La rivoluzione nel cuore

Commenti

  1. Grazie Marco, bellissima riflessione, mi ci trovo molto.
    Mi toccherà ora ascoltarmi un po’ di canzoni di Finardi ?

  2. Alessandro Talu dice

    Grazie Marco!

  3. Grazie!

  4. Massimo Quadrini dice

    Marco Castellani hai fatto un’ ottima sintesi a cui aderire serenamente e liberamente oppure rifiutarla. Ma ti capisco che rifiutarla sarebbe una pazzia. Pazzia alimentata dall’ ignoranza di quello che produce una insoddisfazione interiore che non si può non sentire, almeno che abbiamo scelto di avere a scapito dell’ essere. Noi siamo vivi e tale condizione basta e avanza per procedere con Speranza nel cammino che non è immediato,ma sicuro dovesse arrivare a concludersi anche fra mille anni a beneficio delle generazioni future, nostro fine di sicura gioia e felicità, lasciando le apparenze a chi vuole scientemente ignorate tale possibilità.

  5. Grazie caro Marco, dell’invito a non spegnere la fiammella e a custodire quel fuoco che è stato già acceso sulla terra!

  6. Grazie Marco.

  7. Cara Paola, carissimi tutti. Grazie per i vostri commenti, mi confortano e mi confermano in un sentire comune che è parte fondamentale del cammino.

    Può sembrare qui ovvio ma mi piace dirlo, devo al concetto di rivoluzione di Marco Guzzi (che a sua volta legge profondamente il senso della “rivoluzione cristiana” esprimendolo efficacemente nel linguaggio moderno) se questo lungo post non si arena nel rimpianto di una rivoluzione mancata, come accade a tanti scritti – e tante canzoni! – ma sfiora una possibilità positiva perpetua. Dalla quale, appunto, ripartire ogni giorno.

    Un abbraccio!

  8. Benigno Belotti dice

    Grazie Marco per questo tuo post, molto bello anche esteticamente, oltre che molto puntuale ed accurato. Lo inoltro alle mie figlie che, ora, hanno l’età che avevo io in quegli anni, e che di quando in quando mi chiedono conto dell'”aria” che noi si respirava allora… . Mi trovo molto d’accordo anche riguardo a questo tuo ultimo commento e alla lettura “profetica” di questi 40-50 anni fatta da Marco Guzzi.

  9. Claudia Vignati dice

    Grazie Marco, belle riflessioni.
    Mi pare che l’uso delle tecnologie comunicative abbia in qualche modo come globalizzato le umane attuali discronie, lasciando però delle lacune non colmabili ,se non con (spesso impossibile)gradualità.
    Allo stesso tempo parliamo di anelito planetario, ma mi riesce spesso difficile vederlo anche vicino a me, figuriamoci in un aborigeno, un indio,mafiosi, politici, ecc.
    Inoltre chi nasce usando l’euro non riesce ad immaginare manco il cambiamento che c’è stato in tante vite abbandonando la lira, eppure sono solo venti anni, ma la velocità e gli eccessi di stimoli di questo terzo millennio sembrano spingerci a vivere in modi sempre più piatti e allo stesso tempo individuali/isolati, senza scandalizzarci dell’abbassamento dei livelli di umanità, giustizia e protezione sociale.
    Fra i vecchi gloriosi cantautori (a volte anche “neniosi”)e certi attuali audaci e cinici rappers non riesco a rintracciare un’evoluzione, ma solo una specie di restringimento di splendore ed apertura umana.
    Come certe regie teatrali che semplicemente stravolgono e rovinano patrimoni del passato, per dar voce ai propri personali disturbi,senza creare arte,anzi sminuendo quella già esistente.
    Personalmente mi auguro di far parte di una rete e non di una nicchia, una rete che non imprigiona, ma che ci contiene impedendoci cadute irreversibili.
    Ho speranza che procedendo gli anni dalla “fruttifera incarnazione del Figliolo di Dio” (come dice il Boccaccio)si riesca a procedere sempre più in percorsi cristici ed umanamente evolutivi.

  10. giancarlo salvoldi dice

    Noi vecchi sessantottini abbiamo l’opportunità di rileggere anche personalmente la parabola dell’ultimo mezzo secolo di sogni e delusioni per un mondo migliore, per un progetto politico di salvezza dell’umanità: abbiamo un compito doloroso ma ri-creativo.
    Ci vuole coraggio a guardarsi dentro senza impiccarsi alle ideologie novecentesche fuorvianti e senza ripiegarsi nella rassegnazione.
    Tu sei tra quanti ce l’hanno, e sono pochi perfino dentro al nostro percorso iniziatico, ed io ho comprensione per la paura insormontabile che attanaglia molti nel mettersi in discussione e nel rischiare convinzioni profonde e vecchie.

    Il nome che hai dato al post, caro Marco, racchiude tutta la potenza di “nel cuore” che è la sede vera della ispirazione incarnata ed allude a “del cuore” che è la sede in cui l’anelito rivoluzionario doveva radicarsi sempre invece di ribaltarsi tutto all’esterno.
    Nella mia esperienza politica personale, dai movimenti extraparlamentari alle istituzioni legislative, ho sempre dato la priorità alla ispirazione del “Chi era Lui” mettendo in subordine le illusoriamente più concrete e vicine scelte politiche.
    Ho negli occhi il leggìo su cui stava il libro del Vangelo in un’aula della mia Università cattolica a Milano, che indicava la radice messianica del nostro cammino rivoluzionario, ed ho nel cuore lo spavento di quando un compagno, ad una delle infinite manifestazioni, mi consegnò un fascio di spranghe che, essendo io non-violento, deposi subito in un angolo nascosto.
    Ho sempre vissuto la condizione contraddittoria del cristiano che deve essere rivoluzionario “in questo tempo”.
    Quando insegnavo nel milanese una collega docente mi disse con rabbia e disprezzo che io ero un confuso, perchè restavo cristiano.
    Il mio destino è sempre stato quello di essere rifiutato tanto dal potere politico che combattevo quanto dal potere dell’opposizione che andava in direzioni finali diverse dalle mie.

    Una posizione scomodissima, ma che forse è quella propria di chi non vuole giocare alla gustosa guerra contro il “nemico esterno” ma cerca “l’opera cui dedicare la propria vita”.
    E a me sembra che oggi quella prioritaria sia il dialogo tra diversi, credenti e non credenti, di destra e di sinistra, perchè ciascuno sappia vedere e correggere i propri errori ed apprezzare tutto il buono dell’altro.
    La necessità di partire dal cuore vale per ogni persona indipendentemente dalla sua appartenenza religiosa e politica, e soprattutto dopo i disastri del secolo scorso e quelli dei nostri tempi di Covid, questa proposta deve essere rivolta tanto alla sinistra quanto alla destra perchè tutti ne hanno bisogno, e perchè per funzionare deve raggiungere tutte le parti.

    Possiamo imparare la lezione che l’io bellico ci porta a concentrarci sulla politica contingente, rissosa ed autodistruttiva, e ci fa restare sostanzialmente alla superficie dei problemi: esattamente dove il potere del mondo vuole che stiamo.

    Siamo nella confusione dell’abisso che contiene tutte le potenzialità creative, e la nostra è impotenza solo apparente ed è relativa ai vecchi schemi, mentre stiamo costruendo la potenza vera che non si fonda né sui fucili né sulle vittorie elettorali.

    Non è importante quanti saranno in grado di capire e di scegliere liberamente di convertire il proprio cuore, ma a noi basta aver sperimentato che questo sia possibile per ogni persona che abbia fede e coraggio, oltre che capacità di gestire faticose contraddizioni.

    I giovani praticanti de “L’Indispensabile” hanno la consapevolezza che l’interiorità dell’essere umano urla il suo bisogno di essere centrale in una politica nuova che non ripeta gli errori mortali di tutte le rivoluzioni del passato.
    Non siamo alle conclusioni ma all’inizio di un cammino, lungo ma bello.
    Grazie a tutti

  11. Anche a me è piaciuto molto leggere questo post. Sono appena pochissimi anni più giovane di te, Marco, eppure quanto basta per non aver fatto l’esperienza di un tempo che frizzava di rivoluzione.
    Condivido ovviamente ciò che hai scritto, dato che ci muoviamo dentro la stessa cornice.
    Mi veniva una riflessione a lato rispetto all’intento dello scritto, ma proprio in questi giorni sto sperimentando in me un movimento che forse è il formarsi di un nuovo livello di consapevolezza nell’esperienza del mio modo di vedere le cose.
    Tu scrivi: “Che non può in ogni caso essere una banale protesta contro questo o quel governo, questo o quel provvedimento (magari sanitario, in questi tempi), questo o quell’esponente politico. No, è in ballo qualcosa di molto più generale, molto più profondo.”
    Mi pare sempre di più che la presa di posizione su uno specifico argomento sia quanto mai necessaria, intendendola ovviamente come crescita nella cornice che bene tratteggi nel post. Credo che sia importante arrivare ad indicare con vigore ciò che riteniamo ingiusto (che può essere riferito, per restare nella cronaca dei nostri giorni, ad un dispositivo come il green pass o all’obbligo vaccinale, ma anche al riconoscimento della tossicità di un prodotto di scarico industriale ecc.). Che poi vuol dire provare a realizzare ciò che pratichiamo nelle zone più sicure degli esercizi di autoconoscimento e durante la meditazione. Che poi, a sua volta, vuol dire attuare la seconda parte del motto di DP: la trasformazione del mondo, che non può che essere il mio mondo, per quanto piccolo possa essere.
    Mi pare che la rivoluzione abbia bisogno di un nuovo modo di fare esperienza di cosa significhi essere un essere umano, ed immediatamente abbia altrettanto bisogno che si prenda posizione sulle singole scelte politiche, economiche, educative, sanitarie ecc. che sono la quotidiana incarnazione della nuova umanità cui desideriamo dare figura.
    Si potrebbe dire che ho scoperto l’acqua calda, ma forse lo sto scoprendo a livello più profondo, proprio come scrivi tu, Marco, cioè a livello iniziatico e non soltanto a livello cognitivo-rappresentativo.
    iside

  12. Grazie a tutti per i commenti, che ho letto con grande interesse!

    Per Iside, mi sento di aggiungere una precisazione, poiché forse nel punto che lei cita sono stato poco chiaro. Mi sento molto d’accordo con lei, nel senso che diviene sempre più necessario prendere posizione. Andare oltre la “banale protesta” infatti, a mio umile avviso, non comporta l’opzione del disimpegno (e sappiamo bene la “considerazione” che i “tiepidi” hanno nelle Scritture).

    Credo che si potrebbe dire infatti questo, che tanto più sono cristiano (e io oscillo molto, come credo tutti), ovvero dico Sì a questa Rivoluzione, tanto più la realtà si colora della mia specifica posizione, su fatti contingenti molto concreti e non appena sui massimi sistemi. Dante non rinuncia certo a dire la sua su fatti specifici a lui contemporanei, anche in modo molto spregiudicato, sintomo inequivocabile di una grande libertà.

    Dire Sì è essere presi in un moto cosmico che comporta l’attenzione alla cosa pubblica, secondo le infinite sfumature e i diecimila colori delle coscienza di ognuno. Il medesimo impegno si dettaglia in una grande fantasia di percorso, che rende umano e preciso l’impegno e necessario il confronto, la mediazione e raffina la necessaria arte del compromesso: “Non l’assenza di ogni compromesso, ma il compromesso stesso è la vera morale dell’attività politica” disse Benedetto XVI in una Omelia del 1981.

    Tutto riparte sempre da lì: se uno si muove per difendere il suo piccolo orticello, che comunque nel tempo gli verrà sottratto (e dunque “cinico e deluso”), oppure si muove per questa scoppiettante e palpitante “rivoluzione nel cuore”, donando irresistibilmente un senso cosmico a quello che fa.

  13. giancarlo salvoldi dice

    Non fare scelte politiche o partitiche e non prendere posizione sulle mille questioni aperte non significa essere tiepidi.
    Noi abbiamo un fuoco che arde dentro che mettiamo a disposizione per alimentare le energie migliori della nuova umanità: questa è la nostra missio.
    La voglia di spiccare il volo e la necessità di farlo, non bastano per permetterci di volare, come insegna il mito di Icaro.
    Abbiamo ben chiaro che il colpo mortale di un’arma che uccide non parte dalla fabbrica delle armi o dai trafficanti di armi, e nemmeno dal dito che preme il grilletto, ma dal cuore della persona.
    Avendo promosso la prima legge al mondo contro le mine, devo constatare che dopo trent’anni Cina comunista e Usa producono ancora mine.
    Avendo impedito l’apertura delle miniere di uranio su tutto l’arco alpino, devo constatare che oggi l’Unione Europea sta facendo i conti con l’utilizzo del nucleare.

    Fare scelte politiche e dare giudizi su ciò che è bene e ciò che è male deve essere ben chiaro nella nostra mente e nel nostro cuore, ma la loro espressione e gestione è la nostra priorità o ci porterebbe alla dispersione in mille rivoli?

    Il mondo in cui la comunicazione gestita dal neoliberismo globalizzato giudica tutto ed esclusivamente sulla base di criteri politici e di rapina, non aspetta miglior regalo da noi che gli offriamo la possibilità di definirci di destra o di sinistra e per liquidarci inchiodandoci ad un’etichetta che per noi sarebbe letale.

    Il fecondo “Ora et labora” di san Benedetto ha realizzato la rete delle abazie che hanno ricostruito l’Europa non nell’arco di anni o di decenni ma di secoli.

  14. “Non fare scelte politiche o partitiche e non prendere posizione sulle mille questioni aperte non significa essere tiepidi.
    Noi abbiamo un fuoco che arde dentro che mettiamo a disposizione per alimentare le energie migliori della nuova umanità: questa è la nostra missio.”

    Grazie caro Giancarlo. Hai messo a fuoco il punto centrale con grande perizia e confortante esattezza. Spesso orbitiamo proprio intorno a questo punto equivocando, impantanandoci. Il fuoco che abbiamo dentro, se lo alimentiamo, ci porterà ad occuparci della cosa pubblica – come di tutto il resto – e faremo necessariamente le nostre scelte (non ho mai incontrato una persona veramente spirituale che non incidesse profondamente sul mondo e sui suoi assetti politici e sociali).

    Vogliamo dare a questo mondo, appunto, l’occasione di inquadrarci e definirci, a noi stessi di dividerci in mille pareri?

    Il punto è alimentare il fuoco, il resto – io penso – viene da sé.

  15. giancarlo salvoldi dice

    Infatti non siamo noi che dobbiamo scendere nell’arena politica: proviamo ad immaginare tutti i praticanti Darsi Pace col distintivo del Pd o di M5S o della Lega, o immaginiamoci divisi in tanti gruppi con quei distintivi diversi.
    Oltretutto distintivi di niente perchè i partiti non sanno più cosa vogliono, girano a vuoto in un’arena vuota.
    Se daranno segni di vita noi saremo disponibili ad offrire la nostra proposta che è linfa indispensabile per tutti.
    Io penso che non siamo noi a dover rifondare la politica e l’economia o la scuola o la sanità, mentre invece possiamo dare strumenti nuovi a persone di buona volontà che operano in ogni settore.
    Abbiamo l’opportunità di lavorare non sulla quantità ma sulla qualità, con prospettive che vanno molto oltre la durata delle legislature o dei partiti effimeri: era ieri, ma chi si ricorda più di partiti come Italia dei valori, Asinello, Verdi, Ncd, Sel, Quercia o Scelta civica? Nessuno, perchè erano ectoplasmi.
    Dobbiamo essere propositivi con chiunque sia disponibile ad ascoltare e a non reiterare schemi novecenteschi, e dobbiamo offrire cultura nuova alle forze politiche che si rendano conto del loro collasso mortale.
    Nella consapevolezza di lavorare per i prossimi trecento anni, come in leggerezza ed in verità ci dice Marco Guzzi.

  16. Grazie caro Giancarlo, devo confessarti che dalle nostre conversazioni imparo sempre molto.

    “Possiamo dare strumenti nuovi a persone di buona volontà che operano in ogni settore”, questo non solo è un compito importante e anche esaltante, ma riduce al nulla tutte le varie contrapposizioni che si creano nei vari ambienti sociali incluso ovviamente il nostro (siamo umani dopotutto).

    Proprio poco fa, incastrato nel traffico romano del sabato mattina, ascoltavo Guzzi in dialogo con Red Ronnie che parlava di come moltissime contrapposizioni (in questo tempo, Green Pass etc) siano diciamo “incoraggiate” dal sistema, per averci divisi e litigiosi, in ultima analisi impotenti e facilmente governabili (riassunto mio). Ma nella mia formazione già don Giussani spessissimo mi aveva messo in guardia dal Potere e dal suo modus operandi: dunque qui ritrovo con parole nuove saggi ammonimenti “antichi”. A me volerle ascoltare davvero: oggi come ieri, il compito è solo mio.

    “Propositivi con chiunque”, è una nota bellissima di positività.
    E tutto il contrario del disimpegno.
    Grazie!

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