Il medico in crisi

Commenti

  1. Grazie Iside per questo chiaro ed essenziale contributo che presenta lo stato delle cose in medicina entro un epoca che modifica le attese e i modi di intendere le cure e la guarigione.
    Anche nei primi contributi apparsi in AttraversaMenti, il gruppo su Psicoterapie e Spiritualità, si sta cercando di delineare un nuovo paradigma negli approcci psicoterapeutici della cura. Per esempio alcune tradizionali scuole di pensiero, come quella Cognitivista o Comportamentista vanno promuovendo interventi che definiscono di “terza generazione” per distinguersi dalla prima psicanalitica e dalla seconda della scuola comportamentista.
    Nel prossimo contributo si discuterà se le “ psicoterapie positiviste”, appunto, apparse dagli anni ‘70 ad oggi sono ancora attuali, e che tipo di adattamento o guarigione propongono, verso un IO da ricostituire, re-integrare, sviluppare o promuovere e così via, senza però porsi il quesito se in effetti non c’è più un IO identitario che faccia da riferimento relativo, come è stato nel secolo scorso più o meno, per cui sembra sempre che si rincorra un “obiettivo impossibile” nel raggiungere uno stato di salute che si vorrebbe considerare migliore di quello precedente la psicoterapia, o addirittura la guarigione.
    Forse le cose stanno un po’ diversamente, e noi possiamo indicare nuovi strumenti e metodi che si pongono al servizio di un nuovo senso dell’essere umani che preme forte da dentro e che vuole nascere e travolgere o abbattere tutte le costrizioni e i limiti imposti alla libertà, di espressione e di valore in-finito che l’uomo porta in sè da sempre.
    Quindi diciamo che i nostri lavori, il tuo sulla medicina e quello sulla psicoterapia vanno di pari passo nella stessa direzione per porre condizioni nuove di ri-fondazione delle pratiche e delle professioni.
    A presto,…!

  2. Grazie cara Iside,

    per i non addetti ai lavori (come sono io) questa tua serie di contributi è veramente preziosa. Grazie a questi e al tuo sguardo lucido ma aperto, possiamo iniziare ad uscire da quel dualismo assai stretto e molto fastidioso, secondo cui o si accetta la medicina “positivista” così com’è o si cade nel reame un po’ fatato ma potenzialmente assai pericoloso dei ciarlatani o “miracolosi” (virgolette d’obbligo) guaritori, du cure ineffabili di “medici” alternativi e fuori dal sistema (sempre ed invariabilmente ostracizzati, va da sé, per i vantaggi delle case farmaceutiche).

    Al di là delle semplificazioni, mi pare che abbiamo sempre più bisogno di una “terza via”, un rinnovamento della medicina ufficiale, qualcosa a cui possiamo credere anche con tutto il nostro portato scientifico di uomini del XXI secolo, ed insieme che possa superare quell’asfittico sguardo di un medico “che non ci guarda” e che ci tratta come portatori di patologie e non come donne e uomini, con la propria irriducibile complessità.

    Una nuova medicina attenta a tutti gli aspetti dell’essere umano, mi viene da pensare, è anche l’unico modo per levare terreno alla falsa medicina, che se oggi si sviluppa e prospera, parte comunque da una esigenza reale. Dunque, la tua, è opera assai meritoria. E necessaria.

    Grazie.

  3. Grazie Iside, ma si sa quando verranno convocati questi Stati Generali ossia quando il mondo medico si confronterà con tutto questo?? Perché credo che ormai sia davvero urgentissimo affrontare questi temi grazie

  4. In effetti qui parliamo di medicina, ma il cambio di paradigma è assolutamente necessario per ogni ambito. Sì Michele, la psicologia ha assorbito tanto del metodo scientifico nelle sue articolazioni sperimentali. Il rischio però è di perdere di vista l’umano, fatto anche di quegli aspetti non misurabili eppure indispensabili per dire la verità del reale.
    Condivido con Marco C. che questo cambio di paradigma sia necessario proprio per fare chiarezza. Ciò che si espelle non scompare, negare ha brutte conseguenze, lo sappiamo. Così ciò che sbattiamo fuori con fracasso rientra poi subdolamente e le “alternative” lo dimostrano. Anche qui l’operazione è rischiosa. Molto meglio sarebbe accogliere il reale nella sua interezza, tentando sintesi in grado di raccogliere le istanze della misurazione scientifica e amalgamarle con l’imponderabile che ci rende esattamente esseri umani.
    Loredana, il tuo commento è esemplare. Gli Stati Generali sono già stati convocati, il dibattito è già stato avviato, ma temo che le resistenze siano ancora così forti da far sì che tutto ciò accada nelle sale laterali, con pochi medici disposti a mettersi in gioco in una forma tanto radicale. In realtà, nella visione di Cavicchi, occorrerebbe il coinvolgimento nella discussione anche dell’amministrazione pubblica, dei sindacati, dei cittadini, delle università ecc. proprio perché qui il cambio di paradigma riguarda tutti.
    Noi in DP cerchiamo di aprire il nostro spicchio di cielo.
    iside

  5. In effetti il titolo potrebbe far pensare che sia solo il medico ad essere in crisi! Ovviamente sappiamo bene che non è così, e la crisi del medico (e della medicina) fa parte della grade crisi umana che stiamo vivendo. All’interno di tal contesto non poteva che essere questa l’evoluzione della medicina: spaventata, chiusa nei suoi schemi razionali, difesa, in una parola… alienata.
    Ci sono tanti piccoli segni di speranza che ci fanno sperare in un’evoluzione di questo importante ambito umano: il documento di Cavicchi ne è un’esempio, ma lo sono tutte le persone che lavorano su di sé e cercano nella relazione le risposte più vere, anche quando si tratta di problemi apparentemente solo “fisici”.
    Spesso si cerca nel medico le risposte che non ha, si pretende che abbia una visione che non può avere perché è figlio di questa umanità ferita. Viene criticato perché non ha altro che risposte razionali e apparentemente semplicistiche. Medico e paziente diventano due fazioni opposte, ridotti in profonde trincee, pronti a sparare.
    Credo, invece, sia necessario imparare a cercare insieme, cercare e creare senso in quello che viviamo, anche nella malattia o nella paura di ammalarci. Diventare partecipi di un’unico percorso, condividendone le speranze e le difficoltà. Allearsi da fratelli che lavorano nello stesso campo e si cibano dello stesso raccolto.
    Camminando insieme verranno anche risposte più consone alla nostra necessità di realizzare una umanità nuova.

  6. Grazie Iside per la risposta, ecco il fatto che pochi medici siano disposti a mettersi in discussione la dice lunga sul cammino lungo ancora da fare. Ma voglio essere positiva e confidare nell’apertura mentale e del cuore di persone come Ivan Cavicchi e tanti medici lungimiranti che faranno la differenza, allargando gli orizzonti e finalmente abbracciando quell’approccio olistico tra mente corpo e spirito di cui l’essere umano ha urgente bisogno. Buona giornata

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