Nel 1958 lo psichiatra tedesco Klaus Conrad darà alla luce un saggio, il cui titolo verrà tradotto in “La schizofrenia incipiente”. Il saggio sarà destinato a rimanere indubbiamente una delle più lucide descrizioni dei prodromi e della patogenesi della schizofrenia. Wahnstimmung (che in italiano potrebbe essere tradotto con atmosfera predelirante) è il termine tedesco che nella psicopatologia fenomenologica viene utilizzato per descrivere i germogli della schizofrenia nascente.
Conrad descrive questo percorso psicopatologico in tre fasi:
- La prima è la fase del trema. In questa fase, dal punto di vista del soggetto sofferente, la realtà si trasforma, il mondo si destruttura, inizia a perdere l’abituale senso di familiarità che scivola lentamente nell’inquietante, in un angoscioso e pervasivo senso di insicurezza, in un minaccioso, sinistro presentimento che qualcosa di terribile stia per accadere. Si ha la “perdita dell’evidenza naturale” (Blankenburg, 1998). È l’alba della follia.
- La fase successiva è detta apofania. In questa fase, che Minkowski chiama di “metamorfosi di significato” (1953; 1966), tutto ciò che prima era drammaticamente destrutturato acquista, tramite carattere rivelatorio, una struttura nuova, un nuovo significato, su basi del tutto idiosincratiche, intorno a un’idea. Si assiste a una “rifondazione”, alla fuga dall’insopportabile umore predelirante per iniziare a tuffarsi in qualcosa di molto più solido e insieme drammatico.
- Siamo alla fase del consolidamento, della certezza, quella dell’anastrofé, in cui il malato è oramai prigioniero delle proprie barriere autistiche e ogni cosa, per così dire, gli parla, parla proprio a lui e soprattutto solo a lui. Tutto ciò che accade nel mondo è – ovviamente dalla prospettiva del soggetto – riferito a lui. La strada verso il delirio è tracciata.
A me sembra di poter rintracciare una somiglianza tra la prima fase in particolare, quella della perplessità, della destrutturazione e perdita dei significati condivisi e dell’attesa numinosa, con la fase che – non da oggi in realtà – il mondo che abitiamo sta attraversando. Facendo epochè, sospendendo momentaneamente il giudizio di merito se tutto questo sia un bene, un male o entrambe le cose – e tenendo bene a mente che quella che sto facendo è una semplice analogia – appare evidente come le certezze esistenziali che accompagnavano gli esseri umani di qualche decennio fa si stiano progressivamente sgretolando. Tutto ciò che sembrava essere ovvio, la cui messa in discussione sarebbe persino apparsa bizzarra, sta velocemente lasciando spazio a una messa tra parentesi radicale che inonda il mondo della sua indefinitezza e spoglia l’essere umano di tutte le sponde che solevano guidarlo verso strade “sicure”, per quanto già percorse. Non sappiamo più cosa sia la Destra, cosa sia la Sinistra (grazie Gaber), non sappiamo più cosa voglia dire essere Occidentale o essere Orientale, e anche che cosa sia l’uomo e cosa sia la donna non è più così chiaro. Sta velocemente consumandosi un rimescolamento degli ingredienti che, fino a pochi decenni fa, andavano a comporre una pietanza molto ben de-finita, che poteva anche non essere salubre, che poteva anche non piacere ma che dava una certa sicurezza e che, tra l’altro, sembrava l’unica da poter mettere in tavola. Non è più così.
Nella condizione clinica della Wahnstimmung, non è però solo quello del franco delirio l’epilogo possibile. Oltre allo scenario peggiore, quello in cui la persona sofferente si procuri la morte prima di “sboccare” nella palude del delirio, se ne presenta un altro, molto più auspicabile. Quello della cura. E credo che, parallelamente a quello clinico-individuale, questa sia l’unica strada veramente percorribile anche in ambito esistenziale-collettivo. Una cura che sia prima di tutto balsamo per quelle parti ferite dell’Essere Umano che si vedono mancare, d’un tratto, la terra sotto i piedi. Terra che, voglio ribadirlo, non necessariamente deve essere considerata l’El Dorado perduta e qualcosa a cui fare ritorno. Il ritorno è in avanti.
In questa condizione disorientante, di cambiamenti vorticosi, di rimessa in discussione di tutte le fondamenta, in questa wahnstimmung cosmica che ci troviamo ad abitare e in cui tutto può succedere, se vogliamo evitare di farci trascinare nell’abisso della follia dei Potenti e se non accettiamo l’omicidio-suicidio delle nostre parti più sofferenti e profondamente umane, siamo chiamati a entrare in un processo di cura planetario, psicologico e spirituale, culturale e politico, personale e sociale. Un processo che accompagni l’Essere Umano verso la propria nascita dall’alto, quella definitiva.
È una strada, questa, al contrario delle altre, che ancora deve essere percorsa, che forse ancora non esiste, che ha bisogno di cuori teneri e menti forti che la immaginino, la creino e la solchino. Ma è anche l’unica opzione affinché, da questa gravidanza universale, tormentata ed entusiasmante, possa veramente e finalmente nascere l’Uomo Nuovo. Tante mani sono già all’Opera.
È veramente, questo, il tempo di curarci.
“Bisogna essere assolutamente moderni”
Arthur Rimbaud
4 risposte
Grazie Gianmarco per questa riflessione che precisa sia i passaggi antropologici e che nomina anche i passaggi clinici, nei quali “il soggetto sofferente”, viva una specie di metamorfosi verso un mondo di ancor maggiore sofferenza.
Mi pare che questo male sia una fase ineluttabile dello sviluppo del soggetto (la posso individuare anche in me) e dell’umanità, una fase di forte sofferenza che necessita, come dici giustamente, di cura e attenzione.
Darsi pace ha la “pretesa” di offrire questo, strumenti e luoghi di cura. Nei quali i soggetti stessi diventano il luogo di questa trasformazione.
Buon cammino
Gianmarco trovo questo articolo molto chiaro e rivelativo rispetto a ciò che il mondo oggi sta attraversando. Credo che sia necessario davvero un lavoro di ognuno minuzioso, dove ci si levi la” coperta di Linus ” che ci tiene quel caldo apparentemente necessario, per guardare cosa abbiamo sotto, guardare le nostre membra scoperte e fredde per scaldarle in altro modo.
Questo passaggio, che è proprio il lavoro di Darsi Pace è fondamentale, urgente altrimenti implodiamo come esseri umani e come società in un ‘anastrofè’ senza via di uscita.
Grazie.
Molto bello! In tutti gli ambiti della mia vita, così come nella scala planetaria, come tu ben argomenti, si sta sempre più rivelando così. La connessione è necessaria: con se stessi nelle parti distorte, così come in quelle gravide, nelle generazioni passate e future, che contemporaneamente ci appartengono e ci agiscono, nella pratica quotidiana, di ascolto costante, sintonizzazione, sincronizzazione,… La pratica quotidiana felicemente ferrea e necessariamente ariosa.
Molto bello! In tutti gli ambiti della mia vita, così come nella scala planetaria, come tu ben argomenti, si sta sempre più rivelando così. La connessione è necessaria: con se stessi nelle parti distorte, così come in quelle gravide, nelle generazioni passate e future, che contemporaneamente ci appartengono e ci agiscono, nella pratica quotidiana, di ascolto costante, sintonizzazione, sincronizzazione,… La pratica quotidiana felicemente ferrea e necessariamente ariosa.