Violenza o Non Violenza: Una Questione di Prospettive

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8 risposte

  1. Grazie cara Giulia,

    molti per me i motivi di interesse di questo tuo documentato articolo. Prima di tutto, personali: ora capisco meglio quando la mia analista mi invitava – con insistenza – a cambiare prospettiva, punto di vista. Lei faceva l’esempio del film “L’attimo fuggente”, quando gli alunni salgono sopra la cattedra, ma la faccenda mi sembra esattamente la stessa.

    Il fatto che per capire il mondo noi creiamo “storie” mi fa anche riflettere – da scienziato divulgatore amante delle parole – su quanto avesse ragione, a livello profondo, la poetessa ed attivista Muriel Rukeyser, quando diceva che “L’universo è fatto di storie, non di atomi”. Ed è uno straordinario riconoscimento della potenza della letteratura, mi pare. Ma l’universo stesso, un tempo identicamente uguale a sé stesso nel tempo e dunque “senza storia”, ora si comprende soltanto attraverso un “racconto” (Big Bang eccetera…), che attinge alla scienza ma rimane sempre una narrazione: la scienza ci aiuta a costruire questa narrazione, appunto.

    Non per ultimo, capisco quanto il pensiero di Guzzi, da “La Svolta” in avanti, è un pensiero aperto, perché non è qualcosa di chiuso e autoreferenziale a cui non poter agganciarci – come le classiche ideologie – ma qualcosa di composito, con molti approdi e intarsi, dove si possono inserire elementi di psicologia profonda per esempio. E di economia, e sono certo – e lo stiamo già vedendo – di scienza. È una proposta di modo di guardare a sé e al mondo, suscettibile di infiniti arricchimenti in avanti, e di conferme dalle grandi tradizioni: quindi fecondo.

    Questo credo sia realmente rassicurante, perché abbiamo bisogno, in questa epoca, di pensieri e attitudini aperte, capaci di “esporre agganci”: come reagenti chimici che necessitano l’intervento di enzimi per funzionare più efficacemente. Se tutto è interrelato – come la fisica ci insegna – e se vogliamo provare ad essere contemporanei, questo è l’unico modo di procedere, non è più una opzione ma una necessità.

    Molte grazie.

  2. Ciò che a mio avviso, potrebbe dare vita ad una rivoluzione spiritualmente pratica, sarebbe quella di una rinascita personale. Mi piace ricordare una frase di Gesù nella quale Egli si definisce la pietra angolare. In questa prospettiva, nonostante le nostri differenti nature, avere Cristo come riferimento comune ed oggettivo di Verità, Giustizia, Libertà, Carità e Servizio, ci consentirebbe di avere medesimi sentimenti e obiettivi comuni.

  3. Sincronicita’.
    Stavo buttando giù appunti sulla controfigurazione del movimento Darsi Pace e di Marco Guzzi che trovo nel film Figth Club e nel personaggio senza nome che da il via al suo movimento rivoluzionario dalla pienezza totale della sua scissione schizofrenica.
    Credo sia il tentativo dell’umano nel suo percorso di sviluppo evolutivo incontrare questi stadi.
    Siamo piccoli ancora, bambini, nello viluppo della coscienza spirituale che siamo e quindi ci schiantiamo continuamente nel nostro inferno.
    Credo sia un tentativo per ora forse ancora inconscio di destrutturare le nostre cornici interpretative, un tentativo doloroso perché noi stessi, come ego incarnato siamo una cornice da distruggere, sciogliere, diluire trasmutare.
    Un costo a livello di perdita, enorme per il nostro ego, per il mio ego.
    Figth Club è il principio del Lavoro su si se’, dopo il quale si è preparati per il passaggio evolutivo nel percorso di liberazione proposto nel documentario/metafora “Matrix”.
    In questa controfigurazione Morpheus è il nostro Marco Guzzi.
    Grazie Giulia per il tuo articolo, sarebbe interessante allenarsi e addestrarsi nel riconoscere le cornici narrative per potersi relazionare con coscienza e presenza.
    E nel vuoto dello spostamento tra una cornice e l’altra affidarsi alla Provvidenza e incontrare l’Indefinibile, il Mistero che trasforma.
    Buon Cammino, buon Lavoro!

  4. manca nell’uomo la presa di coscienza della condizione di oppresso…

    Interessantissimo questo Freire.

    Consigliata lettura, difficilissima applicazione, soprattutto nei paesi “avanzati”: non per niente ovunque la propaganda ci convince di essere liberi.
    Dal libro
    …gli oppressi applicano, una volta presa coscienza di tale condizione, il cosiddetto “radicalismo rivoluzionario” volto al cambiamento dello stato sociale…
    per “prescrizione” intende quel processo particolare d’introiezione dei valori degli oppressori, dove la percezione di cambiamento è intesa nello svoltare da oppresso in oppressore.

    Sigh
    Ma nel libro idee di soluzioni…

    https://it.wikipedia.org/wiki/La_pedagogia_degli_oppressi?wprov=sfla1

  5. Questo articolo di Giulia giunge puntuale e ben si inserisce nel contesto attuale che stiamo vivendo, a livello personale e a livello collettivo, come comunità locale, nazionale e planetaria, in quanto specie.
    Noi abbiamo certamente alcuni fulgidi esempi di “pacifismo rivoluzionario” ossia di quei movimenti che si ispirano a figure storiche che hanno impresso cambiamenti epocali e culturali ancora vivi nel “corpo profondo” delle nostre società contemporanee. Per me molto emblematiche sono, in base alla mie scarse conoscenze, il Buddha e Gesù’ di Nazareth per quanto riguarda il mondo antico, Gandhi, Rev. M. Luther King e Nelson Mandela nel mondo contemporaneo (considerando ancora contemporaneo il ‘900 appena trascorso). Tutte queste figure hanno capovolto, appunto, i rispettivi contesti storici, mettendo letteralmente “a testa in giù” credenze e abitudini, come ben spiegato da Giulia.
    Ognuno ha proposto una prospettiva che stravolgeva i canoni del tempo e, soprattutto, per quanto concerne Gesù, Gandhi e Mandela, lottato e vinto contro Imperi e poteri apparentemente invincibili.
    Ma erano questi personaggi, pur umili e miti, sottomessi? No! Essi esprimevano una forza indomabile e incontrollabile, una sfida mortale per i poteri costituiti di ogni tempo e, come in ogni tempo la risposta è stata o il carcere o l’assassinio.
    I poteri di questo mondo sembrano aver sempre avuto la meglio, riuscendo di volta in volta a trasformare questi insegnamenti in religioni o ideologie, che dir si voglia.
    Erano queste figure portatrici di “pace” intesa come assenza di conflitto, lotta,? No, anzi si può sicuramente affermare il contrario, perché la pace non è né sottomissione né accettazione dello status quo.
    Ognuno di loro però sovvertiva innanzitutto i canoni dell’individuo, immerso nel proprio contesto storico-egoico proponendo una trans-mutazione che parte dalle convinzioni e dai condizionamenti. Gesù è esemplare e irrituale perché mentre combatteva l’ipocrisia dei poteri del suo tempo, andava coi poveri, gli esclusi, i peccatori, ma anche con i legionari, i benestanti, rendendo totalmente ingestibile il suo pensiero. Gesù però sovvertiva anche i canoni dell’ego con affermazioni del tipo “ama il prossimo tuo come te stesso” “ama il tuo nemico” “porgi l’altra guancia” che era come chiedere di scendere nel proprio abisso di angoscia e di colpa, di abbandonare tutte le difese, di guardare dentro di se e riconoscere la propria ombra, maschera distruttiva soggiogata dalla paura e dalla rabbia.
    Insomma tutti erano indomiti guerrieri che hanno messo il mondo a testa in giù contestando e rivoluzionando canoni e rapporti di forza.
    Ciò che accomuna questi uomini è la forza interiore, l’avere riconosciuto nella separazione e nella ferita, subita o inferta, l’origine della guerra, con me stesso, con il mio simile, con tutti gli altri.
    Scendere nei nostri abissi, abbandonare la sete di rivalsa, richiede innanzitutto a noi stessi di “metterci a testa in giù” di scendere quindi nel buio della nostra sofferenza, perché è lì nel fondo della nostra disperazione, alla quale ci arrendiamo e che quindi dissolve la violenza aprendo la porta a nuove possibilità, al perdono delle mie distorsioni, al riconoscimento di quelle altrui e quindi alla possibilità di entrare in relazione e aprirsi all’ascolto, che giace la possibilità!
    Al di là della evidente ovvietà di quanto ho scritto, ciò che rende, secondo me, ancora irrealizzabile una nuova forma di aggregazione, a questo punto politica evidentemente, è l’assenza di un vero lavoro interiore nella cosiddetta area del dissenso (o “dell’assenzio” come amo definirla), questa mancanza porta dritta al semplice scopo di realizzare una mera sostituzione dei poteri attuali, cattivi e opprimenti, con i poteri buoni, rappresentati da coloro che, non a caso, si auto-definiscono avanguardie. Per raggiungere questo obiettivo essi ci propongono la solita minestra, ormai scaduta e non più riscaldabile perché tossica, di Partiti pronti alla lotta, in primis interna, per scacciare gli inadempienti, gli infiltrati, quelli che sono contro perché non condividono le scelte del Partito. Propongono una competizione ormai assurda, che poi si riflette nella atomizzazione di questa area in mille rivoli, tutti individualistici, tutti incapaci di attrarre e/o rappresentare e che quindi divengono innocui e sostanzialmente inutili ovvero utilissimi per comprendere tutto ciò che non bisogna fare. Sono però utili ai potenti, che si beano a vedere come ad ogni tornata elettorale raccolgano poche briciole di voti ininfluenti. Il lavoro interiore è ostico, doloroso, richiede umiltà e pazienza e tempo, tutte qualità invise a questo mondo e ai poteri che ancora lo dominano. Gesù affermò che il tempo fosse compiuto e di avere già vinto e, a ben vedere, tutto quanto sta accadendo dimostra come questo mondo sia prossimo alla fine (il tempo è compiuto) e quindi a un nuovo inizio e come questi poteri stiano inesorabilmente crollando (Io ho già vinto).
    La strada per nuove aggregazioni è un mare aperto, di incognite e opportunità, la tentazione di buttarsi nell’agone politico può essere forte, quasi irresistibile, e questo lo si capisce, ma questa non è forse la subdola tentazione di satana quando offre a Gesù tutto il mondo? Quindi, continuare su questa strada, di lavoro interiore e di eventi, feste e convocazioni e’ un ottimo antidoto ed un sicuro “vade retro”. Ogni evento, convocazione o festa si conclude sempre con una pratica meditativa, umile, piccola ma, proprio per questo, rivoluzionaria, dirompente e sovversiva… avete mai visto un congresso di Partito aprirsi e chiudersi con una pratica meditativa? Conosciamo la risposta.
    Noi possiamo e dobbiamo continuare a scendere… giù, giù, giù, come nella pratica, fermarci, osservare ed essere pronti a ricominciare quando le mura di Gerico saranno cadute, il tempio della menzogna crollato pietra su pietra. Noi saremo lì, liberi, non più schiavi e finalmente sovrani, sorridenti e allegri… ma se sorrido e mi abbandono questo teatrino e’ già finito.

  6. Come scrivi bene cara Giulia!
    Non ci conosciamo ma ti ho letto con interesse e piacere! È proprio come dici tu: una questione di sguardo, di narrazione. Lo vedo molto spesso nel mio lavoro di consulente ai genitori. Mi portano un problema che non riescono a risolvere. Li ascolto con attenzione. Provo a suggerire una chiave interpretativa diversa e la loro visione si apre…trovano quasi da soli la via d’uscita…
    Ma senza scomodare i problemi degli altri posso dire senza alcun dubbio che l’ho sperimentato io stessa durante il percorso in Darsi Pace. Rileggendo ciò che scrivevo all’inizio mi rendo conto di quanto me la raccontavo, convinta che le cose stessero proprio così come le vedevo allora.
    Piano piano, proseguendo col duro lavoro di scalpello, di spalatura, di scioglimento, aprendomi ad un ascolto che mi guida e mi abbraccia sempre di nuovo, imparo che la realtà cambia al mutare del mio stato.
    Per questo facciamo così fatica ad essere veramente rivoluzionari! Chi è disposto a mettere mano al piombo per cercare un grammo d’oro????
    È molto più facile rubarlo agli altri ripetendo i soliti copioni del dissenso.
    La Nuova Umanità è lì che ci attende ogni volta che scegliamo da che parte stare: né pro né contro.
    Semplicemente altrove.
    Grazie per gli spunti.
    Ciao!

  7. Grazie cara Giulia, davvero un documento ben scritto e meditato, di grande equilibrio e al contempo capace di aprire squarci di profondità nello scenario che potremmo considerare più immediato di tutti.
    Ne avremo molto su cui lavorare!

    Un abbraccio e a presto,
    Luca.

  8. Grazie – cara Giulia – per il contributo offerto, caratterizzato da competenza e passione e che induce a riflessioni di attualità. I “riflessi” prodotti nei post a commento (tutti interessanti) ne sono testimonianza.
    Come ben argomenti, nessun principio di cambiamento sostanziale può prescindere da un “ribaltamento” degli abituali, ristretti e limitanti, schemi mentali, fonte di sofferenza profonda spesso inconscia.

    Si richiede un passaggio di stato (trasloco) non naturale nè scontato.
    La metanoia o “salto quantico”, richiamato dalle tradizioni sapienziali e dalle ricerche scientifiche più recenti, implica un movimento di “rivoluzione” (moto di ritorno intorno al proprio centro gravitazionale), a partire dal nostro micro-cosmo interiore.
    Penetrando (non senza sofferenza a volte titanica) la nostra “periferia” – intrisa da fitta rete di distorsioni e alienazioni distruttive (paure, rigidità, resistenze, insicurezze, contraddizioni, ombre e ambivalenze) – impariamo gradualmente a riconoscere e abbandonare quell’assetto egoico strutturale che, pur costituendoci ontologicamente, non rappresenta la Verità di noi stessi.

    Al cento della storia, personale e collettiva, esistono luoghi non del tutto esplorati. Sotto la coltre degli scenari bellici, esistono fenomeni noumenici che possono richiamarci ed evocare processi di con-centrazione. Come in una spirale ascensionale, biografie di alcuni uomini e donne, del passato come del presente, riescono a parlarci significativamente di quel messaggio iniziatico ed universale di “Colui che salva”.
    A noi metterci in “ascolto” per ricreare connessioni vitali all’insegna di una Integrità e Pace durature.
    Una Realtà che già percepiamo ma che non è ancora compiuta.
    Grazie per la tua voce.
    Tina

    Il cammino di lenta e graduale trasformazione di quell’assetto di “distorsione” strutturale – che ci costituisce tutti a livello ontologico ma che possiamo progressivamente riconoscere e abbandonare nelle sue forme distruttive di separazione/alienazione – può consegnarci, non senza fatica nsegna progressivamente ad una visione o “prospettiva” di evoluzione e Pace duratura.

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