Come cambieranno le nostre città dopo l’epidemia?

Commenti

  1. Finché non si esce dal tecnicismo il rischio di crollo può crescere. Serve un salto di qualità di base. Possibile per iniziative come quelle dei gruppi Darsi pace e, per esempio, per una crescente consapevolezza della necessità che la democrazia favorisca l’autentica libera maturazione delle persone. Allora, in una società più matura e partecipata, cambierà ogni cosa, anche l’urbanistica. https://gpcentofanti.altervista.org/la-citta-di-dio-dentro-quella-delluomo/

  2. Claudia Vignati dice

    Molto interessante questo post.
    Certamente la percezione della limitazione di contatti umani cambia molto fra luoghi,età,possibilità economiche e abitudini.
    A fine anni ’70 mi stupivano le mascherine che vedevo indossare in Giappone,mi sembravano una dimostrazione di alto senso civico, “sono raffreddato e non voglio attaccare il mio raffreddore ad altri” e comunque l’espansività comunicativa e fisica in quei luoghi è ben inferiore alla nostra!
    Tornando per l’ultima volta in Giappone, dopo il conosciuto disastro di Fukushima, vidi però anche i gel disinfettanti all’ingresso di alberghi e altri luoghi pubblici, me lo spiegai con una estrema importanza data all’igiene,forse eccessiva, pur considerando l’alta densità di popolazione, o motivata da fatti non resi pubblici.
    Ora qui da noi i bambini sono già abituati a veder tutti mascherati ed igienizzati (non si legge delle dermatiti che di certo affliggeranno i più esagerati) e credo che già questo fatto abbia profondamente cambiato la percezione nei riguardi degli “estranei”, l’estraneo è pericoloso e deve stare lontano.
    Da decenni si leggeva di auspici sul lavorare meno,lavorare da casa……..e qui mi aggangio all’articolo riportato: sfugge la complessità delle diverse situazioni, sfugge il grosso divario fra diverse culture e possibilità economiche, fra i diversi luoghi……..mi ha fatto pensare a quando anni fa a Milano rimasi bloccata nel traffico per più di tre ore,in un giorno di sciopero dei mezzi, e l’assessore addetto dichiarò che non c’erano stati affatto problemi di ingorghi durante lo sciopero dei mezzi…..infatti lui viveva nel comasco, cielo limpido,natura e traffico “normale”!
    Dobbiamo ancora vedere gli effetti del Covid su tante situazioni economiche già difficili prima, certo comunque che nella catena di avidità commerciali qualcosa si dovrebbe essere allentato PER SEMPRE, ricordo locali milanesi dove per potersi alzare dal tavolo a cui si stava mangiando ci si doveva scastrare da chi ci sedeva di spalle, spazi superaffollati per guadagnare di più e sopravvivere a tasse ed affitti,in barba al benessere dei clienti.
    Credo che, vivendo in un appartamento con spazi aperti,a Milano certe agenzie spacciavano per “camera da letto” stanze senza finestra, tanti claustrofobici come me abbiano trovato un bel sollievo in questo periodo di strade deserte, per non parlare del minor inquinamento acustico e chimico, ecco io credo che in futuro-virus o non virus- si dovrebbe proprio cercare di mantenere certi innegabili benefici sperimentati in questo periodo e tornare al rispetto della quiete notturna e comunque rispetto degli spazi reciproci.

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