Il ponte crollato, la politica, l’iniziazione

Commenti

  1. Grazie Giancarlo.

    Lasciami confessare che leggendo il titolo, così legato all’attualità anche dolorosa, “temevo” un post che additasse responsabilità e vagliasse elenchi di buoni e cattivi (cosa anche comprensibile, da un certo punto di vista). Invece i miei sospetti erano (probabilmente) piccoli, infondati – perché in realtà il post è molto più “arioso” e profondo. Rilegge la politica in contatto stretto con il percorso iniziatico in senso libero, libero: non dobbiamo percorrere una strada angusta, ma appunto “dobbiamo alzare lo sguardo e scrutare orizzonti vasti: tenendo in mano la chiave d’oro del percorso iniziatico nostro personale e di qualunque realtà politica lo voglia ascoltare.”

    Un abbraccio,
    Marco

  2. Maria Letizia Santi dice

    Caro Giancarlo,
    ti ringrazia di cuore per questo bellissimo post una che abita e vive a Genova e che la tragedia del ponte crollato l’ha vissuta da vicino. Questa ferita è profonda e lascia tuttora le sue ricadute negative nella vita quotidiana della mia città.
    Condivido in pieno la visione storica, politica e iniziatica che tu proponi. “Dobbiamo alzare lo sguardo e scrutare orizzonti vasti: tenendo in mano la chiave d’oro del percorso iniziatico nostro personale e di qualunque realtà politica lo voglia ascoltare”. Più vado avanti nel mio e nel nostro cammino di Darsi pace e più sono convinta che il paziente lavoro di liberazione interiore possa portare frutti nella nostra società malata e corrotta. Grazie ancora.
    Un abbraccio.
    Maria Letizia

  3. giancarlo salvoldi dice

    Grazie a te, caro Marco.
    Nelle tue parole sento affetto, stima, ascolto e dialogo: come non poteva non essere da te.
    Confesso anche io un po’ di trepidazione su come potessi riuscire ad esprimermi e come potessero essere accolte le parole di me che sono in ricerca, e che nella meditazione chiedo ogni giorno di riuscire ad ascoltare il mio io relazionale e quindi l’altro.
    Trovo bellissimo che nelle nostre diverse sensibilità, in parte identiche in parte distinte e distanti, noi possiamo remare insieme sulla navicella di “Darsi Pace”, piccola, ma alla quale sappiamo dare un potente impulso creativo.
    Questo ci è dato perchè siamo affratellati sull’essenziale, ci abbandoniamo all’atto di fede che ci permette di diventare canali dello spirito, di ricevere e di dare quanto riceviamo.

    Tu scruti l’uni-verso infinito, come i Re Magi che “si consumavano gli occhi del cuore”, dice un inno di padre David Maria Turoldo, e da poeta scruti dentro il piccolo uomo.
    Piccolo ma che contiene l’uni-verso: “cos’è mai questo Figlio dell’uomo che Tu abbia di lui tale cura?” ( versione poetica del Salmo 8,5 sempre di padre David).
    Insieme, senza certezze assolute, cerchiamo i modi possibili di incarnare ciò in cui crediamo.
    Ti abbraccio, Giancarlo

  4. giancarlo salvoldi dice

    Cara Maria Letizia, nella ferita di Genova tu vedi le conseguenze del peccato originale, ma al tempo stesso nutri la convinzione che c’è la possibilità di guarigione e liberazione.
    Gli studi dicono che Genova invecchia, è meta di molti immigrati, i camalli sono delusi, troppi giovani se ne vanno.
    Ma ha tante risorse e potenzialità:
    Renzo Piano, che non mi è parso arrogante, e quando dice che il prossimo ponte deve durare 1000 anni fa un cenno di autocritica: spero che sappia andare alle radici del peccato della casta degli architetti;
    Grillo, che sul ponte ha sbagliato molto in passato, ma sembra che non continuerà nell’errore;
    Pinotti che penso saprà capire i limiti della sua matrice culturale, e quindi collaborare costruttivamente;
    Toti non è un barricadero, e lavorerà per risolvere il problema reale.
    auguri sinceri a te e alla tua Genova, Giancarlo

  5. Mariapia Porta dice

    Caro Giancarlo!
    Sono genovese anch’io e amo la mia città. Quando si è diffusa la notizia del crollo del ponte, ho pensato con sgomento alla drammatica situazione di Genova, già in crisi economica e culturale da tempo. ma ho anche intuito che questo scendere nell’abisso, questo toccare il fondo può essere un’occasione per rinascere, per diventare nuovi. Questa speranza , nonostante tutto, qua e là si avverte, ci si impegna di più, ci si riunisce, si cerca di comprendere, ora che tutto il mondo ci guarda e cerca di capire la nostra storia, il nostro territorio. Molti, anche nel nostro piccolo, ci sentiamo protagonisti e responsabili, come se ci risvegliassimo, dopo un sonno troppo prolungato. Mariapia

  6. giancarlo salvoldi dice

    Cara Mariapia, la tua presenza in Genova è costruttiva, il tuo pensiero buono è una risorsa operativa realmente, adesso.
    Tutto l’amore che hai dato alla tua città, tutto quello che stai facendo nelle relazioni con i tuoi concittadini, noi sappiamo che confluisce a dare forza e direzione buona tanto a chi opera nelle istituzioni, tutti, come ai privati cittadini.
    E’ importante risvegliarsi insieme, rileggere la propria storia per purificarla, darle nuova linfa, come voi state facendo.
    Un abbraccio, Giancarlo

  7. Caro Giancarlo,
    rispetto la tua disamina di natura politica e mi fermo qui.
    Ma sulla tragedia che ha colpito il nostro paese, l’Italia, mi sembra valga la pena, sommessamente, di rilevare alcune cose:
    1. il ponte è crollato per precisi motivi tecnici;
    2. in quasi quaranta anni di attività nel settore delle costruzioni non ho mai incontrato alcuna casta degli architetti, ma varie caste di ignoranti, si;
    3. oggi è una moda crocifiggere gli intellettuali progressisti : tutto ciò che di male è stato fatto è colpa loro, ma io continuo a sognare e a credere nel progresso.
    In tutta amicizia, non darti dare la pena di replicare, perchè … si è trattato solo di uno scambio di battute davanti alla macchina del caffè!
    😉
    Ciao
    Marco F.

  8. Caro Giancarlo, In questi giorni mi è capitato di leggere un articolo che si riferiva a un libro di Sascia, un libro che ha una certa attinenza con quello che scrivi. Il libro è “Nero su nero”.
    Scriveva Sciascia “Intorno al 1963 si è verificato in Italia un evento insospettabile e forse ancora, se non da pochi, sospettato. Nasceva e cominciava ad ascendere il cretino di sinistra: ma mimetizzato nel discorso intelligente, nel discorso problematico e capillare.”
    In un altro intervento di quegli anni Sciascia notava: “Il guaio della sinistra in Italia è di aver seminato una doppia morale: una cosa è giusta se è fatta da un uomo di sinistra o da un gruppo o da un partito di sinistra; sbagliata se fatta da un uomo di destra”.
    Mi ha fatto pensare a quanto sono stato cretino in passato e a quanto posso esserlo anche ora. Nel senso che una qualsiasi visione del mondo, politica ma non solo, ha costantemente questo rischio: quello di ottenebrare il discernimento, quello di non farti vedere la Realtà.
    Come fare?
    Giungo alla tua stessa conclusione: raffinare la chiave d’oro del percorso iniziatico personale, cercando,senza certezze assolute, i modi possibili per incarnare ciò in cui crediamo.
    Un caro saluto

  9. giancarlo salvoldi dice

    Caro Aldo, scrivo ora perchè sono stato 15 giorni senza computer, e ovviamente sono sopravvissuto.
    Tu stai “realizzando” una trasformazione che tiene insieme il livello iniziatico con quello culturale e quello politico.
    Ci costa ammettere che siamo stati, in parte, “cretini”, ma ci conforta che abbiamo fatto un primo passo di uscita da quella disperazione che ci accecava facendoci indossare una maschera sia a livello esistenziale che a livello politico.
    Tu, ma credo diversi di noi, stiamo incarnando quei passaggi di cui Antonella parla nel post di ieri che ho solo scorso, e ne hai scritto prima del suo post: quasi una riprova in antecedenza.
    Sciascia simpaticamente definisce cretini quelli che eravamo, e noi oggi abbiamo la possibilità di capire cosa era in realtà quel cretinismo, e invece di amareggiarcene ne siamo contenti perchè abbiamo trovato la chiave d’oro per uscire da quella gabbia: non abbiamo la presunzione di avere chiari i passaggi che ci aspettano, ma ci lavoriamo.
    Un caro saluto anche a te, Giancarlo

Inserisci un commento

*