Un invito a DARSI PACE!

Commenti

  1. Nel lungo arco della vita ho quasi sempre ripetuto il mio atto di fede nel Salvatore, nella gioia e nel dolore.
    Ho desiderato di essere buono e altruista, ma ho amato il prossimo più di me stesso.
    Ma soprattutto assomigliavo ad un tipo di fariseo rispettabile, e gioviale.
    Vivevo una vita e una fede astratte, poco vitali e staccate da me stesso, che stavo dietro a una maschera, nel dolore.
    Chi mi era vicino mi ha incalzato con domande del tipo :”cosa sei e dove sei tu?”, “cosa è e cosa ti dice il tuo Dio?”.
    E mi trovavo spiazzato: avevo bisogno di una radicale revisione di vita.
    Il percorso in “darsi pace” mi ha fatto scendere nei miei abissi, e finalmente lì la Parola ha potuto incarnarsi e farsi viva.
    Restano i problemi e i travagli, ma invece di essere sterili, sono diventati più consapevolezza, più autenticità, più libertà.
    Sperimento che non ho più bisogno di cambiare gli altri, ma che, avendo cominciato a cambiare me stesso, è proprio un fatto reale l’irraggiamento di pace attorno a me, divenuto conduttura più aperta alla circolazione dello Spirito.
    E mi sono reso conto che la politica e la psicologia sono necessarie, ma, senza la mia conversione, sono illusorie.

  2. Di recente sono riuscita a percepire nettamente la differenza tra le varie proposte di “crescita personale, cammino interiore…” e quant’ altro che da più parti vengono offerte (su Internet ne trovi a iosa).
    Praticando nei gruppi DP -telematici- ho avvertito sempre di più lo ‘spessore’ del lavoro che qui si compie e di come risultino superficiali certi approcci da ‘supermercato della spiritualità’.
    Personalmente non riesco più a vivere separatamente i livelli di esperienza conoscitiva che in DP vengono proposti e questa ‘unità’ mi permette di leggere la realtà con maggior chiarezza ma soprattutto mi fa sentire più ‘forte’, meno confusa e impotente, nella convinzione – che sempre di più si fa strada dentro di me- di aver trovato un bandolo per districare dentro e fuori di me l’ intricata matassa della mia esistenza.
    Di sicuro mi iscriverò al primo biennio di approfondimento perchè sento sempre di più il bisogno di imparare ad “essere pace” nella mia quotidianità (e contemporaneamente in quella di coloro che mi stanno vicino) consapevole che il cammino che ho intrapreso ha un senso, e che questo senso si dischiude con maggior evidenza ogni giorno che passa… mcarla

  3. Non sono avanti nel percorso come chi ha scritto prima di me, ma comprendo e condivido ciò che hanno affermato circa il lavoro di Dp e pensavo di iscrivermi al prossimo anno.
    Leggendo le parole di Giancarlo è nata questa piccolissima preghiera:

    Aiutami Signore
    ad arare il mio cuore,
    a sanare il mio cuore,
    dato in ostaggio alla paura
    dal dolore.

    Un saluto.
    Stefania

  4. DP è l’unico spazio in cui ri-trovo me stessa.
    In un mondo sbandato, alienato, angosciato e spaventato , nel quale la comprensione di se stessi e le relazioni vere con gli altri , non solo non sono contemplate, ma sono aborrite, ho trovato un’oasi dove i miei problemi/interrogativi trovano accoglienza e risposte!
    E’ stato bellissimo scoprire che i miei problemi e gli interrogativi esistenziali, erano di tutti e che tutto poteva essere affrontato e avviato a soluzione! Questo con una leggerezza e una libertà (dove i miei condizionamenti educativi che vietavano di parlare con gli altri dei problemi familiari?!) che sottendono accoglienza, rispetto, condivisione,…e sono tacitamente nell’animo di ognuno!
    DP è il luogo in cui il contatto con l’anelito profondo, sempre cercato attraverso tante vie,è diventato concretezza e orienta la mia vita , in questo momento così duro e difficile, proprio in base alle mie coordinate interiori, facendomi diventare, giorno dopo giorno, Ciò che io stessa desidero diventare. Maria Rosaria

  5. Grazie carissime/i delle vostre risonanze!
    E poiché Darsi Pace è ormai anche una grande famiglia, nella quale si stabiliscono relazioni e amicizie profonde, si intrecciano le storie e le vite di molti di noi, vorrei ricordare due persone che recentemente ci hanno lasciato, dopo aver condiviso un tratto di cammino: Cristina, della provincia di Alessandria, che quest’anno avrebbe iniziato il secondo biennio di Approfondimento, e Massimo, di Roma, una presenza dolce e sofferente nel gruppo del primo anno, anche per la sua condizione di cecità.
    Entrambi hanno affrontato con coraggio e forza interiore la loro malattia grave e progressiva.
    A loro si aggiunge il ricordo di Vittoria, Carlo, Leonardo, Alessandra e Loredana: amici e amiche che hanno arricchito con la loro presenza il movimento Darsi Pace, e i cui volti familiari sentiamo ancora tra noi, nell’espressione di quell’anelito alla verità che, solo, ci può rendere liberi.
    Buona giornata a tutti!
    Paola

  6. mazzucato claudio dice

    Vorrei esprimere anch’io la mia alla fine della 1a annualità.
    Per me DP è una pratica, un metodo che mi fa entrare nel Nuovo Testamento. Mi spiego meglio: ho vissuto per decenni in sensi di colpa,slanci emotivi-spirituali quanto mai fragili ed effimeri, azioni poco incisive in uno stato di perenne timidezza, il tutto a causa di una fede(diciamo pure di una vita) poco radicata interiormente; insomma ho come la percezione di aver vissuto ancora dentro il Vecchio Testamento.

    Nella sua semplicità il metodo DP mi ha dato i mezzi per entrare nel Nuovo e avverto finalmente un principio di vita nuova in me. Un principio però reale di incarnazione perché sperimentabile nella mia vita e condiviso.
    È poco questo? Non direi,anzi per me e’ straordinario.

    Detto questo però avverto che tutto prende una piega, un andamento,una velocizzazione(pur nella calma) inaspettata. Insomma quando ti prende il vortice della trasformazione devi aspettarti di tutto. Non sono sufficienti per esempio le mie attitudini spirituali e umane ma tutto viene trasformato,e avverto anche se non so spiegare bene che l’azione è inevitabile, in questo gioco trasformante, si, avverto con sempre maggiore consapevolezza che l’azione è inevitabile.
    Va verso l’insurrezione di cui noi parliamo?
    Credo di si; per il momento mi godo, si, perché mi sono dimenticato di dirvi che nonostante le molteplici difficoltà mi piace da morire entrare nel vortice della trasformazione.

    Claudio Mazzucato

  7. Caro Claudio, felice di leggere che hai ripreso a VIVERE!
    mcarla

  8. Caro Claudio

    ti permette di VIVERE che bello ? e chi si occupa delle tue figlie ? dei loro problemi ?? delle spese per loro : abbigliamento, spese mediche, tasse scolastiche, libri, autobus ? e tutto il resto di pratico che c’è nell’organizzaizone della tua famIglia! tu vivi e tua moglie corre come una dannata anche per quello che non fai tu !

    Caro Claudio vivi come un padre di famiglia e sarai ricompensato molto di più dalle tue figlie che nulla dai di questa tua Vita

  9. E’ un medoto egoista il vivere del DP serve solo a voi … pensate ai figli cosa date

  10. VIVERE per voi DP significa estraniarsi dal mondi, dai suoi problemi, rifugiarsi in un limbo dorato dove tutti approvano e condividono ciò che uno dice, non avete spirito critico, non siete in grado di mettervi in discussione e vi rifugiate in questo piccolo vostro mondo

  11. da quello che leggo nei vs post non mi iscreverei mai ai vs gruppi , la mia fede “superficiale” mi aiuta a VIVERE, a camminare , a seguire e incoraggiare le mie figlie, ad ascoltarle, e non scendere negli abissi della mia anima (chi dice che questo è giusto ??? lo dite voi , ma chi siete voi??? potreste anche sbagliare no ?) mentre chi impara a VIVERE in DP pensa solo al proprio bene , dovrebbe metterlo in partica ma non lo fa VE LO ASSICURO

    mg

  12. cara mg
    sfondi una porta aperta.

    Ricontatto la mia rabbia, l’impotenza, il dolore profondo che talvolta mi faceva implorare Dio di farmi morire.
    Disperata mi chiudevo in bagno e rannicchiata a terra in un angolo imploravo la morte: sorella morte. Mi concepivo in una bara ritrovando, pace e forza per riprendere il cammino quotidiano.

    L’unica cosa che mi ha sempre salvata è stata quella di rimettere nelle mani di Dio la mia liberazione, nella morte.

    Per vivere meglio, ho provato una psicoterapia, all’interno della quale ho riconosciuto che l’unica identità che avesse un senso in me era quella di essere madre ed ho agito di conseguenza.
    Io ho liberamente e consapevolmente deciso di restare con il padre dei miei figli, mettendo in secondo piano tutte le altre giuste aspettative.

    Questa distanza, non lo sapevo era il primo “spegnimento reale” che compivo “in nome di un bene maggiore” più complessivo: quello dei miei figli. Stavo imparando ad amare.

    Sono trascorsi anni, i figli sono cresciuti mentre i problemi sono rimasti praticamente invariati e ora mi godo i nipoti chiedendo a Dio di aiutarmi a continuare a vivere.

    Il lavoro di dp, non è il miracolo nella mia vita, ma nelle parole di Guzzi, nelle sue lezioni, nell’esperienza del suo metodo, riconosco con maggior precisione e chiarezza quello che mi è accaduto, quello che anch’io ho già vissuto e approfondisco il piacere di vivere.

    In effetti neppure con il lavoro di dp noi possiamo imporre all’altro un cambiamento.

    Ciao ti abbraccio

    Rosella

  13. Cara Rosella,
    ti ringrazio, e da sempre volevo ringraziarti, di esistere, e di resistere in Darsi Pace.
    Grazie per le tue parole che attingono al fuoco vivo: mai scontate, sempre spaventosamente ‘vere’.
    Cara M.G.,
    mi dispiace per le difficoltà relazionali che traspaiono dalle tue parole.
    Non credo che il percorso proposto nei Gruppi Darsi Pace sia responsabile di questi tuoi problemi. Una moglie potrebbe dire la stessa cosa di un marito che pensasse solo al calcio, o si occupasse solo di fare politica, o di filosofia (pensiamo alla moglie di Socrate…) o di altro, trascurando la sua famiglia. E’ cioè una questione che riguarda l’equilibrio di coppia, la sintonia tra moglie e marito, sempre da ricercare e da riconquistare, sulle scelte e sulle opzioni fondamentali della vita.
    Entrando poi nel merito e nei contenuti del cammino Darsi Pace, l’esperienza conferma che il lavoro di trasformazione proposto non mira a distruggere, ma anzi a favorire l’equilibrio relazionale familiare, anche se, forse, in un primo momento, potrebbe sembrare il contrario.
    Ti auguro di poter sperimentare nuovi e più felici livelli di unione con le persone a te care.
    Paola

  14. Alessandro C. dice

    Ciao MG, è un piacere risentirti, sei sempre, giustamente, molto concreta e provocante perchè alla fine ognuno di noi parte dalla propria esperienza personale.

    Grazie perchè con te si può entrare in dialogo con la parte che è presente in tutti noi, quella che continuamente ci ripete: tanto non serve a niente, è tutto inutile, ti stai illudendo, non vedi che le cose vanno anche peggio ?

    Ma peggio di cosa ?
    Una famiglia molto spesso si forma per un innamoramento che prosegue in una relazione duratura che però viene messa alla prova solo dopo un pò di reale convivenza coniugale.
    Spesso a quel punto si è già in 3 e i meccanismi che scattano sono talmente tanti e vari e interagenti che raramente ne siamo consci.
    Io non credo che la persona al nostro fianco ci sia capitata per caso, anzi più vado avanti ( con tutte le grandi difficoltà ) più percepisco che è solo superando le incomprensioni e la distanza generate con il tempo che troverò la mia vera pace.
    La nostra vita è continua crescita e cambiamento e in una coppia, se non si condivide pienamente ( cosa rara perchè parte da una profondità che spessissimo non conosciamo ) ci si ritrova a distanze molto problematiche.

    Ecco proviamo a partire da qui, cioè dalla reale situazione che muove una persona alla ricerca di qualcosa che aiuti nella ricerca di dare un senso alla sofferenza quotidiana.

    DP è una proposta di ricerca che non fa sconti, sin dall’inizio sei posto di fronte alle tue responsabilità, sei aiutato a comprendere come funzioniamo ( cosa rara ) , ad entrare meglio in contatto con le emozioni che ci abitano, a capire che il nostro agire è animato da pensieri che si poggiano spesso su automatismi acquisiti involontariamente e sui quali ” abbiamo la possibilità di lavorare”.

    E’ una reale via di cambiamento responsabile è quindi lunga e faticosa ma :
    Tu vedi alternative ?
    Vuoi lasciare anche alle tue figlie l’incapacità di comprendere ?
    Forse lavorando assieme ( anche se difficile ) si potrà alleggerire il carico ma certo questo mondo così come lo vediamo non sembra un granchè !

    Un abbraccio Ale

  15. Carissimi

    vi ringrazio per le vostre risposte e per il tempo dedicato, io non mi sento “allineata” con il vostro percorso, d’altra parte il vostro come altri percorsi non è un cammino “standard” che può/deve essere accettato bene per tutti, voi proponete chi ne sente la necessità e si configura nelle vostre ideologie vi aderisce.
    Mi auguro solo che i frutti del vostro lungo e impegnativo cammino spirituale/religioso/ culturale portino anche ad un positivo cambiamento nella vostra vita e nelle relazioni pratiche quotidiane e che non rimangano solo frasi in “stand by”.

    Un abbraccio

    mg

  16. Carissimi, riguardo al percorso intrapreso, e alla proposta presentata da Marco Guzzi con piacere riporto il link di un recente commento del caro Enrico Macioci che mi sembra detto e scritto magnificamente bene:

    27 maggio 2015 at 1:58 PM

    Grazie! E un caro saluto a tutti voi.

  17. Trovato Fabio! Molto bello il commento che citi, ma non è stato facilissimo da trovare così per chi volesse posto il link della pagina:
    http://www.darsipace.it/2015/05/21/le-parole-dei-poeti-rinnovano-la-vita/
    Un caro saluto a tutti
    Daniela

  18. cara mg,
    grazie per l’augurio che mi tengo caro.

    In effetti questo percorso, all’interno della chiesa cattolica non è l’unico percorribile per la conversione; ed esso necessita proprio di una adesione libera, in quanto “decisa e desiderata” da parte della persona che ne intraprende la pratica, un po’ come è per tutte le cose serie.

    Le motivazioni possono essere diverse e personali ma difficilmente ideologiche, non basterebbero a sostenere la fatica necessaria a perseverare.

    In quanto agli effetti la mia relazione con marito, figli, generi e nipoti, che son quelle che mi interessano maggiormente, sono vive e vere anche se non è sempre un idillio.

    Un cuore pacificato può porre uno sguardo sulla vita differente e ricordare con tenerezza, parole antiche, come quelle pronunciate da mia madre in alcune circostanze particolarmente turbolente tra di noi: “quando i figli amano il loro padre il merito è della madre”, e trarne il nutrimento necessario a sorridere.

    Buona Domenica e auguri anche a te: che il Signore esaudisca le tue preghiere..

    Ciao

    Rosella

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