Lampi – Un’Europa in assenza dell’Uomo: cosa sperare?

Commenti

  1. Filomena Bernocco dice

    Grazie per la tua visione chiara, ampia, convincente, intus-ligente
    Grazie per la forza della tua inesausta speranza nelle capacità dell’uomo di ri-nascere nuovo, integro, creativo, in rapporto vero e nutriente con Cristo e tramite Lui con il Padre Nostro

    grazie
    Filomena

  2. caro Marco,
    la questione sociale e politica, nazionale ancor prima che europea per me è talmente al di sopra delle mie possibilità, che la tentazione è quella di rimuoverla.
    Non mi riesce di SPERARE circa il futuro della nostra società, ritengo che siamo alla caduta dell’impero; quindi, quasi automaticamente piombo in una disperazione di tipo egoico e per non soccombere, lavoro su più fronti..

    Interiormente rielaborando tramite l’integrazione dei tre livelli, secondo il metodo dei gruppi, giungendo sino alla gioia, ed esteriormente, rivivendo la memoria storica, delle traversie della mia famiglia e di come siamo sopravvissuti giungendo sino ad ora e all’ultimo nato.

    Questo mi consente di mantenere relazioni serene con i miei cari, e con le persone che mi sono prossime, per poter loro infondere fiducia; ma E’ UN PO’ COME VIVERE NELLE CATACOMBE.

    Di fatto sono una persona più positiva, ed una madre migliore ora di quanto non lo fossi anni fa, da depressa.
    Devo riconoscere che anche l’aver interiorizzato il concetto che l’uomo è quella parte di universo cosciente di sè, mi ha aiutato a ricomporre la mia dignità: materiale e spirituale, in quel famoso percorso di: CHE C’ENTRO IO COL TUTTO?.
    Questo insieme “strategico” mi dona un più ampio respiro e mi consente di spegnere quotidianamente l’angoscia che m’invade senza lasciarmi sopraffare, ma: come è difficile amare la vita REALMENTE …

    Grazie per questa opportunità che ci offri (offrite) di seguire i corsi telematii consentendoci di vivere più sereni, nonostante tutto quel che accade.

    Un abbraccio
    Rosella..

  3. Carissima, mica male questo tuo sistema “integrato”, mi sembra un’ottima via per attraversare il guado storico.

    Anche se siamo alla fine dell’Impero, come dici, possiamo lavorare già per i prossimi scenari.
    Pensa, ad esempio, a san Benedetto, che proprio nel bel mezzo del crollo di un’intero sistema di mondo, si raccolse in se stesso, elaborò una forma nuova di vita, e dalla sua caverna irradiò, con alcuni compagni, per tutta l’Europa una fede che seppe farsi nuova cultura.

    Noi ci troviamo in una falda storica ancora più profonda, ma la speranza può essere paradossalmente ancora più forte, se la radichiamo nel mistero di Cristo, che è l’Uomo Nuovo già vivente, già vincente, già sovrano: IO ho vinto il mondo!
    E che ci sta mostrando, nella catastrofe del vecchio sistema, che l’unica alternativa evolutiva è la forma di umanità che lui ha inaugurato.
    Un abbraccio. Marco

  4. caro Marco,

    grazie per le tue parole a cui desidero corrispondere in modo LUDICO, giocare mi soddisfa REALMENTE.

    – San Benedetto e quel che segue: “Noi ci troviamo in una falda storica ancora più profonda, ma LA SPERANZA PUO’ ESSERE paradoossalmente ANCORA PIU’ FORTE, se la radichiamo nel mistero di Cristo, che è l’Uomo Nuovo già vivente, già vincente, già sovrano: IO ho vinto il mondo!”

    possiamo affermare esplicitamente: incarnato nato morto e già RISORTO!

    ” che c’entro io col tutto?” – “Maschio e femmina li creo'”

    CHE CENTRO !!! io col tutto TECNICAMENTE procreando…

  5. Interrogarsi sulle possibilità della fede,fantasticare su come le cose potrebbero essere appartiene alle civiltà museali come la nostra,che non creano più nulla perchè non hanno più alcuna certezza.E nessuna certezza si consegue a partire dal dubbio.Credo in Dio,credo tutto quello che la Rivelazione bibblica sua parola dice di lui,e lo credo nelle forme in cui tale rivelazione mi è stata proposta dalla tradizione alla quale appartengo.Credo,ma proprio questo mi obbliga a constatare la disperata incompatibilità fra ciò che Dio annuncia e promette e i fatti che da millenni continuano a smentirlo.

  6. “Credo,ma proprio questo mi obbliga a constatare la DISPERATA INCOMPATIBILITA’ fra ciò che Dio annuncia e promette e i fatti che da millenni continuano a smentirlo.”

    caro Michele,
    anche la mia prima lettura è analoga alla tua; poi però mi domando: “ma, allora IO in checosa posso credere? in checosa credo realmente?”.
    E’ a questo punto che in me inizia la conversione dello sguardo, e lo compio ogni volta che mi sento trascinata nel baratro e sempre nuovamente.Per accostarmi alla risposta mi necessita osservare ed ascoltare il mio LIBRO incarnato, quello della mia storia umana, quello della mia vita.
    Come la parola scritta nella Bibbia è incisa nel mio cuore; come fosse scisso in due, DUE TAVOLE di pietra, e la tentazione è analoga a quella di Mosè davanti al vitello d’oro: ma, nella Sua misericordia Lui continua a donarci personalmente IL SUO CODICE “vitale”.
    Non solo, ascoltando quel che accade in me, senza giudicarmi troppo severamente, mentre imploro il Suo perdono, per la mia incredulità: “Signore io credo! accresci la mia fede”; riscopro anche quale sia il mio compito in questo transito terrestre, ciò che DIO DESIDERA IO SIA; e come corrispondervi nel quotidiano con la forza della tenerezza… che è un duro lavoro su di sè.
    Stante la crisi, auguriamoci di saper lavorare alacremente, nella GIOIOSA SERENITA’ della pace.
    Buon anno a tutti
    Rosella

  7. Non so se in questo momento della mia vita più che in altri, ma sento di particolare sollecitazione ciò che Michele scrive: “Credo,ma proprio questo mi obbliga a constatare la disperata incompatibilità fra ciò che Dio annuncia e promette e i fatti che da millenni continuano a smentirlo.”
    La discrepanza tra la promessa di una vita buona e la sua non realizzazione nella storia mi pare sia un punto nodale su cui la nostra fede, da cristiani, è messa a dura prova. E così oscillo tra momenti in cui protesto l’ingiustizia di un bene che mi pare sottratto e momenti in cui riesco a guardare a Gesù di Nazaret che dice a me ciò che ha detto a Giairo: “Non temere, soltanto abbi fede e sarà salvata” (Lc 8,50). Per me queste parole di Gesù sono credibili, e cioè hanno valore di vita, proprio perché egli le vive fino in fondo, fino sulla croce dove, nella definitività storica della morte, continua a dire Abbà e a porre gesti di cura. Perché sono proprio i gesti di tenera cura verso gli uomini e le donne che incontra che tengono desta la mia speranza. Attraverso la vicenda storica di Gesù di Nazaret, dove l’umano e il divino si intrecciano in modo inedito, Dio mostra il suo volto univocamente di Padre e se questo divino cerca una relazione con la libertà di ciascuno, il volto di Dio nella storia potrà essere visto soltanto attraverso la testimonianza di chi, consapevole o no, si lasci diventare opera di dedizione.
    E allora sento la responsabilità che abbiamo, proprio come cristiani, di porre gesti di cura verso coloro che ci stanno accanto per tenere accesa (anche) la loro speranza. Ogni volta che disattendo la corrispondenza con la promessa, e divento deludente, so di farmi ostacolo a quella sua parte realizzabile fin da ora. E allora ricomincio da capo, perché, con il salmista, confido nella misericordia del Signore.
    iside

  8. La discrepanza, tra la promessa e i fatti, mi sembra proprio che dipenda dal nostro sguardo, troppo spesso oscurato.
    La mia piccola e fragile fede oscilla e si nutre di dubbio.
    So che, se procedo sul cammino, magari tra 1000 anni o 10.000 incarnazioni, anche io contemplerò “i cieli aperti….”.
    Nel frattempo, de profundis, “mentre imploro il Suo perdono per la mia incredulità, riscopro anche quale sia il mio compito in questo transito terrestre,… e come corrispondervi nel quotidiano con la forza della tenerezza… che è un duro lavoro su di sè”. “E allora sento la responsabilità che abbiamo….di porre gesti di cura verso coloro che ci stanno accanto per tenere accesa (anche) la loro speranza”. Grazie Rosella e grazie Iside!

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