In un recente incontro con un amico sacerdote che mi conosce da molti anni, lui, prima di congedarci,mi raccomanda: “Te lo dico con autorevolezza, Mariapia, liberati dai sensi di colpa!“ “Sì,- rispondo-hai proprio ragione, mi impegnerò”.Acasa, mi ritrovo con un fermo proposito di seguire il suo consiglio, ma poi subito emerge l’interrogativo:-ma come fare? –
Di sensi di colpa ho sentito parlare quasi per tutta la mia lunga vita, so che sono un fardello inutile e paralizzante, l’ho anche letto più volte, è ora di cambiare veramente, ma il difficile è trovare la via della liberazione.[Leggi di più…]
Camminando, sono entrata in un bosco, una faggeta con alcuni esemplari secolari ed altri in tenera crescita. Sono immersa in un tremolio di verde , in un intreccio fantasioso di tronchi e di rami. Guardo un gigante vegetale dove da bambina avrei sognato di arrampicarmi. Concentrandomi bene, di appoggio in appoggio, avrei potuto salire e ritrovarmi da sola lassù e nascondermi come in un piacevole rifugio personale e fantasticare e guardare le realtà dall’alto, in una prospettiva nuova e stimolante.
Riceviamo ogni giorno notizie di tragedie, di sofferenze collettive, provocate soprattutto dagli uomini, di guerre, di violenze e di odio e leggiamo e ascoltiamo parole, discorsi di commento molti, troppi, alcuni disorientanti, superficiali, insulsi, vanamente ripetitivi, che non aggiungono nulla alla comprensione dei fatti. Se siamo cristiani convinti sappiamo rivolgerci a fonti più autorevoli che ci spingono a cambiare atteggiamenti, a prendere decisioni nuove in questo tempo di rivolgimenti antropologici?
L’andare a messa la domenica e le feste comandate è uno dei precetti della Chiesa Cattolica che tutti abbiamo imparato al catechismo. Forse da bambini abbiamo ubbidito senza chiederci il perché,e poi abbiamo continuato,forse perché era un rito rassicurante, un’abitudine degli adulti, forse perché senza messa la domenica ci sembrava meno festa, forse per poterindossare un vestito più bello, forse per incontrare persone ed amici o per conoscere anche persone nuove. Forse per non commettere un peccato mortale che si doveva poi confessare.
La vita spirituale è per me un alternarsi di momenti di quiete, di pace, di crescita più o meno importante , con altri di stagnazione, a cui segue la noia, l’inaridimento e, talvolta, il regresso e la distruzione, almeno in parte, di quanto conquistato prima; come succede sulle rive di un torrente, quando arriva l’ondata di piena, che distrugge e porta via quanto incontra sul suo cammino.
Le fiabe tradizionali sono scrigni di sapienza antropologica e quindi gli adulti fanno bene a leggerle per sé stessi e per farle conoscere ai piccoli, questi amano sentirsi raccontare più e più volte sempre lo stesso testo perché possono così rivivere le emozioni profonde che la narrazione trasmette loro.
E’ lunedì mattina, sono in pensione ma mi affretto a prendere l’autobus per il centro per dedicarmi a commissioni varie; il mezzo giunge con un certo ritardo, le persone in attesa ed io facciamo fatica a salire e poi ci troviamo schiacciati tra gli altri passeggeri. Sono in una posizione scomoda, per fortuna so che il viaggio è breve, mi guardo intorno: vedo volti tesi e duri, concentrati sui propri pensieri e sui propri fastidi attuali. Una persona sbotta perché non riesce a raggiungere la porta per scendere, impreca con una colorita espressione in dialetto. Gli altri ascoltano, non reagiscono, restano quasi impassibili, perché sono di fronte a un fatto abituale.
Non si parla volentieri di gelosia e invidia. Ma qui si affrontano anche queste realtà interiori negative, per liberarcene.
L’invidia è sentirsi privi di qualcosa che l’altro ha , e perciò nasce da un confronto che crea ostilità e tormento, la gelosia è la paura, l’angoscia che l’altro ci porti via qualcosa di buono che abbiamo e nasce dall’insicurezza. Socialmente è più accettabile la gelosia che l’invidia. perché si pensa che la prima sia nutrita da un sentimento di amore, anzi talvolta è superficialmente considerata una prova di amore.
A volte mi pare che l’azione politica più congeniale a questo tempo debba essere una sorta di esorcismo.
Mi sembra a volte, molte volte in realtà, e sempre più spesso, che il nemico contro il quale sta combattendo la nostra umanità, per non soccombere, piombata per sempre nella sua disperazione, sia qualcosa di terribile, difficile perfino da descrivere.
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