In ricerca. Silvia ci ha scritto

Commenti

  1. Cara Silvia, ciò che scrivi è precisamente ciò che tentiamo di sperimentare nei nostri gruppi. Personalmente non conosco la meditazione vipassana, ma da quello che scrivi colgo che in effetti i punti di contatto sono molto significativi. Per rispondere al tuo "come mai": credo che la storia del cristianesimo abbia un insigne tradizione di mistica e spiritualità – in effetti il cristianesimo è anzitutto una mistica – considerata però per secoli riservata a un’elite di "perfetti". Per il "popolo" (ricordiamo che il cristianesimo è stato per secoli una religione di "massa" e teniamo conto della fortissima reazione controriformistica al luteranesimo) si riteneva bastassero varie forme di devozionismo, spesso degradate rispetto alla fonte. Pochissimi sono gli esempi e i trattati di spiritualità per i laici (tra i pochi il bellissimo libretto seicentesco di S. Francesco di Sales, Filotea o Introduzione alla vita devota). Del resto: fino ad alcuni decenni fa anche la Sacra Scrittura era decentrata rispetto al culto popolare, e per lo più riservata alla formazione ecclesiastica. Forse i tempi stanno cambiando. In ogni caso ricordo che Marco (Guzzi) ha pubblicato diversi articoli e interventi sul tema del rapporto della preghiera e della spiritualità cristiana e le tecniche di meditazione orientali, contenenti riferimenti al magistero corrente della Chiesa che non escludono affatto una simile possibilità.
    Un caro saluto e grazie della tua testimonianza.
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  2. Carissima,
    in realtà sussistono ricerche nella direzione che auspichi.
    Poche, forse, ma sussistono.
    Penso al lavoro di padre Ballester o di padre Gentili o di padre Schnoeller, in Italia.
    Penso ad Anselm Gruen e a padre Lassalle.
    Penso alla vita di Henry Le Saux e alla filosofia di Panikkar.

    E’ vero comunque, siamo agli inizi.
    Molto c’è da fare per fare chiarezza sugli stati di concentrazione, consapevolezza, meditazione, rispetto alla contemplazione più propriamente cristiana.

    Non dobbiamo fare di ogni erba un fascio, ma discernere con cura, e questo attraverso la pratica, e non solo in teoria.
    In aprile dovrebbe uscire un mio nuovo libro dedicato proprio a questi rapporti sottili tra ciò che lo Yoga o la meditazione vipassana possono offrirci, in quanto cristiani, e ciò che la preghiera cristiana possiede di unico.

    Resta con noi, se vuoi, e grazie dell’attenzione.

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  3. Cara Silvia, è molto interessante ciò che ci comunichi e trova un preciso riscontro nell’attività che viene svolta dai nostri Gruppi.
    A me interessa in modo particolare la tua citazione sugli Stati Modificati di Coscienza, come è possibile seperne qualcosa di più.
    Ancora grazie per l’intervento e l’attenzione.
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  5. CIAO A TUTTI . SONO SUL VOSTRO SITO XCHè HO FREQUENTATO CON SODDISFAZIONE I CORSI DI MARCO. VI FACCIO I COMPLIMENTI E VI RINGRAZIO PER QUELLO CHE PUBBLICATE.
    ORA PASSO ALLE OSSERVAZIONI: MI PIACEREBBE PROPORRE E ASCOLTARE COSE ALTRETTANTO BELLE E PROFONDE MA + FACILMENTE ACCESSIBILI.
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  6. Leggendo le varie proposte di molti ricercatori che passano per il vostro sito, mi rendo conto di quanto bisogno ci sia di trovare una guida, una luce che indichi il cammino.
    Per me è stato ed è importante cercare ovunque ci fosse un qualche appiglio che mi facesse muovere nei percorsi tortuosi della mente e del cuore affannato per sentire, magari solo per un attimo, un palpito di Vita. Ed oggi mi sento di dire che non ha alcuna importanza il nome, il credo, l’indicazione cristiana o buddhista, ma che l’aspirazione è verso una Unità in-me e fuori da me con il mondo. Unità che mi apre ad altri "stati di coscienza", ad altre forze interiori, ad altro coraggio di vivere, ad altre percezioni, ad altri significati di vita.
    Rimane alto il desiderio di condividere i propri vissuti interiori, per sentire che questo anelito ad "altro" può essere espresso senza timore di sentirsi degli alieni o dei visionari.
    Un abbraccio a tutti
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  7. Carissima Luciana,
    credo anch’io che sia importante la comunione con altre persone, e la condivisione di una tradizione, di un cammino che abbia durata.

    Uno dei pericoli di ogni ricerca interiore è l’incostanza, la ricerca del nuovo insegnamento, l’incapacità di investire le proprie forze con perseveranza. Oggi più che mai.

    Ecco perché i nostri gruppi si radicano nella tradizione cristiana, senza per questo chiudersi alle altre esperienze spirituali, anzi, proprio il nostro radicamento rende possibile un dialogo realistico e spesso fecondo.

    Può darsi cioè che la via cristiana e quella buddhista portino alla stessa mèta, ma ognuno dovrà percorrerne una sul serio e fino in fondo. Il che oggi significa anche ascoltare l’altra, imparare dall’altra, confrontarsi con l’altra.

    Grazie del tuo ascolto e auguri di un 2009 bello e nuovo.

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