Amore, matrimonio e fede (1). A confronto con l’Amoris laetitia di Papa Francesco – Marco Guzzi

Commenti

  1. Maria Carla dice

    Interessantissima conferenza…ma mi piacerebbe anche conoscere (non per pura curiosità, lo giuro!) le tappe del percorso di Marco verso il matrimonio (e naturalmente quale è stato il contributo di Paola in tal senso!)
    Ripeto, non si tratta di pura curiosità ma di interesse verso un’ esperienza di vita che sono convinta abbia
    a che fare con quella intensità di relazione di cui i giovani oggi hanno ‘fame’…
    Grazie, mcarla

  2. Cara amica, la storia sarebbe davvero molto complessa, comunque abbiamo impiegato 8 anni, per arrivare alla decisione del matrimonio, e Paola è stata ovviamente determinante per convincere un ragazzaccio come me, un bambino profondamente ferito, il figlio secondogenito di una famiglia di separati, che era pure discepolo di Nietzsche…… Ciao. Marco

  3. Maria Carla dice

    Bella storia davvero…mi limiterò ad immaginarla, a questo punto!
    Comunque grazie del riscontro,
    ciao?mcarla

  4. Maria Letizia Santi dice

    Ho ascoltato con molto interesse questa prima conferenza che, se ho capito bene, sarà seguita da altre due “puntate” e che quindi non esaurisce ancora il discorso. Tuttavia, in attesa di ascoltare il discorso completo che potrà forse chiarire i miei dubbi, desidero esprimere alcune considerazioni sull’impostazione, a mio modesto parere discutibile, che il Magistero ecclesiale imprime agli insegnamenti sulla morale sessuale ed in particolare al discorso sulla procreazione responsabile. Mi riferisco in particolare ad alcune affermazioni che ho letto nell’Enciclica “Humanae Vitae” di Paolo VI del 1968 e che, mi pare, e chiedo gentilmente a Marco Guzzi di correggermi se sbaglio, non siano state smentite nè dall’Esortazione apostolica “Familiaris consortio” di Giovanni Paolo II del 1981, nè dall’Esortazione apostolica “Amoris Laetitia” di papa Francesco del 2016. Nella “Humanae vitae” si legge al N° 11 : “la Chiesa insegna che qualsiasi atto matrimoniale deve rimanere aperto alla trasmissione della vita”; al N° 12: “Tale dottrina…..è fondata sulla connessione inscindibile……tra i due significati dell’atto coniugale: il significato unitivo e il significato procreativo”; al N° 14: “E’ quindi errore pensare che un atto coniugale, reso volutamente infecondo, e perciò intrinsecamente non onesto, possa essere coonestato dall’insieme di una vita coniugale feconda”. Non so se interpreto correttamente queste affermazioni, ma la mia impressione è che esse non tengano conto della realtà umana e concreta della vita matrimoniale. Condivido il principio dell’apertura alla vita da parte degli sposi, ma non riesco a comprendere come ogni singolo atto sessuale possa concretamente rimanere aperto alla trasmissione della vita; inoltre mi pare che una vita coniugale feconda, la contrarietà all’aborto e l’indissolubilità del matrimonio siano sufficienti a realizzare una vita matrimoniale cristiana. Aggiungo che, nella mia esperienza, il mio sforzo di osservare le indicazioni della Chiesa, avvalendomi dei metodi naturali di regolazione delle nascite, mi ha creato non pochi problemi soprattutto psicologici, e la mia richiesta di consigli rivolta ad alcuni sacerdoti non ha trovato risposte chiarificatrici ed ha messo in luce talvolta una grande impreparazione sul tema di cui stiamo parlando. Questa situazione mi rattrista e spero vivamente che qualcosa nella Chiesa possa cambiare in meglio.
    Grazie per l’ascolto.
    Maria Letizia

Inserisci un commento

*