Domenico: lasciamo volare in alto i sogni dei nostri figli!

Commenti

  1. Chiara De Dominicis dice

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  3. Domenico Parlavecchio dice

    Quest’anno in vacanza ho di "nuovo" sperimentato quanto detto sull’esuberanza dei figli e del loro desiderio di scoprire che tende ad essere contenuto/spento dalla comodità e/o dalla stanchezza dei genitori.

    Una vacanza dove Andrea (quello in video) ormai capace di camminare e di gestire un pò di più l’ambiente circostante, non mi/ci ha dato tregua. Si svegliava al mattino con le mani protese, gli occhi vispi e apertissimi. Quando lo tiravo fuori dal letto le gambe correvano nel vuoto desiderose di toccare il suolo … Una vacanza devastante …. che non mi sarei mai aspettato.

    Ho dovuto accettare questo suo cambiamento fatto di piccole cose, di piccoli gesti ripetuti quotidianamente sempre nello stesso modo con gli stessi orari.

    Il piccolo Andrea mi ha ricordato quello che ho detto nell’intervista e che avevo scordato appesantito dalla fatica:

    [i]Ciascuno di noi è un angelo con una sola ala. Per volare e volare alto bisogna essere almeno in due. [/i]
    Da soli è impossibile.

    E’ questo il più bel regalo che auguro ai neo-genitori che estendo a tutti anche perchè i figli non sono gli unici
    che possono farci volare ….

    Un grazie di cuore a Paola non solo per l’attenzione e la cura che mette nelle interviste ma anche per aver sintetizzato
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  4. Scrivo un po’ di fretta, perché il lavoro mi aspetta. Ma devo farlo perché la "diabolica tentazione" di non-vedere questo post è stata forte, e voglio reagire. Davvero un dono dei doni sono i figli, immagine del futuro e promessa di una Vita Nuova. Auguri di cuore, davvero.
    Per quanto mi riguarda, oggi che mi trovo "gettato" sulla via misteriosa e burocratica dell’adozione, spesso ri-ascolto il monito di Zarathustra: "ti è lecito.. al di sopra di te devi costruire…". Sono degno? Non lo so, davvero. Però su questa via incontro quella sfida epocale di cui parla sempre Marco: chi sono? Ogni "figura storica", ogni "immagine di verità" tradizionale non riesce a collocarmi in una risposta davvero corrispondente alla situazione. Non posso essere padre nel senso "naturale" del termine. Mio figlio/a non sarà tale nel senso "naturale". Qui tutto si lascia nominare sotto il segno dell’alterità, della sfida all’Io e alle sue immagini e ruoli tradizionali. Poi penso che anche tutta quella "naturalità" sia ancora un riflesso di un determinato mondo, e non qualcosa di necessariamente originario. E che anche un padre-naturale è chiamato a farsi altro per incontrare l’altro. Costruire al di sopra del proprio piccolo io… Ecco la sfida. Esserne all’altezza, questo è il compito. Ne sarò degno? Non lo so. Però credo anche che, per quanto si possa scavare dentro di sé, mai si possa pensare di aver "meritato" il Dono. Il Dono si dà… al di là di ogni merito…
    Mi scuso per essere uscito dal tema e per l’eventuale scarsa chiarezza. Magari ci torneremo sopra…
    Un abbraccio a tutti voi.

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  5. Ciao Renato,
    ma che bella questa emozione che crea confusione!!!
    Tu dovrai proprio comunicare con Giuseppina: è speciale! (tanto per cambiare ora penso stia viaggiando verso l’altro emisfero).
    L’ho conosciuta ad Eupilio di persona e le ho posto domande "indiscrete e curiose", poichè comunque sia, io ho tre figli naturali e lei due adottati. (che sono una meraviglia, ormai "cresciuta a dismisura")
    Mio padre invece nei primi anni novanta è stato "affiliato" all’età di quindici anni (trascorsi tra i derelitti, poi "martinitt" in quel di Milano).
    Insomma, i tempi sono diversi ma veramenti tanti auguri a te ed a tua moglie, con grande affetto,.
    Un abbraccio… facci sapere…
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  7. Grazie Rosella. Non si è mai soli, e anche la tua è una bellissima storia.
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