2016-2017: una nuova annualità per Darsi Pace

Commenti

  1. Non se ne abbia a male l’artista,ma la prima impressione che dà il disegno è quella di una tomba, che comunque ha anch’essa il senso di darsi pace

  2. Caro Anonimo, scusami, ma dovresti precisare che A TE da quella sensazione. Credo che dovremmo sempre evitare di ferire le persone e mi riferisco all’artista. A me, invece, l’immagine evoca una vivente serenità, consapevole e pacificata.
    Un caro saluto
    Silvia

  3. Cara Silvia era sottinteso che a me dà questa sensazione, ogni volta che ho guardato, e non penso che parlarne sia ferire le persone. Altrimenti saranno sempre commenti carini, mille grazie, mille prego, io sono ok, tu sei ok, anche se non è vero per niente.
    Certo, potevo stare in silenzio,ma lo avrei pensato .

  4. Ciao A.hai ragione,potrebbe sembrare una tomba.anzi è propio una tomba volendo essere il messaggio totalmente pasquale!grazie per la tua visione.davide

  5. Il Vangelo di oggi cade a fagiolo per riflettere sulla tomba, sulla morte e sul senso di darsi pace.
    Trovo molto interessante la riflessione di fratel Fabio, monaco di Bose, che lo accompagna e che si sviluppa partendo delle parole del poeta francese Edmond Jabès:

    “Ogni dialogo ha tre voci. La voce di chi parla, la voce di chi risponde, e la voce della morte che fa parlare i due”.

    Nel laboratorio Darsi Pace imparo a riconoscere le “voci della morte” che parlano dentro e fuori di me per uscire
    dall’ isolamento mortifero che procura tanto dolore.

    Solo ascoltando queste voci posso aprirmi ad una relazione accogliente e vivificante nella quale l’errore riconosciuto è opportunità di correzione e miglioramento.

    Mi piace il volantino come le sculture realizzate da Davide Calandrini, ho cominciato a distribuirlo e continuerò a farlo nella mia zona.
    La predominanza della figura femminile in una postura meditativa mi sollecita a osservare e rilanciare la mia postura mantenendo lo sguardo fisso all’ Uomo che con la sua vita ha indicato la via di guarigione e di salvezza fino a squarciare la tomba per farmi comprendere che la vita vince la morte.

    Giuliana

  6. mi pare che l’immagine, se ben guardata, appaia piuttosto come il corpo gaudioso di una donna che emerge da una tomba, che è anche lo stato recluso di sé e del mondo, in cui quasi sempre ci troviamo imprigionati.
    Ciao, Davide, sempre grande!
    E, caro amico anonimo, uno dei migliori modi per liberarci da questa tomba, è accettare il proprio nome, la propria esistenza, riconoscendo fino in fondo il proprio diritto ad esistere, senza timore, dicci perciò chi sei, perché qui sei il benvenuto! Marco

  7. A me questa immagine da veramente la percezione del silenzio , della pace .

  8. “Accetto, accolgo ,non giudico”, questi sono i verbi che accompagnano l’inspiro durante la meditazione.
    Ho notato con piacere che in tutti i commenti seguiti al primo scritto dall’amico anonimo non c’è ombra di irritazione, di disapprovazione, di rifiuto; questo atteggiamento dei partecipanti ai corsi mi dà ulteriore conferma della bontà ed efficacia del lavoro su me stessa che sto svolgendo nei gruppi Darsi pace. Rosaria

  9. Cara amica, imparare a non agire immediatamente le nostre reazioni emotive, senza però né negarle, né condannarle, è un esercizio quotidiano, non facile, che però ci dona immensi risultati evolutivi. Ciao, e grazie. Marco

  10. Il viso vagamente mi ricorda Giuni Russo, una interprete che credo meriti di essere ri-valutata.

  11. D’ accordissimo con te, Eva!
    Purtroppo mancata prematuramente, voce potente e limpida, impegnata musicalmente anche in una ricerca di tipo spirituale…davvero brava.
    mcarla

  12. A proposito di Giuni Russo, riporto un link girato sul gruppo Facebook “nascenti” qualche tempo fa, ed è la sua bella interpretazione de “il carmelo di Etch”, dedicata ad Edith Stein (credo che sia di Juri Camisasca) https://www.youtube.com/watch?v=sRBKfk83EYE

    Un saluto,
    Marco

  13. Splendida l’interpretazione di “Moro perché non moro” – da una poesia di Santa Teresa d’Avila.

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