Verso una psicologia iniziatica

Commenti

  1. Grazie Marco
    per qt ci hai scritto che condivido in pieno. Ho fatto una scuola sperimentale dove la psicologia era già scremata di una parte per collegarsi con lo spirituale e per certi aspetti mi ha formato, ma mi ha anche massacrato perchè non c’era un’accoglienza un clima di calma e di dolcezza come in Darsi Pace anzi si ripresentava un grande io egoico proprio nella struttura stessa della scuola e nei responsabili. Esami a non finire con lo stress degli esami come terapia. Non riuscivo a capire comunque ho finito la scuola e sono iscritta ai counselor di ispirazione cristiana senza aver mai praticato.
    Ma solo da un anno a questa parte dopo aver ascoltato lezioni su lezioni di Marco Guzzi ed essermi sentita accolta da lui subito dopo uno scambio di lettere dove io mi ero denudata, sento una linfa nuova che ha incominciato a scorrere, ma non solo io, la sentono anche le persone che mi sono vicino. Mi escono le parole, mi esce il sentimento e sono libera perchè so che non mi sto fermando solo a un discorso psicologico personale, ma che quella trasformazione interiore è il presupposto per quella politico-sociale, per abbattere le cause che portano alle ingiustizie e questo nel cammino spirituale Messianico. E’ tutto collegato e questa integrità mi sta dando una grande energia vitale.
    Un grazie immenso e un saluto caro,
    Bianca

  2. Grazie Marco (anch’io ho terminato la seconda annualità) e Bianca per la vostra condivisione. Quarant’anni fa circa cadevo in uno stato depressivo che mi ha tenuto incatenata per più di vent’anni, poi molto molto lentamente ho cominciato a risalire dal pozzo nero e a stare un po’ meglio anche se il pozzo nero è sempre lì (e in Darsi Pace sto imparando che per guarire veramente dovrò andare più giù per trovare una via d’uscita nella luce). Quando allora avevo cominciato a stare male mi ero rivolta a uno psicoterapeuta (sinceramente non ricordo più se era uno psicanalista o uno psichiatra) consigliatomi da un’amica e dal quale andai una sola volta: l’accoglienza fredda e la relazione unicamente cerebrale che in quel primo incontro mi propose mi avvilirono e mi fecero decidere di non tornarci più, non solo ma mi tennero alla larga da altri professionisti del settore. Ancora recentemente ho sentito la necessità di un percorso psicoterapico più individuale a fianco del lavoro in Darsi pace (meraviglioso e irrinunciabile) e di nuovo mi sono astenuta…
    Oggi ho terminato di leggere un bellissimo libro che forse avrete già letto, si tratta di “Il monaco e la psicanalista” di Marie Balmary, nella quale l’autrice che è effettivamente una psicanalista e ha effettivamente avuto una serie di incontri con un monaco (che poi era il fratello di Jacques Lacan) descrive bene quali sono le ‘mancanze’ della psicologia-psicoterapia-psichiatria nell’approccio e nel percorso di cura del paziente che a esse si rivolge.
    Vi ho scritto raccontandovi la mia esperienza per confermarvi che il lavoro che state facendo è prezioso e vi ringrazio a nome di chi si rivolgerà a voi e non scapperà, ma potrà invece intraprendere un percorso di guarigione protetto dalla vostra compassione.
    Cari saluti
    Loredana

  3. Scusate, non ho compilato i campi e risulto anonima, provvedo ora

  4. Caro Marco,
    ti ringrazio per la bella testimonianza e per l’immagine molto eloquente che scegli di accompagnare al tuo intervento: un deserto caldo, mosso da solchi, colline e ombre; la palma alta ed eretta che prende vita nonostante il terreno inospitale e un limpido orizzonte, la possibilità di andare oltre. Il mio personale percorso è ben rappresentato da questa immagine e penso che la ricerca orientata verso una Verità sia La Ricerca della nostra intera vita, ciò che dà senso a tutto il nostro agire, a tutte le nostre relazioni e in definitiva al nostro transitare nel mondo.
    Un abbraccio
    Eliana

  5. Grazie, caro Marco, le tue considerazioni mi sembrano fondamentali, e gravide di futuri approfondimenti.
    Un abbraccio. Marco

  6. Michele Grieco dice

    Grazie Marco di questa testimonianza.
    Tra le tante riflessioni, una la rispecchio ed è quella dell’accoglienza fredda e come si suol dire “professionale” dello psico-tecnico qualcosa.
    Effettivamente uno tra i prossimi articoli lo vorrò scrivere sulla relazione paziente terapeuta. Anche io non ho mai tanto compreso, e tuttora non capisco cosa significhi la fatidica neutralità, che poi è un retaggio freudiano che all’epoca per Freud aveva un senso, e negli anni 60/70 e tutt’oggi ha rappresentato un caposaldo della tecnica analitica, per affermare poi oggi che è impossibile, ovviamente, anzi si vanno affermando le teorie sulla intersoggettivita che promuovono una comprensione degli elementi inconsci in un campo bi-personale costituito e co-costruito dalla stessa relazione terapeuta paziente.
    Ma ciò che voglio dire è che personalmente proprio un bravo professionista è colui che non bada più alle dimensioni formali della cornice del setting, anzi, più ci si riesce a divincolare dalle oppressive regole, più si dà vita al migliore incontro tra le 2 persone, ed io sinceramente da tempo non guardò più nè all’orologio o altro.
    Quindi vorrei proprio fare una piccola ricerca per osservare meglio proprio come con la presunta distanza, astensione o formalità ( che fa solo ridere) si sta solo mettendo in scena la difficile disponibilità all’incontro intimo, quello umano e direi addirittura affettuoso che, invece, sarebbe auspicabile offrire, e soprattutto viverci insieme come 2 esseri umani ciascuno con le stesse domande sfffontate da visuali diverse.
    Forse abbiamo proprio bisogno di rinnovare questi setting obsoleti e dannosi, e continuare a renderci solo vicini, in ascolto e magari in silenzio qualche volta, riflessivi e sempre disponibili ad un sostegno. Per non parlare delle nuove tecnologie, di cui per esempio faccio tanto uso io, mail o sms, e non mi hanno mai ne invaso, ne inquinato, anzi, fanno in modo di poter riuscire a mantenere un contatto nella ” continuità” cosa che sappiamo essere un forte e primario bisogno per molti.
    Insomma, capisco e condivido i malumori di chi é incappato in raccomandati professionisti che poi di sono rivelati più chiusi e ” impicciati” ( come si dice a Roma) dei propri pazienti.
    A me piace incontrare i miei pazienti, sento la voglia e tutto il piacere di chiacchierare, sorridere, commuoversi insieme, abbracciarsi e… … stimarsi a vicenda.
    Buon lavoro Marco.

  7. Marco Turianelli dice

    Grazie a tutti voi. Le vostre parole mi hanno fatto sentire dentro le vostre profondità e sensibilità. Mi avete donato i vostri pensieri, i vostri sentimenti.
    La bellezza di Darsi Pace è anche in questa meravigliosa relazionalità che si può instaurare tra noi e che diventa un risuonare insieme nel reciproco arricchimento.
    Il Cuore si allarga.
    Vi abbraccio.

  8. E’ la tua, caro Marco Turianelli, una rivoluzionaria riflessione dell’IO-inCONVERSIONE di uno psicanalista.
    Mi sento coinvolto per quanto ho vissuto di esperienza tra gli anni ’80 e ’90 , anni per me di intenso lavoro psicanalitico individuale e di gruppo . Un’esperienza che mi ha consentito di rimettermi in pista, carico di nuove energie, dopo che le avevo consumate nel mio lavoro di operatore sociale per l’inserimento lavorativo di soggetti disabili. Avevo rafforzato il mio Ego, ma in me rimasero due vuoti: 1- il bisogno di spiritualità che desse un senso a queste mie nuove energie e 2- il desiderio di demolire quel rapporto distante che il setting imponeva tra paziente e analista.
    Rimediai , recuperando nel primo caso, la relazione con la religione cristiana , aprendomi ad una riflessioni sulla fede, più che sulla religione , orientata al pensiero di Padre Davide Turoldo ; nel secondo caso, proponendo al mio analista, nientemeno che dei più distensivi incontri al bar, in qualche suo momento di pausa, per mantenere quella amicizia che mi era nata dentro nel tempo della mia analisi, ma che non era possibile vivere nel setting, se non come materiale utile per il transfert.
    Cosi ci ritrovammo varie volte , del decenni seguente, consapevoli entrambi che ormai la relazione asettica paziente e analista, in questo modo, veniva liquidata a semplice livello umano, e se avessi avuto bisogno di un altro tempo di psicoanalisi, avrei dovuto affidarmi ad altro psicoterapeuta, nella sua funzione verginale di sacerdote del sacro inconscio.
    Fu un rapporto di amicizia straordinario, che mi consentì di cogliere anche la sua formazione professionale, che faceva riferimento a MARCELLE SPIRA una psico-terapeuta che riceveva a Ginevra o d’estate all’Isola del Giglio , studiosa di Melania Klein . Della SPIRA , tradusse dal francese, alcuni suoi saggi tra i quali ” ” Alle sorgenti della Interpretazione ” ,, ma ci ritrovammo più che a parlare delle varie teorie, a parlare di cose nostre, di avvenimenti del mondo e della politica, della nostra vita familiare , ma letti tutti con occhi interiori, sia in incontri fisici al nostro solito bar dove ci stavamo sempre un’ora, come in un setting ribaltato, sia con scambi di email dove ognuno comunicava all’altro quello che voleva, barzellette comprese , ma sempre riflettendoci sopra con categorie , lui psicoanalitiche ed io aggiungendo anche quelle mie spirituali, essendo lui un ateo che mal digeriva la festa della Immacolata Concezione, giorno per lui, di normale lavoro . Il suo sogno sarebbe stato di psicanalizzare tutti i politici ! Mi ritrovai a fare viaggi in Valtellina in cerca di formaggi e salumi, con la sua Volvo, vecchia di vent’anni, ma che lui diceva avrebbe camminato ancora per altri dieci. Ma un giorno la incontrai con una Volvo nuova, una vera occasione diceva, vecchia pure lei, ma sempre Volvo era!

    Lui invece , fumatore sempre assorto e pensante, non durò come la sua seconda Volvo. Lo salutai qualche giorno prima della sua morte. Era seduto su di una carrozzella a guardare la tv e girò la carrozzella dalla mia parte e mi disse : “ Ciao, ormai lo sai….passo fuori …me ne sto andando …e tu che ne dici di quel Bergoglio ? Mi sembra interessante ! “ Poi volle offrirmi una fetta di torta al cioccolato, gli accarezzai una mano non lo rividi più !

    Anche lui aveva capito che la psicoanalisi doveva cambiare pagina e l’avevamo capito insieme.
    Coraggio allora,moderni psico-analisti è questa l’ora di utilizzare l’amicizia , le proprie fedi , la condivisione di vita, per andare oltre la cura dell’Ego, alla scoperta di quell’IO più vero che come un seme divino, ancora dorme dentro la nostra adamah , la nostra terra interiore, nel nostro mondo inconscio, nel mondo dell’incompiuto, che attende solo di essere ascoltato col cuore , in spirito di amicizia con gli uomini , con Dio e con questo povero mondo…allora, sarà veramente l’INSURREZIONE della vita a vincerla su ogni altra forma di morte.

    (Consiglio di andare alla scoperta dell’di Annicke de Souzenelle , che in uno dei suoi numerosi testi, quello secondo me più facile, “L’Egitto interiore “ Ediz. Servitium – apre le nostre coscienze a quel sapere iniziatico che , dedotto dalla Bibbia, ci rivela come ogni situazione esteriore, sia anche rivelatrice del proprio stato interiore …e ciò anche a conferma della bontà delle intuizioni di Marco Guzzi e del percorso iniziatico di Darsi Pace.

    Sarei quasi interessato a contatti col gruppo di creatività culturale di Michele Grieco….come faccio ?
    Auguri alla Nuova Psico-analisi, nascente !
    Ivano

  9. Marco Turianelli dice

    Bellissime e ricche di sentimento e acume intellettuale ( nel senso buono del termine ) le tue parole. Grazie anche
    dell’indicazione del testo ” L’Egitto interiore “. Bello e commovente il tuo rapporto post-psicoanalisi. Penso sia stato
    un terapeuta illuminato. Difficile instaurare con uno psicoanalista un rapporto di amicizia come quello tra voi.
    Tu ci sei comunque riuscito. E questo ci fa capire l’importanza del prendere l’iniziativa : e tu l’hai fatto.
    Penso che quando leggerà, Michele Grieco ti informerà…..
    Un abbraccio.

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