Beatamente “illusi” come bambini

Commenti

  1. Cara Rosella,
    il bello di ciò che scrivi sta in quel respiro di libertà che si avverte fortemente….
    Un uso spregiudicato, un po’ anarchico e sovversivo, delle regole alle quali pure provi a sottoporti.
    Credo che il processo di trasformazione ci debba attraversare proprio così per essere vero.
    Grazie e buona giornata. Paola
    p.s. e se l’Osservatore fosse il Bambino Gesù? Che ci dà la misura e il discernimento? ciaociao

  2. … bella ipotesi la tua Paola, ma istintivamente ho una “retrazione” che me ne allontana; però la prendo in considerazione come “domanda vera”.
    Nella mia esperienza è stato con estremo piacevole stupore, che mi sono resa conto che la mia attenzione alla relazione era proprio una bella mistificazione.
    Un po’ come dire che “nella meditazione” ad un certo punto va spento tutto, anche l’osservatore…
    bacio
    Rosella

  3. Antonietta dice

    Cara Rosella,
    Parto dal titolo, che mi piace molto.
    Mi richiama quel “se non diventerete come i bambini, non entrerete nel regno dei cieli.”
    Ora, la mia parte perfezionista vorrebbe fare per benino tutti i compiti, fare tutte le meditazioni perfette, gli esercizi con il massimo impegno, trovare ogni volta risultati sorprendenti, e vedere ogni giorno grandi miglioramenti, e ….
    Per fortuna il lavoro DP tira fuori anche il meglio della mia parte bambina, estremamente giocherellona, che prende tutto questo lavoro come un serissimo gioco, che qualche volta riesce, qualche volta proprio no, ma guai a smettere di giocare! Quando sono un disastro nella meditazione, vorrei fare/leggere/riuscire e invece va tutto a rotoli, e la parte egoico-precisina si arrabbia e si intestardisce nello sforzo, allora arriva la parte bambina che ride!
    Umiltà, pazienza, e un bel sorriso: tutti i miei adattamenti quotidiani mi insegnano questo, quando mi concedo di ascoltare questa semplice/difficile lezione.
    È bello leggere dei tuoi adattamenti, del tuo spirito “selvaggio” che prova e riprova, poi cambia direzione e trova una strada tutta sua.
    Incarnare la lezione per me è questo: un continuo adattamento, non rigido, ma serio e giocoso allo stesso tempo.
    Ciao
    Antonietta

  4. Sono perfettamente allineata con Antonietta.
    Grazie Rosella per il tuo coraggio spregiudicato, mi è di grande consolazione e mi rinfranca. Anch’io sono un po’ ribelle ma ancora intrappolata nel senso di colpa per il dovere mancato di essere una brava bambina. Devo ammettere che le descrizioni che talvolta leggo su questo blog di esaltanti meditazioni dagli esiti fenomenali mi scoraggiano un po’ e mi fanno sentire inadeguata: perché io non ci riesco? Dove sbaglio? Invece tu mostri come sia possibile procedere nel cammino spirituale coniugando il rigore di un metodo con la libertà della sua interpretazione sul piano personale.
    Comunque, mi sto impegnando per far uscire la birichina che c’è in me. Ed eccome se c’è!
    Un abbraccio
    iside

  5. Non lamentatevi se nella meditazione non vedete luci o immagini. Entrate profondamente nell’esperienza della Beatitudine; là troverete la reale presenza di Dio. Non cercate una parte, ma il Tutto.

    Paramahansa Yogananda

  6. Antonietta, tu pazienta un po’! per ora accetta il mio grazie: ho poco tempo

    ciao Iside.
    il tuo intervento mi sollecita moltissimo e provo a corrispondervi:
    io credo che la sinergia delle tre pratiche sia la vera chiave di volta del metodo.

    Ho praticato per anni il training autogeno e sono “intuitivamente certa” che spesso la pratica meditativa possa condurre in stati di esperienza “analoghi”, ma, questo non mi basta.
    Io desidero quella specifica trasfigurazione unificante del mio io (spirito incarnato) attraverso la quale sentire e conoscere il FATTO che il senso del peccato/colpa (che non sono la stessa cosa) mi sono rimessi.

    Attraverso il training autogeno io facevo esperienza (e talora ancora la faccio, poichè può servire) di un luogo estremamente godibile, rilassante ed energetico; ed anche misteriosamente magico per taluni versi (la mente è magnifica) ma che non mi fa acconsentire ad “amare il mio nemico”, interno od esterno che sia, ad offrire la mia vita per concepire il nuovo “noi”: l’io Cristico.
    In fondo è una fuga dal “senso del dolore” che abita il mondo e che IL RISORTO trasfigura:
    Sperimentare una goccia di amore, o di passione “integre” per la vita che vive (in me come in te) incarnata sulla terra: quello è l’orizzonte del mio desiderio.

    Molte condivisioni che ho postato nel blog riservato del telematico tendono a dare testimonianza del cammino umano e in quanto tale, personale, della mia specificità, della mia lentissima liberazione dalla morte che mi abita ancor prima di essere concepita.

    Se vuoi ne possiamo riparlare più approfonditamente lì.

    Ciao ti abbraccio.
    Rosella

  7. p.s. vorrei fare una rettifica: ho parlato di tre pratiche: la culrurale la meditativa e la psicologica, ma ve ne è una quarta a mio parere, che passa spesso in secondo ordine, ma dalla quale non si può prescindere nell’incarnazione della parola che è quella di condividerla.
    ciao

  8. @ Antonietta
    ““se non diventerete come i bambini, non entrerete nel regno dei cieli.”

    Cara Antonietta,
    penso che ciascuno di noi, per lasciarsi fare “nuovamente”, abbia una sua propria modalità.

    Quel che mi aveva colpito maggiormente a Taizè (44 anni fa) è che loro invitavano le persone (me compresa che sono proprio negata) ad organizzare la festa della/nella Domenica.

    La Festa “integra” è realmente la gioia creativa dei bambini (non del bambino ma “dei bambini”) il loro girotondo… .

    Oggi, quando scrivo: “sono la stessa eppure diversa”, intendo proprio il fatto di godere di una gioia nel cuore che prima non avevo: “non parlo se prima non tocco la gioia, non voglio mentire”, altro è quando entro nel laboratorio interiore per dispormi alla trasformazione, lì la musica è differente, ma tu la conosci almeno quanto me.

    Grazie sai, e: stammi bene.

    @ anonymous

    grazie per i tuoi interventi (a meno che sia un denominatore comune utilizzato anche da altri) precisi e puntuali.

    Io ancora non sono così “viva sempre” da saper cercare il tutto, spesso riconosco di essere ancora un passo indietro e mi tocca implorare il desiderio di vivere mentre lavoro per estirpare ciò che lo soffoca.

    La questione “desiderio di vita” per me è ancora un gran mistero da contemplare.

    ciao e alla prossima.
    Rosella

  9. Cara Rosella,
    Nella storia del tuo cammino mi pare ci sia una costante che apprezzo molto e che tu descrivi come un “ fidarmi della forza della vita che vive in me.. ed affidandomi a essa nel nome di Gesù”. Così cerco di fare anch’io e prima o poi, nonostante i miei impuntamenti e resistenze, va tutto molto meglio. Dei bambini vorrei avere la forza vitale e la capacità di vivere con intensità e concentrazione attiva ogni momento.
    Auguri! Mariapia

  10. Grazie MariaPia.
    Sono molto contenta di sentire che tutto va meglio, nonostante che anche dentro di noi ci siano forze che remano contro il nostro desiderio di felicità.
    Il lavoro interiore è efficace per risanare anche “il dolore infantile”.
    Anch’io ammiro la forza della vita che hanno in sè stessi, i bambini, ma percepisco anche il loro immenso dolore inespresso per mancanza di parole. E parlo dei “nostri bambini” quelli nati qui, non è facile che qualcuno di noi sappia comunicare loro che “sono solo bambini” ed il loro lavoro è quello di imparare a vivere preservando la gioia che hanno nel cuore.

    Ciao cara, anche per me va meglio, mi sto assestando nella mia nuova vita.
    Un abbraccio
    Rosella

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