (oppure: ora non è in atto) e si compie contemporaneamente “così in cielo come in terra”.
    Lo Spirito Creatore è colui che PROCEDENDO NELL’AMORE dal Padre e dal Figlio, RICREA ricreando NEL FIGLIO stesso: la materia, del cosmo, dell’uomo e LA STESSA STORIA.

    La mia meditazione, è iniziata proprio dallo “sbilanciamento fuori di sè verso l’altro”, che noi esseri umani, sperimentiamo nell’innamoramento, il quale trasfigura NELLA COSTANZA le qualità vere e proprie DELL’AMORE che SI FA PERSONA (cosciente di sé, capace di volontà libera, d’intelligenza, di sentimenti, e quindi in grado di entrare in relazione con un’altra persona.) e diviene procreatore
    Secondo me il nostro concepimento è di gran lunga emotivamente più travolgente di qualsiasi sublime innamoramento possiamo sperimentare nel transito terrestre. Ovviamente non pretendo che questa mia visione possa essere corretta o condivisibile, è solo una riflessione personale, fatta ad alta voce. Così come ritengo che il processo d’individuazione che ne consegue necessiti, in una qualche misura, della separazione. Di una spada che ferisca; ma, che pur FERENDO, separi… CIRCONCIDENDO? per poter FARE RITORNO al Padre.

    Marco, Antonio
    grazie e ciao.
    Rosella.

  9. Paola Balestreri dice

    “Sarà mica che faccio bucato e penso ad altro per non vivere IL MIO PRESENTE? (così SI DIFENDE la casalinga. Meditate gente, meditate…)”
    Cara Rosella, che bella testimonianza di una centratura nell'”unica cosa che conta”!!! e di una sintesi tra Marta e Maria!!!
    Oggi cercherò di non preoccuparmi e di non distrarmi con molte, troppe cose, magari anche relative ai gruppi “Darsi pace”, e di vivere l’irruzione dello Spirito nel Presente.
    Grazie delle tue condivisioni sempre così profonde e sincere.
    Una buona giornata a tutti!

  10. Grazie Paola,
    che tu ci creda o no, non mi ero mai accorta dell’altro lato della medaglia, quello che mi hai rimandato tu.
    Io lo vivo veramente come(in parte, solo in parte) un problema; poichè talvolta sono così assorta che, quando ho davanti “a caso” Gianni, fatico poi a vederlo e vivo proprio questo piacere, come un limite (talvolta, solo talvolta).
    Mi pare di sentire una voce che dice: misura, INCARNARE LA MISURA.
    Buona giornata a tutti
    Rosella

  11. “….Gli uomini che hanno saputo vegliare durante la notte,dovranno andare incontro a coloro che forse appariranno nel nuovo mattino.”(Hugo von Hafmannsthal)…..”Nessuno degli empi capirà ma capiranno i saggi”(Dan.12,10)

  12. ciao Michele,
    sono contenta che ognitanto ti affacci al blog. Questo che hai postato mi risuona enigmatico: E VA BENE COSI’! almeno ho qualcosa a cui pensare… .
    Ti abbraccio
    Rosella

  13. Cara Rosella parlare di nichelismo per me è chiedermi come Isaia “Sentinella a che punto è la notte?” Shomer,ma millailah?(Isaia21,12),per me immerso in questa notte di cui non so se vedrò il mattino,e restare come posso,legato alla speranza che Dio abbia ancora nelle sue mani una carta da giocare,una carta capace di sorprenderci(….)Se possiamo sperare questo è perchè nella nostra vita fatta di perdite e destinata a essere perduta,ci è stato fatto intravedere un barlume di ciò che potrebbe essere.La nostra speranza implica la possibilità di una “restituzione”di ciò di cui abbiamo forse persino dimenticato l esistenza,ma che ci ha toccato,sfiorato,almeno qualche volta,almeno una volta.Questo cara Rosella e il mio pensiero sincero.

  14. Grazie Michele,
    non POTREBBE ESSERE che:

    “quel barlume di ciò che potrebbe essere”

    sia già stato?
    e sia anche ora in essere?
    per IL FATTO STESSO
    d’esser stati CONCEPITI
    e d’esserlo tuttora
    mentre stiamo
    (filosofeggiando)
    nel CONTEMPORANEAMENTE?

    Michele, spero con tutto il cuore, che tu ti sia regalato l’oppurtunità di frequentare il telematico…
    Un abbraccio

  15. Un’osservazione.
    Mettersi all’ascolto del dio può veramente portare alla follia, come dice Galimberti.
    Non pensiamo che ciò che viene dal Dio, dall’altro da noi, sia solo pacificazione, perché mettersi all’ascolto è anche perdersi nell’ascolto, e questo perdersi può portare alla dissoluzione dell’io.
    Ma questo io, tanto demonizzato, è quello che ci permette di vivere, non è solo una scarpa vecchia da buttare via.
    Mettiamoci pure all’ascolto, ma per mettersi all’ascolto bisogna anche aver raggiunto una solidità interiore fortissima, perché sennò rischiamo veramente di venir spazzati via e di perderci nella frammentazione.
    Nietzsche, quando è impazzito, si firmava in ogni lettera con un nome diverso: Dioniso, Crocifisso, Astu… è questo il rischio che corriamo, non è un rischio da nulla.
    Rimbaud ha sentito in maniera assolutamente tragica e disperata questo ascolto, Holderlin è impazzito…
    Credo, in conclusione, che abbandonare l’io sia una cosa veramente da pochi, e molto pericolosa.

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