Per noi occidentali può risultare strano che alcuni movimenti corporei possano essere utilizzati come strumenti di meditazione. Eppure il teologo Romano Guardini, già negli anni ’30, inseriva spesso nei suoi esercizi spirituali movimenti fisici, e la tradizione cristiana più antica ha sempre praticato forme di preghiera legate al respiro, e cioè ad una dinamica corporea essenziale.
Nel lavoro dei nostri gruppi “Darsi pace” facciamo precedere le nostre meditazioni da fasi di consapevolezza corporea e anche, a volte, da semplici movimenti di allungamento, stiramento, torsione, e piegamento, derivati dalla tradizione yogica. E gli effetti pacificanti sono consistenti.
Tornare spesso alla consapevolezza di ciò che il nostro corpo sente, imparare a gustare, a godere dei suoi movimenti è una delle vie più semplici e dirette verso la pacificazione interiore.
“Tornare spesso alla consapevolezza di ciò che il nostro corpo sente, imparare a gustare, a godere dei suoi movimenti è una delle vie più semplici e dirette verso la pacificazione interiore.”
Credo che sia anche una pratica di umiltà veramente proficua. Se posso dirlo, mi pare che se c’è un grande assente in molta della pastorale ordinaria, un grande assente “ingombrante” (come ogni rimozione), è proprio il corpo. Mi capita di ascoltare prediche infarcite di cose anche belle, desiderabili, come una comunione maggiore con il Mistero, ma a volte avverto come uno iato, una dolorosa carenza di “accompagnamento” lungo il percorso, ed è un percorso, penso, che deve riguardare tanto il corpo quanto l’anima. Parlando con certi cristiani mi accorgo di un sorta di trascuratezza “programmatica” del corpo che non solo per me è molto allarmante, ma è al di fuori – a quanto mi pare di capire – di ogni serio percorso iniziatico cristiano, che riguarda l’interezza della persona umana (gli esempi non mancano).
Questo è molto dannoso perché il rischio è di ammalarsi di intellettualismo; c’è una pericolosa superficialità nel concentarsi sui progressi spirituali come facenti parte di una sfera “mentale” e nel considerare il corpo al più come una imbarazzante zavorra. Niente di tutto questo forma persone sane, oserei dire. E il corpo lasciato a sé stesso, non interessato ad un percorso in coniugazione con l’anima, allora sì che diviene solo un luogo di passioni “imbarazzanti”. Sarà che protesta appena per essere stato “lasciato solo” ?
C’è tanto da fare, non dico per innovare, ma per recuperare nozioni e attitudini che sono nella nostra tradizione, ma che un certo intellettualismo moderno ha obliato. E ci sono tanti pregiudizi da sciogliere (quante ne ho sentite di demonizzazioni assurde e – queste sì – pericolosissime, di pratiche come lo Yoga!) .
Darsi Pace ha un approccio risanante, in questo. Un approccio liberante, perché autenticamente fondato su Chi libera.
Con un copia incolla riporto con piacere quanto avevo registrato dalla trasmissione di radio rai “sognando il giorno” il 14 agosto 1998:
Marco Guzzi leggeva una pagina di un testo del maestro buddista contemporaneo vietnamita candidato al premio Nobel per la pace Tich Nath Hanh.
Veniva spiegato come mantenere la concentrazione, e non divagare con la mente nei più piccoli atti quotidiani.
Rimasi affascinato e catturato da questa voce così profonda, affabile, benevola. Fu un ascolto soave che regalava bellezza, colori, e un grande e spirituale respiro.
“La prossima volta che hai un mandarino da
mangiare, puoi posarlo sul palmo della mano, e
guardarlo, in modo da farlo diventare reale.
Dipende dalla tua concentrazione.
Non hai bisogno di tanto tempo, per vedere
le cose, forse uno, o due secondi.
Guardando quel mandarino meraviglioso,
puoi scorgere il fiorellino che racchiude in sé il
sole e la pioggia, e il frutto ancora piccolo, e poi,
con l’aiuto del sole e della pioggia, la trasformazione
del frutto bambino in questo frutto
pienamente maturo.
Se guardi il mandarino così, vedrai molte
cose stupende: il sole, la pioggia, le nuvole, gli
alberi, le foglie, …
Vedrai, ogni cosa”.
Un caro saluto,
Fabio.
Grazie, caro Fabio, la tua memoria è davvero preziosa credo per molti, e sempre tanto confortante per me … Un abbraccio. Marco
Presenza mentale e consapevolezza di interessere tutto in tutti…un senso dell’ unità profondo e totale!
Muoversi in questo orizzonte è già per me un ‘elevarsi’ che da’ respiro ai miei gesti e ai miei comportamenti, mi fa sentire più leggera e partecipe della vita.
Sento che la mia strada sarà lunga in questa direzione, ma almeno ho incominciato a percorrerla. Grazie a tutti voi!
mcarla