Contro Golia:
l’urgenza di una rivoluzione.

Commenti

  1. La cultura della ragione astratta svuota le persone e diviene scientismo a favore di pochi potenti e del loro apparato di meri esecutori. Ma lo scientismo domina gli stessi potenti. Bisogna restituire alle persone la possibilità di scegliere fin dalla scuola la formazione alla luce della identità ricercata e nello scambio con le altre. Si supera così la scissione tra cultura e vita, teoria e pratica, tipica dell’intellettualismo. Pensiamo ad un cristiano che oscilla tra fede delle risposte prefabbricate e pragmatismo dell’incontro senza sviluppo dei riferimenti. Si è svuotati in entrambi i casi. Poteri sedicenti conservatori delle identità chiuse e progressisti fautori di un omologante solidarismo si contrastano ma anche si spalleggiano nel manipolare la gente. Invece identità e scambio favoriscono la maturazione delle persone e dunque poi una nuova partecipazione. Formazione e informazione oggi sono il vero potere e toglierlo agli unici legittimi suoi detentori, la gente, ciascuna persona, significa già spegnere la democrazia e portare la società allo svuotamento e dunque al crollo. Per diffondere queste consapevolezze è necessario che tra chi se ne avvede si sviluppi una collaborazione reciproca. Chiudersi nei propri orticelli di corto respiro fa il gioco dei potenti e della tecnica. L’uomo in competizione con la macchina o ad essa complementare. L’individualismo generato dallo svuotamento della tecnica rischia di divenire l’artiglio che ricaccia l’uomo nella schiavitù anche quando si fa conscio di essere usato come un robot.

  2. Grazie caro Gabriele. C’è assoluto bisogno di rinnovare il campo di gioco della politica, “infettandola” di nuovo di questi concetti base, espulsi dal paradigma economicista dominante. Concetti come speranza, libertà, novità, interiorità, arte, realismo poetico: che non a caso ritrovo ben presenti in questo articolo. Concetti di cui il nostro cuore è già – felicemente e irrevocabilmente – infettato, tanto che grida di esasperazione nell’atmosfera di tecnicismo economico dominante.

    Quello che mi apre più il cuore è la tensione, in tutto il tuo scritto, all’amicizia cordiale tra le varie discipline umane. “La nuova parola del politico sarà quindi necessariamente poetica, artistica, ma anche economista, sociologica, climatica.” Io aggiungerei che sarà anche “scientifica”, sempre “necessariamente”. Certo, di una scienza non riduzionistica, di una scienza che ha imparato la dura lezione dello stravolgimento della fisica del novecento (relativistica, quantistica, teorie del caos), che ha assimilato l’umiltà dalla condizione eccentrica della cosmologia attuale (abbiamo una ricapitolazione del cosmo precisa, rispondiamo finalmente a domande fondamentali sull’età e grandezza dell’Universo, allo stesso tempo non sappiamo di cosa è fatto il 95% della materia-energia).

    Auspico ogni bene a questa nuova politica, che immagino anche non monolitica e veramente dialogica, aperta alla diversità e alla pluralità che necessariamente si apre davanti alle scelte concrete contingenti, superando ogni tentazione ideologica (sempre in agguato, soprattutto tra “i buoni”).

    Sarà davvero una bella avventura. Bella, e necessaria.

  3. Il libro è :
    Geminello Preterossi dialogo con Gabriele Guzzi
    “CONTRO GOLIA”
    Editore Rogas
    euro 15,70

    Compriamolo e leggiamoloooooooooooo

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