Autolesionismo da disincarnazione

Commenti

  1. Bianca Sghedoni dice

    Cara Iside,
    il percorso che ci fai fare è molto interessante, molto vero, ti chiedo solo: lasciami lo spazio di quando sarò pronta a partire col mio spirito insieme al Suo spirito e a lasciare un corpo senza troppi rimpianti che da lì a 72 ore incominciera’ a decomporsi….
    Ciao Bianca (Darsi Pace)

  2. Bianca Sghedoni dice

    Cara Iside,
    il percorso che ci fai fare è molto interessante, molto vero, ti chiedo solo: lasciami lo spazio di quando sarò pronta a partire col mio spirito insieme al Suo spirito e a lasciare un corpo senza troppi rimpianti che da lì a 72 ore incominciera’ a decomporsi….
    Ciao Bianca (Darsi Pace)

  3. Alessandro Talu dice

    Grazie 1000 per il bellissimo articolo. Io a 45 anni ho capito che per il mio corpo anche 1 birra è puro veleno: aumentano i battiti, l’alito è pessimo, dormo male, litigo per inezie (a volte ho pensato di mollare moglie e figlio di 7 mesi…folle)…insomma ne ho a sufficienza per diventare astemio. Grazie

  4. Molto giusto. Quanto lavoro da fare per de-contaminarci innanzitutto da false immagini e credenze che avvelenano la mente!

  5. Certamente Bianca, tutto lo spazio possibile!
    Come cristiani crediamo / speriamo nella resurrezione dei corpi, che però non è la rianimazione del cadavere. Qui credo che avremmo bisogno di una profonda meditazione.
    Provo a condividere alcune parole che mi aveva scritto, in uno scambio informale di email, il teologo Carlo Isoardi.
    “Il cadavere costituisce effettivamente un enigma.
    Lascia intendere che qualcosa della nostra forma storica resta di qua.
    Il corpo (già nella nostra esistenza storica) è pur anche sempre indice di una non totale identità tra noi e noi stessi, tra noi e la nostra concretezza, tra la nostra singolarità spirituale e la nostra appartenenza alla natura. È questo lo spazio entro cui si situa il cadavere.
    Si intuisce il senso della risurrezione: Dio porta a compimento quella unità originaria e storica che nella morte ha trovato l’ultimo radicale nemico; e cioè avviene superando la frattura (discontinuità soteriologica e non solo strutturale tra forma storica e compimento al di là della storia) che la morte comporta; tale superamento (che si attua passando entro la dissoluzione della morte) poggia sulla permanenza della fede (che dà credito alla promessa di Dio) e comporta una ricreazione.
    E tuttavia, il cadavere resta lì, enigmatico e resiste ad ogni sforzo di razionalizzazione.”

    Sì Silvia, abbiamo bisogno di pulire la mente e calmare le emozioni, per addentrarci nell’opera del discernimento tra godimento fugace e desiderio insaziabile di vita. Il fatto è che ci lasciamo confondere, perché il qui ed ora non è il tutto e subito – per rubare l’espressione che ho sentito usare a Neva Papachristou nella trasmissione di Radio3 Uomini e Profeti.

    E la testimonianza di Alessandro mi pare una bella evidenza!

    iside

  6. Francesca Minato dice

    Grazie Iside per i numerosi spunti di riflessione che ci hai lasciato con questo post. Tra le forme di compensazione di cui parlavi, segno di una mancata incarnazione, ci metterei anche la pratica quanto mai diffusa del ” farsi l’amante ” che oggi coinvolge entrambi i sessi in modo sempre piu spregiudicato, in certi casi addirittura sbandierata come condizio sine qua non di un rapporto duraturo! Che aberrazione! L’Amante per eccellenza per me é Cristo, solo in lui troviamo l’amore totale e incondizionato cui tanto aneliamo. Grazie

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