Yoga e Occidente

Commenti

  1. Considero importante e confortante – in primis – la sede stessa della conferenza.

    Parlare di cristianesimo, di tradizione occidentale, nel convegno della Federazione Italiana Yoga. Ma che respiro! Quanti stupidi sospetti vengono travalicati, con una leggerezza deliziosa! Sospetti che ancora avvelenano i pensieri di molti (sedicenti) “cristiani”. C’è un urgente bisogno di costruire questi ponti, o meglio di riconoscerli. Già da molti decenni, del resto, la “nuova” sintesi delle culture (occidente, oriente, psicanalisi…) è stata vissuta sulla pelle: da grandi pensatori, certo. E da una ragazzina chiamata Etty, per esempio.

    Vissuta, non predicata. Vissuta. Leggete i diari di Etty, come lei viveva questa nuova sintesi sulla sua pelle (carnale, carnale).

    Abbiamo bisogno di qualcuno che parli di Zen e Cristianesimo, di Yoga e di Gesù Cristo. Non nel mettere genericamente tutto insieme, in una vaporosa e generica esaltazione, ma con la lucidità informata e rispettosa che ha Marco. Per farlo bisogna rispettare la storia e avere una visione, insieme. Per vivere questo “innesto fecondo”, dobbiamo liberarci dalle illusioni, in primo luogo sul fatto che queste altre culture possano sostituire la nostra. Durante la conferenza si snoda la consapevolezza del tratto distintivo dell’Occidente, indispensabile per una corretta relazione con l’Oriente.

    Questo punto di lavoro così equilibrato ed equanime secondo me andrebbe proprio diffuso per quanto più possibile, verso gli ambienti cattolici diffidenti dello Yoga (e da tutto, per la verità, arroccati in arrogante difesa che svilisce quello Spirito che pensa di difendere) tanto quanto quelli entusiasti che propendono per una indiscriminata “sostituzione” di cultura, illudendosi parimenti di “liberarsi da mamma” quando se la portano sulle spalle.

    Ambedue vivono nel sogno, prigionieri di schemi vecchi o semplicistici – qui invece si propone un viaggio, intanto, di conoscenza della nostra cultura. Levando di mezzo le illusioni, evitiamo i disastri e abbracciamo, se vogliamo, una “proposta favolosa”: quella dello Yoga, come un occidentale consapevole di sé può accogliere.

    E poi, “non te liberi de mamma”. Facciamoci pace (il giorno dopo la sua festa)!
    La mamma nello zaino, è una metafora favolosa, e molto efficace.

    Seriamente. Elaborazione, non fuga. E’ una proposta di un itinerario di conoscenza.

    Il resto sono slogan, sono pensiero pigro e difensivo (peggio che mai quando si appropria di valori cristiani) e francamente dovremmo essere proprio stanchi di farci prendere in giro da un pensiero semplicistico (yoga sì, yoga no, lo yoga è satanico, lo yoga risolve tutto… ma che stanchezza suprema, che benedetta suprema stanchezza di questo modo così vecchio di pensare!). La consapevole identità, radicarmi, conoscere la mia cultura, per confrontarmi con l’altro. La valorizzazione più profonda e credibile dello yoga, non a caso viene da qualcuno che penetra fino in fondo al mistero cristiano.

    Questa è una proposta finalmente credibile, adulta, gioiosa. Conosco la mia storia, mi apro all’altro, ricevo dall’altro quello che mi aiuta, senza sincretismi, essendo anzi sempre più me stesso, sempre più inclusivo, sempre più autenticamente “cattolico”. Alleluja!

  2. Giusto, anche perchè l’aprirsi all’altro e il dialogo ci può essere solo tra ( almeno ) due identità/culture distinte, la tua e la sua, la nostra e la loro, se un’identità/cultura sostituisce completamente l’altra non c’è più nessun dialogo ma solo 1 identità/cultura: da sola.

    Questo è anche il vero motivo per cui esiste “l’altro”, perchè è uno specchio, capace di farci riflettere su noi stessi.

    Volevo chiedere, all’interno del vostro gruppo si possono fare anche delle amicizie? Sarei interessato a iscrivermi anche per questo oltre che per i temi trattati, purtroppo ormai la società è diventata ipercompetitiva e le persone tutte egoiche, cosi mi hanno lasciato da solo.

  3. Ciao mister X, benvenuto tra noi.
    L’impegno che l’associazione DarsiPace svolge inizia proprio con l’aiutare tutti i partecipanti a riconoscere la reale condizione, o stato interiore, in cui normalmente siamo e cioè ” scissione egoica “.
    Già questo primo piccolo passo condiviso è liberatorio e si vive nei “gruppi laboratorio” dove si svolgono regolarmente gli incontri fisico-telematici.
    Sono pubblici tutti i materiali informativi per saperne dipiù su questo sito quindi non mi dilungo nelle spiegazioni che troverai completamente esaustive.
    Hai tutto il tempo per riflettere sulla tua iscrizione che sarà eventualmente per il prossimo anno a partire da settembre 2017.
    Per quanto riguarda le amicizie tutto dipende da te, sei un buon amico ?
    Si diventa amici conoscendoci sempre meglio ma io non so neppure il tuo nome; posso dirti però che i gruppi di ricerca o laboratori sono luoghi protetti dove ci si può conoscere vera-mente e profonda-mente, sono quindi luoghi dove l’amicizia è condizione fondamentale.
    Spero di incontrarti presto e buona ricerca.
    Un sorriso Ale

  4. Grazie, caro Marco, hai colto i punti fondamentali, lo spirito in cui, in Darsi pace, ci rapportiamo alle altre tradizioni. Un abbraccio. Marco

  5. Grazie a te, Marco. Non è piaggeria la mia, se dico che comunque mi è stato facile, visto che sei stato molto chiaro e limpido. Un abbraccio,
    Marco

  6. Solo per dire che Ale sta x Alessandro Ciarella.
    Non mi ero accorto di essere anche io un quasi anonimo.

  7. Pier Luigi Masini dice

    Quando ascolto Marco vivo sempre momenti di pacificazione interiore. Anche in questo caso riesce a toccare con fermezza ed equilibrio un tema delicato, spesso trattato in maniera del tutto superficiale.
    Ben diverso è l’atteggiamento di altre posizioni, in cui si parla di “rischi” e di “controindicazioni” senza distinzioni delle pratiche di origine orientale (avrei un recente articolo da citare, ma non so se è il caso di pubblicarlo qui). Lo scopo è quello di tener lontani i fedeli da altre proposte che potrebbero allontanarli, dando per scontato che essi non sono in grado di discernere, ne di comprendere, quale sia la via migliore. Impaurire è senz’altro uno dei modi più efficaci per ottenere lo scopo, peccato che in genere porti ad una soppressione dei desideri (considerati pericolosi) e quindi sulla via della depressione interiore. La cosa più importante è trattenere le persone il più possibile, e non aiutarle a crescere.
    E’ difficile rendersene conto, finché ci si trova immersi in quella grande “mamma” che continuamente ti dice cosa devi fare e non fare, cosa è giusto e cosa sbagliato.
    Personalmente sto trovando molta più pace interiore grazie ad una maggior libertà che proviene dal silenzio e dall’abbandono, che posso sperimentare grazie a pratiche in buona parte originate in Oriente.
    Credo che la Verità sia imprescindibile dall’autenticità: più sono me stesso e più mi avvicino alla Verità. Per poter credere in questo, ho bisogno di liberarmi dei sentimenti di colpa e di imperfezione che hanno abitato a lungo nel mio animo e che sto cominciando a superare.
    Il percorso Darsi Pace mi sta fornendo nuovi spunti e nuovi orizzonti per proseguire su questa strada, senza perdere le tracce del mio essere nato e cresciuto in questo contesto.

  8. Grazie, caro Pier Luigi, dici proprio bene: intimidire è stato uno degli strumenti più utilizzati da un certo cristianesimo, che ha schiavizzato gli uomini, più che liberarli. Per fortuna questo sistema intimidatorio non riesci più a molto, le persone (sane di mente…) semplicemente si allontanano dai luoghi infetti… alleluja! Marco

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