Il disgelo iniziatico del pianeta. Un cammino nel deserto dell’anima

Commenti

  1. Paola Balestreri dice

    Grazie Luca, per questa analisi profonda e spericolata, incredibilmente ricca di verità profetica.
    Solo la solitudine e il silenzio, da coltivare nel cuore, potranno educare questa umanità smarrita a ritrovare una via evolutiva e a scongiurare il rischio di bruschi risvegli dopo fasi troppo protratte di dimenticanza e di distrazione.
    Grazie anche per aver ricordato le parole di Langer: il suo invito a proseguire instancabilmente nella ricerca di “ciò che è buono” è un lascito prezioso, che ci aiuta a superare tutti i disfattismi e le crisi di sfiducia. Il processo è guidato, la vita fiorirà, nonostante tutto, anche attraverso il deserto.
    Paola

  2. Maria Letizia Santi dice

    Grazie, Luca, per le tue bellissime e profondissime riflessioni.
    Grazie per aver citato anche Carlo Carretto che nei suoi scritti ci invitava a fare un po’ di deserto nella nostra vita per ritrovare noi stessi e l’Assoluto.
    Grazie per averci ricordato che solo nel silenzio e nella meditazione possiamo ritrovare il filo della nostra vita e ricominciare con fiducia a ricreare il mondo attorno a noi.
    Maria Letizia

  3. Barbara Mazzoni dice

    Grazie infinite Luca, hai dato voce a riflessioni mie, intime che sto facendo da un po’ di tempo e mi sono riconosciuta in pieno nelle tue parole.

  4. Carlo Taddeo dice

    Non ho letto tutto. Ma sono pienamente in consonanza con voi. Sono un poeta insorto e spero anche in futuro risorto.

  5. GianCarlo Salvoldi dice

    Caro Luca, è visione apocalittica la tua, in senso letterale, e dunque tanto spaventosa quanto luminosa di luce che si può trovare solo con grande fatica.
    La tua è una teologia incarnata che nella comunità di “Darsipace” cerca una nuova antropologia.
    L’umanità e le variazioni climatiche interagiscono ma in modo biunivoco: non è uno che determina l’altro ma è un divenire misteriosamente correlato.
    Esiste una visione semplicistica e materialista che riduce anche le “patologie” climatiche a questione di atomi, cellule e molecole, e le confina entro l’ambito chimico-fisico.
    E’ la stessa cultura dello sterile razionalismo che pensa l’uomo come aggregato casuale di molecole e non è capace di vederlo come l’essere co-creatore di mondo.
    L’umanità, il pianeta e il cosmo sono “Uno”, e sono “Uni-verso”, cioè dotati di senso.
    L’uomo per il suo bene presente e futuro deve recuperare questa verità ( come ci diceva Castellani nel post “Come in cielo così in terra”), che è contenuta nelle filosofie millenarie che pure sono in crisi, alleluja.
    L’uomo e il mondo non sono semplice materia destinata a ridursi tutta in polvere.
    Noi non siamo animali razionali, ma figli di Dio: siamo la coscienza dell’Universo che si esprime oggi con le parole di Eliot e di Carretto, di Hillesum e di Teilhard, del credente Einstein e di Panikkar, di Guzzi e anche con le vostre di giovani del Gruppo poetico insurrezionale.
    Siamo consapevoli di avere una fonte interiore di luce che deriva da Altro, e questa nostra fede fonda la speranza nell’insurrezione della Nuova umanità, che sopravvivrà alle catastrofi che possono sconvolgere il pianeta.
    Catastrofi provocate dalle attività umane in parte, perchè in parte si sono sempre verificate nella storia come la Groenlandia simboleggia e come testimoniano le antiche siccità dello Sahel subsahariano.
    Con tutto ciò resta vero il dispiegarsi concomitante delle vicende dell’uomo e del pianeta, e tale concomitanza ci interpella a quanto Luca ha scritto.
    In mezzo a duri paradossi ” il fuggire dalla morte comporta il ritorno del rimosso in forma di desertificazione”, concordo che sono le istituzioni ghiacciate della nostra anima e della nostra politica che noi dobbiamo riscaldare.
    Grazie, GianCarlo

  6. Dicevano le stesse cose quelli che aspettavano la fine del mondo agli inizi dell’anno Mille. Niente di nuovo sotto il sole.
    Pero’ penso sia piacevole ,per voi , sentirsi parte di un gruppo, identificarsi e pensare di essere gli eletti. Ogni intervento rinforza il precedente e uno alla fine crede.
    Dopo un elenco di commenti, grazie, grazie, bravo, bravo, non so resistere a dare delle punzecchiature.

  7. “La Speranza nasce dalla consapevolezza che non c’è più speranza.”

    Il tuo articolo ha fatto emergere questo pensiero, non ricordo se lo avevo già ascoltato nel passato o letto da qualche parte.
    E’ una specie di Koan, che mi ha dato una sorprendente serenità.
    Volevo condividerlo

    Un caro saluto

  8. Le suggestive e forti parole di Marco mi suscitano un sentimento si serenità e un senso di appartenenza alla vita su questo “nostro” pianeta che, anche quando sarò ri-diventato polvere, sento che avrà un “senso” la “mia” polvere. Ma se penso ai miei figli e ai miei nipoti……..la mia sensazione si trasforma…!!

  9. GianCarlo Salvoldi dice

    Al Signore/a anonimo dico che noi italiani siamo campioni a punzecchiare e a stare sul balcone a criticare e deridere chi si impegna, e addirittura ci sentiamo forti se mandiamo tutti al “vaffa” purtroppo di moda.
    E dico che non conosce i praticanti di Darsipace che pensano e parlano ben consapevoli dei limiti propri e comuni ad ogni essere umano, e che non si sentono migliori di nessuno.
    Eletti sperano di esserlo nel senso di chiamati alla ricerca della verità.
    Lei signora anonimo forse ama la volgarità delle risse che alcune conduttrici televisive attizzano per far emergere il peggio di tutti: è l’opposto di ciò di cui ha bisogno questa povera Italia.
    Io amo apprezzare e ringraziare chi è capace di dire qualcosa di vero, qualcosa di buono, qualcosa di bello.
    Auguro anche a Lei di avere qualcosa da apprezzare.
    Giancarlo

  10. Luca Cimichella dice

    Cari amici,

    vi ringrazio profondamente per le vostre parole, per il vostro sincero apprezzamento.
    Ringrazio in particoare Giancarlo, che ha dato grande ampiezza alla mia riflessione condividendo il suo orizzonte di lettura. Sono molto felice che un pensiero che avevo in me da tanto tempo, cui tenevo non poco, abbia suscitato in voi consonanza.
    Quello che credo fortemente è che oggi, nonostante l’impotenza e il blocco creativo sempre più totale, possiamo e dobbiamo ricominciare a osare il pensiero: a pensare in senso forte, in senso nuovo e radicale, senza temere la follia visionaria e apocallittica che, come è stato detto, ha in ogni tempo mosso in avanti la coscienza dell’uomo sul pianeta.
    Il pensiero non è assolutamente intellettualismo o semplice congettura personale, fuori dalla “realtà” (stabilità poi quest’ultima da chi? …).
    Il pensiero è invece il ritmo del nostro respiro. Il pensiero è il venire ad essere del mondo, prima ancora di quaslasi “fatto” o “dato” visibile. Conviene che capiamo quindi che senza questo non si dà affatto l’uomo, in alcun modo.
    In fondo sta tutto qui il crinale della svolta che cerchiamo.

    Grazie di nuovo a tutti,
    Luca C.

  11. La riflessione di Carlo Carretto riportata da Luca nel suo articolo è tratta da “Lettere dal deserto”, un libro bellissimo che mi sento di consigliare a chi voglia approfondire, o magari riscoprire, il senso e il valore della preghiera.

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