Comunicazione & Eventi

Commenti

  1. Ho cominciato a partecipare fisicamente ai Gruppi di dP al loro dodicesimo anno di vita: fine di un percorso, inizio di nuova definizione.

    Mia madre mi mise al mondo a 41 anni, oggi non meraviglia questo dato, ma 58 anni fa non era come oggi.

    Essere sul limite connota la mia esistenza.

    L’esperienza che vivo in dP mi fa sentire a casa: il mistero si fa presente.

    Allora il desiderio è allargarlo, condividerlo con altri.

    Lascio che il Vento gonfi la vela.

    Giuliana

  2. Alessandro Ciarella dice

    Ciao Giuliana, posso dire che la tua è proprio una vela che da piacere agli occhi così gonfia e ben impostata.

    Esserti compagno di navigata anche se da distante da coraggio.

    C’è tanto da fare in e out ma la buona compagnia alleggerisce l’impegno, grazie e buon viaggio.

    Ale

  3. Caro Ale,
    In linea di massima sono completamente d’accordo con te e di fatto sino al Dicembre scorso, ho agito spontaneamente , come ora viene indicato.
    In questo momento però ho molte resistenze a permanere in tale atteggiamento.
    Queste resistenze probabilmente nascono in me proprio nell’approfondirsi del lavoro che smuove blocchi e richiede una maturazione ulteriore nella gratuità.
    In sintesi, più il lavoro va a fondo e maggiormente scompare in me il senso di appartenenza al gruppo e quindi la motivazione primaria alla sua diffusione.
    Ho cercato di condividere nel telematico questa mia difficoltà che comunque sia ancora permane.
    Per le persone come me, non frequentanti il gruppo fisico, l’uso del mezzo telematico è parte integrante del metodo e andrebbe osservato meglio anche in senso evolutivo/ trasformativo tale “mezzo” senza dare per acquisito checosa possa o meno, dare o favorire, trasformativamente nell’evoluzione dell’umano. … forse non solo dipendenza; e neppure semplice penetrazione dell’informazione nella globalità mondiale.
    Non interpreto nè giudico il silenzio, anzi ho proprio voluto provare a sospendere la sperimentazione su di me della condivisione tramite il dialogo nel blog (in questo blog) e non mi pare di aver notato alcun giovamento, ne personale ne che il blog stesso sia decisamente migliorato.
    Pur ritenendo che quello che viene proposto nel lavoro dei gruppi dP, tramite le tre pratiche, sia assolutamente valido e quindi che sia fuori discussione: “meglio seguire il corso, come fosse una lezione frontale, lavorando su di sè in solitudine, che non farlo”; resto della mia opinione: il silenzio, la non condivisione del lavoro che stiamo facendo, pur costituito più da opere che da parole, non favorisce il senso di appartenenza al gruppo stesso, ma forse mi sbaglio.
    Non avrei postato questo riscontro se non avessi letto le ultime parole di Lorenzo sulla graticola, postate da Paola.
    Ciao, a presto
    Rosella

  4. Alessandro Ciarella dice

    Ciao Ro, in tutti noi dp promuove delle reazioni in profondità ma non tutti siamo (come te) abituati a dargli voce ed io sono tra coloro che spesso non ci riescono.
    Una cosa però vorrei chiarirla meglio, io non vivo una appartenenza ad un gruppo anche se ne faccio parte attiva, assieme ad altri mi sento di vivere un cammino vero di liberazione profonda e questo è affascinante, necessario, rivitalizzante ma anche faticoso, doloroso e lento.
    Detto questo però mi rendo conto di quanto bene può fare a tanti e sento dentro di me una forte spinta a comunicarlo a tutti anche se capita di veder girare lo sguardo altrove.
    Per questo ritengo importante il gruppo per iniziare un cammino che però porta oltre . . . . . . . molto oltre.
    Quando mi capita di poter parlare di dp io non parlo dei gruppi ma degli effetti che il lavoro produce e quasi sempre si aprono dei varchi di vera e profonda comunicazione con l’altro che forse per la prima volta può sapere della nostra esistenza, questo è importante, far sapere che ci siamo e accogliamo tutti ma proprio tutti.
    Baci Ale

  5. caro Ale,
    questione per me complessa (in me complessa) sostenere e acquisire un senso di appartenenza CONSAPEVOLE.
    Un essere umano appena concepito e non ancora nato appartiene comunque sia al genere umano; ma, a seguire, nella vita di ogni giorno quel “fare”, che nel suo attivismo può distruggerci, nella sua integrità informa “il mio essere vivo” nella città dell’uomo, quelle braccia che sollevano il figlio.
    Ciò che intendo (ancora) sottolineare è che, tutto è buono nel lavoro interiore ma NOI CRESCIAMO NELLA CONDIVISIONE, poichè condividiamo una sorte comune: siamo spiriti immortali incarnati in una carne per ora mortale.
    Fare l’esperienza della nostra trasformazione, sperimentando una piccola resurrezione:” sono la stessa eppure diversa” cambia i miei rapporti con la vita reale, il mio rapporto di coppia e con coloro che incontro, in uno sguardo o con una stretta di mano… ma qui?
    Questo luogo telematico, che accomuna l’esperienza di tante persone che frequentano il lavoro dei gruppi da lontano, ha una sua specifica modalità d’incarnare la nostra trasformazione, oppure no?
    Perchè qui diamo per scontata la difficoltà? e non facciamo la nostra fatica quotidiana di una ricerca seria e di una osservazione puntuale.
    Io sono praticamente una analfabeta in tutto ma so, per grazia ancora, riconoscere un desiderio e non mi rassegno a metterlo da parte nè tanto meno ridurlo a bisogno.
    Questo per me è dare senso alla Vita, la mia e quella di altri ed insisto perchè ritengo che la rete sia importante nel nostro lavoro.
    In quanto a me il punto in cui sto (nonostante una estate piacevole e ventilata, qui al lago è così!) sono vicino alla graticola di San Lorenzo, come consapevolezza nell’appartenenza; ma ho tante di quelle resistenze: non mi piace, proprio non mi piace… neanche un po’!
    Continua ad essere dura, ma mi pare di venirne lentamente fuori.
    E lavoro sai? ci lavoro proprio!
    Ti abbraccio, ti ringrazio per tutto quello che fai. Sono lieta che tu sia un punto di riferimento sereno e stabile (quindi molto affidabile) per tutti noi e auguro a te ed alla tua famiglia buone vacanze.
    ciao
    Rosella

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