Se un cristiano non sente, per lo meno, il profumo del Regno, da dove trae l’energia per alimentare le virtù della fede, della speranza e della carità? Un tale cristiano in realtà crede di credere, cioè si illude di credere in qualcosa di cui non fa esperienza! Non assapora il cibo di cui dice di nutrirsi, e infatti il suo fisico spirituale non si vede, è deperito. Perciò non convince, non contagia, perché non irradia luce e non converte nessuno.
Nel 2025 questo “cadavere religioso” è truccato e portato in spalla dal becchino del tempo che è giunto al campo santo di una storia lunga quanto l’universo conosciuto. Nel secondo incontro della prima annualità di Darsi Pace viene affrontata proprio l’intera storia universale della coscienza umana cogliendone l’accelerazione finale da capogiro. Sì, proprio da far girare la testa! Ma in che modo gira la testa? Folle-mente oppure nobil-mente. Al funerale dell’uomo vecchio o si impazzisce, come alcuni capi politici dimostrano oggi nella loro follia, oppure si scava rispettosamente la fossa al morto. Lo scavo richiede quindi una misura. Bisogna confrontarsi con la grandezza del corpo da deporre, misurarne la lunghezza e la larghezza e valutare la profondità della buca. Cosa intendo dire? Intendo dire che è tempo di misurarci con la forma del nostro corpo emotivo e mentale già morti, che non fanno più storia, che sono fuori tempo!
Il che significa che protrarne invece il funerale, senza mai decidersi di finirla, farà prima o poi ribaltare il cadavere fuori dalla bara in mezzo a noi! Porterà la decomposizione naturale ad impestarci nella nostra vita. Sì, questo mondo puzza troppo!
Impariamo allora ad avvicinarci a questa forma inquietante da seppellire. Torniamo all’esperienza immediata, proprio fenomenologica, di ciò che sta davanti a noi in noi stessi e familiarizziamo, gradualmente, e gentilmente, ma ineluttabilmente, con essa. Educhiamoci all’ascolto di ciò che proviamo, pensiamo e sentiamo momento dopo momento, ma senza liquidare l’oscenità e la vergogna in giudizi morali. Sarebbe come infierire sparando al cadavere. Non ha più senso ormai. Torniamo al respiro e procediamo. Se in me ci sono pensieri violenti e socialmente scomodi, non li giudico, ma continuo ad osservare, ad arieggiare il corpo scavando e scavando.
Questo vale anche per il corpo sociale e politico! Per esempio noi europei non ci ascoltiamo, ma nemmeno noi italiani. Intanto perché semplicemente non sappiamo farlo a livello individuale, figuriamoci su un piano collettivo. Il pensiero unico allineato attuale, alias rigor mortis, rende ancora più difficile la comunicazione tra noi e con altri stati nel mondo. Eppure il lavoro di scavo è lo stesso. Dobbiamo renderci conto che il tempo ci ha portati al campo santo, ci troviamo qui che lo vogliamo o meno. Dobbiamo darci il tempo di imparare ad ascoltare le nostre più profonde ragioni come anche quelle dell’assassino. Eh sì, non ci avevamo pensato? Anche l’assassino è convocato al rito funebre!
Noi in realtà ci sentiamo spesso vittime di un sistema, ma ancora non ascoltiamo bene le ragioni della vittima, figuriamoci quelle del carnefice! Eppure tutti siamo chiamati in causa, anche lui con noi! Chiediamoci allora, con molta calma: quali sono quei pensieri precisi che costituiscono le ragioni della violenza, soprattutto quella giustificata, come ad esempio nelle guerre di pace, nelle guerre di difesa, ma anche nella vendetta nascosta in un nostro invisibile gesto? Gli abomini non sono da giustificare, ben inteso, ma è tempo ormai per tutti di comprendere più in profondità cosa vogliono dire, cioè dobbiamo conoscere quali parole/pensieri li alimentano! Noi tutti siamo abituati che prima spariamo, dentro di noi, e quindi purtroppo lo vediamo anche fuori, e solo poi chiediamo “Cosa volevi?”
Ecco, stiamo prendendo le misure del corpo del defunto, cioè accresciamo la conoscenza e la consapevolezza di come siamo fatti. Non è un giudizio morale, capite? Direi che è un giudizio del corpo nella luce dello spirito. Un giudizio universale? Fate voi.
Come si ascolta un carcerato, così va ascoltato il nostro cuore più meschino. Con la delicatezza con cui si ascolta la voce di un morente, così va accolto il nostro peccato più recondito, «perché con la misura con cui misurate, sarà misurato a voi in cambio». Non è una minaccia, ma la nostra umana realtà. Per poter fare questo, senza illusioni, ci vuole un’ampiezza del cuore a cui non siamo affatto abituati. Bisogna essere vasti mari per accogliere fiumi di fango, direbbe Nietzsche. Questa vasta portata va frequentata, per poterci assimilare ad essa. Non ci viene affatto naturale. Dobbiamo allenarci! Prepararci!
Chi è allora il cristiano nel 2025? Colui che gradualmente impara a non indietreggiare davanti al nemico, perché armato della verità che ha imparato ad ascoltare, armato di quella parola che vive ora più di noi, che ci scova e scava nel più intimo e recondito, dove noi da soli non andremmo. La parola viva ha detto di salvarci dalla morte… Chi siamo allora se stiamo seppellendo la morte?
Il cristiano è l’uomo e la donna che sono chiamati fuori (ek-kleo) come ecclesia e imparano ad abitare il silenzio tombale dell’ego per permettere la deposizione di quello spirito di morte che ci sta impestando. Sta emergendo lo spirito di un Uomo che oggi si può appropriare un po’ di più, rispetto al passato, della propria essenza, ritornando a un pensiero vera-mente pensante, ritornando a sé, cioè alla vita che io sono e che ciascuno di noi è.
L’umanità che credevamo di essere ha finito di dettare legge. Ѐ in atto una Cresima del mondo, come dice Marco Guzzi, perché chiamati sempre più in massa a convertirci. Allora la terra che siamo scopre di non essere più sola, ma è avvolta teneramente dal mantello del cielo. Così i nostri corpi mortali emergono sempre più sostenuti e nutriti dal Cielo immortale, dal Regno che è in mezzo a noi. I nostri pugni chiusi li possiamo agitare tra le braccia di una Madre eterna-mente paziente che dice di Sì allo spirito e ci ingravida. Ecco che il profumo di cui parlavo all’inizio possiamo lasciarlo diffondere e operare già ora fin nelle nostre ossa, nei nostri gorghi depressivi, nelle nostre malattie, per contestarli radicalmente dall’eterno a cui apparteniamo, per lasciarci rigenerare alla luce di Nuove parole bene-dicenti.
“Quel che è nato dalla carne è carne e quel che è nato dallo Spirito è Spirito. Non ti meravigliare se t’ho detto: dovete rinascere dall’alto. Il vento soffia dove vuole e ne senti la voce, ma non sai di dove viene e dove va: così è di chiunque è nato dallo Spirito”. (Giovanni 3, 6-8)
Ecco che l’unica Rivoluzione possibile oggi è quella definitiva. È per sempre. Follia per i sapienti. Allegra. Inarrestabile, perché sempre Nuova e ardente come il Fuoco! «Jetzt aber tagts!» canta il poeta. Ora fa giorno!
«Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino».
10 risposte
Bellissimo 💥
Grazie Mirko. Un abbraccio
Toccante, fa vibrare lo spirito, pone domande inquietanti, lascia intravedere quale via imboccare
Grazie cara Ida,
davvero grazie, la scrittura è terapeutica, ma anche la lettura a volte… oggi lo è.
un caro saluto
Che bello. Grazie Ida!
Perfetto
Siamo immersi in sonno profondo: ci sarà un risveglio luminoso! come quello di un bimbo pieno di gioia che alla prima luce dell’ alba guarda la sua mamma con un sorriso splendente, che solo chi è innamorato può vedere.
Mille grazie Ida e mille ammirati complimenti!
CIAO
Grazie Ida….molto profondo!
Le vostre risonanze sono per me motivo di gioia. Grazie! Nel leggervi sento profonda gratitudine per la vita. Possa lo Spirito nascente sostenervi e sostenerci, sempre.
Un abbraccio e un caro augurio a voi, Mirko, Corrado, Stefano, Marco, Massimiliano, Mario, Walter e Marco.