La necessità di un cambiamento radicale

Commenti

  1. “Siamo chiamati infatti a purificare radicalmente la sorgente del nostro pensiero affinché questo dia vita a pensieri davvero inediti e creativi, e a stili di vita più equilibrati e sostenibili, uscendo dalla logica ristretta e sempre più soffocante dell’ego, che anche in nome dei migliori ideali continuerà, nei fatti, a perseguire i propri scopi di sfruttamento e perseguimento del profitto individuale.”

    Grazie Filippo, per questo post che ri-dice bene e in maniera sintetica tutto il lavoro che abbiamo davanti e l’urgenza di metterci all’opera, adesso. Condivido la denuncia di una certa modalità di affrontare il problema, che vorrebbe come “prendere consapevolezza” ma in modo poco incisivo, senza “disturbarsi” a modificare il proprio modo di pensare a sé stessi e al cosmo, ancora prigionieri (anche conniventi, perché ormai sappiamo, trattasi di quelle prigioni da dove puoi iniziare uscire, ma un po’ ti darebbe noia) di ormai antiche cosmologie statiche e di domino.

    Più che nuovi contenuti infatti ci vuole una vera “conversione” (deve cambiare lo stesso framework percettivo, non è questione appena di rimodulare le informazioni in modo scaltro) ridonando a questo termine tutto il respiro più ampio (l’elaborazione di un nuovo modo di concepire la natura profonda delle cose e dei rapporti) e svincolato da ogni tentazione moralistica, figlia ancora di un vecchio pensiero.

    Personalmente non credo moltissimo in una contrapposizione “rivoluzionaria” al sistema neoliberalista, credo però che questo sistema vada lavorato ai fianchi e vada modificato, se necessario, con “inesorabile lentezza” e questa presa di coscienza è fondamentale per dare la necessaria inesorabilità al fenomeno. E comunque si voglia intendere la lotta anche politica per mondi migliori e modi migliori di esistenza, questo cammino comune, comunque passa in modo obbligato per queste tue considerazioni.

    Grazie.

  2. Concordo pienamente con il ‘post’ di Filippo e il commento di Marco C. !
    Strada lunga e impegnativa quella della ‘rivoluzione personale’ ma ormai ineludibile.
    mcarla

  3. giancarlo salvoldi dice

    Né l’antisemitismo né i cambiamenti climatici si combattono con commissioni parlamentari o scioperi.
    Questi strumenti sono armi ormai spuntate per di più intrise di ideologismi novecenteschi distorcenti.

    La commissione Segre, nobilissima nelle intenzioni che condivido con commozione, si illude di poter combattere l’odio “per legge” o a suon di quelle grida di cui parlava Manzoni?
    Descrivere l’Europa come fosse l’Alabama del passato, a me pare propagandistico e anche controproducente.
    In Europa ci sono rigurgiti di gruppuscoli fascisti e ci sono anche idioti da curve di stadio, ma tutto si ferma lì, e in Italia non sono antisemite né le destre istituzionali né le sinistre perchè per fortuna Zingaretti e Renzi non sono come il socialista inglese antisemita Corbyn.

    Ma la cultura politicamente corretta applica questo schema, che vede il male solo nell’altro, anche al tema dei cambiamenti climatici, che sono realmente in atto, e producono danni gravissimi all’intero pianeta.
    E qui il “nemico esterno” viene individuato nel sistema neoliberista che imperversa davvero ovunque dall’America capitalista alla Cina comunista, ed ha quasi prosciugato gli immensi laghi d’Aral in Asia e Ciad in Africa.

    In effetti l’umanità ha davanti a sè una responsabilità e dei compiti estremamente impegnativi, che si possono definire sfide, per rimediare, o almeno provarci, ai danni devastanti causati in passato dai sistemi capitalisti e da quelli socialisti.
    Davanti all’egoismo e alle ciclicità della natura, l’essere umano potrebbe e dovrebbe estrarre il meglio di sè.

    E’ su questo che dobbiamo concentrare studio ed investimenti, per fare prevenzione e porre argini alle siccità future foriere di desertificazione e carestie per esseri umani ed animali.

    Perciò dissento dalle élites della finanza globalizzata, ben rappresentata all’ONU, che tutti i santi giorni devono terrorizzarci con le catastrofi future : addirittura questa settimana, dopo la scossa di terremoto al sud, il metereologo di “La 7” è arrivato a dire che anche quello è conseguenza dei cambiamenti climatici.
    Una bufala, come quella di Venezia: se fosse innalzamento delle acque del pianeta, perchè non anche a Trieste lì di fronte?
    Poi sulle tue riflessioni conclusive, caro Filippo, sono pienamente d’accordo.
    Come con le riflessioni e le conclusioni dell’amico Castellani.
    Un caro saluto, GianCarlo

  4. giancarlo salvoldi dice

    Siamo all’isteria da cambiamenti climatici, come dicevo sopra.
    La sindaca di Roma ha ordinato per oggi la chiusura di tutte le scuole, parchi, ville e cimiteri: perchè? perchè pioverà.
    E non c’è stata nessuna catastrofe, tanto che le sardine manifestano numerose a Roma.
    I climatologi sbagliano le previsioni dall’oggi al domani, e pretendono di prevedere cosa accadrà tra anni e decenni.
    Ma le strade sono allagate!
    Ma gli alberi sono caduti!
    Ma la cupola dell’auditorium è danneggiata!
    E’ vero.
    Ma io penso alla mancata manutenzione ordinaria delle fognature, oltre che agli acquedotti colabrodo.
    E alla mancata manutenzione del verde pubblico, oltre che all’abbandono dei boschi.
    Ai tetti costruiti a risparmio, ai ponti non risanati “a risparmio”.
    E il dissesto idrogeologico? purtroppo l’elenco dei paesi distrutti dalle frane in tutti i secoli scorsi è tristemente lungo.
    Ora mi è chiaro che ai governanti piace scaricare le responsabilità sui cambiamenti climatici, che non possono protestare.

    Certo che in questo modo gli scolari non verranno mai temprati alla vita reale che ha il giorno e la notte, il sole e la pioggia.
    Mi scuso di aver scritto una seconda riflessione perchè non avevo ancora saputo della pioggia “calamità naturale”.

  5. @Marco: grazie per il tuo commento articolato, e sono contento di questa sintonia di pensiero. Abbiamo proprio bisogno di inaugurare in ogni ambito questa necessità di un cambiamento del “framework percettivo”, usando le tue parole. A presto! Filippo

    @Maria Carla: sono d’accordo con te! Ciao, Filippo

    @Giancarlo: senza addentrarmi in un’analisi dei tanti spunti interessanti che proponi, concordo sulla necessità di superare la logica della contrapposizione… Del resto, come mette in luce il nostro lavoro nei gruppi, in tutti noi, in quanto umani, risiede la radice di quegli atteggiamenti che poi contestiamo nel mondo. Abbiamo bisogno di tornare ad una sana umiltà, che non ci carichi di sensi di colpa ma che ci consenta anzi di liberarci sempre più dai nostri condizionamenti. Grazie per i tuoi commenti sempre puntuali, ciao! Filippo

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