Coi piedi a terra e lo sguardo al cielo

Commenti

  1. Molto bello, grazie.

  2. Ho ereditato dai miei genitori l’amore per la Casa.
    Da mio padre ho imparato a costruirla e da mia madre a curarla.

    Dopo la morte dei miei genitori, ristrutturare casa ha significato per me la riconciliazione con il passato e ha segnato un nuovo inizio.

    La Montagna mi ha portato nell’abbraccio tra cielo e terra e in dP mi sento finalmente a casa.

    Una casa in cui imparo a danzare sull’abisso per toccare il Cielo.

    Ve ne sono immensamente grata!
    Giuliana

  3. “Abito la vita,carezzo la realtà,nutro questa vita,amo ciò che dà” ripete il ritornello di uno dei Canti di Romena .Poi ancora”I miei muri crollino ..e che il nuovo arrivi..innocente e nudo..risvegli in me la vita. Speranze taciute..pensieri troppo chiusi..il Vento li profumi ..soffiando su di me”.
    Abitare la vita,in questo abbraccio tra cielo e terra,carissima Vanna è per me l’unico modo per sentirmi davvero a casa.
    Ti abbraccio. Rosanna

  4. Carissimi Loris, Giuliana e Rosanna i vostri riscontri mi hanno sollecitato ad approfondire ulteriormente ciò che ho espresso in questo piccolo post, ve ne sono grata.

    La ricerca della vera dimora l’ho intrapresa mossa da un vivo desiderio di verità, di amore e di unità.
    Una ricerca di relazione autentica con me stessa, col creato, con chi mi vive accanto. Tutto ciò che vivo e percepisco in profondità sembra che si ricongiunga al senso vero del vivere senza separazione.
    Un ordine armonico che mi libera dalla paura, mi pacifica, mi apre all’ascolto interiore, mi prepara ad accogliere il “Mistero” che mi abita.
    Non sono sola e con voi compagni di “DP” mi sento sostenuta in questa meravigliosa e vitale esperienza.
    Grazie a tutti voi che avete seguito il mio scritto, vi abbraccio. Vanna

  5. Questo post mi fa riflettere sull’inquietudine che mi assale quando penso che tra una anno o poco più affronterò un trasloco di abitazione. Anche se andrò in un appartamento che già conosco, perché vi abitavo prima del matrimonio, le domande che mi faccio sono parecchie e riguardano non solo l’organizzazione pratica, che sarà gravosa, come per tutti, ma le mie emozioni. Accetterò con serenità la nuova dimora, mi ritroverò in essa, sarà facile disporre le mie cose in un altro modo dall’attuale? E’ bene che ne elimini molte e scelga di avere solo l’essenziale? La solitudine della vedovanza mi peserà di più là o sarà meglio? Collegando davvero cielo e terra dentro di me riuscirò gradualmente a rispondere a questi interrogativi e a vivere l’esperienza in modo positivo. Mariapia

  6. Carissima Mariapia, i moti interiori ci interrogano e noi ci lasciamo interrogare nella misura in cui comprendiamo che le nostre emozioni ci rivelano le nostre modalità di risposta automatica agli stimoli esterni. Con il metodo che stiamo apprendendo in DP i nostri sguardi vanno oltre e sono rivolti verso la nostra interiorità, i nostri occhi e i nostri sensi si stanno affinando e stiamo comprendendo che esiste un oltre.. un oltre che ci spinge ad attraversare il baratro della nostra percezione di separazione, la pratica meditativa ci fornisce un mezzo per affrontarlo. A noi la scelta di praticarla in ogni situazione reale, con i piedi a terra, decidendo di attraversare, con tutto noi stesse, le nostre emozioni per raggiungere il luogo della nostra Unità.
    Siamo in cammino carissima compagna di viaggio, se vuoi possiamo percorrere insieme l’esperienza che dovrai affrontare condividendo un tratto di strada.
    Ti invio un grande abbraccio. Vanna

  7. Per me davvero è una lotta quotidiana…..esco la mattina con il timore di dover affrontare la città con il suo traffico ed il caos, quando torno la sera oppure il sabato e la domenica mi godo la protezione di queste quattro mura e sto bene! Amo questa casa perchè l’ho sognata, desiderata e finalmente è arrivata se pur con qualche sacrificio.
    Si se rifletto mi rendo conto che questo è un vero e proprio attaccamento…. che mi limita, ma che posso farci?
    Prenderò insegnamento dal bellissimo salmo che hai riportato Vanna, un caro abbraccio e spero di vederti presto. Gabriella

  8. C’é una persona che si sente strana perché vive tra la Toscana e la Lombardia e non sa rispondere alla domanda “Dove abiti?” Allora io cosa dovrei dire? Vivo tra il Piemonte e la Sicilia… Ho mille residenze (o domicili?). Forse ci sarà una residenza prioritaria ma devo guardare la mia agenda e fare un poco di conti per dire quali. E non sono costante neanche da un anno all’altro. Forse i luoghi più frequenti che abito sono il mio corpo (che va cambiando) e la mia mente, oppure si potrebbe anche dire: la lingua italiana e la lingua siciliana. Ma c’é anche da considerare che non sono sola a fare vita raminga…. (mentre ancora lo Stato richiede i certificati di residenza!). La Costituzione lungimirante ha riconosciuto il mio diritto a circolare nel territorio italiano!
    Evviva la Costituzione italiana!

  9. Grazie Vanna, questo tuo post è stato illuminante è ha molto aiutato mia sorella e spero anche mia nipote .Per motivi di lavoro ogni quattro o cinque anni si trasferiscono in un paese estero diverso ,e mi rendo conto che l’abbandono e l’accoglienza sono proprio le qualità spirituali necessarie e molte volte è tanto difficile.Grazie ho potuto trasmetterle un po’ di luce con questo post

  10. @ Carissima Gabriella, è stata proprio la lettura del Salmo 83 che mi ha ispirata a scrivere questo piccolo contributo, ha avuto per me una forte risonanza dentro l’esperienza del mio quotidiano. Ti incontrerò presto.. Buona settimana di respiro e di pace.
    ” Beato chi abita nella tua casa:
    senza fine canta le tue lodi.

    Beato l’uomo che trova in te il suo rifugio
    e ha le tue vie nel suo cuore.

    Passando per la valle del pianto
    la cambia in una sorgente;
    anche la prima pioggia
    l’ammanta di benedizioni…”

    @ Carissima Rosalba, posso immaginare e comprendere quanto esprimi: la tua fatica, il disagio per i continui spostamenti, gli sforzi e i sacrifici per poter rispondere puntualmente e contemporaneamente a tanti impegni, ma come ben dici, il tuo corpo, la tua mente, la tua lingua sono un riferimento costante a cui ti riferisci per connetterti con il tuo centro e non perderti: Il tuo luogo sicuro.
    La dimora interiore è un punto che possiamo raggiungere partendo proprio dalla nostra fatica o dalla nostra difficoltà, con il metodo integrato proposto nei gruppi di “Darsi pace” stiamo imparando a muovere i nostri passi per convergere il nostro sguardo verso la nostra interiorità. La nostra mente e il nostro corpo, diventano alleati per collaborare all’incontro con la Sorgente della vita. Corpo, mente e spirito in viaggio alla ricerca della nostra Vera identità.
    Ti invio un grande e forte abbraccio, buon lavoro!

    @ Grazie Chiara! Auguri a tua sorella e a tua nipote per le loro nuove abitazioni e per la ricerca del “Santo viaggio”.
    Buona giornata a tutti! Vanna

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