La malattia tra interpretazione e ricerca di senso

Commenti

  1. Grazie cara Antonietta.

    Molto istruttivo questo post, direi anche per “noi” del gruppo di AltraScienza, che ci troviamo spesso a muoverci tra asciutte prescrizioni della ricerca ufficiale ed ammalianti ma spesso inconsistenti suggestioni “pseudoscientifiche”.

    In modo molto efficace non cadi nella trappola “funziona o non funziona” rispetto alle medicine “alternative”, trappola su cui cadono fiumi e fiumi di parole dovunque, elidendo appunto l’essenziale, che tu invece persegui con direzione sicura in questo scritto. Che mi pare sia ben individuato nella ricerca di senso, e in “senso” molto preciso: “infatti noi, in definitiva, non chiediamo un senso qualunque, ma una porta verso una qualche forma di speranza e di salvezza, che sia possibile per noi, adesso.”

    Forse proprio questo può stimolare un percorso comune tra persone di buona volontà, siano operanti nella scienza “ufficiale” o in discipline alternative, verso una risposta a questa grandissima domanda di senso, che è la vera richiesta dietro ogni malattia, ogni disagio del corpo e dell’anima.

    Mi ha detto una terapeuta che più che trovare affannosamente le risposte, l’importante è porre le giuste domande, e stare in esse. Insomma un atteggiamento (mi pare ora) più sanamente “femminile” se vogliamo, di ascolto e di paziente sperimentazione personale, lasciando sfumare l’ansia spesso “maschile” di risolvere.

    Ponendo le giuste domande, procediamo nella direzione più proficua, e qui le domande giuste, ci sono.

  2. La ricerca di un senso in ciò che viviamo, e nella malattia in particolare, è un passaggio fondamentale, che purtroppo la medicina scientifica non è in grado di affrontare. Altri approcci interpretativi e curativi in buona parte lo fanno, anche se talvolta appaiono un po’ forzati e, inevitabilmente, legati ad una visione filosofica o religiosa.
    Credo che la ricerca di senso sia molto più importante dell’interpretazione della malattia. Il primo fornisce una direzione generale, il secondo un possibile metodo terapeutico che comunque va inteso all’interno del primo.
    Ma qual è questo “senso generale”? La salute ad ogni costo? L’efficienza della persona? Una durata della vita maggiore possibile? Nel caso della medicina scientifica (o “evidence based”, ovvero “basata sulle prove di efficacia”) il senso è di ridurre il più possibile il danno e la sofferenza, opponendosi ai processi patologici in corso.
    Noi di DarsiSalute crediamo che si possa ampliare la visuale mantenendo la scienficità e allo stesso tempo integrando ciò che non è scientificamente dimostrabile, ma che l’esperienza e il credo (personale e comune) ci dicono in merito alla nostra esistenza.
    Bloccarsi totalmente in una visione scientifica senza allargare lo sguardo è un grosso limite per noi operatori sanitari, limite che si riflette anche sull’esperienza personale di malattia e di salute delle persone con cui veniamo in contatto. Non basta dire “lei ha questo e quello, quindi deve prendere questa medicina o essere sottoposta a quell’intervento”. Abbiamo la responsabilità di guardare negli occhi chi abbiamo di fronte e recepirne le domande più profonde. Questo non significa avere delle risposte, ma mettersi al fianco e cercare insieme.
    Credo che l’approccio al momento presente, una continua ricerca di senso in ciò che viviamo e la cura basata sulla relazione, uniti alle migliori terapie su base scientifica, possano essere il metodo più efficace per un approccio alla persona integrato e totale.
    Grazie Antonietta!

  3. LUISA SUSANNA dice

    Grazie Antonietta,
    il tuo articolo è molto interessante ed esaustivo.
    Non pretende di dare risposte ma apre piuttosto a nuove domande, più profonde e strettamente legate alla realtà dell’umano.
    Mettersi al fianco di chi sta male per cercare insieme risposte che aiutino realmente come hai scritto tu, credo anche io questa sia la strada da percorrere insieme.
    Per la mia esperienza personale posso dire che la risposta è nel cammino stesso che la malattia, in qualche modo ci porta a fare e che spesso incontriamo ciò che cerchiamo lasciandoci guidare con fiducia, perchè l’ardore accende e lo Spirito conduce.

    Un caro abbraccio e ancora grazie.

    Lula

  4. Fabrizio Sebastiani dice

    Ottima riflessione. Aggiungo qualche considerazione.

    Ogni “cosa” umana (si chiami essa scienza, religione, superstizione, convinzione, idea, etc…) è sempre un prodotto dell’umano. Quando diciamo che “la scienza deve convertirsi rinunciando alla propria autosufficienza” oppure affermare che anche la medicina cinese ha la sua dignità…. bisogna anche declinare “nel concreto” di cosa stiamo parlando veramente, altrimenti rimangono discorsi senza capo ne coda.

    Faccio un esempio: la medicina tradizionale, ad esempio cinese, è basata in larghissima parte su pozioni e intrugli di animali esotici e altre cose del genere. I rinoceronti sono stati sterminati anche perchè proprio la medicina tradizionale cinese gli attribuiva poteri taumaturgici. Possiamo immaginare anche il turpe commercio e speculazioni di queste cose. Il coronavirus che stiamo vivendo è, probabilmente dovuto a un salto di specie e uno degli indiziati è il pangolino, cacciato proprio perchè ritenuto di interesse in queste pratiche “tradizionali”. Se questa cosa fosse confermata non sarebbe esagerato affermare che questa pandemia sia dovuta anche (e non solo ovviamente) proprio alla medicina tradizionale cinese. Vogliamo far finta che tutto questo non sia vero e raccontarci la favola romantica della medicina tradizionale che viene incontro ai bisogni olistici dell’uomo? E cosa ce ne facciamo se da un lato “cura” e dell’altro “deturpa l’uomo” in modo sottile e indiretto? Si… possiamo fare in modo che questa non sia più una favola, ma allora dobbiamo chiedendo anche a queste pratiche di cambiare RADICALEMTENTE. Come? A me non è chiaro…. non sono specialista di queste cose… ma chi è l’interlocutore per farlo? Purtroppo non esiste perchè quel mondo non ha un clero, una classe politica, che lo rappresenta. E’ una cultura, anzi una sotto-cultura che si tramanda semplicemente e poi a “gestirla” sono le persone più disparate. Onestamente, nel concreto, la vedo dura. Più possibile lo vedo integrare nel sistema scientifico più sperimentale (che deve quindi aprirsi culturalmente più di quanto non faccia oggi) quanto c’è di buono in queste pratiche imparando piuttosto proprio dalle scienze umane, rinunciando così a quella pretesa di comprendere tutto e arrivare a tutto.
    F.S. (AltraScienza)

  5. La riflessione che stiamo cercando di portare avanti in DarsiSalute penso sia ben espressa dalle parole di Pier Luigi:
    “Credo che l’approccio al momento presente, una continua ricerca di senso in ciò che viviamo e la cura basata sulla relazione, uniti alle migliori terapie su base scientifica, possano essere il metodo più efficace per un approccio alla persona integrato e totale.”
    Infatti, come Gruppo di Creatività Culturale, non vorremmo entrare nel merito del singolo approccio terapeutico, ma tenere uno sguardo complessivo che ci faccia da guida, indispensabile per prendere poi decisioni pratiche.
    Certamente il monito di Fabrizio è importante, non ci sono i buoni da un lato e i cattivi dall’altro. Occorre mantenere un’attenzione vigile, esercitando più che mai la virtù del discernimento. Ogni ambito della vita, del resto, è esposto all’ambivalenza e abbiamo bisogno di imparare che cosa ci aiuti a crescere come umanità che si interpreti come sempre più relazionale. Non ci sono ricette date, lo sappiamo bene, ma solo sperimentazione, accorta certo, ma consapevole di essere ricerca del nuovo e quindi esposta all’errore.
    La base dell’evidenza scientifica a me pare indispensabile, ma appunto come base. Da lì in avanti abbiamo bisogno di larghezze di visioni che facciano entrare ciò che ha senso, cioè ciò che per noi vale, ciò che ha valore nella vita di quella specifica persona, nel suo contesto di vita, nel suo mondo relazionale. Questo credo che implichi anche l’umiltà di imparare da altri, avendo ben chiaro che nulla vada preso come oro colato, ma nella fatica del discernimento setacciare ciò che sentiamo ci introduca in uno stato di sollievo, anticipo di salvezza compiuta, e allo stesso tempo lasciare andare le pesantezze da cui ogni tradizione ha bisogno di guarire.
    iside

  6. Il senso di una malattia coincide con il perché della malattia?
    L’approccio delle medicina tradizionale e l’approccio delle medicine “alternative” mi appare il medesimo: vanno cercando una causa.
    Causa scientifica, causa animica, causa emotiva, causa energetica…. Sempre un processo che va a ritroso.
    Ma il senso non dovrebbe indicare (anche) una direzione?

  7. Grazie Antonietta, un post molto istruttivo.
    Ho letto che non solo esistono i farmaci placebo, ma anche le operazioni chirurgiche placebo e nel 50% dei casi il paziente migliora come coloro che hanno fatto realmente l’operazione.
    Avete riscontri che lo confermano?
    Se fosse vero, questo dimostrerebbe che indipendentemente dal Sistema medico applicato, ufficiale o alternativo, ciò che è centrale è la fiducia che la persona ha verso quel medico-cura.
    Si torna sempre a quel punto. La Fede plasma la realtà.

    Un caro saluto

  8. Antonietta Valentini dice

    Grazie per la vostra lettura e i vostri commenti.
    Questa piccola riflessione nasce all’interno del gruppo di lavoro DarsiSalute, e i commenti di Pier Luigi e Iside, con cui condivido il percorso, la completano e la integrano.
    La domanda di senso è “la” domanda che c’è dietro ogni disagio, ogni malattia, dietro ad ogni forma di male, in fondo. Come scrivi tu, Marco, tutto parte dal coraggio di porsi questa domanda, anche se oggi la cultura dominante vuole farci credere che si tratti di una domanda superata.
    Hai ragione Cristina nel dire che l’interpretazione guarda al passato mentre il senso alla direzione che abbiamo davanti. Riguardo a questo punto ritorneremo dopo l’estate con altre riflessioni.
    Grazie anche a te, cara Lula, perchè ci ricordi che la risposta alla domanda di senso, la risposta ad ogni nostra ricerca di verità, in fondo, non è una formula ma un cammino, personale ma non solo.
    La questione della fiducia/fede dentro al processo di cura, che evidenzi tu, Ivano, è un altro grande tema, misterioso, ma anche oggetto di studi scientifici. Come gruppo DarsiSalute contiamo di ritornarci presto.
    Un caro saluto a tutti!
    Antonietta

  9. Antonietta Valentini dice

    L’ultima nota era per Aldo (e non Ivano) 🙂

Inserisci un commento

*