Quando ho terminato di guardare l’ultimo incontro del triennio di base, ho sentito dentro come uno strano senso di commozione e di pressione, una strana combinazione di memorie, di musiche, che dovevo condensare e amalgamare, al fine di trascrivere ciò che finalmente è emerso dopo un lungo ciclo di esperienze e riflessioni. Riporto quindi senza correzioni il mio intervento nel blog del terzo anno.
Cari tutti,
ho appena terminato la visione di questo ultimo incontro e ci tengo a ringraziare tutti, da Marco e Paola, Chiara e Giovanna, Giuliana, il gruppo fisico e quello telematico, per questi tre anni per davvero importanti e unici. Ho iniziato in sordina, entusiasta ma totalmente all’avventura. Ricordo i primi momenti di sperimentazione del lavoro, le paure per un qualcosa di nuovo e oscuro. Le prime aperture, i primi cambiamenti, l’ardore, il buio, il ritorno. E in una crescita continua e oscillante, passando per l’intensità del secondo anno, nel quale un primo sguardo all’assoluta rivelazione di Cristo prende corpo, mi ritrovo alla fine del primo triennio di base, e dunque all’inizio, di un nuovo ciclo di ricominciamento.
In questi tre anni molte cose sono sorte, nuove amicizie, nuove speranze, il gruppo di creatività culturale, il gruppo di Milano nel quale dimoro a livello regionale, e una intima intuizione che la vita possa prendere una direzione sempre più intonata a questo inizio.
Come nella chiusura dell’incontro ho capito che il motivo per cui sono qui è la ricerca di Dio, che in Cristo trova la sua piena manifestazione, e dunque nella scoperta di me stesso nella sua scoperta dentro di me, come figlio nel Padre, come apertura della sua voce, come strumento del suo avvento.
Così In questo senso dedico una poesia che ho scritto oggi, in un momento comunque duro e intenso, ma anche bello e gioioso del cammino, come testimonianza della bellezza di questi tre anni che non dimenticherò mai.
Un ringraziamento di cuore. Francesco
La sarta
È una integrazione
di intenti,
una pacificazione
della mente,
che ti viene
a spianare il cuore
per accogliere
un baccello
di nuova umanità.
Contemplandoti così,
così amando
la mia postura
che ti riflette
inconsapevole
in fondo,
mentre risplendi
in questa aurora universale.
È una nuova parola
il mio giùbilo
che trascende
permanentemente
il mondo, dall’interno
dei tuoi pensieri scavati,
rinnovati e benedetti,
affinché io divenga
te stesso nella
tua libertà.
Caro Francesco,
è gioia per me la tua condivisione, anche in questo blog.
Il cammino percorso nel triennio mi ha permesso di vedere in te e nei giovani che ho incontrato un livello di consapevolezza che a me mancava alla vostra età.
Camminare insieme a te, a voi, mi regala freschezza e speranza, mi porta dentro una dimensione temporale diversa dal tempo cronometrico dell’ego in cui è possibile ascoltarci, dialogare, confrontarci e condividere momenti duri ed intensi, ma anche belli e gioiosi nonostante la differenza di età.
Grazie!
Arrivederci a Trevi.
Giuliana
Ciao Fra,
Sai anche io mi ricordo benissimo quando ci siamo visti per la prima volta nel gruppo di Brescia, dove tra l’altro ero totalmente per caso, nel mio famelico vagabondare alla ricerca di una “casa” e mi ricordo pure che nonostante la grande sorpresa di trovare un altro ragazzo e tra l’altro con i miei stessi interessi (filosofia) , ero talmente chiusa e ripiegata su me stessa da non averti rivolto quasi parola. Quando penso a questo episodio mi meraviglio di quello che poi sta nascendo insieme agli altri nel gruppo di creatività culturale, dove nonostante distanze, differenze di età etc stanno nascendo piano piano belle amicizie e rapporti umani autentici. Questo, a mio parere, insieme alla mia crescita personale, è la cosa più bella che mi ha regalato Darsi Pace. Come una volta già vi ho detto, spesso dubito delle mie scelte e a volte preferirei non essere mai tornata qui. Ma poi penso alla solitudine vissuta, al mio desiderio di amicizie vere e al bisogno di incontrare persone con cui confrontarmi su certi temi e penso che alla fine ho ricevuto ciò che più desideravo e a quanto mi sento infinitamente più viva ora, rispetto a quando non ero neanche capace di rivolgere parola agli altri, come a te ad esempio.
E quindi si, ti capisco quando dici che il cammino a volte è duro, e a volte richiede pure scelte difficili, ma ci regala anche cose bellissime, per cui vale la pena essere perseveranti e stringere i denti.
A presto Fra (e grazie della poesia, che è bellissima ma questo già te lo avevo detto ☺️)
Ho finito il primo anno e una tra le tante cose sorprendenti è stata che, nonostante avessi seguito le lezioni telematicamente anch’io e siamo in tanti, ecco … ogni volta è stata un’esperienza forte e avvolgente e profonda, anche se in km la distanza fisica c’è, ma la sorpresa, anche, è stata proprio questa cosa, cioè il sentirmi avvolta dall’affetto, accolta, accettata, ascoltata, vista, a conferma che quando il Cuore di qualcuno parla, veramente, non lascia spazio ad alcun dubbio in chi ascolta e attraverso le parole dette, arrivano sentimenti vivi e veri che anche riempiono il cuore, come arriva pure anche se a distanza, tanto impegno e cura ed attenzione!
Questo principalmente sento d’aver ricevuto qui, come un dono, bello, pulito e con un sapore di libertà e speranza, quella speranza ricca di tante possibilità nella gioia che si accende!
E per tutto il lavoro poi, che si va a fare, quello che muove dentro sono tutte le cose che hai spiegato Francesco e pure nella poesia che mi ha molto emozionato … “ … per accogliere un baccello di nuova umanità … … … in questa aurora universale … “ stupendo, grazie 🙂
Ciao, Barbara
Cara Giuliana, Maila e Barbara grazie delle risposte e dell’incoraggiamento. Sono stati davvero tre anni importanti, ed è incredibile vedere come cambiamo, pur rimanendo nella nostra autenticità originaria. Il cammino è duro ma anche prezioso, gioioso, esaltante, esultante, perché ci dona la possibilità di tornare in ricerca di noi stessi e quindi della verità.
Un abbraccio
a presto
Francesco
Francesco Marabotti è stato per me uno dei nomi di quei ragazzi culturalmente creativi che sono arrivati a sorpresa in “Darsipace”, che consideravo un “Paese per persone mature”.
Li ho incrociati per la prima volta a Santa Marinella e mi hanno riempito di meraviglia, anche perchè non avevo ancora capito che era per loro specialmente il pane che Marco ha spezzato con noi in questi anni.
Ho rivisto a Trevi ragazzi, Francesco Gloria Maila e non posso fare l’elenco, proiettati verso l’alto da una spinta potente che nasce dalla loro interiorità, e che forse riesce a trasformare in carburante anche le fatiche e le pene della giovinezza.
La descrizione dell’esperienza del percorso di Francesco mi dice quanta Grazia e Benedizione arriva su queste persone che iniziano la vita, e come riescono a mettere in comune tra loro ciò che io invece mi son trascinato per decenni.
Mi rivedo nei cortei del sessantotto con slogan spesso folli nel carico di disperazione e di speranza grande e mal riposta.
A Trevi, con Giulia Gabriele Alessandro, abbiamo ritagliato qualche momento per riflettere su cosa sia possibile fare in politica, ed abbiamo deciso che per cominciare bisogna studiare, naturalmente mettendosi nella giusta postura interiore.
Queste sono generazioni di un altro mondo, che guardo mettendomi la mano sulla bocca, e in preghiera per loro.
Esprimo tutta la mia gratitudine ai ragazzi della creatività culturale, augurando a noi tutti buona continuazione.
Nel 68 più che disperazione, c’era speranza, esattamente quella che leggo adesso nei vostri interventi, avevamo, secondo noi, anche Dio dalla nostra parte.
Come è finita lo sappiamo, come andrà per voi, probabilmente me lo immagino, ma lo tengo per me. Sognate intanto che vi sveglierete sempre troppo in fretta.
La speranza che condividevamo allora non era legata alla certezza del risultato, ma alla vita che chiamava in noi.
Possiamo ancora alimentare questa virtù se la accompagniamo ad un atto di fede nell’uomo e nel Dio che lo abita.
Io desidero aiutare qualche giovane ad avere orizzonti di speranza, e non mi rassegno a portare a spasso un paio di cani.
Lei sente nostalgia ed amarezza per ciò che era destinato a fallire in quelle modalità.
Se non è in condizione di unirsi a noi, o a chiunque nel mondo ci prova a migliorare le cose, perchè non si rimette in gioco dando il suo contributo a livello spirituale, e quindi reale, con il suo atto di speranza, che diventerebbe un sostegno fortificante per quanti vogliono essere “uomini di buona volontà”? Diversamente fa il gioco di quelli che lei combatteva.
Se siamo destinati ad un brusco risveglio, tra star male da subito oppure dopo, conviene mettersi nella speranza, che almeno ci fa stare un po’ meglio adesso.
Caro Giancarlo,
grazie della tua risposta,
anche a me ha fatto molto bene conoscerti e conoscere le esperienze di chi ha già maturato più consapevolezza nel cammino. Noi più giovani infatti abbiamo bisogno di maestri, di guide, di seguire una direzione che altri hanno già aperto per noi. È bello vedere che cresciamo assieme, che ci alimentiamo in un flusso di consapevolezza, armonico, preciso, invisibile. Solo in questa crescita, in questa riconoscenza infatti può nascere il nuovo.
Ciao
Francesco