Gina: la libertà di accogliere la Grazia

Commenti

  1. Meditare fa bene al cuore e alle arterie
    Un quarto d’ora e chi soffre di malattia delle coronarie può quasi dimezzare il rischio di infarto
    MILANO – Dedicare ogni giorno un po’ di tempo all’introspezione vale tanto quanto prendere una medicina. «Tanto per fare un confronto» ha detto Robert Schneider, della Maharishi University of Management di Fairfield, in Iowa alle Scientific Sessions dell’American Heart Association di Orlando, «le statine, riducendo i tassi di colesterolo, abbassano il rischio di attacchi cardiaci e ictus del 30-40 per cento e i farmaci antipertensivi lo fanno calare del 25-30 per cento. Ma la meditazione trascendentale, nel nostro studio, ha quasi dimezzato la probabilità di andare incontro a uno di questi gravi eventi».

    LO STUDIO – Finché si parlava di controllo del dolore, depressione, qualità di vita e così via era facile credere ai vantaggi della meditazione trascendentale, ma nello studio in questione è difficile invocare l’effetto placebo: i numeri parlano di vita o di morte. Schneider e i suoi colleghi hanno reclutato più di 200 malati afroamericani che avevano un ridotto afflusso di sangue al cuore documentato con una coronarografia. Tutti hanno ricevuto le cure mediche che di solito si danno in questi casi e sono stati sottoposti a un programma di educazione a stili di vita più salutari, ma alla metà dei partecipanti è stato insegnato anche a effettuare ogni giorno da 15 a 20 minuti di meditazione trascendentale. La pratica, inventata da un guru indiano di nome Maharishi Mahesh Yogi, si è diffusa in Occidente soprattutto dopo essere stata adottata con entusiasmo dai Beatles negli anni sessanta; richiede di concentrarsi sulla ripetizione di un mantra, il più noto dei quali, tra i non iniziati, è il famoso Om, secondo la religione induista il suono primordiale che ha dato origine alla creazione, manifestazione stessa di questo suono.

    I RISULTATI- Era già stato dimostrato che questa pratica riduce la pressione arteriosa e lo stress in persone giovani e sane, ma Schneider, insieme con Theodore Kotchen, endocrinologo del Medical College of Wisconsin di Milwaukee, ne ha verificato gli effetti benefici in individui ad alto rischio di malattie di cuore e vasi e su ciò che poi alla fine conta di più, non tanto i valori della pressione, quanto il rischio di incappare in eventi che mettono a rischio la vita. «Nei cinque anni di durata dello studio» dice l’esperto di medicina preventiva, «chi si atteneva al suo quarto d’ora quotidiano di meditazione ha avuto il 47 per cento in meno di attacchi cardiaci, ictus e morte rispetto agli altri». L’effetto, anche qui, è stato comunque mediato principalmente dall’azione sulla massima, ridotta in media di 5 millimetri di mercurio.

    IL COMMENTO – «La progressione lenta e subdola della malattia ostruttiva delle coronarie e i fenomeni che scatenano l’infarto cardiaco sono talmente complessi che è riduttivo pensare di risolvere il problema solo con i farmaci o con interventi che dilatano le coronarie là dove sono maggiormente ristrette» commenta Marco Bobbio, primario di cardiologia presso l’Ospedale Santa Croce e Carle di Cuneo. «Ben vengano quindi ricerche nella quali si verifica se intervenire su altri aspetti della vita può ridurre il rischio». Purtroppo non sono ancora stati pubblicati tutti i dettagli della ricerca: «Dal testo finora reso pubblico non si può capire quante persone abbiano davvero avuto la costanza di seguire il programma di meditazione trascendentale, quanti eventi siano stati prevenuti, quale sia stata l’interferenza dei farmaci» prosegue il cardiologo piemontese: «per esempio sarebbe interessante sapere se i pazienti che si sottoponevano a questa pratica assumevano con più o meno scrupolo degli altri le terapie prescritte». Sarebbe interessante anche capire se lo yoga, il training autogeno, la preghiera o anche solo gratificanti attività ricreative possano ridurre le probabilità di infarto e se ciò vale per tutti o solo per chi è già colpito da una malattia delle coronarie. «Questi dati comunque ci permettono di sperare che una vita più lunga e migliore non debba passare solo attraverso l’assunzione di medicine e la dilatazione delle arterie con l’angioplastica» conclude Bobbio.

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  3. Mi ha fatto tanto piacere risentire la testimonianza di Suor Gina, mi ricordo che alla conferenza quando parlò della sua esperienza, mi colpì soprattutto il fatto che una donna di Chiesa non era restia o scettica (come lo sono molti nel clero) nel frequentare qualcosa di "laico". Questo per me denota una grande apertura mentale e spirituale, credo che in alcuni momenti dei nostri incontri, Cristo è più presente che nelle adunanze parrocchiali.
    Questo senza nulla togliere a chi nella "Parrocchia" ce la mette tutta per costruire qualcosa di davvero spirituale, cito come esempio il mio Parroco a cui sono legatissima (ha celebrato il mio matrimonio e ha dato l’estrema unzione a mio padre); egli ha organizzato dei gruppi sulla "Letio divina" a cui partecipo per affetto e per dovere nei confronti della Parrocchia, ma sento la presenza della rigidezza che ancora è presente nella Chiesa e che allontana tante anime soprattutto fra i giovani.
    Suor Gina ha sentito tutto questo e sta vivendo la sua esperienza di liberazione interiore all’esterno della sua realtà dove vive, non per allontanarsene, ma per ritornare in essa più forte e più generosa verso gli altri.
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  4. cara Paola, cari tutti,
    sono appena ritornata dall’incontro di Bergamo e sono proprio edificata.
    Mi sento: piccola, piccola.
    Perchè a me è stato dato il dono, o "fatto grazia" se preferite, di questa pienezza del cuore? Assolutamente senza merito alcuno?
    Io non mi capacito.
    Ho visto persone più grandi di me in meriti e in età…
    Neppure per un momento posso paragonare la mia "fatica" di crescere tre figli sani, qui in Lombardia, con ciò che passa un missionario in terra di missione (Haiti ad esempio. Così a caso!). Vedere con quanta umiltà ed interesse ascoltavano Marco, per rinnovare la loro vita, il mondo e la Chiesa, mi ha edificata. In alcuni momenti commossa.
    Io spero di aver meglio compreso "la fatica dell’essere Sacerdote" e che la mia ipercriticità possa essere "almeno un poco" smussata (sono piena di pregiudizi e mi lascio scandalizzare proprio per un nonnulla).
    Ma perchè sono così tremenda e così benedetta?
    Ma che ho fatto io per meritarmi, tanta grazia?
    Chiedo perdono al Signore per ogni "critica" anche solo "pensata" ed a tutti voi, questa sera, di recitare una preghiera per i nostri Sacerdoti, i Religiosi e le Religiose, in particolare per i Missionari Monfortani: " che il Signore li aiuti ad essere FELICEMENTE SANTI. per il bene di tutti, sin da ora, su questa nostra terra.
    Ciao Rosella
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  6. sai Michele,
    sto gustando un "piccolissimo inizio", una sorta di piacere nell’amare il limite nell’altro.
    Che sia questa la strada?
    Non compiacere e neppure essere conniventi, ma lasciarci amare nel nostro porio limite, per apprendere a per-donare.
    Ha a che fare con i bonsai.
    Un abbraccio
    ti penso
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  8. Michele,
    certamente "tu approfitta" se il tuo stato te lo consente d’apprendere una delle meditazioni di Guzzi, aiutano. Possono predisporre all’azione della Grazia, che è anche "guarigione".
    E non temere di chiedere la salute, se noi non chiediamo ciò che necessita…
    Desidero raccontarti un fatto e spero che sorriderai.
    Mio figlio vive lontano da me, e si sà che gli uomini sono di poche parole…
    Un giorno ricevo una telefonata da lui, decisamente inaspettata, in cui trattasi di pentola a pressione: "Mamma come si cucinano i fagioli?"
    Io so che non ci sono proprio tutta mai.
    Ma quella telefonata mi ha reso felicissima- mi son detta: Ma allora se mio figlio ha bisogno di me mi chiama e mi chiede aiuto?, ma allora LUI SI FIDA DI ME- ma allora….
    Sì, una pentola per cucinare i faglioli mi ha fatto cogliere che nonostante tutti i miei limiti educativi, mio figlio mi ama, si fida di me ed ha interiorizzato un senso di appartenenza.
    Ciao Michele,
    ti abbraccio.
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  9. La ricerca onesta di una strada propria, di un senso, … è un’alternanza di dentro e fuori. Fuori c’è l’ispirazione, la bellezza, la malattia. … gli altri. Dentro ci sono io che vivo in questo mondo e sono di questo mondo.

    Se la ricerca è onesta (nel senso che non si preclude possibilità, evita i pregiudizi e si espone al rischio di sbagliare) magari si trova quello che si cercava scoprendo anche cosa fosse.

    In questo Sr Gina mi è piaciuta: è nell’integrazione che può nascere "faticosamente" qualcosa.

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  10. antonella dice

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  11. marcoguzzi dice

    Carissima Antonella, grazie della tua presenza e del tuo ascolto.
    E’ importante che i lettori di questo sito piano piano divengano anche autori, intervenendo, facendo sentire la loro presenza, anche se magari solo con un saluto.

    Non ci dobbiamo meravigliare dei nodi che resistono.
    I nostri problemi sono come delle lunghe lezioni che stiamo apprendendo.
    E spesso per tutta la vita ruotiamo intorno agli stessi perni dolorosi.
    Ma intanto siamo noi che ci trasformiamo, e guardandoci indietro a volte vediamo con stupore i miracoli che hanno accompagnato i nostri sforzi quotidiani.

    Auguri. Marco
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  12. antonella dice

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