Da lontano nel tempo giunge un piccolo messaggio che Hermann Hesse riporta in un suo Saggio come speditogli da Silver, un suo nipotino di 10 anni in occasione del Natale.
Caro nonno, ora voglio scrivere per te una piccola storia. Si intitola: Per il buon Dio [Leggi di più…]
È Elisabetta ed è bella così, dentro e fuori. E’ una delle mie amiche carcerate e mi sono permessa di inserire una sua foto dato che ormai lei, le sue vicende giudiziarie, e il suo vissuto quotidiano, sono oggetto, a dir poco impietoso, delle cronache giornalistiche.
Di lei si è detto tutto, tutto lo spendibile, tutto quello che, vero o supposto, è filtrato attraverso le approssimative notizie date dai giornali. Ma chi è Elisabetta? Come ha potuto con quel viso primaverile partecipare ai macabri riti del gruppo del varesotto denominato bestie di satana?
Non mi soffermo a fare indagini (del resto fatte fino all’esaurimento!) in queste vicende. In radice, comunque, vedo il disastro che può produrre quella che ritengo la maledizione di questi tempi: l’utilizzo di sostanze psicotiche che, assunte con continuità, anestetizzano la sensibilità psichica, morale, spirituale e valoriale, oltre ogni misura. [Leggi di più…]
Nella nostra ricerca personale e di gruppo l’accento cade spesso sulla necessità di creare e vivere relazioni autentiche, ma quanto a sapere come questo possa avvenire siamo un po’ a corto di risorse, di mezzi e di modalità. I nostri tentativi non trovano riscontro dall’altra parte e spesso ci si trova più frustrati e delusi di prima. Ma che vuol dire in sostanza mettersi in relazione autentica e quali le modalità che portano a qualche risultato? [Leggi di più…]
Il termine non gode molta simpatia in quanto fatalmente viene riferito a un escamotage da parte di chi vuole ottenere benefici giudiziari in cambio di una “collaborazione” che sembra manifestare, più che acquisizione di senso morale, il ricorso ad un espediente per avere sconti giudiziari.
Mi rifaccio ad un passo del testo di Denis Gira La scelta che non esclude.
Alla domanda postagli dai suoi interlocutori buddisti Chi è Dio per voi?, Gira, non senza avvertire una certa difficoltà, afferma che Dio è “mistero”, comprensibile per noi attraverso una esperienza di ordine “relazionale e dinamico”, come del resto, dice, avviene nei riguardi dei nostri simili, che non riusciamo mai a definire, ma riusciamo tuttavia a conoscere attraverso, appunto, una relazione. [Leggi di più…]
“Io sono un pessimo soggetto. Ma mi riconosco un pregio: contro il razzismo lotto fino allo stremo delle mie forze. Così Moni Ovadia in una intervista su Avvenire, riguardo alle espulsioni di Rom e Sinti che il governo francese sta effettuando. E continua: “ Sono la minoranza più bistrattata perché senza unapatria per difenderli…un popolo senza eserciti, senza burocrazia e confini…non hanno istituzioni che li difenda… Tutti conoscono la parola Shoah, nessuno Porrajmos, il divoramento: il loro sterminio non ha ancora avuto un riconoscimento nell’Europa che lohaprodotto.”
E’ vero che sono anche, per il cittadino comune una presenza scomoda e fastidiosa: [Leggi di più…]
La piccola speranza avanza fra le due sorelle maggiori e su di lei nessuno volge lo sguardo.
Quella a destra e quella a sinistra.
E quasi non vede quella ch’è al centro.
La piccola, quella che va ancora a scuola
E che cammina
Persa fra le gonne delle sorelle.
E ama credere che sono le due grandi a portarsi dietro la piccola per mano.
Al centro.
Fra loro due.
Per farle fare questa strada accidentata della salvezza.
Ciechi che sono a non veder invece [Leggi di più…]
« Lui aveva il passo troppo lungo e noi si stentava a tenergli dietro. Così ha sofferto lui e abbiamo sofferto anche noi. Questo è il destino dei profeti » (Paolo VI)
Ricorre quest’anno il cinquantesimo anniversario della morte di don Primo Mazzolari, prete carismatico e profetico, protagonista del cattolicesimo italiano del Novecento.
Le sue idee, attualissime anche oggi, anticiparono alcune delle grandi svolte dottrinarie e pastorali del Concilio Vaticano II, in particolare relativamente alla “Chiesa dei poveri”, alla libertà religiosa, al pluralismo, al “dialogo coi lontani”, alla distinzione tra errore ed erranti.
Egli tendeva a superare l’idea della Chiesa come ‘società perfetta’ e si confrontava onestamente con le debolezze, le inadempienze e i limiti insiti nella stessa Chiesa; ciò era necessario per poter finalmente presentare il messaggio evangelico anche ai ‘lontani’, a coloro cioè che rifiutavano la fede, magari proprio a causa dei peccati dei cristiani e della Chiesa.
Riteneva che la società italiana fosse da rifondare completamente sul piano morale e culturale, dando maggiore spazio alla giustizia, alla solidarietà con i poveri, alla fratellanza.
L’impegno per l’evangelizzazione, la pacificazione, la costruzione di una nuova società più giusta e libera costituirono i cardini del suo impegno dal 1945 in poi. Era convinto che il cristianesimo potesse costituire un rimedio ai mali del mondo e si fece portatore dell’idea di una vera e propria ‘rivoluzione cristiana’: i cristiani dovevano essere autentica guida della società, a patto di rinnovarsi completamente nella mentalità e nei comportamenti.
Per i suoi numerosi scritti provocatori si guadagnò la fama di prete scomodo e di frontiera e fu sottoposto a numerose limitazioni da parte delle autorità ecclesiastiche. Lui rimase coerente al suo proposito di ‘ubbidire in piedi’, sottomettendosi sempre ai suoi superiori, ma tutelando la propria dignità e la coerenza del proprio sentire.
Con il suo stile ed esempio di vita don Primo ci indica un cammino di educazione alla solidarietà e alla nonviolenza. Riscoprire la sua eredità spirituale, promuovere la riflessione sull’attualità del suo pensiero, può contribuire a dare nuova vitalità sia alla comunità ecclesiale che alla comunità civile.
Riportiamo di seguito uno scritto inviatoci da Suor Mirella che sul don Mazzolari narratore ha fatto la sua tesi di laurea.
Quando ho messo mano al mio lavoro su Don Primo Mazzolari ritengo di aver avuto una particolare fortuna, quella di aver avuto accesso a tanti importanti documenti allora inediti in particolare al Diario della giovinezza che ha accompagnato il periodo della sua formazione seminaristica fino al sacerdozio.
Sette quadernetti, redatti con nitida lucidità , dai quali già emerge e si staglia quella eccezionale personalità che troverà espressione nella sua figura di uomo e di sacerdote.
“ Da mamma ho preso l’amore, la sensibilità, la timidezza, la dolcezza…dal padre la fierezza, la lealtà l’orgoglio istintivo di una razza forte…”
E ancora” Ho un cuore che sogna e che sa amare, che conosce gli ardimenti generosi e nobili…un’intelligenza che sa i voli rapidi e forti…”
Ciò che Mazzolari, ancora giovanissimo, riscontra in sé, con notevole chiaroveggenza, avrà puntuale riscontro nella sua complessa e singolare esistenza di uomo e, possiamo ben affermarlo, di “profeta”, se, come di fatto avvenne, le sue intuizioni passarono all’attenzione del Vaticano II iniziato, appunto, poco dopo la sua morte.
Quel cuore che “ sa amare” lo porterà talvolta ad eccessi verbali e a dure prese di posizione, incalzati del resto da una urgenza interiore sincera ed appassionata.
Affermerà nel suo Testamento redatto durante una pausa punitiva :” Lo stesso amore mi ha reso straripante e violento…”
L’intelligenza critica, acuta e chiaroveggente di Don Primo, dovrà sempre fare i conti anche con una particolare tendenza onirica che lo porterà anche ad addentrarsi nella produzione letteraria, ma la sua incontenibile carica d’amore, la sua passione umana e sacerdotale, si riverserà sulla Chiesa degli umili, dei poveri, dei lontani senza misura.
Contestatore intelligente ed acuto accetterà con il medesimo stile incomprensioni, rifiuti, censure ecclesiastiche e angherie governative, senza tuttavia scendere a compromessi o deflettere dal suo pensiero, e a un Vescovo che lo ammonisce dicendogli se non si è mai chiesto perché l’autorità ecclesiastica è sempre in allarme per lui, risponderà:
” E Lei non si è mai chiesto, come nonostante tante prove e punizioni e umiliazioni io ho continuato la mia strada?”
Circolano tante definizioni sulla personalità di Mazzolari…profeta obbediente…contestatore per tutte le stagioni…testimone che ha pagato per tutti…naturalmente tutte riduttive a causa della dimensione e qualità di questa eccezionale personalità umana e sacerdotale.
L’invito quindi è, a conoscere Primo Mazzolari da vicino… a mettersi alla sua scuola che resta comunque per tutti una scuola d’amore.
Le carceri sono un po lo specchio della nostra società, il condensato dei problemi e delle patologie che la affliggono. Suor Mirella, che da anni svolge attività nelle carceri, ci invita a interrogarci sulla reale applicazione dell’articolo 27 della nostra costituzione.
“le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato” (art.27 della Costituzione)
In questo tempo alta è la tensione sulla situazione della Giustizia in Italia favorita anche dal fatto, innegabile, che si riscontrano spesso, a conclusione di processi gravi, pene irrisorie, seguite da facili scarcerazioni che restituiscono la persona alla società, con fatali risultati di recidività.
Che succede? Come avviene quella rieducazione del condannato che la Costituzione prevede?
In Italia vige una normativa molto avanzata che permette l’utilizzo di misure alternative, delegando alla società e alle Istituzioni “esterne” il compito del completamento rieducativo.
Ma la società non riesce a far questo e praticamente lo rifiuta: sembra respirare solo se il soggetto è “ristretto” in carcere.
Penso che la situazione delle carceri italiane sia uno dei problemi più scottanti del nostro tempo: il lavoro che svolgo all’interno e da molti anni me ne dà quotidiana testimonianza.
Non posso fare qui un elenco dei mali cronici acutizzatisi in questo tempo, ma basti pensare che già il sovraffollamento e la promiscuità a cui gli ospiti sono per forza costretti ha fatto esclamare ai tempi di tangentopoli ad un ospite di alto livello culturale che il carcere gli era risultato, soprattutto per i giovani incensurati, una vera scuola di delinquenza.
La realtà è che nelle carceri italiane vengono convogliate tutte le patologie e i problemi che affliggono la società contemporanea, il che rende impossibile la cura rieducativa che gli ospiti dovrebbero ricevere per poter ricominciare una vita in normalità, cosa che tutti desiderano.
A volte mi pare che l’azione politica più congeniale a questo tempo debba essere una sorta di esorcismo.
Mi sembra a volte, molte volte in realtà, e sempre più spesso, che il nemico contro il quale sta combattendo la nostra umanità, per non soccombere, piombata per sempre nella sua disperazione, sia qualcosa di terribile, difficile perfino da descrivere.
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