L’uccisore che lentamente uccide

Commenti

  1. Caro Salvatore, comprendo la tua malinconia, ma non mi stupisco, conosco molto bene il mondo della letteratura, ed è ad oggi dominato, come d’altronde quello dell’arte e della cultura in genere, dal punto di vista terminale dell’ego morente. E’ come se la cultura prevalente sapesse mettere in scena soltanto ciò che sta morendo in questo grandioso transito epocale, ma quasi mai ciò che in questa fine sta nascendo. L’elaborazione di una cultura del Nascente è d’altronde, come sai, uno dei compiti dei nostri Gruppi. Ciao. Marco

  2. Carissimo Marco, grazie del tuo commento e, prima ancora, della tua amicizia e della tua opera “educativa” latu sensu. Se non ci fossero stati segnali di vita nuova dalle parti di Darsi Pace, io oggi non sarei qui. Trovo che il cammino che stiamo percorrendo sia stimolante e, sebbene articolato e complesso, sia quello giusto. Educare cuore, mente e spirito alla Verità è il giusto cammino. A presto!

  3. Alessandro C. dice

    Ciao Salvatore, non ci siamo ancora mai incontrati ma spero che ciò avvenga presto perchè condivido molti tuoi pensieri e devo riconoscere che apprezzo anche il tuo modo di condividerli.
    Il lavoro che stiamo facendo per favorire una nuova umanità è veramente affascinante e il fatto che la cultura di questo mondo giri alla larga ci fa capire che siamo sulla strada giusta altrimenti saremmo stati fagocitati con apprezzamenti, interessamenti e riconoscimenti.
    Mi stupisce ma solo un pò, il silenzio della stampa e cultura cattolica riguardo questo cammino iniziatico che sintetizza e fa interagire tutte le facoltà umane allo scopo di giungere alla Verità.
    La nostra catacomba però si sta ramificando sempre di più e noi non abbiamo nessuna fretta, importante è fare il possibile, bene, sapendo che il resto arriverà. Ecco così me lo sono detto anche per me che spesso sento una gran fretta.
    Quasi dimenticavo, in compenso incontro spesso tua cugina ( la preferita ) ed è sempre un piacere.
    Un abbraccio pacificante Ale

  4. Caro Alessandro, certamente ci vedremo in quel di Roma. Ti ringrazio dell’apprezzamento. Consola mia cugina. E’ tuttora traumatizzata dal fatto che, dopo il mio, essendo ingordo e vorace, mangiavo anche il suo gelato! 🙂 Salute, pace e gioia!

  5. giancarlo salvoldi dice

    Salvatore, continua a scrivere le tue poesie e quando ne hai l’occasione a leggerle, perchè molti aspettano qualcosa di diverso da quanto impone la cultura dominante. Noi che siamo ricercatori di verità e che ne abbiamo visto tanti barlumi, abbiamo il piacere di comunicarli a chi ne è assetato, e ne abbiamo anche il dovere. L’odore di morte che esala da tante espressioni dell’arte moderna da un lato deriva dal dolore del male di vivere o da “scelte di fede” distruttive.
    Dall’altro è conseguenza di scelte culturali e politiche che selezionano e sostengono solo lavori con impostazione prona all’ideologia del “politicamente corretto”: vengono cioè finanziati solo determinati circuiti. Poi c’è anche l’opportunismo di chi, dovendo sbarcare il lunario, fiuta l’aria che tira e si adegua al corrosivo e al macabro di moda.

  6. meno male che, grazie a Darsi Pace, sto continuando a lavorare sui miei traumi infantili e sulle loro insospettabili conseguenze …

    😀

  7. maria carla dice

    …a proposito di “ciò che sta nascendo” (e non solo di “ciò che sta morendo”) nel CD dedicato a Gaber nel 10° anniversario della morte (“per Gaber…io ci sono) mi ha colpito particolarmente l’interpretazione di Gianna Nannini del pezzo L’ATTESA di Gaber-Luporini (1981). Il testo ha parole che, pur se scritte più di trent’anni fa, suonano straordinariamente attuali e ‘risonanti’ (in part. per i praticanti dei gruppi DP). Ve le trascrivo:

    No, non muoverti
    c’è un’aria stranamente tesa
    c’è un gran bisogno di silenzio,
    siamo come in attesa.

    No, non parlatemi
    bisognerebbe ritrovare
    le “giuste” solitudini
    stare in silenzio ad ascoltare.

    L’attesa è una suspense elementare
    è un antico idioma che non sai decifrare
    è un’irrequietezza misteriosa e anonima
    è una curiosità dell’anima.

    No, non muovetevi
    c’è un’aria stranamente tesa
    e un gran bisogno di silenzio,
    siamo come in attesa.

    Perché da sempre l’attesa è il destino
    di chi osserva il mondo
    con la curiosa sensazione
    di aver toccato il fondo.
    Senza sapere
    se sarà il momento
    della sua fine
    o di un neo-rinascimento.

    Non disturbatemi
    sono attirato da un brusìo
    che non riesco a penetrare
    non è ancora mio.

    Perché in fondo anche il mondo
    nascente
    è un po’ artista
    predicatore e mercante
    e pensatore e automobilista.

    E l’uomo qualunquista
    guarda anche lui il presente
    un po’ stupito
    di non aver capito niente.

    L’attesa è il risultato, il retroscena
    di questa nostra vita troppo piena.
    E’ un andar via di cose dove
    al loro posto
    c’è rimasto il vuoto.

    Un senso quieto e religioso
    in cui ti viene da pensare,
    e lo confesso ci ho pensato anch’io,
    al gusto della morte e dell’oblìo.

    No, non muovetevi
    c’è un’ aria stranamente tesa
    e un gran bisogno di silenzio.
    Siamo tutti in attesa.

    Ciao a tutti, mcarla

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