Esperienza della “Forza”

Commenti

  1. Marco Guzzi dice

    E\’ proprio così: la vera forza viene dallo scioglimento di quegli ostacoli interiori che bloccano il fluire della nostra vitalità, della nostra espansione creativa, del nostro amore.
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  2. Mariapia Porta dice

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  3. Caro Alessandro,
    grazie per quello che hai scritto, veramente.
    E una cosa off topic: complimenti, davvero complimenti, per i bellissimi tuoi due video su You Tube, con la 111 di Beethoven, per me – ma credo non solo per me – la Sonata delle Sonate, e uno dei Vertici assoluti della musica di tutti i tempi.
    Là dove la forma musicale diventa pura anima, e forza vitale. Come in quell\’eterno trillo nel secondo movimento – quante battute sono ? non mi ricordo più, una infinità… – Vita, in definitiva, cioè espressione pura della forza primigenia creatrice e creativa.
    Mi ha profondamente impressionato ascoltarti, e per questo ti ringrazio.
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  5. Andrea Vitolo dice

    [url]http://www.youtube.com/watch?v=k06AUjIlzPU[/url]
    ;););)

    Ho aggiunto un link nel post al video.

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  6. un grazie di cuore a tutti per i bei commenti sull’articolo e a Fabrizio, in particolare, per il suo commento sui video. Anche per me, e non è un caso che il mio primo video caricato su youtube, sia proprio quello della 111.
    Questa Sonata rappresenta una particolare tappa del mio percorso di artista e di uomo.

    Quell’esecuzione, inoltre, anche se non è impeccabile sul piano della resa, dall’inizio alla fine, ha un grande significato per me.
    Stavo suonando esattamente 4 anni dopo, lo stesso giorno, nello stesso Teatro dove era morto, suonando, uno dei miei più cari maestri, Fausto Zadra.
    Il concerto avrebbe dovuto svolgersi in aprile, ma per l’enorme affluenza di persone alla morte di Giovanni Paolo II, tutti i quartieri intorno al Vaticano erano impraticabili e il concerto era stato spostato, guarda "caso", proprio al 17 maggio.

    Dal video forse non si nota, ma, proprio dopo quel trillo ascendente (di cui forse Fabrizio parlava, quello che porta al punto culminante dell’Arietta, un punto di una potenza spirituale elevatissima, le due mani sono agli estremi della tastiera, come a rappresentare due abissi che si confrontano e che pongono all’uomo una domanda finale), e in seguito al passo successivo, consolatorio, di estrema dolcezza, che prepara il ritorno del tema originario, insomma, ero così commosso, che ho faticato a mantenere la lucidità.
    Avrei potuto rovinare tutto, ma l’esperienza, quella di cui parlo anche nel mio scritto, mi ha permesso di ritrovare la presenza di spirito.
    Al termine sono dovuti passare diversi minuti prima di riprendermi da quello stato.

    A Maria Paola vorrei dire che quello che scrivo riguarda le mie esperienze quotidiane. Ogni giorno mi capita di dovere sperimentare conflitti piccoli o grandi, e mi accorgo di come sia sempre presente in me quel fardello di emozioni, sentimenti, attaccamenti, che contribuiscono a dare un colore particolare alla mia persona e con cui mi devo sempre confrontare. Tuttavia nel fondo della mia anima, sento che riuscendo a rasserenare (stavo per dire portare al silenzio, ma penso sia più corretto rasserenare) queste parti di me, la mia vita acquista un nuovo senso e quindi nuova forza e dinamismo.

    L’acquarello che ho utilizzato a corredo del testo, è un esercizio che ogni anno facciamo al gruppo artistico che seguo. Si tratta di collocare sul foglio una massa nera, a cui ognuno da la forma che desidera, che poi viene trasformata dal successivo uso del rosso e del giallo. Naturalmente la massa nera rappresenta la nostra ombra e il rosso e il giallo, il lavoro di auto consapevolezza che riesce a smuovere e trasformare le nostre parti bloccate.
    Il risultato, soprattutto nel confronto immediato con i lavori degli altri, è di grande aiuto nell’individualizzazione, attraverso l’oggettivazione, della nostra modalità di essere e agire nel mondo.
    Un caro saluto a tutti
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  7. scusa Mariapia, ho scritto erroneamente Maria Paola.
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  8. Fabrizio Falconi dice

    Sì, Alessandro, parlavo proprio di quello ! E mi colpisce molto percepire nelle parole che tu scrivi, le stesse cose identiche, che provo io, ogni qual volta ascolto la 111. Davvero, la musica è un linguaggio (forse l’unico veramente) Universale !
    Davvero particolare anche la circostanza che scrivi, della ricorrenza di Zadra. Un caso di serendipity, si direbbe. Al "caso", in queste occasioni, mi riesce molto difficile credere.
    Ciao, e di nuovo complimenti.
    Fabrizio
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