Chi sono oggi i farisei?

Commenti

  1. – contro la mia pigrizia e la fatica ad ascoltare gli altri.
    – contro quelli che stritolano le idee, che non hanno l’umiltà di lasciar spazio agli altri, che hanno ruoli di potere e bloccano le forze fresche con argomenti da burocrati e il cipiglio di chi conosce come va il mondo.
    – contro i paraculi che non danno alcun peso al contenuto del lavoro, ma conoscono bene le vie per stringere alleanze, cordate, autostrade di carriere facili e prive di vita.
    – contro tutte le cupole di potere, intellettuali, clericali, contro gli arroganti che amano esibire amicizie e segni esteriori, contro quelli che fanno della menzogna il loro stile, pavidi e inconsistenti se presi da soli, ma così distruttivi e indistruttibili quando si riconoscono parte del gruppo.
    – contro chi, nei rapporti d’amore come in quelli di lavoro, getta sempre la colpa agli altri, senza mai dire una parola sulle proprie scelte.
    – contro chi non ha il coraggio di abbandonare il campo quando il terreno è diventato una pozzangera melmosa.
    letta

  2. – contro la mia "stanchezza" interiore, che mi oscura e ni sottrae la pace e il sorriso e blocca l’amore
    – contro il mio "coltivare nebbie", foschie, paure…
    – contro i troppi poeti senza popolo, sposati a se stessi, ritorti e contorti
    – contro ognuno di noi quando ci ostiniamo a "replicarci", anche dopo l’ultima stazione
    – contro la paura di cambiare il nostro cuore, che poi è la vera e unica Paura che ci paralizza
    – contro chi, dopo una vita, ha imparato solo a maledire (magari se stesso)
    – contro chi non ha mai scritto/letto una semplice "poesia"

    Renato
    letta

  3. Chi vuole la pace senza darsi pace.
    Chi crede ancora che la violenza possa cambiare il mondo (in meglio).
    Chi fa della fede un fortilizio entro cui difendersi.

    La maggior parte degli attuali mediatori culturali: direttori di collane o di quotidiani, giornalisti e programmisti, artisti e scrittori e "filosofi" e insegnanti vari, che fanno di tutto per occultare la propria angoscia ricoprendo il mondo di menzogne e di cose orride, mostruose, e vane.
    E invece di curarsi gli occhi e il cuore, infettano e ammorbano l’uomo, già stanco e morente.

    Quando il desiderio di essere riconosciuto prevale sull’anelito alla verità e alla bellezza.
    E cioè ormai quasi ovunque.

    Chi predica Cristo e non si occupa di farne esperienza, morendo ad ogni pretesa di possederne il copyright.

    I registi, gli autori, e i conduttori dei programmi cosiddetti di "intrattenimento", che seminano nelle coscienze il loro puzzo di fogna.
    Veri strumenti del male, che fingono perfino "umanità" e "tolleranza".

    Tutto ciò che in noi non vuole nascere, ma soffocare l’inizio con la propria compromissione con la fine.

    L’uomo contemporaneo però si illude di non dover rispondere dei propri comportamenti.
    Gli attuali "bontemponi", che si godono i frutti di tanta menzogna e corruzione, si illudono di non accumulare montagne di negatività sulle proprie teste.

    Purtroppo o per fortuna, a seconda dei punti di vista, l’universo possiede leggi precise, come quella della gravità, e le nostre azioni (quanto le nostre omissioni) sono esseri viventi che diventano la nostra carne e il nostro sangue, ben oltre le soglie della morte.

    Questo ci ricorda il Cristo.
    Poco dopo verrà eliminato.
    Ma il mentitore ha sempre le ore contate.
    letta

  4. letta

  5. Coloro che gestiscono un potere, lo difendono e ci muoiono, sempre sul proprio corto metro di terreno, senza riconoscere che anche il potere, come ogni dimensione dell’uomo, è un "segno", viene dal Padre e a lui torna;
    Coloro che ingabbiano la verità e la bellezza nelle loro sgraziate proposizioni, piene di presunzione e tracotanza;
    Chiunque pensi che la cura di sé, la pace, il Regno comincino fuori di sé, lontano dal proprio perimetro di vita e di azione;
    Coloro che non conoscono pietà, né umana compassione;
    Coloro che "uccidono i carismi" e "spengono le profezie" del nostro tempo;
    letta

  6. letta

  7. Mattia Leombruno dice

    Contro tutti noi
    perché non vegliammo abbastanza da preservare il mondo.

    Contro tutti loro
    per averci sottratto l’origine del senso.

    Contro tutti noi
    per essere stati più deboli di loro.

    Contro tutti loro
    una volta in più di noi per aver finto di non sapere.

    Contro tutti noi
    per non aver saputo essere il vero popolo di Dio.

    Contro tutti loro
    per aver disperso il gregge del Signore.

    Contro tutti loro
    che intrecciano corone di spine.

    Siamo tutti tristemente colpevoli. Perché la forza brutale di Golia, vale a dire dei prepotenti, dei menzogneri, degli affaristi del nostro tempo, ci è entrata dentro e ha corrotto l’animo nobile del Davide che eravamo.
    Davide oggi svende il suo coraggio, la storia a cui appartiene, lo fa per vivere, al prezzo della sua stessa vita, al miglior offerente: solo per pocchi euro.
    Così vegliamo sulla terra: la difesa del mondo è diventata un prezzo troppo alto da pagare per le tasche di molti.
    Chi è disposto a spendere più di quello che ha per salvare il mondo?
    Ed è cosi che non fummo più neppure vagamente il popolo di Dio.

    letta

  8. Tutti siamo "distorti", una luce con macchie di ombra. Dobbiamo usare l’ira del giusto per vedere le nostre ombre, smascherare i farisei che ci abitano.
    Ma siamo anche tutti spiriti buoni, riflessi di luce divina. Il male esiste solo come distorsione/negazione del bene.
    Dobbiamo trovare una giusta alchimia di ira, giudizio e amore.

    letta

  9. La forza che sta venendo fuori credo che contenga in giusta misura lo sdegno e l’amicizia, l’umiltà e la severità, la tenerezza e il rigore, senza fissarsi unilaterale-mente su uno dei due poli.

    Ciò che vediamo in giro invece è una pseudobontà senza giustizia
    o una pseudogiustizia senza bontà.

    Un po’ la sinistra e la destra in Europa: due facce della stessa medaglia, e cioè della stessa figura esaurita di umanità.

    letta

  10. letta

  11. letta

  12. letta

  13. letta

  14. Si, i Farisei sono separati da sè, e in quanto tali sono ingiusti, giudicano… creano male. Noi siamo in buona parte dei Farisei. Mal’ira contro un Fariseo e la sua condanna a cosa servono? Sono forse quella scintilla che ci fa capire che anche noi siamo Farisei che c’è qualcona che non va? Se ci fermiamo all’ira, lo sdegno e il senso di ingiustizia siamo ancora Farisei. Credo che lo sdegno e la condanna siano solo il primo passaggio, la nostra conversione. Per superare il Fariseo, lo dobbiamo amare, aver pietà di lui. Un povero essere nelle tenebre.

    letta

  15. Non c’è dubbio che nel nostro cuore dovrebbe pian piano scomparire l’odio.
    Questo è il grande insegnamento di Cristo: amare i propri nemici….

    Ciò non significa però diventare indulgenti con il male: la persona va vista come un malato da curare, ma il male che compie va condannato senza mezze misure.
    Questo fa il Cristo: buono con i peccatori, ma durissimo contro l’ostinazione di chi non riconosce il male come tale.

    Mi pare che oggi rischiamo di condonare lo stesso male, per un frainteso amore per i peccatori.
    E questo fraintendimento fa credere a Maurizio Costanzo che legittimare degli scambisti sessuali sia in fondo un atto di tolleranza, o forse addirittura un gesto evangelico di "amore per il diverso".

    Questa ambiguità va dissolta: darci pace implica, come sappiamo, un duro lavoro sui nostri attaccamenti alla menzogna.

    letta

  16. letta

  17. Carissimo, senza appunto entrare nel merito della diatriba, che mischia malamente depenalizzazione dell’omosessualità e equiparazione del matrimonio alle relazioni omosessuali, mi pare che il problema che evochi tocchi una questione centrale della morale cattolica:

    perché in ambito sessuale la chiesa pretende una perfezione che invece in ambito economico, lì dove tra l’altro Gesù è più categorico, non richiede da parte di nessuno?
    perché non accettiamo anche in ambito sessuale una gradualità, affidata al cammino interiore di liberazione?
    perché definiamo il lecito e l’illecito perfino nella camera da letto dei coniugi, mentre non definiamo mai ciò che è lecito fare in banca o nel proprio negozio, coi propri soldi o fondi o case o campi o gioielli o automobili?

    il cristiano sa di essere peccatore, e cioè in parte malato e distorto, come tutti gli esseri umani:
    l’ipocrisia consiste nel negare questa evidenza,
    e la nega sia chi ritiene che i malati siano solo gli omosessuali
    sia gli omosessuali che pretendono di essere del tutto "normali":

    qui sulla terra nessuno è sano o normale, siamo tutti pazzi, come diceva lo psichiatra Roland Laing, siamo tutti malati, siamo tutti alienati, chi in un modo, e chi in un altro, e Dio solo sa chi è più grave….

    Perciò nei nostri gruppi noi ci concentriamo sul piano trasformativo, sulla guarigione, più che sul piano morale della legge:
    siamo cioè convinti che solo guarendo dalle nostre alienazioni ognuno di noi possa trovare la via di una vita più giusta in ogni ambito, sia quello sessuale o quello economico o lavorativo.

    Un abbraccio
    letta

  18. Caro Marco, mi sento in profonda sintonia con la tua risposta, molto al di là della contingentissima polemica ONU. Anni fa appuntavo sul mio diario: "il significato di peccato, ciò che di volta in volta dobbiamo intendere come peccaminoso, ci è rivelato solo man mano che procede il cammino della nostra liberazione. Andrebbe custodito come un celatissimo mistero della nostra salvezza. E invece no! Eccoci immersi in un intero universo di enti morali, un panteon di "valori" cristiani. Tutti questi "valori" sono la salvezza del mondo rovesciata, l’uomo nuovo che cammina a gambe per aria, a partire dalla fine. La stessa "misura di dell’umanità di Cristo" cui Paolo ci dice di aspirare, se intesa come ideale astratto e statico e non come principio personale e dinamico (organico) di sviluppo, come vita e spirito piuttosto che come morta lettera, è essa stessa generatrice di peccato e alienazione farisaica, odio e terrore di morte. Tornare a un’ascolto profondo della Lettera ai Romani…"
    Credo che sul piano teologico proprio Paolo abbia interpretato in modo più profondo le parole di Gesù contro la religione e lo spirito farisaico, scorgendo in esse una nuova profonda rivelazione, che porta oltre la stessa religiosità. Scriveva Kierkegaard nei diari (più o meno, cito a memoria): "E’ un opinione del tutto pagana quella per cui il contrario del peccato è la virtù. Il contrario del peccato non è affatto la virtù, ma la fede".
    Un abbraccio e…grazie!
    letta

  19. Carissimi Marco e Antonio,

    come non condividere le vostre analisi: pensieri portati ad "altezza d’albero", preziosissimi per chi desideri davvero affrontare un serio cammino di ascolto dell’altro. In particolare mi piace molto l’appunto di Antonio sul peccato e la sua dinamica di rivelazione. E’ come se man mano che la salvezza ci illumina le nostre ombre prendano a proiettarsi secondo adeguate profondità. La saggezza di Dio misura e modula con attenzione e amore quella profondità. Io credo che comunque sia ognuno di noi è "tenuto" ad analizzare e ripercorrere le tappe fondamentali della propria "storia"/esistenza, per comprenderne ed inverarne le svolte, i traumi, gli errori… Solo all’interno di un simile percorso può prendere forma e consistenza la nostra autentica "identità".

    Grazie

    letta

  20. letta

Inserisci un commento

*