Scoraggiamento e ripresa

Commenti

  1. Che bello leggerti, sentirti vicina, cara Maria Pia!
    Sai essere leggera scendendo in profondità.

    Anche a me succede come a te.

    Più il lavoro procede, più la lotta interiore si fa intensa, mi sento spezzettata, divisa, percepisco la parte maligna – dubbiosa, nichilista, rassegnata, disperata- che è in me, ma anche la parte fiduciosa, vitale, allegra, curiosa che vuole vivere pienamente e non si accontenta della vita su questa terra, vuole vivere in eterno.

    La consapevolezza di oggi mi dice la verità di quanto Marco afferma nel suo intervento su malattia e medicina:
    “la parola, quella ordinaria, è una fascia intermedia del mistero della parola umana e della vocazione perché in realtà la vera forma è il grido da una parte e il canto dall’altra.”

    Nella lotta interiore imparo a svuotarmi delle parole ordinarie fino a quando in me si fa forte il grido:
    Aiutami, Tu solo hai parole di vita eterna!

    Allora tutto cambia e comincia il canto.
    Perché lì, nel Presente c’è solo da ricevere e lasciare passare tutto ciò che arriva, così come arriva e cioè nel Dono.

    Grazie e un forte abbraccio.
    Giuliana

  2. Vado nel sito Darsi Pace, spinto da qualcosa, dal desiderio di una parola “vera”, non retorica. E trovo questo bel post, più leggo e più è la esatta descrizione di quello che sento, che vivo, che provo io stesso. Cara Maria Pia, quando scrivi, “Anche per voi è così?” mi viene da dire d’impulso “Sì sì sì sì”.

    Ma che sollievo, ci avete fatto caso?

    Che sollievo quando, prima ancora della soluzione di un problema, si ha la grazia di incontrare una voce che sente quello che provi tu… e che ti indica quello che tu, timidamente, avevi presentito… “abbassarsi” a chiedere aiuto… un abbassamento così salutare e allo stesso tempo così difficile! Perché spezza la catena perversa dell’orgoglio, perché dal negare la fragilità si arriva a non domandare, a non chiedere… ed è la vera rovina!

    Invece, “chiedendo aiuto torno ad essere persona sorridente” … E’ vero. Mi ci è voluto molto per chiedere aiuto (materiale, spirituale, psicologico), ed è un processo da riprendere ogni mattina. Ogni giorno devo squarciare il velo dell’autosufficienza, come una corazza male-detta che continuamente si rimargina e mi imprigiona, mi soffoca. Ma quando ammetto la mia fragilità, mi abbandono all’ipotesi favolosa di essere amato gratis, di non dover meritare nulla.. trovo qualcosa nel mio cuore che esulta.

    Tra gli alti e bassi, tra momenti di pace e momenti di fatica e quasi disperazione, tra mille sensi di colpa di una fede troppo spesso fraintesa, una cosa mi è chiara, una cosa è limpidissima: che il mio cuore non chiede altro che questo, di essere amato gratuitamente, di non dover più affaticarmi nel tentativo di meritare amore… ma solo accoglierlo…

    Un abbraccio,

    Marco

  3. Maila Arelli dice

    Cara Maria Pia,

    grazie per la tua testimonianza. La prima cosa che mi viene da scrivere è la risposta alla tua domanda: “Anche per voi è così?”. Si. Accade sempre. Il mio cammino di Fede è in oscillazione continua, anche se, malgrado le forti battute d’arresto, ho la sensazione che sia comunque in espansione.

    In particolare mi sono ritrovata in queste tue frasi: “Penso che una grossa fetta di responsabilità ce l’abbia anche l’illusione di dover sempre progredire, una sorta di seducente ma anche tormentoso perfezionismo, che nasconde vanità, paura di non farcela, di essere inadeguata e respinta dagli altri. C’è dunque una mancanza di amore e di rispetto verso me stessa. Un desiderio di essere un’altra, alimentato da critiche, invidie e gelosie”. Cara Maria Pia, questa mattina appena sveglia ho pensato le stesse cose! poi ho acceso il pc e ho trovato il tuo Post. Ho pensato quindi che è proprio vero che nel nostro cammino siamo legati da fili invisibili sottili.

    Tu dici giustamente che le cause stanno nella trascuratezza delle nostre pratiche, negli squilibri psicologici e nello scoraggiamento. E’ vero, ogni volta che il mio cammino spirituale non procede è perché il mio Ego pretende ancora di averne il controllo. Quando vedo che nonostante la fatica che metto nelle pratiche “le cose non vanno ancora come dico io” (affermazione egoica di una potenza negativa estrema e che purtroppo regolarmente penso), ecco allora che abbandono tutto, che comincio a ricercare soluzioni a “modo mio”, perché le cose devono essere così come “IO” le ho stabilite. Mi dico ma chi è questo “Dio” che non mi ascolta nonostante la meditazione, nonostante la preghiera e l’abbandono fiducioso? Perché mi ritrovo sempre con le stesse difficoltà, anzi…anche peggio? ” Come se in fondo queste pratiche fossero comunque a servizio dell’Ego, comunque a servizio di ciò che “crediamo” essere necessario per essere felici. E’ che in realtà l’abbandono fiducioso, il “SI” alla vita, a volte lo sento in maniera autentica e potente, ma molto spesso no. E’ una luce ad intermittenza . Ma sento comunque che è l’unica strada giusta, l’unica percorribile. Per questo anche se mi fermo, poi vado avanti un pochino, poi mi fermo ancora, sento che non devo arrendermi a quella parte di me che vorrebbe fare del tutto affinché l’abbandoni. Perché in fondo il mio Ego vuole solo la mia morte, anche se mi “seduce” dicendo che “valgo di più”. Sono le due facce della stesa medaglia. Mi seduce per farmi cadere nel tranello.

    Grazie ancora per avermi stimolato in queste riflessioni attraverso le tue parole.

    Un abbraccio forte.

    Maila

  4. “…abbandono fiducioso, sì alla vita”, questa io la chiamo fede!
    Un tortuosissimo cammino (almeno per me) che forse è solo all’inizio, quello vero. Me ne accorgo perché ogni volta che ‘vado a fondo’ poi qualcosa mi spinge su. E come più volte abbiamo scritto in questo sito, si procede “a spirale”, non è mai un cerchio che si chiude su se stesso e si ripete…si ‘guadagna’ sempre qualcosa!
    Che la speranza accompagni tutti noi, mcarla

  5. Anche per me è così.

    Ascoltando delle riflessioni sulla meditazione mi ha colpito e consolato questa frase:

    Se avessimo una chiara visione ci accorgeremmo che il peccato ha già in se stesso la sua punizione poiché è il risultato dell’ignoranza e dell’illusione.
    E anche, dove c’è il peccato sovrabbonda la Grazia, quindi il peccato ha già in se stesso la possibilità di accedere alla Grazia, perché, se vogliamo, ci dà l’occasione di ridimensionare il nostro orgoglio e la nostra autosufficienza.

    Un caro saluto

  6. Ciao Maria Pia, ti ringrazio per le tue parole arrivate al momento giusto.
    È’ da un po’ che non visito il sito è oggi che sono riuscita a farlo trovo in primo piano le tue parole che mi danno tanto coraggio e mi permettono Di sentirmi meno sola nelle ‘oscillazioni’ che anche io mi trovo a vivere.
    Un sincero e profondo grazie e un forte abbraccio

  7. E’ proprio cosi, gentile Maria Pia, mi associo alle tue riflessioni.
    Nel nostro cammino, quando ci sentiamo soli o pensiamo di far tutto da soli nascono pensieri che ci fanno scendere nel fondo di noi stessi, delle nostre angosce … al punto di origine della vita, proprio là dove appare il nostro nulla ! E la vita ha questa caratteristica: va sempre ad occupare spazi vuoti , a rifornire di energia le energie mancanti, usando persino i nostri difetti ( tutto è vita !) per alimentare il nostro Grido d’aiuto , per mostrarci nell’evidenza del nostro dolore, l’offerta d’amore dello Spirito che respira in noi , perché solo da Lui possiamo essere rigenerati ad un nuovo sorriso, ad una rinnovata fiducia, capaci di un nuovo Canto di fraternità per vivere ( fino alla prossima prova ) una nuova qualità di relazione con noi stessi , gli altri, il mondo e i suoi problemi.
    un abbraccio
    ivano

  8. “Penso che una grossa fetta di responsabilità ce l’abbia anche l’illusione di dover sempre progredire, una sorta di seducente ma anche tormentoso perfezionismo, che nasconde vanità, paura di non farcela, di essere inadeguata e respinta dagli altri.”

    Mi ritrovo perfettamente in queste parole, in questo tormento di dover sempre essere meglio e di più. E da questo mio perfezionismo distorto nasce la difficoltà di chiedere aiuto, anche a Dio. Quando però lo faccio, con tutta me stessa, allora ne esco felicemente sgretolata, e rimodellata in una forma più vera.
    Grazie Maria Pia!
    Antonietta

  9. Grazie cara Maria Pia!
    Mi lascio ispirare dal tuo scoraggiamento e ripresa, al termine di una giornata laboriosa ma anche carica di seminagione…
    il Salmo “Dal profondo a te grido, o Signore” che hai citato è proposto dalla liturgia a Compieta.
    La fatica cerca il riposo.
    Dalla notte sorge l’aurora.
    L’antifona di Compieta insegna – ogni sera – a cantare:
    “Nella veglia salvaci, Signore,
    nel sonno non ci abbandonare:
    il cuore vegli con Cristo
    e il corpo riposi nella pace”.
    Corrado

  10. Anch’io faccio parte del gruppo degli oscillatori, anzi direi proprio che mi sento costantemente sulle montagne russe con gli effetti speciali delle precipitose cadute!
    Ciò che sperimento è da un lato la voglia di abbandonarmi ad un Amore grande in cui confido e che fonda la mia speranza in una vita finalmente compiuta. Dall’altra però la fatica di chiedere aiuto in orizzontale, alle altre persone, perché sono tutta concentrata a mostrare il volto efficientissimo di me, di chi “non deve chiedere mai” – slogan quanto mai significativo dell’ubris umana e della mia. Ed è lì una delle mie croste dure da lavorare, proprio nell’accettare di chiedere aiuto ammettendo di non potercela fare da sola. Certo in orizzontale con il rischio di sentirmi rifiutare l’aiuto di cui ho tanto bisogno. E qui mi frantumo. Vegliate, esorta Gesù, imparate a leggere i segni dei tempi, imparare a leggere i segni del tempo-mondo che abito, per discriminare sempre più a fondo il grano dalla zizzania sapendo che i poveri/le nostre povertà le avremo sempre con noi.
    Buona oscillazione insieme!
    iside

  11. La pagina del mio diario di questa mattina si sovrappone esattamente al tuo scritto, Maria Pia! Ne deduco che per tutti, anche alla luce delle riflessioni degli altri amici, il percorso è questo e non può essere diversamente!
    Sono convinta anch’io che l’unico modo per superare la mia infelicità di fondo è il mio ricongiungimento a Lui ( quando sono lontana, dimentico che è dentro di me, vicino!)! Ma il mio ego è tremendo/sottile. Inibisce la mia richiesta d’aiuto, unica strada reale per uscire dal disagio, facendomi pensare/dire: “non devo disturbarLo, sto sempre a chiedere, mi vergogno di chiedere continuamente,…”. Grata a te e a tutti per le preziose parole/riflessioni che hanno consolato e nutrito il mio cuore! Un abbraccio Maria Rosaria

  12. Antonella Marcantonini dice

    Bella Maria Pia il tuo sentire è colmo di cammino quello vero! Sono 27 anni che oscillo…ma ogni percoso che ho intrapreso con il suo bene
    e il suo male mi ha condotta
    sulla strada che dovevo
    percorrere non per scelta ma
    spinta da un qualcosa che va
    oltre me.

    Ora sono qui con la certezza
    non dell ego ma della fede
    come progetto d amore che unisce e sente che in questa vita non esiste solo un corpo
    e una mente ma una scintilla
    divina in ognuno che
    scoppietta sempre di più
    perché vuole accendersi e dar
    fuoco e illuminare me e trasformarlo in un noi….Ho la
    sensazione che io non possa far nulla in questo progetto
    solo accettare la meraviglia di quanta strada ho percorso e dove sono ora ringraziare e
    benedire .
    Andiamo avanti…. come una bilancia oscillando tra l equilibrio.
    Grazie bellissime condivisioni

    Antonella*

    affidandomi un altre goglie cadranno a volte anche i rami ma il mio tronco è forte e nuovi fiori sboccieranno

  13. Antonella Marcantonini dice

    Opss….quella dell albero pensavo di averla cancellata…”altre foglie” comunque

  14. Carissimi compagni darcipacisti che avete commentato numerosi il mio post!
    Non vi conosco tutti personalmente, ma credo che siate tutti, o quasi, più giovani di me, e me ne rallegro perché vi posso dire che il parlare così liberamente delle proprie difficoltà spirituali mi è mancato negli anni della mia formazione e in quelli della maturità, ed è proprio bello e incoraggiante per voi e per me poterlo fare ora in un luogo protetto, quale è “ Darsi pace”.
    Tutti dunque oscilliamo e conosciamo momenti di scoraggiamento e altri d ripresa ed entusiasmo; questo capita, penso, in ogni settore, nella vita sentimentale, familiare, lavorativa e occorre essere così saggi da non spaventarsi e da adeguarsi al ritmo del nostro percorso , chiedendo e gradendo anche aiuto ed esultando quando questo arriva e si può ringraziare Dio, gli aiuti celesti, ma anche gli umani, se sappiamo affrontare le soste e le cadute, senza turbarci troppo, e senza recedere dalle nostre migliori decisioni. Il nostro maestro, Marco, ci ricorda spesso che D.P. è il luogo dove le nostre debolezze e magagne sono accolte e curate; anche Gesù ha dichiarato che è venuto non per sani, ma per gli ammalati. Non tutti i luoghi che frequentiamo nelle nostre giornate sono così liberi e accoglienti!
    Grazie, Giuliana, Marco, Maila, Maria Carla, Aldo, Beatrice, Ivano, Antonietta, Corrado, Iside, Maria Rosaria, Antonella, per tutte le vostre espressioni e metafore sincere ed espressive che mi hanno consolato e illuminato. Preghiamo con serenità la sera , con la preghiera di Compieta, che Corrado che ci ha ricordato. Se c’è stata fatica, giunge il momento del riposo gratificante , del sentirsi :
    “ …. Tranquilli e sereni , come bimbo svezzato in braccio a sua madre,
    Come un bimbo svezzato è l’anima mia.” ( Salmo 130)
    Buon proseguimento a tutti! Mariapia

  15. Mi imbatto in queste tue parole ed è come se risuonassero in me. La mia fede imperfetta è così altalenante, così sottoposta ad umori e situazioni… Ultimamente ho persino fatto uno “sciopero” della preghiera. Il vuoto totale, il rifiuto di cedere alla “tentazione” di inginocchiarmi e di volgere l’attenzione al Signore. Ero arrabbiata e me la sono presa con lui, ma era con me, forse, che ce l’avevo.
    Mi aggrappo al Signore. Fatico ancora un pò a fidarmi ed affidarmi e vivo questa mia sostanziale quasi-diffidenza con molta sofferenza, devo dire. Vorrei percepire di più e fidarmi di più. Vorrei affidare i pensieri tutti a Lui ed una volta fatto questo, dimenticare e vivere perché ci pensa Lui e sa farlo molto meglio di me.
    Mi sento un’anima inquieta e quando parlo con Lui gli chiedo conto di questa mia inquietudine e gli chiedo anche di porvi rimedio, in qualche modo. A volte più che fede, mi sembra di fare un atto di volontà, un dovere. Non mi piace questo modo di pormi di fronte a Lui. Ma a volte va così e non posso farci molto di più. La fede è un cammino continuo e sempre diverso. E’ questo che devo accettare. Momenti bui e momenti luminosi, funzionali gli uni agli altri. E invece mi accorgo, a volte, di volere una vita fatta solo di momenti luminosi. I quali, però, lo so bene, non avrebbero senso e valore senza i momenti bui…

  16. Grazie, cara Grazia, per la tua relazione così sincera sulla tua interiorità.
    La nostra vita di fede è spesso condizionata e dipendente dalla nostra situazione psicologica. E’ per questo che il metodo di D.P .comprende anche , come parte essenziale, gli esercizi di auto conoscimento, che ci mettono in contatto con la nostra storia emotiva. Spesso la sfiducia, le nostre richieste di una prova rassicurante dipendono dalla nostre ferite più profonde, è la nostra parte bambina sconsolata che piange, pretende e poi resta delusa. Che fare? Riconoscerla, consolarla e farla crescere con le nostre energie di persona adulta e responsabile. Si può fare, con pazienza e determinazione, considerando anche che l’alternativa è una sofferenza sorda e sterile. Io ho scelto il metodo di darsi pace proprio per questa pratica psicologica. Spesso invece negli ambienti ecclesiali non se ne parla e si sottendente che si dovrebbe riuscire ad avere una fede salda e una carità solida quasi per miracolo, per un incanto soprannaturale. La fede e l’amore fioriscono invece dalla nostra natura sulla quale si innesta la grazia!
    Tanti affettuosi auguri! Mariapia

  17. ho letto con tanto interesse queste riflessioni che riflettono il mio vissuto spesso tormentato da un senso di profonda inadeguatezza. Grazie di cuore per la chiarezza degli elementi in gioco nel nostro sentire e patire!
    Con affetto a voi tutti
    Susanna

  18. Grazie a te , Susanna, per la tua attenzione! Continuiamo ad aiutarci nel nostro cammino! Mariapia

  19. Cara MariaPia, carissimi tutti…..conosco solo oggi questo sito e leggo oggi a distanza di 1 anno le vostre riflessioni. Mi ci ritrovo in pieno….Grazie per avere condiviso. Francesca

  20. Grazie, cara Francesca, e benvenuta tra di noi! Marco

  21. Grazie a tutti voi per queste parole.
    È confortante sapere che non sei la sola a sperimentare certe cose quando tutti intorno a te sembrano più in grado di reggere alla vita.
    E qui l’ego comincia con i giudizi e i paragoni senza fine “a che mi è servito tutto sto percorso spirituale se poi sto peggio di tutti gli altri che stanno a galla meglio seppur avvolti in un inconsapevole maggiore illusione magari?” e cose di questo tipo.
    Anche io oscillo tremendamente tra fiducia assoluta e quindi gioia e speranza e scoraggiamento totale.
    Soprattutto nei momenti di scoraggiamento entro in una confusione tale, in un caos mentale che rasenta la pazzia. In contrapposizione con invece una chiarezza sorprendente quando mi sento centrata con la mia anima, sento la Presenza.
    Oggi sono in un momento down e in questi momenti mi chiedo di nuovo sempre cosa è che sbaglio, mi sento come se riprecipitassi ogni volta al punto di partenza e mi sembra tutta un’illusione il credere possa mai cambiare veramente quakcosa in modo permanente. . Sprofondo in una disperazione senza fine e gli stessi pensieri che mi avevano infuso fiducia forza diventano i mezzi che mi incutono più timore. Ho paura di me stessa, ho paura della paura stessa ecc ecc
    In una parola sono identificata con l’ego e ne sono consapevole ma non posso farci nulla. Mi giudico mi condanno giudico e condanno.
    Chiedo aiuto a Gesù Cristo (che sento la mia Guida interiore) ma con timidezza, non sentendolo veramente e poi mi dico che proprio questo mi impedisce di entrare in contatto veramente e mi scoraggio ulteriormente.
    Loop apparentemente senza fine.
    Eppure non vengo mai lasciata lì.. quando tocco il fondo oppure mi abbandono a quel che è (che tanto ormai…) Ecco allora che in un istante sento rinascere di nuovo tutto, la pace pervade ogni angolo del mio essere, mi sento di nuovo padrona di me stessa, con nuova forza che è di nuovo in me ma non viene da me e allora mi chiedo come abbia mai potuto pensare veramente di non potercela fare, di poter essere abbandonata. Proprio nei momenti bui la Sua mano era più strettamente legata alla mia anche se non lo avverto mai ed è comprensibile. E ringrazio e chiedo perdono e perdono me stessa e la mia vulnerabilità e la mia mancanza di fede
    E di nuovo sono in grado di Vedere come in realtà tutto abbia un senso maggiore, come tutto sia necessario o per lo meno utile se serve ogni volta per farti acquisire certe consapevolezze dentro di te che non avresti potuto altrimenti avvicinare.
    Che come diceva giustamente qualcuno è un percorso a spirale, ci si eleva sempre un po’ di più ogni volta anche se nel bel mezzo del vortice non si è in grado di sperimentare questo.
    Che non è necessario capire sempre tutto come pretenderebbe l’ego insaziabile, che un intento sincero di evolvere per diventare strumenti del Divino (non per ambizione ma perché ti rendi conto in effetti che è questo che rende veramente felici e può aiutare gli altri) tutto ciò che serve in effetti per far sì che si verifichi, ognuno con i suoi tempi e modi.
    In pratica però mi mancano ancora fede e pazienza assolute ed è questo che provoca le altalene. Ma se dò retta al mio ego che mi condanna per questo mi incateno da sola. E se anche gli dò retta più di quel che dovrei e vorrei… che fare se non accettare anche questo?
    Adesso mi sento già meglio.. grazie infinite a tutti voi

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