Coraggiosi si nasce, ma io lo nacqui? (Parafrasando Totò)

Commenti

  1. chiara cioli dice

    Carissima Grazia,
    grazie per questa profonda e chiara pennellata sul coraggio …. anche l’immagine è eloquente! Mentre ti leggevo pensavo a come il vero coraggio ci renda anche vulnerabili cioè non ci orienta in modo automatico e consueto alle abitudini della maggioranza, ma alla propria coscienza. Guarda in faccia ai problemi e cerca di rimanere saldo, direi che le sfumature legate al coraggio sono la costanza e la fermezza è ciò che ci fa rimanere stabili di fronte agli automatismi interni ed esterni. Queste attitudini aiutano ad aprire gradualmente gli occhi interiori alla libertà. Non posso non concludere in risonanza al tuo bel commento con dei versetti della seconda lettera di S.Paolo ai Corinzi: “Siamo tribolati da ogni parte, ma non schiacciati; incerti, ma non disperati, cacciati, ma non abbandonati; atterrati, ma non uccisi”. GRAZIE/GRAZIA!! Chiara

  2. Cara Grazia,

    Anche io sto lavorando molto su questo tema ultimamente. Io penso che al coraggio bisogna anche un po’ allenarsi, cercando di avere pazienza per tutte quelle volte in cui proprio non ce la facciamo, senza forzature. A volte si rischia che per dimostrare agli altri e a noi per primi che siamo coraggiosi ci sottoponiamo a inutili prove che non ci fanno un gran che bene. Penso che bisogna lasciare il tempo che questa qualità fiorisca dentro di noi come una qualità spirituale e non come una maschera , una dimostrazione di essere come se…Dici bene infatti, bisogna cercare nella mente-cuore, è lì che il coraggio da i suoi frutti, anche perchè è proprio lì che entriamo in relazione con il Principio che questi frutti li fa maturare. Il seme però riposa a lungo nel buio e per molto tempo ha solo bisogno di nutrimento, quindi accoglienza, fiducia, ascolto…E poi penso che si procede per tentativi, a volte per compromessi e aggiustamenti,come scrivi tu. A volte prevarrà il coraggio, molte altre volte no. La traccia delle nostre qualità è già presente in noi come le venature del marmo. Ci vuole una vita prima che a forza di scolpire dalle venature nasca l’opera compiuta, ma nel frattempo la bozza prende forma. È un processo dinamico e ci vuole la pazienza di accontentarsi di quello che intanto è già venuto fuori.
    Bellissimo tema. Grazie!
    Maila

  3. Questa mattina ho letto la conclusione della Regola di San Benedetto.

    “Tu dunque, chiunque tu sia, che ti affretti verso la patria celeste, metti in pratica, con l’aiuto di Cristo, questa minima Regola quale semplice inizio di vita monastica; e allora, con la protezione di Dio, giungerai a quelle cose più alte che abbiamo sopra ricordato: le vette della dottrina e della virtù. A CHI ATTUA QUESTO, SI APRIRÀ IL REGNO DEI CIELI. AMEN.”

    Avremmo bisogno di una Regola, che ci insegni il difficile equilibrio tra rigore e accettazione.
    Un caro saluto

  4. Parafrasando e rispondendo alla domanda di Totò: io non nacqui coraggiosa, ma abitata dalla paura, da strati di paura che affondano in una cupa disperazione, in un senso profondo di solitudine.
    Nel laboratorio Darsi pace imparo a riconoscerli, ad accoglierli senza giudicare, a comprenderne l’origine, ad attraversarli, a danzare sull’ orlo dell’Abisso che mi sostiene, ora lo comprendo, a vent’anni no, ma nemmeno a quaranta.
    Eppure alla fine del triennio di base, nell’ ultimo esercizio di auto conoscimento, ho individuato nel coraggio una delle mie qualità spirituali.

    Cara Grazia hai ragione, il coraggio e la paura sono due facce della stessa dinamica; ci manca coraggio perché abbiamo paura, paura delle conseguenze di una azione audace, ma anche paura del cambiamento, paura di vivere, paura di morire.

    Se ritorno ad alcuni momenti della mia vita in cui la mia esposizione mi contrappose al mondo intero (questa era la mia percezione) vedo in essa non tanto un gesto audace quanto un atto disperato, un atto incomprensibile alle persone che frequentavo se non come mio disagio, malessere e rabbia che si ritorceva contro di me e mi faceva sentire sbagliata, inadeguata, incapace di adattarmi agli altri e al mondo.
    Per me non seguire ciò che profondamente sentivo significava morire ed io, nonostante la paura, volevo vivere e sentivo possibile spingermi verso ciò che non sapevo e nemmeno riuscivo ad esprimere.

    Sperimentiamo il vero coraggio quando non sopportiamo ciò che ci dà questo mondo e sotto sotto sentiamo possibile andare oltre, anche se l’Oltre ci è ignoto; quando impotenti restiamo a galla come morti e sperimentiamo di essere vivi, un po’ più veri perché davvero noi stessi.

    Comincio a comprendere che attraversando la paura di vivere e di morire ricevo il coraggio di vivere e di morire, un coraggio che non è mio, mi viene donato da Chi con una dolcezza inaudita non si stanca di ripetere alla paurosa testarda che sono:
    Giuliana non avere paura, io ho vinto la morte.

    Grazie in un abbraccio.
    Giuliana

  5. A Chiara e Giuliana
    Chiara ciao, le tue risonanze arricchiscono ed amplificano la mia testimonianza, sento anch’io che il coraggio può farci sentire più vulnerabili nei confronti del collettivo, può succedere che la tua verità, quella che senti l’obbligo di portare avanti, non sia condivisa, non sia neppure capita, e anzi, come ci racconta Giuliana, ci esponga ad essere guardati come alieni da coloro che ci stanno intorno e proiettano su di noi contenuti che ci fanno sentire sbagliati. Anche sul piano interiore, interpretare il coraggio, implica un incontro/scontro con la nostra vulnerabilità che, avendo trovato un obiettivo vitale a cui tendere, teme sempre più di non avere le capacità di raggiungerlo. Ma anch’io credo, come Giuliana che, a chi non ha paura della paura, il coraggio venga donato, e posso dire che l’attendo.

    A Maila
    Cara Maila, per quel po’ che ti conosco, così giovane come sei, di coraggio ne hai dimostrato tanto e su molti fronti: il trasferimento, la nuova vita, le nuove iniziative, il lavoro interiore, e credo che tu faccia bene ad avere pazienza e a non forzare, a lasciarlo fiorire in te come qualità spirituale, perché sicuramente le radici (e solide), le ha già messe. Grazie del tuo contributo.

    Ad Aldo
    Ho dato un’occhiata su Wiki alla ‘Regola di San Benedetto’, caro Aldo, ma quando ho visto che consta di ben 73 capitoli, ho pensato di lasciar perdere, perciò non so se ho capito bene quello che vuoi dire, ma se vuoi dire che a tutti noi servirebbe una regola capace di darci l’accesso ad un superiore mondo di sintesi tra gli opposti, sono certamente d’accordo con te. Purtroppo una simile regola non esiste e ognuno di noi deve cercarla in sé.

  6. Tiziana Pesciotti dice

    In quello che hai scritto mi ritrovo:tutti i miei problemi sono derivati dalla mancanza di coraggio,ma…scesa poi nel baratro ho trovato il coraggio della “disperazione” che mi ha dato la forza di agire e trovare una soluzione.
    Sono sincera il coraggio me lo ha dato Lui al quale mi sono sempre rivolta ,che mi è stato sempre vicino.
    Anche io ho paura e anche se il cammino che stiamo facendo mi è di grande aiuto, credo che senza il SUO aiuto non potremmo fare nulla;ho trovato la forza nell’affidamento che non mi è tanto facile mettere in atto.Ho sempre la certezza comunque che abbiamo chi pensa a noi e ci è sempre vicino.
    Ti ringrazio per questa tua riflessione

  7. Sr Filomena dice

    Cari amici di Darsi Pace,
    GRAZIE di avermi dato l’occasione per riflettere sul tema del CORAGGIO. Nei prossimi giorni sarò impegnata in un evento particolare di “discernimento condiviso”, che è il Capitolo Generale dell’Istituto a cui appartengo. Tante sono le mie paure: da quelle più immediate come la paura di dover parlare in pubblico o di vedere il riacutizzarsi di vecchie ferite nelle relazioni, a quelle più profonde come la paura di un cambiamento di vita, di guardare verso un futuro ignoto, di operare un’azione audace …
    Mi ha consolato il sentir ripetere da voi che il coraggio non è mio, ma mi viene donato da Chi, con dolcezza inaudita, mi ripete senza stancarsi: “Non avere paura, io ho vinto la morte!”. Il Maestro Interiore che mi ha guidato in questi ultimi anni anche attraverso il cammino di Darsi Pace, ora – ne sono certa – mi darà la pace di accogliere me stessa con i miei limiti, la benevolenza nel guardare al presente della mia Congregazione e i suoi errori passati, il coraggio di formulare le giuste domande per il nostro futuro.
    Ed è per questo che mi nasce dal cuore questa preghiera:
    “Signore, pacifica il mio cuore perché possa condividere con altri la tua stessa pace.
    Signore, rendi il mio cuore mite e umile, capace di vedere solo il bene e il bello che c’è nell’altra.
    Signore, donami un cuore coraggioso capace di guardare OLTRE, di andare OLTRE e poi di vivere l’OLTRE. Amen!”

    Un caro saluto a tutti

  8. Cara Tiziana,
    il tuo contributo ha il sapore dell’esperienza sofferta, grazie di averlo dato.
    Cara Suor Filomena auspico che la perfetta riuscita dell’evento a cui devi partecipare non solo plachi le tue ansie, ma sia
    propedeutico al proseguimento del cammino intrapreso in DP e che, come desideri ti apra l’Oltre.

  9. Cara Suor Filomena, grazie della sua bella preghiera. Non so perchè ma ho sempre pensato che i religiosi non dovessero vincere ansie e paure come noi tutti, e mi dà conforto vedere che i nostri limiti umani ci accomunano, che non siam soli a cercare il coraggio e vincere paure profonde
    Auguri affettuosi
    Nicoletta

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