La politica della nuova umanità: una nuova patria culturale.

Commenti

  1. Andre Campa II dice

    Bellissimo

  2. Francesco Marabotti dice

    Grazie caro Diego,
    un testo davvero bello prezioso,
    da diffondere e custodire nel cuore.

    Un abbraccio,
    Francesco

  3. Ciao! Bella questa immagine della casa da abitare, condividere, sostare, approdare, ma anche arredare con i propri mobili! ?Mi piace!

  4. Grazie di cuore!!
    Il libro l ho preso e ne userò pezzi per le mie classi quinte.( superiori)..che hanno bisogno piubdel pane dell indispensabile nelle loto vite e di case accoglienti !

  5. Francesca Cammareri dice

    Trovo straordinario come, nonostante il percepito “disinteresse” giustificabile o meno da parte di chi è – in qualche modo – più vicino, abbiate sentito forte il bisogno di “rigenerare il luogo della vita partendo dall’ambito in cui ci si trova” – impresa per nulla facile. Complimenti ! Siete un forte segno di speranza. Grazie

  6. Caro Diego, molto interessante l’articolo e l’onesta nota biografica che inserisci all’inizio, riguardo il disinteresse “familiare” verso questa opera (che personalmente non vedo l’ora di leggere) e più in generale sulla realtà dalla quale questo libro viene generato. Non sono certo però che sia semplicemente un fattore generazionale, ma abbia anche variabili (psichiche e psicologiche) ben più complesse.

    Altrimenti non mi spiego perché i miei tentativi di veicolare la Carta in famiglia (moglie e figli – dunque due generazioni – tutti impegnati nel lavoro, nello studio e nella vita sociale, in modo che definirei encomiabile) siano affondati nelle sabbie mobili di un cortese ma deciso disinteresse. Una certa diffidenza l’ho trovata anche tra compagni di “movimento” che conosco da diversi anni – abbiamo letto la Carta andando ad un ritiro, ma non posso esattamente dire che siano rimasti conquistati! Hanno reagito in quell’occasione con le “solite” domande “ma questi in realtà cosa vogliono?”, “vedrai che si buttano in politica”, e purtroppo non sono riuscito a portare la conversazione su un piano di maggiore realtà e anche utilità reciproca.

    Credo vi sia un cinismo diffuso, una sensazione di “ma tanto niente può cambiare” (“There is no alternative” della celebre Margaret) – frutto probabilmente di un lungo lavoro sulle menti e sulle coscienze, ormai addomesticate – che è il nostro primo e maggior nemico.

    Per me la Carta è uno strumento straordinario di aggregazione su certi specifici poli, aperto a tutti, al di là delle appartenenze – e per questo mi piace molto e l’ho sostenuta dove potevo. Ma c’è davanti a noi un lavoro che non deve essere (dico a me stesso) di “convincere” o “plagiare” nessuno, ma far uscire le nostre ragioni in modo ancora più nitido e cristallino. Per me, vuol dire intanto lavorare ancora su me stesso, in modo più allegro e deciso. In modo che il mondo, se ne possa accorgere.

    Grazie!

  7. Salvatore Santagati dice

    Grazie Diego

  8. Gennaro De Mattia dice

    L’esistenza della Carta rappresenta un momento particolarmente importante nella storia dei Gruppi, ora movimento, DarsiPace. Per me è rivelativa di un disegno più profondo, Marco direbbe Messianico e, in quanto tale, inevitabile. Come spiega Marco, la Carta è un esperimento, un laboratorio, ancora e di nuovo, dove tutto il lavoro di questi venticinque anni viene, appunto, calato nella storia, nella carne viva del contesto apocalittico che stiamo vivendo. Tutte cose queste che, in quanto praticanti, sappiamo che ci hanno condotto qui. Amo la politica e la storia almeno quanto disdegno i Partiti e la guerra e attraverso la Carta posso provare a vivere questo impegno, all’insegna della libertà e della condivisione. Qui sta un punto che ho capito essere fondamentale per me, quello di non proporre la Carta ma semplicemente di invitare a leggerla e raccoglierne la condivisione, laddove risuona negli altri, e non l’adesione ad essa. Almeno questo mi suggerisce la mia, fin qui brevissima, esperienza. La Carta risuona in ciascuno di noi così come in tutti coloro che ne condivideranno i contenuti, mi sento di dire che e’ un’offerta non una richiesta e le offerte possono anche non essere accolte a volte, dipende anche da come le si porgono. Personalmente, siccome non sono un bravo oratore, forse nello scrivere sono meno peggio, finora mi sono limitato ad invitare alla lettura, chiedendo di farmi poi conoscere le riflessioni ed i pensieri che ne fossero scaturiti. Questo almeno in un ambito di approccio personale mi ha molto facilitato e alleggerito. Ora attendo di poter leggere il libro he, ne sono certo, mi offrirà ulteriori spunti di riflessione su come relazionarmi con gli altri nel proporre la lettura della Carta. Per me questo è un esercizio estremamente utile per imparare ad ascoltare mentre in passato aderivo e andavo in battaglia, pronto a scontrarmi, mentre ora sento di dover ascoltare. Una grande lezione per me che spero possa essere utile al lavoro che stiamo facendo. Grazie

  9. Diego Cianfanelli dice

    Grazie a tutti per i commenti, sono contento che questo articolo abbia suscitato interesse.
    @Marco Castellani. Forse il termine generazione è un po’ ambiguo: il divario generazionale, per come lo intendo, è tra chi avverte l’insostenibilità di un certo modo di stare al mondo e la necessità di “un nuovo grande ciclo della storia” e chi non avverte questo. C’è chi non può non ascoltare la voce dell’abisso che abita il suo cuore ed il cuore del mondo e chi invece non avverte questo richiamo con particolare forza. In questo senso il divario generazionale non è cronologico ma dipende da cosa è al centro della tuo sentire e quindi genera il tuo stare al mondo.

  10. Grazie Diego, la tua spiegazione illumina ulteriormente il tuo testo.
    Molto fecondi questi scambi.

    Un saluto!

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