Attraversare la crisi

Commenti

  1. Cara Vanna,
    la pratica meditativa per me è sempre un traguardo che pare vada allontanandosi, pare che tutti i miei no, puntino lì per opporsi alla Vita.

    E sì, ho dovuto ricominciare da capo ad apprendere un lessico con il quale tentare di comprenderne LA PAROLA.

    Ad esempio io mi sono sempre concepita unitariamente e LA PRESENZA (del divino? di un dialogo interiore?) non l’ho mai disgiunta dagli accadimenti reali che avvengono quotidianamente; ma solo ora comincio a comprendere che in effetti, questa separazione non è concepita neppure nella pratica meditativa, almeno così CREDO .
    Comunque questo sperimento: la Presenza è dentro di me e fuori di me contemporaneamente e io sono lo strumento evolutivo della sua sintesi operativa.

    L’uomo è la consapevolezza dell’universo “io sono l’universo consapevole d’esistere” ed offro EMOTIVAMENTE ( nella mia carne “tutto vibra” così come nell’universo) il decodificatore universale necessario allo “Spirito d’Amore”, affinchè l’evoluzione proceda nel suo compiersi trasformativo, mio personale e storico, interno ed esterno.

    Grazie per la chiara esposizione che doni attraverso il tuo processo meditativo, ne traggo vantaggi per la pratica.

    ciao
    rosella

  2. Grazie Vanna, per la tua condivisione.

    Il lavoro secondo il metodo integrato mi porta più velocemente, ora, a toccare la mia scissione, lo stato di separazione.

    Ora so che è necessario attraversarlo, in un abbandono fiducioso, per sentirmi non più sola, ma in comunione, non più imprigionata, ma libera di essere vera-mente me stessa.

    Nel concreto delle mie relazioni è un continuo riconoscere i limiti di ciò che faccio senza abbandonare il gioco, è tornare ogni giorno sull’opera per perfezionarla, invece di disperarmi se non è perfetta.

    Ti abbraccio.
    Giuliana

  3. Carissima Vanna, il tuo scritto descrive molto bene le fasi di prova che attraversiamo, ciclicamente e a livelli deiversi di profondità e di durata, lungo tutto il nostro sentiero interiore. A volte, dicono i Padri più antichi, ci troviamo proprio come dei bambini sbandati, disorientati, persi. Tutto ciò che credevamo di avere imparato svanisce nel nulla, in una nebbia di disperazione e di angoscia. Queste sono le vere prove, che superiamo continuando a sperare, continuando a pregare, continuando ad implorare la nostra salvezza. Poi l’onda che ci travolse ci porta fuori, verso la bonaccia, e la nuova stazione della pace. Credo che queste prove servano a purificare il nostro abbandono, e cioè quella morte e mortificazione del nostro ego, senza le quali il processo non può progredire, e la nuova vita non può raggiungerci.
    Un abbraccio. Marco

  4. Cara Vanna,
    grazie per queste parole così vere.
    Esprimono tutti gli stati del processo che attraversiamo nelle nostre crisi esistenziali.
    Sento molto il tuo invito a chiedere aiuto, quando abbiamo raggiunto il fondo, e a non disperare, non trarre conclusioni, non giudicare.
    Sento l’invito di Paolo: “non avete ricevuto uno spirito da schiavi, per ricadere nella paura…”
    La fedeltà alla via ci purifica, la perseveranza nella pratica, anche senza gratificazioni immediate, porta i suoi frutti: la gioia pura e lo stato di libertà di un nuovo inizio.
    Un abbraccio e buona giornata. Paola

  5. Nell’imperscrutabile segreto del mio cuore,
    sento la Tua Onnipotenza.
    Grazie carissima Vanna.
    Ti abbraccio.
    Brunella

  6. Grazie carissima Vanna per questo post che sento come un dono speciale per me, in assoluta sincronicità con quanto vivo in questo momento: mi offri un vademecum per attraversare la crisi, essenziale nei vari passaggi. Ancora un grazie di cuore!
    Ti abbraccio. giovanna

  7. L’esperienza del lavoro interiore è una continua decisione, ogni giorno posso decidere di aderire pienamente alla vita.

    Alla vita non posso aderire superficialmente, neppure posso sfuggire alla fatica, al dolore, al dubbio, alla tentazione ..sono parti del “progetto”! Ma in me coesiste altro..e la ricerca mi spinge ad andare oltre e sempre più in profondità..
    La preghiera, le invocazioni di aiuto, sono veramente il sostegno alla nostra fragilità.

    Carissimi, grazie di cuore per la vostra attenzione, grazie per il vostro contributo, sento nelle vostre espressioni vicinanza, sostegno, affetto, condivisione.
    La condivisione fa bene al cuore, incoraggia a proseguire il cammino intrapreso, non ci fa sentire soli.
    I vostri contributi hanno sciolto la tensione e la paura che ha suscitato, in me, la pubblicazione del post.

    Un abbraccio di cuore. Vanna

  8. I momenti di crisi arrivano sempre e talvolta quando meno teli aspetti: è facile precipitare dalle altezze agli abissi ed è veramente da ricordare, soprattutto per viverlo, quello che qui scrive Marco: “ credo che queste prove servano a purificare il nostro abbandono e cioè quella morte e mortificazione del nostro ego, senza le quali il processo non può progredire e la nuova vita non può raggiungerci. “
    Ho trascritto queste parole per imprimerle dentro di me! Grazie, Mariapia

  9. Mi sento sola ed ho tanta paura, paura di non farcela questa volta. Sono chiusa in me stessa e nel mio egoismo e prego il Signore di farmi dono della consapevolezza del maraviglioso ‘altro’ da me. ho bisogno di comunicare…come posso fare? per caso oggi ho ricevuto la newsletter e per caso ho letto questo post…per caso?

  10. cara Brunella,

    se sei “la Brunella che io conosco”: FANNE POESIA.
    Concentrati, lavorando su quanto emerge in te e condividi.

    con affetto
    Rosella

  11. Cara Brunella, ti faccio compagnia associandomi alla tua invocazione al Signore di farti dono della consapevolezza che desideri e di cui senti il bisogno.
    Il vangelo di Marco 5,21-42 ascoltato ieri a messa di ricordava l’incessante compagnia della Vita che guarisce e vivifica. Non siamo mai soli, anche quando ci sentiamo perduti. Spesso Gesù dice “Non temere; non avere paura”. Adesso , anche per noi lo dice.
    La notte finisce sempre con l’aurora.
    Bisogna imparare ad attraversarla, la notte.
    Si cammina meglio con altri, certo, ma ci sono dei tratti di strada che bisogna percorrere da soli. Stringendo i denti. Abbandonandosi un po’ di più. Lasciandosi portare. Aspettando senza pretese.

    Un abbraccio Corrado

  12. Ciao Rosella e ciao Corrado,ciao a tutti.
    Ieri ho scritto per la prima volta ma già averlo fatto per me è molto importante. Grazie di cuore, ho bisogno di confronto nella verità. Ma la poesia è anche per me come una seconda anima e forse per questo che a volta questa si ‘ammala’. Sono sicura che anche ora c’è una cura e voglio trovarla: questa volta ‘qualcuno’ mi ha messo davanti questa strada. E’ vero, la solitudine paralizza anche quando è ecessaria, ma ho difficoltà a mettere insieme, a tentare di armonizzare, ciò che mente e ragione sanno con certezza e ciò che cuore e sensi sentono al massimo grado. Il risultato è sempre ansia e paura, che annullano ogni buona volontà o sforzo teso ad andare avanti.
    E’ come stare su un’altalena:e anche stando poggiati sulla terra il mal di mare è inevitabile.
    Grazie

  13. Cara Brunella,
    non credo che tu sia la Brunella che da anni frequenta i nostri corsi e che il 9 giugno ha commentato questo post.
    Allora sii la benvenuta nel nostro sito!
    La ricerca inesausta di parole che curino e guariscano l’anima è quello che ci accomuna.
    Come anche la speranza di riuscire a realizzare stati interiori di sempre maggiore integrità e pacificazione.
    Auguri. Paola

  14. cara Brunella,
    se questa è la prima volta che scrivi, forse noi non ci conosciamo personalmente, o forse è la prima volta che parli dal tuo dolore, comunque sia non è molto importante se ci conosciamo o meno. Siamo qui e dialoghiamo, per uscire dalla paura come dalla solitudine è importante dirsi.
    Che esista un luogo in cui essere accolti è già un miracolo, pretendere anche di essere capiti è una pretesa che si può spegnere poco per volta, per vivere in pace con sè stessi e gli altri, ma noi possiamo comunque sia, provarci a prenderci per mano.
    Ogni luogo ha la sua modalità più o meno opportuna per dirsi, io ho parlato di poesia anche perchè consente di sintetizzare una dinamica, talvolta portandola proprio a compimento (nell’atto poetico abdichiamo a quello che mente e ragione sanno su ciò che è giusto fare) lasciandoci ” al verbo” che agisce in noi, e le nostre parole non necessariamente vengono comprese per ciò che noi viviamo ma interagisce in modo “aperto” con tutti coloro che hanno la pazienza di leggere.
    Vale a dire, ciascuno la comprende a modo suo e la porta oltre evolvendo sè stesso, a prescindere da quanto intenda del pensiero o conosca dell’autore.Anche questo è comunicare , trasformare; e per me una modalità sicura di non soccombere ai miei limiti.
    Quando comprendo che mi è necessario dirmi, lo faccio poeticamente, mettendomi al riparo sia dalla chiusura, sia dall’espormi in modo troppo vulnerabile, se non son pronta a farlo, o ancor più se non è opportuno farlo.
    Il lavoro su di sè è altra cosa, quello lo apprendi seguendo i corsi, ma io ritengo che la condivisione e la comunicazione siano un passo insostituibile nella guarigione.
    Puoi condividere una poesia che risuoni l’urlo di Munch così come il cantico dei cantici e non è male.
    Il nostro talento poetico può anche essere nullo, ma la nostra vita e la nostra esistenza hanno valore.
    Io non sono nata sotto un cavolo, eventualmente sono polvere di stelle e va bene così!!!
    Ti abbraccio con affetto
    Rosella

  15. Ora credo di sapere chi ha fatto in modo di farmi arrivare a voi. A questa meravigliosa persona ho chieso aiuto dicendo: ‘come si fa a trovar pace dentro?’ e dopo un pò mi arriva la mail. Non so niente dei vostri corsi, ma vi sto leggendo un pò alla volta. Mi fate compagnia e questo mi aiuta. Ho un incredibile bisogno di comunicare ma anche di ascoltare e ciò che ho sentito finora mi parla di profondità, di libertà, di verità e trasparenza, di fede e aspirazione costante ad essa. Posso ogni tanto far capolino?!? Non sono stata portata dalla cicogna, cara Rosella, ma ci credo alle favole e soprattutto a quelle che finiscono lietamente. Non ricordo chi ha detto: ‘punta sempre alla luna: mal che vada, avrai vagabondato tra le stelle’…perchè dovrei smettere ora? non voglio ed è anche per questo che cerco altro.
    Un abbraccio con il cuore
    Brunella

  16. Cara Brunella,
    sono contenta che ti trovi bene in questo blog e possiamo risentirci in altri post quando lo desideri.
    Non ho un’opinione precisa sulle favole, ma sulle stelle e la loro polvere sì.
    Una delle cose da cui son stata folgorata è la consapevolezza di chi è l’uomo.
    L’uomo è l’autocoscienza dell’universo
    Nell’uomo l’universo è cosciente di esistere, è cosciente di sè, per cui IO POSSO nel bene come nel male cooperare alla sua evoluzione così come alla sua distruzione; e questo lasciandomi attraversare da un pensiero che mi pensa POETICAMENTE… .
    Credo che l’elemento distruttivo, pur ancora operante alla grande attraverso di noi, sia stato vinto nel Risorto, ma tocca lavorare in noi stessi per fargli spazio.
    Ti abbraccio e ciao.
    Alla prossima.
    Rosella

  17. buondì Rosella!
    L’uomo è l’autocoscienza dell’Universo e non viceversa…come può ciò che ci circonda, dall’infinitamente piccolo al maestosamente grande, la nostra cornice per dire, prendere consapevolezza e coscienza della sua propria esistenza attraverso di noi,infinitamente piccoli o maestosamente grandi, ma sempre limitati di fronte all”illimitato? e come può ciò aiutare nel pratico e quotidiano affronatare la realtà con le sue difficoltà? Mi sembra così lontano anche solo da ‘afferrare’ ma forse è sbagliato l’atteggiamento, mentale e cognitivo e non istintivo ed emotivo…

  18. Sì Brunella, l’uomo è l’autocoscienza dell’universo, sono d’accordo con te, forse mi sono espressa male.
    Vedo che si ampliano i contatti e son contenta, un coro a più voci ha tonalità che scaldano meglio il cuore.
    Ciao e buona serata
    rosella

  19. Buondì Rosella, buondì a voi tutti!
    La tua immagine del coro a più voci mi ha fatto venire alla mente quando tempo fa leggevo qualcosa a proposito dell’attaccamento alle cose o alle persone che pensiamo essere l’origine, causa e fine della nostra peronale felicità. Questo atteggiamento, per noi automatico, ci porta ad annullarci come dignità e ad annullare la bellezza infinita di ciò che ci circonda. E’ come assistere ad un concerto in cui prevale su tutti un solo strumento, troppo forte da coprire tutti gli altri, e ciò che ascoltiamo non è armonico e diventa addirittura stonato. Io in questo momento dico che sono stanca di ‘parlarmi’ e di ‘ascoltarmi’ed è per questo che aspetto di leggervi ed ascoltarvi: il mio coro è stonato ed ho bisogno di accordare tutti gli strumenti per tentare di avvicinarmi alla melodia pacificatrice.
    Buona giornata
    Brunella

  20. ciao Brunella,
    Hai provato a leggere in “lavoro dei gruppi” ed ancor più in meditazioni?
    Magari qualcosa può esserti utile.
    Ti abbraccio e buona giornata anche a te.
    rosella

  21. che fortuna hai in credere in Dio, è un’ingenuita che quasi tutti ti scusano

  22. Ottimo, articolo davvero interessante, era proprio quello che cercavo! Grazie per lo spunto!

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