Questa comunicazione incomunicante

Commenti

  1. Grazie cara Patrizia.

    Stamattina ho letto con calma, varie volte,
    lasciando le tue parole agire in me,
    lavorando per realizzare,
    almeno in minima parte,
    quello che dicono.

    Facendolo, adesso.

    Specialmente la promessa finale,
    “Saremo consolati nel profondo…”
    è quel fiotto di speranza lieta
    che sorpassa ogni esitazione,
    bypassa ogni costrizione.

    Che bella speranza indomita, saremo consolati nel profondo!
    Come ci si può accontentare di sperare meno di questo?
    Questa è la vera, più grande volgarità: sperare di meno…

    Ci aiuti l’Amore, a non essere così volgari!

    Un abbraccio.

  2. Grazie. Le parole che hai scritto sono da salmodiare come una preghiera.
    Le unisco a queste, che spesso rileggo cercando di darle stabile dimora nella mente

    Questa è la Fede:
    Credo che c’è un Amore che ci avvolge
    da cui veniamo, verso cui andiamo
    fondamento e senso della nostra vita

  3. “Le parole necessarie sono pochissime”.
    Grazie.

  4. Riporto le parole del Vangelo: “il vostro parlare sia sì sì, no no. Tutto il resto viene dal maligno.“ San Paolo ci ricorda che è Cristo che abita in noi Pertanto nel nostro dire ricordiamo sempre: “non ego. Cristus’!”

  5. Andrea Cioni dice

    Il passo più difficile da farsi è sempre il primo ed è forse quello di diventare consapevoli del potere della parola, della sua ambiguità, dell’essere carcere e carceriera, o espressione della vita che in noi, per suo tramite, diventa autocoscienza, manifestazione riconosciuta di verità. E poi, quale potrebbe essere il passo successivo? Forse quello della decisione di quali parole seguire, di quali farmi incarnazione e se in parole vere voglio vivere, o se preferisco quelle – quanto affascinanti – della cattività.
    Leggo le tue di parole, cara Patrizia Bianco, e mi dico quanto sono belle. E poi? Quante altre volte ne ho lette di altrettanto belle, che mi sono scivolate sulla pelle e subito evaporate. Dai commenti al tuo scritto mi viene una risposta precisa. Aldo mi dice che esse sono da “salmodiare come una preghiera” e Marco Castellani mi mostra come: non basta leggerle con la sola ragione, ma bisogna averne cura e metodo, perché non evaporino sulla pelle, ma scendano in profondità. Occorre un lavoro mio, non basta la pioggia benefica, l’aiuto dell’amore. Salmodia la preghiera, fallo adesso, mi dicono Marco e Aldo; non è poi così difficile, perché le “parole necessarie sono pochissime”, mi ripete Cristina. Io sento, e per me non è poco, che queste vostre, di autrice e commentatori, sono parole buone e sane, rivolte (anche a) me, e tutti voi ringrazio.

  6. giancarlo salvoldi dice

    Grazie, cara Patrizia, ho provato ad immaginare che potessimo far scorrere le tue parole come sottotitoli nello schermo della televisione durante i talk show che imperversano, e credo che anche quelli che si bevono tutto concorderebbero, e si sentirebbero sollevati.
    Parole vuote confuse stanche, che esprimono il nulla sottostante.
    Mi preoccupa che su La Stampa del 7 maggio anche Massimo Recalcati, dopo aver detto cose vere sulla necessità di convivere col rischio e con la paura, abbia confermato lo stato di inebetimento in cui ci troviamo.
    Infatti fa appello alla politica che, ispirandosi all’arte e alla poesia, dovrebbe portarci nella fase 2 con la forza della creatività per superare la burocrazia tentacolare e le nostre vecchie abitudini mentali.
    E chiede alla politica di non arrendersi alla scienza come si è già arresa all’economia e alla magistratura.
    La politica sarebbe lo strumento salvifico? Ma non è quella che fa il rombo di parole vuote che tu descrivi bene?
    Ma è proprio quella politica che è in confusione e genera confusione, e divisioni che “vengono dalle parti di noi scisse ed alienate” e passano dalle persone ai partiti.
    Come dici noi cerchiamo la verità, perciò questo è tempo di digiuno di parole, e di silenzio.
    un caro saluto, GianCarlo

  7. Benigno Belotti dice

    Parole… Quante volte mi ritrovo a meditare sul mistero di questo strumento che, anche da solo, misura l’immensa distanza che separa l’umanità dall’animalità! Strumento potentissimo e sommamente ambiguo, come ben sa anche il diavolo, maestro nell’usarlo per generare somma ignoranza e, ultimamente, morte.
    Ma qui voglio parlare del buon uso delle parole, della loro funzione di veicolo dello Spirito. “Fides ex auditu” dicevano gli antichi, intendendo con ciò il fascino misterioso di una narrazione in cui uno si ri-conosce, piuttosto che l’ascolto di argomentazioni logiche inoppugnabili a dimostrazione dell’esistenza di Dio. E ormai sappiamo anche che questa cosa misteriosa che definiamo “fascino” è sommamente dipendente dallo stato interiore di chi parla, dal fatto se lo fa “in verità” e, soprattutto, in profonda umiltà. Allora la parola è potente, contagiosa, creatrice di vita e libertà!
    Per venire a noi, mi ritrovo spesso affascinato, sia dai post che dai commenti di questo blog, cui do così poco per riceverne così tanto! Vi ringrazio tutti di cuore e provo goffamente a sdebitarmi indicandovi il link di un articolo che parla ancora di…parole. http://www.simmetria.org/sezione-articoli/articoli-alfabetico/89-editoriali/1162-poni-domine-custodiam-ori-meo-di-c-lanzi
    Vi saluto tutti cordialmente.
    Benigno

  8. Grazie a voi tutti per le belle condivisioni.
    Un caro saluto

  9. Fabio Carlos dice

    Ho vissuto tutti i passaggi da Lei citati nello scritto, più e più volte.
    Confermo tutto.
    A me piace portare tutto questo in una sintesi esperienziale nell’acqua del mare o della piscina in cui si arriva persi ed impauriti e in cui si può fare esperienza di quel sostegno amorevole di cui la vita è intrisa.
    Complimenti, e grazie.

  10. Pensavo, ma tutta quest’analisi Delle parole, questa introspezione dialettica ci fa poi Cosi bene? Non so agli altri, ma quando mi aggroviglio mentalmente non mi sento per niente bene. Il problema esiste: questa mente e’ distorta e ne siamo coscienti! Aiutiamola a rilassarsi e risparmiamole l’impossibile analisi!!!
    Mi viene in mente una scena di Puerto escondido, grande film iniziatico di Salvatores, nella qual’e’ Diego abbatantuono dice a Bisio: ‘nella Vita c’e’ un problema col frigo vuoto o col frigo pieno. Il problema resta,ma e’ meglio avere il frigo pieno: ovvero aver preso coscienza della separazione.

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