Il rischio

Commenti

  1. Bello Francesco,
    leggo e nella raffica di suggestioni provo a scrivere qualcosa…
    Il senso di vuoto della caduta libera per colmare il vuoto di senso della nostra esistenza, è un bel paradosso!
    Il paradosso mi piace perché la mente normalmente rinserrata nell’ovvio come difesa, si scuote e apre il varco a qualcosa di nuovo.
    Spinti da un desiderio irrefrenabile d’infinito ci gettiamo nel vuoto come nascenti che dal buio, guidati da una forza travolgente, si gettano verso l’ignoto.
    Non resistendo, lasciando che l’evento accada, come una grazia, ci accoglie il volto sorridente e rassicurante della madre.
    E’ necessario accettare di correre il rischio ma ne vale la pena!
    Un caro saluto
    Daniela

  2. Caro Francesco,
    con la tua riflessione mi hai portato ai miei vent’anni e in particolare all’ inizio dell’insegnamento.

    Insieme ad amici e colleghi parlavo, discutevo, litigavo, sognavo, desideravo una società e un mondo diversi.
    Mi appassionava vedere i nostri progetti prendere forma in azioni precise, in realizzazioni.

    Dopo la metà degli anni ottanta tutto si è fatto difficile, ho sofferto la chiusura dentro un individualismo con il quale ci siamo illusi di essere più liberi e di stare meglio.
    Ciò che maggiormente mi mortificava era l’attenzione, per me eccessiva, all’ esteriorità, all’ immagine dimenticando completamente che anche il pensiero e le parole hanno bisogno di cura.
    Soffrivo la difficoltà di comunicare il mio disagio e mi sentivo sbagliata ogni volta che provavo a farlo cadendo negli automatismi che nel laboratorio Darsi pace imparo a depotenziare guardando senza giudizio la mia umanità ferita, sentendomi una voce tra le altre, consapevole di essere chiamata, come ogni essere umano, ad un compito specifico che mi realizza ma che non posso compiere da sola.
    Questo mi diventa sempre più chiaro come chiara è l’illusione di nascondere il limite, la fragilità della condizione umana.

    Con la consapevolezza di oggi, ho ancora voglia di insorgere, di provare a districarmi in ogni mossa nel libero rischio della fede.
    Il Dio che promette perdono e consolazione a chi si gioca nella libertà e nella responsabilità, contrariamente agli uomini, mantiene la promessa, non delude mai.

    Grazie in un abbraccio.
    Giuliana

  3. È rischioso uscire dalla gabbia, perché significa uscire allo scoperto! Le paure della nostra parte egoica ci ricacciano dentro continuamente. Meglio rimanere incatenati… che “rischiare” il giudizio degli altri….. “rischiare” di far intravedere la nostra vera identità.
    Ma così come ben dici caro Francesco è perduta la nostra libertà!
    Si è giunto il momento di convivere con questo desiderio e con la speranza che si realizzi.
    Non è mai tardi per sperare!

  4. Il tempo (la vita) si è fermato
    Adesso come allora il tempo si è fermato
    Per me rinchiuso nella prigione della paura

    Un caro saluto

  5. Carissimo Francesco
    grazie! Mi hai riportata indietro negli anni, quando, ancora non chiari gli obiettivi, sentivo che dovevo Rischiare, nella vita personale e professionale, perchè lì , nel Rischio, avrei trovato la Via e la Meta. Intuivo che in quel Richiamo profondo, avrei trovato Ciò che cercavo! La strada è stata tortuosa e confusa e soprattutto ha continuamente cambiato sembianze!
    Spesso, anzi quasi sempre, l’ho percorsa da sola, perchè i temporanei “amici di viaggio” si fermavano e/o sceglievano altre vie.Nel mio procedere è diventato sempre più chiaro il Senso del Rischio e DP me Lo ha reso ancora più limpido e chiaro! Quel Rischio è stato il Senso della mia vita che mi ha permesso di non morire/spegnermi dentro: cosa per me insopportabile ed inaccettabile!
    Ora, e non ultimo, cammino in compagnia……, e credimi, mi si riempie il cuore quando incontro amici di viaggio come te: giovani profondi e pieni di promesse!
    Un abbraccio Maria Rosaria

  6. Bel tema, Francesco che non conosco.
    Il terrore del rischio e l’ebrezza del rischio.
    Nella prima giovinezza mi sono vietato i rischi a livello personale.
    Poi li ho assunti forte ma fuggendo sul livello culturale e politico.
    Poi ho oscillato tra il rischio del nuovo, necessario e ignoto, e il rischio del vecchio binario rassicurante.
    Ora provo a tenere insieme i due corni della contraddizione, come mi ha insegnato la guerra del Kosovo.
    Anche se accade che mi senta dare del confuso da uno dei miei figli, giusto ieri sera.
    Io penso di aver diritto al rischio delle mie confusioni, dalle quali esco gradualmente, caso per caso.
    Posso trovarmi sul vuoto, ma la mia fede mi dice che non sono gettato a caso nell’Uni-verso, e allora il rischio ci sta.
    buon lavoro

  7. Francesco Marabotti dice

    Penso che il Rischio sia quel richiamo, quell’Appello imprevedibile e ignoto ma al tempo stesso evidente che bussa incessantemente alla porta del cuore della storia per rinnovarla. Ma come dice Simone Weil la porta stessa è il Cristo,
    che chiama tutto il nostro essere ad essere una nuova esperienza, a rischiare la vita perché solo così possiamo dare senso al tutto. La vita si compie solo nel nostro rischiarla veramente, nel tentare di vivere questo sogno in cui siamo. La felicità è una esperienza di crescita comunitaria nella quale rischiamo assieme ciò che siamo. L’essere umano è questo rischio perché è divino: potrebbe essere divino se solo desiderasse di rischiare se stesso, dopo avere raschiato il fondo del barile per troppo tempo. Questa è l’unica speranza: rischiare ciò che siamo: quale alternativa abbiamo?
    Buona serata Francesco

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