Morte e Vita

Commenti

  1. Bellissime Maria Pia, risollevano lo spirito.
    Mi ritrovo molto in questi versi:

    “La giornata seguente
    Si preannuncia soleggiata,
    anche se a quelli che sono ancora vivi
    continuerà a essere utile l’ombrello.”
    Il mio ego fatica a morire per vivere IL PRESENTE godendoselo: così, pur “pensando positivo” mi attacco all’ombrello.
    Un abbraccio di cuore (per quel che posso) e BUONA GIORNATA
    Rosella

  2. Non so se è stata una grande mistica – non la conosco a sufficienza – ma so che molte delle sue poesie mostrano quello sguardo rovesciato sul mondo che assomiglia molto allo sguardo dei mistici, dei santi, dei bambini. Uno sguardo prosaico e creaturale, che sembra aver rovesciato l’ego con l’apparente semplicità con cui il Maria nel magnificat rovescia i potenti.

    Da parte mia vi segnalo queste 2 poesie:
    La fiera dei miracoli
    (http://alessandroiapino.blogspot.it/2012/02/la-fiera-dei-miracoli.html)

    e La cipolla (http://alessandroiapino.blogspot.it/2012/02/la-cipolla-e-unaltra-cosa.html), utile quest’ultima anche come riflessione sul lavoro di ‘spogliamento’ che pratichiamo nei nostri corsi.

    Grazie dello spunto

  3. Cara Mariapia,
    grazie per questi versi così trasparenti!
    E grazie per la tua riflessione sulla morte e sulla vita. Che condivido appieno.
    Quando mio padre è morto, soltanto 4 mesi fa, nella disperazione che mi stringeva si è fatto largo in me un pensiero che potrebbe essere considerato macabro, deprimente, ed invece inaspettatamente mi ha dato una grande forza. Spesso si è portati a pensare: ” non lo/la rivedrò mai più, mi mancherà per sempre” ma quanti anni può durare questo’per sempre’, questo ‘mai più’? Anch’io prima o poi morirò, non sono immortale su questa terra, dunque si tratta solamente di avere pazienza e di utilizzare nel modo migliore per me e per chi mi è vicino il mio tempo terrestre. E poi saremo ricongiunti in eterno nell’Eterno!

    ti abbraccio con affetto
    Filomena

  4. veramente una grande poetessa che con delle ironiche “previsioni meteo”, ha parlato della precarietà della vita e anche della morte…
    io alla morte sono costretta a ‘pensarci’ perchè me la sento dentro da tanti anni(depressione? angoscia di morte? angoscia di vita?): alle volte mi sento così male che mi viene il terrore di morire, ma poi mi dico “non c’è motivo di aggiungere la paura alla sofferenza…per male che vada morirai e la sofferenza finirà”
    non so se esiste un oltre, ma anche la mia “protesta” contro questo dover rendere tutto, è quella di cercare di coltivarmi un’anima e curandomi di lei trovo un nido in cui rincuorarmi…
    grazie per averci offerto questa occasione
    con tenerezza
    ennia

  5. Carissima Mariapia,
    grazie per le poesie e per la tua riflessione.

    Mi sto avvicinando alla soglia dei sessanta ed il pensiero della morte è presente, più di un tempo, e mi sembra più per la sua realtà che per la paura che anni addietro mi suscitava.
    In fondo mi pare che per vivere davvero bisogna morire. E forse siamo qui, sulla Terra, per imparare a farlo.

    Torno spesso a leggere il capitolo “Aldilà” in “12 parole per ricominciare” di Marco Guzzi, così come amo rileggere la conclusione del libro “Il pane di ieri” di E.Bianchi:
    “Ma il mio compito, il compito di ciascuno di fronte alla vecchiaia che incalza non è prevederla, bensì prepararla, colmando la vita di quanto può sostenerci fino alla morte.”

    Approfondire il lavoro in dP è vedere con maggiore chiarezza ciò che in me deve morire e imparare a lasciarlo morire nella speranza che questo mi sostenga e mi prepari al passaggio finale verso “il prato rifiorito preparato per noi come una festa.” (In eterno, M.Guzzi)
    Che vivremo in eterno.

    Ti abbraccio.
    Giuliana

  6. A me pare che forse dovremmo vivere di più nella prospettiva del dover morire, per poter posizionare le priorità nella nostra vita. Infatti, mi sembra che spesso ci facciamo prendere la mano da un bias cognitivo che la psicologia chiama dell’ottimismo irrealistico, per cui pensiamo di essere invincibili, che non ci potrà capitare nulla di male, che andremo avanti nei nostri progetti senza intoppi. Ma nel tentativo di soddisfare il desiderio di vita che preme in noi, facciamo un po’ di confusione e rimaniamo invischiati in una corsa di cui facilmente perdiamo la destinazione (forse perché in effetti non ne abbiamo chiara nessuna). E così corriamo come pazzi tutto il giorno, come nella bella descrizione del papalagi che talvolta Marco G. cita, nell’affannosa smania di ingoiare un’illusione di felicità perdendo di vista le reali priorità, a partire da un mondo relazionale sereno, da cui piano piano togliere gli strati di rabbia, invidie, gelosie, rimpianti, paure. Ma in fondo mi pare che sia (anche) per questo che sono nati i gruppi dP e del cui operato sono grata.
    Un abbraccio affettuoso a tutti
    iside

  7. Grazie Iside, concordo con te.
    Con poche precise parole hai chiarito meglio di quanto io abbia saputo fare, ciò che penso e sento.
    Ricambio il tuo abbraccio augurandoti: buona giornata.
    Rosella

  8. Grazie a tutti per la vostra attenzione e per i vostri commenti che mi hanno fatto riflettere ancora più profondamente sul rapporto vita- morte. Il modo migliore per prepararsi alla morte è vivere bene, in profondità.
    Per quanto mi riguarda, constato che la paura della morte che prima mi ossessionava , oggi è minore, è più accettabile. Forse ho imparato a vivere un po’ meglio? Il metodo del darsi pace di ridimensionare l’io , io credo sia un ‘ars moriendi. Morire ogni giorno ai nostri attaccamenti mondani è un esercizio che ci prepara a vivere il grande evento venturo, l’unico su cui abbiamo una certezza assoluta.
    Ho riflettuto sull’uso di dire che un defunto è scomparso; è giusto, a mio parere, usare questa espressione: se è scomparso, vuol dire che non è più visibile, che non abita più le nostre stanze, ma nessuno può dire che non c’è più, può essere altrove, là dove noi non possiamo andare e che neppure, forse, possiamo immaginare.
    La fede ci aiuta a pensarlo in un cammino di trasformazione e tra le braccia di Dio.

  9. Scusate se ho dimenticato di firmare il commento precedente! Per fare ammenda, trascrivo anche i vostri nomi perchè mi sono cari:
    Rosella, Filomena, Ennia, Giuliana, Iside!
    Mariapia

  10. Hai ragione, carissima Mariapia, in fondo il nostro metodo è anche un’ars moriendi, intesa proprio come apprendimento della vita libera:

    imparare a morire ADESSO in questo espiro, mi libera dal passato, dalle sue costrizoni, dai suoi automatismi, e così mi rende disponibile per l’inedito, per la vita nel suo sorprenderci, nel suo rinnovamento continuo.

    Un abbraccio. Marco

  11. GRAZIE a tutti voi,le poesie, i testi e i vostri commenti mi sono d’aiuto e di riflessione in qesto periodo di lutti familiari
    grazie ,con affetto IRENE

  12. Cara Irene! Mi fa piacere che in questo blog tu abbia trovato parole di conforto e di crescita personale. Saremo contenti se continuerari a seguirci! Un abbraccio, Mariapia

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