Nomadelfia – Entrare nel vangelo

Commenti

  1. Caro Ale,
    di ritorno dall’intensivo di Albino, mi accingevo a rileggere il post I “telematici”, per dare un riscontro a Daniela, quando ho avvertito un tuffo al cuore, un groppo alla gola e qualche lacrima di rimpianto.
    E sì, in me vi è un desiderio che il tempo non ha spento del tutto, e grazie a te sarà materia di lavoro, per chiudere amorevolmente questa vicenda che avevo rimosso, un piccolo contenzioso che non riconoscevo “ancora aperto” in me.
    Ho amato e lo ricordo ancora nella preghiera, il popolo di Nomadelfia.
    Molti anni fa, forse 25/28, famiglia al completo, siamo stati ospitati due volte presso di loro, per una intera settimana. I miei figli formalmente hanno ricevuto la loro prima comunione nella parrocchia di appartenenza; ma, realmente vi hanno partecipato a Nomadelfia.
    Io desideravo provare a viverci, ma se sei sposata la decisione deve essere condivisa, ed a Gianni pare mancasse qualcosa, per poter aderire a questo progetto.
    Penso che l’evoluzione della testimonianza del popolo di nomadelfia, che s’incarna anche nel cuore di alcune città, sia una vera ricchezza per tutti, oltre al messaggio che portano nel mondo con i loro spettacoli che sono parte integrante dei loro percorsi scolastici, molto vivi e particolari data la concezione unitaria della vita e dell’educazione della persona.
    Ti ringrazio molto per questo post (magari poi ti dico se riesco a fare un passo avanti nella coniugazione con Gianni. Si sa mai che spenga questo barlume di rimpianto) e mi unisco a te nell’invito a visitare questo popolo con occhio limpido e in ascolto; poichè, talvolta al primo impatto, la loro vita può appare così differente da sembrare irreale e fuori dal mondo.
    Un caro saluto a tutti i nomadelfi ed un abbraccio in un giro di danza.
    Con affetto, buona giornata a tutti
    Rosella

  2. Alessandro Ciarella dice

    E’ bello cara Ro sapere che anche tu hai vissuto le medesime emozioni quando ti sei imbattuta con Nomadelfia, sarebbe interessante sapere quanti conoscono questa realtà che interroga profondamente.
    In verità quello che talvolta al primo impatto può apparire e cioè che siano fuori dal mondo è ciò che più mi ha colpito; in questo mondo non è che mi ci ritrovo molto, troppo spesso mi sento fuori luogo per interessi, desideri, comportamenti e relazioni .
    Del resto tutto il lavoro che stiamo facendo ci chiarisce sempre meglio quanto distorta sia questa “realtà” nella quale siamo immersi e nuotiamo in cerca di approdi sicuri, ecco penso che sia proprio così grande la diversità di vita che ci mostrano da confermare le sensazioni del primo impatto, vivono questo mondo ma in modo nuovo, inedito, coraggioso, ricco e virtuoso quindi rappresentano un mondo diverso che deve anche attuare delle difese dalle influenze negative che continuamente gli giungono.
    Io mi sento dalla parte sbagliata e allora con tutte le forze mi impegno per trasformare la realtà ma quando vedi la cosa realizzata il cuore sussulta e ti senti a casa.
    Notte Ale

  3. caro Ale,
    negli anni ’85/86 la decadenza sociale non era così evidente, e noi non avevamo ancora elaborato nè riconosciuto un concetto di libertò che fosse realmente relazionale (per la verità anche oggi penso siano pochi a coglierlo nella sua integrità).
    “La libertà è relazionale” e si apprende nell’obbedienza, nel seguire un Altro: un popolo se necessario.
    “Obbedire” come ascoltare interiormente un desiderio che ti anima e quindi incarnarlo nella regola che ti è proposta.
    Ad esempio: qualunque fosse la tua professionalità pregressa, se chiedevi di fare parte del popolo dei nomadelfi, dovevi essere disponibile a fare ciò che ti veniva richiesto, forse ” totalmente altro” da quello che avevi sempre fatto.
    Anche per me non era concettualmente chiaro tutto questo, poteva sembrare irragionevole, ma vi aderivo per un anelito del cuore: Mi pareva una vita più sensata di quella che stavo conducendo, e desideravo provare per comprendere meglio questa diversità, anche se alla mia vita non mancava apparentemente nulla.
    Ti abbraccio e ancora grazie
    Rosella

  4. Carissimo Alessandro grazie, grazie!
    Anch’io, come Rosella, ho avuto un tuffo al cuore, ho avvertito una grande emozione.
    Nomadelfia, così come l’hai presentata, è la realizzazione di un sogno di autentica condivisione, di vera ‘fraternità’, e poiché c’è una Comunità a Roma e non distante da casa mia, conto quanto prima di andare a visitarli.
    So già che non bisogna idealizzare questa l’esperienza. Siamo nel ‘già e non ancora’ ed anche se Nomadelfia si avvicina forse un po’ di più al ‘già’ le ombre del ‘non ancora’ peseranno anche su di essa e da questo punto di vista forse una ‘coniugazione’ con Darsi Pace potrebbe essere di reciproco giovamento.
    Un grande abbraccio. giovanna

  5. Negli anni ’80, quando ero insegnante di pedagogia in un istituto magistrale. ho organizzato un gita di istruzione proprio a Nomadelfia. Volevo far conoscere ai miei alunni l’esperienza didattica di una scuola “ domestica” e anche quella di un nuovo modo di vivere in famiglia, di lavorare, di essere solidali .
    Eravano là una mattina di un giorno feriale piovoso. Ci ha accolto un Nomadelfo , ci ha dato delle informazioni essenziali , ha risposto alle nostre domande e ci ha fatto visitare alcuni locali: forse però la visita, comunque troppo breve, si è svolta in un certo clima di freddezza, di formalità, dal momento che erano tutti impegnati in una attività e non potevano interrompere per accoglierci. La mia classe è rimasta molto perplessa e ha sentito quella realtà, quel modo di vivere molto lontano dal proprio, un’utopia irrealizzabile altrove.
    Sì, penso io oggi, un’utopia positiva che ha salvato e salva dall’abbandono tanti bambini e giovani, alimentata dall’amore e dalla sofferenza di don Zeno Saltini. Sono convinta che l’esperienza possa andare avanti ed essere un segno di nascita di una nuova umanità perché irrorata dalla fatica, dalle lacrime di questo sacerdote, che per dieci anni, proprio per stare ancora vicino ai suoi figli, ha chiesto e vissuto la riduzione allo stato laicale, e ha poi avuto la gioia di ridiventare parroco tra i suoi figli.
    A distanza di anni dalla gita scolastica una mia ex-alunna mi ha riferito con entusiasmo di aver assistito in una piazza, non ricordo di quale località, a uno spettacolo di canti e danza dei nomadelfi e ha ricordato con giuste riflessioni quella gita scolastica. Un’altra, sposata, con due bambini suoi, mi ha comunicato di aver voluto adottare una bimba con problemi psichici, anche sostenuta dall’esempio delle “ mamme di elezione” di Nomadelfia.
    Vie, scelte che si intrecciano! Mariapia

  6. carissimo Alessandro,anch’io qualche anno fa sono approdata a Nomadelfia dopo aver letto di don Zeno e di quella particolare comunità.purtroppo quando ci sono stata era estate i ragazzi e gran parte della fraternità erano in tournè.siamo stati comunque accolti ,abbiamo visto i video,visitato le loro strutture e pranzato in comunità.
    Questa visita ha lasciato una traccia in me e sono contenta di aver potuto rivedere i filmati che hai inserito nel sito di darsi pace.Anch’io penso che ci siano delle affinità tra loro e i nostri gruppi…se pensi di organizzare qualcosa fammi sapere….un abbraccio a te e al tuo papà novantenne!
    IRENE

  7. Alessandro Ciarella dice

    Chissà cosa potrebbe nascere da una interazione tra dP e Nomadelfia ? E’ proprio la domanda che mi sono fatto Giovanna e sono contento di sapere che tu abiti da quelle parti . . . . . .
    Mariapia , Irene anche voi dunque siete approdate a Nomadelfia e mi sembra la portiate nel cuore, certo sarebbe bello poter condividere bene il clima che li si respira ma per farlo bisogna organizzarsi bene e per tempo e chissà che . . . . . .
    Nel caso chi fa prima avverta tutti èh !!!
    Notte Ale

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