Darsi Pace ADESSO!

Commenti

  1. Pienamente d’accordo!
    Grazie

  2. È vero!
    Riflessioni molto condivisibili ma…per favore, togliete le scritte (scorrette e fuorvianti).
    mcarla

  3. Cara Maria Carla,
    a quali scritte ti riferisci?
    Paola

  4. Richiamo quanto mai necessario alla perseveranza!
    Talvolta però ho la sensazione che a forza di cercare di educarmi, di darmi una disciplina in vari settori della vita, alla fine io rimanga senza energie sufficienti per sostenere tutta queste buone intenzioni. Il desiderio distraente è fortissimo e ha una spinta che appare più spontanea, mentre l’educazione al giusto equilibrio deve sempre essere riconquistato da capo. Ogni giorno mi devo motivare a perseverare nella meditazione, a rimanere seduta sulla sedia anche quando la mia mente è particolarmente distratta. Ogni giorno devo controllare ciò che mangio per via di intolleranze varie, ma anche perché ho scelto il biologico e con ciò evitare tutta una serie di prodotti, poi dedicare un po’ di tempo al movimento fisico, senza contare le terapie da seguire, le medicine ecc ecc. Alla fine mi sembra di essere in un percorso ad ostacoli in cui non riesco a muovermi in modo fluente e spontaneo, ma devo continuare a mantenere alta la concentrazione per evitare di sbattere contro questi ostacoli, con grande dispendio di energia. Ad un certo punto però l’energia finisce e io crollo.
    Morale della storia: sono ben lontana dal trovare un bilanciamento tra l’abbandono e il monitoraggio di cui pure ho bisogno per rimanere sui binari e non deragliare.
    Iside

    PS: rileggendo, mi sono resa conto di quante volte ho scritto “devo”… la controllante che c’è in me…

  5. Carissima Iside, hai proprio ragione, il problema è questo: in che misura lo sforzo è retto, come dice anche il Buddha, e quando diviene invece solo una delle tante espressioni del nostro piccolo ego, che cerca il controllo di ciò che nessuno può del tutto controllare (e che quindi si affatica invano)?
    In fondo il nostro lavoro cerca di sviluppare anche questo sottile discernimento. Credo sia opportuno inserire nello sforzo l’elemento del piacere, almeno a volte: se anche ora proviamo a mollare un po’ la presa, e a sentire questo momento non tanto come un luogo di obblighi, ma come uno spazio in cui mi posso rilassare, per essere, e fare ciò che c’è da fare, credo che posso assaporare un piccolo piacere. Questo spazio, pur minimo, andrebbe dilatato, e ricercato durante il giorno …. senza farne un altro obbligo, ma solo un’attenzione al nostro respiro, per ritrovare il sollievo. Un abbraccio. Marco

  6. Sì Marco, è esattamente qui la questione: il piacere. Addestrata alla scuola del dovere, ho accuratamente bianchettato tutto ciò che avrebbe potuto interferire con il senso del dovere e far sgorgare sensi di colpa di inadempienza. Il lavoro di riprogrammazione è roba dura, perché rema contro ciò che è stato interiorizzato. Ancora mi risuonano le parole di mia nonna “prima il dovere poi il piacere”e per la parte piacevole però non rimaneva mai spazio, o per lo meno troppo poco.
    È tempo di riprendersi l’espropriato e prendersene cura.
    Grazie
    iside

  7. Carissimi, sul mio video arrivano scritte-tipo sottotitoli come da traduzione di una lingua straniera- che disturbano parecchio…Non so gli altri, ma a me succede!!!
    Spero di potervi scrivere che sono sparite! mcarla

  8. Cara Iside come ti comprendo quando parli di rimanere “senza energie” e “addestrata alla scuola del dovere”! Quando ho parlato dell’iperattività è perchè la riconosco ormai come una mia forzatura usata per essere rispettata e considerata.
    A proposito della meditazione ricordo che qualche anno fa ebbi un’uscita proprio infelice con Marco; in procinto di partire per le vacanze gli chiesi: “Vorrei davvero riposarmi da tutto posso evitare di fare anche la meditazione?”, era implicito che, da brava bambina come ero sempre stata, anche la meditazione l’avevo presa con disciplina come un altro dei doveri da compiere! Non ne avevo compreso l’importanza nè quanto può essere curativa.
    Ringrazio Giuseppina e Maria Carla per la condivisione del mio pensiero.
    In merito ai sottotitoli fuorvianti, mi spiace ma personalmente non li vedo sul mio PC. Gabriella

  9. Ciao Iside, sono d’accordo con te: l’ espropriazione del piacere da parte della nostra educazione in tutto ciò che facciamo è stata ed è micidiale. Trovare il sottile equilibrio tra dovere/piacere non è compito facile…da parte mia, da un po’ di tempo in qua mi sto accorgendo di mettere in atto comportamenti (nel mangiare, nel vestirmi, in diverse ‘routines’ quotidiane) che fino a pochi anni fa non avrei praticato per non essere assalita da sensi di colpa e di inadeguatezza.
    Ho scoperto che un po’ di coraggio nel non rispettare sempre e comunque certe regole ti regala un sottile piacere di libertà perché risponde a un bisogno di trasgressione che io sento sempre più forte in me.
    Penso inoltre che creatività voglia dire anche prepararsi un menù di piaceri/doveri giusto giusto per ognuno di noi seguendo il filo rosso di ciò che in tutti i sensi ci fa star bene!
    P.S. le scritte le ho ancora…forse è solo questione del mio dispositivo!
    mcarla

  10. Condivido qui con voi, riguardo il senso del dovere. Non so se a volte può essere una “disgrazia”, ma un bel giorno mi sono resa conto di averne: non molto.
    Forse sarà una maschera, potrebbe … ai fatti comunque e da quando ho memoria, ho un rifiuto a “fare” per puro senso del dovere se non in alcuni casi, quelli in cui proprio “non si può” farne a meno. Tipo appunto dover prendere le medicine o una cura difficile e necessaria.
    Sarà perché non sono mai diventata grande ma, mi “muovo” solo se mi fa piacere farlo. Diversamente il “dovere”, di quel tipo che mi dà un senso di obbligo opprimente, non riesce ad … obbligarmi e se lì per lì ci riesce, dura poco. Si potrebbe dire che allora non faccio niente se non ci provo gusto ma questo non accade perché so che se una cosa va fatta, la faccio. Mi sento responsabile, ed esserlo non è un “dovere”, il più delle volte anche quello è un piacere, anche in situazioni difficili.
    Anzi, senza quel “devo!”, fare anche una cosa gravosa alla fine risulta liberatorio che, altrimenti, fatta con l’obbligo oppressivo invece fa sentire imprigionati.
    Potrebbe essere anche un sollievo pensare, riflettendo, anche proprio a questa cosa. Mollo tutti gli eccessivi “devo” perché comunque so che sono responsabile.
    Forse, un po’ come dare più fiducia a sé stessi.

    … p.s. nessuna scritta nemmeno sul mio schermo
    Ciao 🙂 Barbara

  11. Maria Carla credo sia attivata la funzione sottotitoli, se porti il mouse nella parte inferiore del video, alla sinistra del logo YouTube, c’è il simbolo di un piccolo ingranaggio che apre il menu “Impostazioni” cliccandoci sopra appare un elenco con la funzione “Sottotitoli” cliccandoci sopra appare il comando disattiva e dovrebbero sparire le scritte.
    Spero di esserti stato utile
    Un caro saluto

  12. Ho trascorso alcuni anni senza utilizzare le parole devo o voglio e l’ho fatto senza sforzo alcuno, senza neppure rendermene conto, provandone una gioia viva e piena. Vivevo spontaneamente immersa nel “desidero” ri-posto nel tempo dell’attesa.
    Oggi le cose stanno diventando differenti, non sono più immersa nel gaudio dai misteri, ma piuttosto nella fatica di radicare nel profondo la parola “responsabilità” conoscendola nella sua complessità quotidiana ed allora mi rendo conto che la fatica della ricerca di senso e di integrità mi mostra il volto unificato del “devo e del voglio” come fosse l’essenza della mia adesione personale alla vita che vivo

    Aderire al presente spesso mi richiede di desiderare di “dover/voler essere” ciò che un tempo non avrei mai deciso ne scelto.

    Il famoso “retto sforzo”, nella mia storia comincia a poggiare proprio sul desiderio purificato e consapevole di realizzare il compito per cui sono nata.

    Buona continuazione e ciao.

    Rosella

  13. Grazie mille Aldo, verifichero’ !
    mcarla

  14. Sì Rosella riscoprire il vero significato del “dovere” compiuto da uno stato integro della nostra umanità è importante. Non come obbligo quindi ma come consapevolezza che l’azione è necessaria. Al corso formatori tempo fa mi è stato giustamente consigliato di non dire troppo spesso “dovete fare o dovete pensare….”. Ciò per non dare un senso di imposizione e oppressione al praticante. Parole sante, ma lo spirito con cui mi esprimevo era dettato dalla migliore intenzione di far comprendere quanto era davvero importante “dover” cambiare la visione della vita.
    Ti abbraccio Gabriella

  15. giancarlo salvoldi dice

    Cara Gabriella, innanzitutto voglio/devo congratularmi del bel video che hai realizzato, proponendo il tema della semplicità e riuscendo ad essere chiara, semplice e piacevole. E’ uno dei lavori creativi che ogni tanto ci vien proposto di fare. grazie.
    Nel merito del devo/voglio, io, che ho tutti i miei problemi, mi ritengo fortunato perchè per una vita il mio piacere coincideva solo col mio dovere, ed è stato abbastanza disastroso.
    Il percorso di “darsipace” ha cambiato il ritmo del mio respiro, e anche il ritmo della mia vita, che ora prendo da rilassato.
    Nello specifico della meditazione mi dico ancora fortunato perchè anzitutto lo svantaggio dell’essere anziano mi dà il vantaggio dell’essere pensionato con disponibilità di tempo libero, per cui alla meditazione posso dedicare una bella ora.
    Ma soprattutto la meditazione non mi pesa affatto, a parte i primi trenta minuti a silenziare dolcemente i pensieri, perchè dopo è come volare sulla pista da sci tutta in discesa: è pace, è Essere, ed è un crescendo di piacere che sfocia nella preghiera di lode, gioiosa. E nella mia preghiera ci siete ogni giorno tutti voi, amici cari accomunati dalla ricerca di pace.
    Naturalmente non è ogni giorno così, quello lo sarà solo nell’altra vita, credo.
    Vi abbraccio.

  16. Carissimo Giancarlo che bella immagine hai trasmesso della meditazione. È proprio cosi l’inizio è forse un pò complicato (decidere di farla) poi arrivano i pensieri che portano via un bel po di tempo…..ma poi si vola!
    Ahimè la mia pensione è lontanissima se mai ci arrivo quindi al momento è tutto un compromesso.
    Ti abbraccio con affetto sperando di vederti presto Gabriella

  17. Grazie Gabriella per il tuo video in questo periodo mi è molto utile perchè sto lottando tra il dovere e il piacere. La difficoltà è proprio nel trovare come dice Rosella: “il retto sforzo” poggiato sul desiderio purificato e consapevole di realizzare il compito per cui sono nata. Adesso sento prevalere il bisogno del piacere di dedicare del tempo alla ricerca della vera Pace e di frenare il dovere che mi è stato impresso dall’educazione ricevuta, è una lotta che mi procura tanta sofferenza e sensi di colpa e avere il coraggio di decidere e discernere ciò che mi dà la vera gioia.
    Ho trovato il coraggio di condividere un abbraccio a tutti

  18. Cara Rosanna la liberazione interiore non può prescindere dalla sofferenza e dagli inevitabili sensi di colpa (che ormai la nostra generazione specie quella femminile ha nella carne).
    La svolta di pensiero è rendersi conto che, se ci concediamo di “vivere” in pienezza,  uscendo da una gabbia di costrizioni, doveri e quant’altro, liberiamo il nostro vero io quello che noi chiamiamo “divino”, “missionario” e quindi possiamo donare molto di più agli altri.
    Ti abbraccio anch’io Gabriella

  19. Cara Gabriella

    non esiste liberazione interiore, ci sono e ci saranno sempre, è una componente della vita, costrizioni, doveri e quant’altro che ti impediscono di mettere in atto questa liberazione …. liberarsi interiormente è un “palliativo” la vita stessa non te lo permette…..bisogna essere realisti e concreti …..

    ti abbraccio e spero di incontarti presto (come usate dire voi ) anche questa è pura illusione

  20. Carissimo/a bisogna capire cosa si intende per “liberazione interiore” non può certo essere che tutto vada liscio…..o che si diventa incuranti degli avvenimenti!
    So che non è facile, la bellissima testimonianza di Maila lo dimostra, se pur con tenacia, sensibilità e intelligenza lei sta sperimentando quanto serve cambiare sguardo. Perché ripeto si tratta soprattutto di questo e anche le avversità possono diventare occasione di lavoro per liberarsi un pò.
    In quanto alle illusioni……. ogni tanto qualcuna diventa realtà!
    Un caro saluto

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